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Autore: Siyah    31/12/2011    2 recensioni
La sua voce tremò, forse impercettibilmente, forse no, ma bastò per farlo fremere. Fu necessario un piccolo sbattimento di ciglia, un lampo di dolore nel suo sguardo per risvegliare il mostro ferito che si nascondeva nella sua anima. [SPOILER 4X13]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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Note dell'autrice: Fanfiction dedicata al confronto tra Arthur e Morgana dell'ultimo episodio di Merlin, quindi leggete a vostro rischio e pericolo. Non ho potuto fare a meno di scriverla; l'ispirazione è arrivata improvvisa e così potente che è stato un piacere ed un immenso sollievo finirla in un pomeriggio. Direi a tutti gli effetti che è un miracolo! *_*
Che altro dovrei dire? Sappiamo tutti che l'ArMor è una "doomed" ship ma sono orgogliosa di dichiarare che sarà per sempre il mio solo ed unico pairing di Merlin. Questa è la mia versione dei fatti, anzi in realtà è in Arthur POV, quindi le sue idee non sono oggettive ma dettate dalle emozioni del momento. Mi raccomando, lasciate qualche commento! Sono il carburante migliore per un autore ;)
Come sempre ringrazio Memento per averla commentata in anteprima, senza il suo benestare non mi azzardo a pubblicare, oramai è legge! xD
P.S.=Un pezzo della fine è preso da un monologo di One Tree Hill. Non seguo la serie, ma il monologo era talmente bello che mi si è impiantato nella mente, e ho pensato fosse perfetto ^_^
BUON ANNO A TUTTI!


****


Harmless
To Love Is To Destroy, To Be Loved Is To Be Destroyed





L'eco metallico e gli stridii delle spade e delle armature si faceva sempre più vicino. Sempre più incalzante. Più Arthur si avvicinava più il suo cuore scalpitava e si dimenava nel petto. Morgana appoggiò il capo contro il trono mentre una calma impeccabile faceva sfoggio di se sul bellissimo viso.
-Credo che mi divertirò.-


Si lanciò contro le grandi porte con tutta la sua forza, trattenendo quanto più ossigeno possibile da incanalare nei muscoli delle spalle.
Le porte della sala del trono cedettero alla forza della sua disperazione troppo facilmente, come se lo aspettassero, come se gli dessero il benvenuto.

-Benvenuto caro fratello.-

Questa voce.
Sapeva chi c'era al di là delle porte, sapeva che si sarebbe scontrato con la realtà, sapeva che avrebbe dovuto strapparle il trono dalle mani, ma non sapeva chi avrebbe trovato davanti a se.
Seduta comodamente sul trono -forse più di quanto lo sia mai stato Arthur-, sprezzante della situazione, Morgana sembrava a suo agio ed incurante degli ospiti.
Si era rivolta direttamente a lui con quel suo tono arrogante ed inappropriato, alzandosi ed andandogli incontro a testa alta.
Arthur faceva fatica a sentire ciò che gli stava dicendo, nelle sue orecchie sentiva solo il galoppare furioso del suo cuore ferito.
Morgana si fermò al centro della sala, zittendosi, e prese ad osservarlo, lentamente, senza lasciar trasparire alcuna emozione.
Il richiamo era troppo forte per non avvicinarsi. Era una questione tra loro due soli ed istintivamente Arthur seppe che poteva mettere via la spada, che non aveva niente di cui temere; strinse la mascella così forte che sentì i denti scricchiolare mentre attraversava il perimetro di sicurezza, il cerchio di fuoco ed odio che si era costruita attorno così egregiamente.
Si fermò un attimo prima di collidere contro il suo splendido corpo fasciato di nero, così vicino da poter vedere le sfumature smeraldo dei suoi occhi, così vicino da inalare il suo profumo.
Non lo fece apposta, fu del tutto inconsapevole ed istintivo ma ispirando profondamente si accorse che sapeva di cenere, muschio e rugiada e di fiori che osano schiudersi solo di notte, e questo fu peggio di una pugnalata in pieno petto, perché significava che non l'aveva dimenticata come era convinto fosse riuscito a fare.
Aveva sognato di ucciderla centinaia di volte, desiderava solo poterle riversare contro tutto l'odio che provava, vederla indietreggiare spaventata, ed invece Morgana stava lì immobile, mantenendo con dignitosa compostezza il contatto visivo.

-Cosa ti è accaduto, Morgana?-

Pronunciare il suo nome faceva così male, ma Arthur voleva sapere, aveva bisogno di sapere. Al diavolo la dignità, il trono, l'orgoglio…
Lo sguardo di Morgana si incrinò.

-Pensavo fossimo amici.-

Amici. Che bella parola. Una parola semplice e facile, che ne copre mille altre troppo complicate e troppo dolorose da usare per descrivere un rapporto che non aveva nome.
Sembrò riflettere anche lei su quella parola, mentre il suo sguardo si trasformava.

-Lo pensavo anch'io.-

La sua voce tremò, forse impercettibilmente, forse no, ma bastò per farlo fremere. Fu necessario un piccolo sbattimento di ciglia, un lampo di dolore nel suo sguardo per risvegliare il mostro ferito che si nascondeva nel sua anima.
I suoi occhi erano sempre stati così difficili da sopportare. Per più di un anno Arthur si era raccontato storie su di lei, si era convinto che sua sorella era morta, perché Morgana non era così, non voleva la sua fine, non aveva motivo di volere Camelot, la sua Morgana credeva in lui ed era sempre stata convinta che sarebbe stato un buon re.
Arthur aveva trovato facile darle il ruolo della strega cattiva, perché i racconti erano tali, perché gli bastava non vederla per raccontarsi che andava tutto bene.
Si diceva che non gli importava, che aveva cancellato Morgana dal suo cuore ed il giorno in cui avesse osato mettere piede a Camelot l'avrebbe pagata cara.
Era stato sciocco. Ora che l'aveva davanti tutte le sue convinzioni si erano sciolte come neve al sole, lasciandolo completamente in balia del suo sguardo. I suoi occhi lo accusavano e lo cercavano disperatamente, come se la persona che le stava davanti non fosse la stessa di cui era stata "amica".

-Ma, ahimè, avevamo entrambi torto.-

I suoi occhi cercavano di trafiggerlo ma erano feriti a loro volta, e la rabbia montò in lui perché non ne aveva alcun diritto. Lui aveva sbagliato? Come? E perché? Lei era dalla parte del nemico, lui faceva parte dei buoni. Come poteva pensare che lui avesse mai voluto farle del male?

-Non puoi incolpare me per i peccati di mio padre.-

Arthur aveva sempre pensato che essere il figlio di suo padre fosse un fatto di cui andare orgogliosi, ma da quando era Re non era più così sicuro che il rosso su cui si stagliava il drago d'oro fosse un simbolo di vittoria; col tempo quel colore così vivo si era scurito ai suoi occhi ed il drago ora pareva annegare in un mare di sangue.

-E' troppo tardi per questo… Hai messo bene in chiaro cosa pensi di me e di quelli come me.-
Ed Arthur la odiò con più forza. Perché Morgana era una strega e non importava quanto sangue avevano in comune, ci sarebbe sempre stato questo ostacolo tra di loro. Perché era nata così? Perché aveva scelto di essere una sacerdotessa e di allontanarsi da lui? Lui non era abbastanza? Morgana aveva bisogno della magia per essere felice? Eppure, sondando i suoi grandi occhi verdi, niente gli fece pensare che Morgana fosse felice. C'era solo profonda amarezza e…

-Non sei così diverso da Uther come ti piace pensare.-

-Nemmeno tu.-

Fu così naturale e semplice ferirla che Arthur desiderò colpirla ancora, e ancora. Fino a vederla crollare ai suoi piedi. Gli avrebbe regalato un piacere insano, lo avrebbe fatto sentire un dio.
Ma sapeva che non sarebbe mai successo. Che Morgana avrebbe preferito morire piuttosto che dargli questo piacere, piuttosto che lasciarsi sottomettere e finire in catene.
I suoi occhi si infiammarono e in un attimo la bolla che li racchiudeva si ruppe, facendoli crollare nuovamente nella realtà; in un mondo in cui Arthur doveva ucciderla per riprendersi il trono di Camelot e viceversa.

-Sarà un piacere ucciderti Arthur Pendragon.-

Sibilò, indietreggiando, riappropriandosi della maschera di fredda crudeltà che Arthur era riuscito a toglierle così facilmente -troppo facilmente-, lasciandolo sanguinante e ferito in mezzo alla sala. Di nuovo.
Estrasse in fretta Excalibur, pregandola di dargli la forza, o di agire di sua spontanea volontà perché non era convinto che il suo cuore avesse abbastanza forza per farcela. Con la coda dell'occhio vide il luccichio di altre spade e solo così Arthur ricordò che cosa ci si aspettava da lui, quale era il peso che portava sulle spalle.
-Le vostre lame non possono fermarmi!-
Li derise, guardandoli come se fossero dei fastidiosi insetti. Parole antiche uscirono dalla sua bocca, ma l'aria nella stanza rimase immobile ed incurante. L'incredulità si fece largo sul viso della strega; i suoi occhi si dilatarono esterrefatti. Alzò il braccio in direzione di Arthur, il tono di voce più acuto, il viso deformato dallo sforzo e le parole pronunciate con più enfasi ma di nuovo non successe nulla.
Arthur vide le convinzioni di Morgana cadere a pezzi davanti ai suoi occhi mentre si rendeva conto di essere completamente senza poteri. Una strana sensazione di fece largo in lui: non provava gioia ne soddisfazione. Avrebbe potuto sfruttare il momento ed ucciderla con un solo fendente ed invece rimase lì a guardarla, rammentando cosa erano stati prima che tutto avesse inizio.

-Non sei poi così potente ora, my lady.-

Morgana alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono ancora, disperazione e sconfitta danzavano indecise tra loro, mentre Helios si metteva a scudo della strega sguainando la spada.
Morgana indietreggiò spaventata dalla situazione, dallo sguardo ferito di Arthur, dalle sue parole capaci di colpire così profondamente il suo cuore, lei, che pensava di non avercelo neanche più un cuore. Incredula di fronte agli eventi, al destino avverso che la obbligava ad una vita di rinunce, di sacrifici, di persecuzione da cui non riusciva a scappare.
Così vicina alla vittoria, ora tutto stava scorrendo via come acqua tra le dita. Più serrava la presa attorno a ciò che voleva più questo scivolava via. Era triste, spaventoso e crudele e non potendo più sopportarlo scappò via. Si voltò e corse via da Arthur e da quella singola lacrima che aveva visto nei suoi occhi.
Il Re urlò ai suoi di inseguirla ma dentro di se sapeva che non sarebbero riusciti a riportarla indietro.


Cosa sei diventata Morgana? Quanta carne devo tagliare per riuscire a raggiungere il tuo cuore? Quanto sangue dovrei lasciar scorrere? Questa oscurità, questo odio… come ci hanno trovati? Hanno rubato le nostre vite o li abbiamo cercati ed accolti tra le braccia? Cosa ci è successo? Quando abbiamo perso la nostra strada, consumati dalle ombre, inghiottiti dall'oscurità più profonda?





What if I was wrong and no one cared to mention?

What if it was true, and all we thought was right was wrong?

Simple math

The truth cannot be fractioned

Either way

Manchester Orchestra - Simple Math -


  
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