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Autore: elfin emrys    31/12/2011    3 recensioni
Uther è un comico molto famoso, con una vita felice. Ma c'è un messaggio. L'ultimo messaggio di Igraine, prima di sparire dalla sua vita, partita lontano. E delle incongruenze nella loro storia. E se...
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Merlin e Arthur stanno insieme da tempo, ma compare per il primo un nuovo spasimante che metterà il bastone fra le ruote a Arthur.
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Gwen e Lancelot hanno una storia d'amore, ma un malinteso li porterà lontani...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Non ci sono giustificazioni

 

-E' già sveglio: non ha ferite gravi, anzi, sono molto leggere. Volete entrare?

-Certo, grazie.

Il medico fece entrare Hunith nella stanza dove Uther stava leggendo delle riviste con sguardo innervosito. La donna si sedette accanto a lui, dandogli un bacio sulla guancia. L'uomo sorrise leggermente, per poi tornare mortalmente serio, tendendole la rivista che stava leggendo. Era di qualche anno prima. In prima pagina, c'era la foto di un giovane ragazzo biondo e subito sotto un titolo scritto in rosso. Accanto al ragazzo, delle piccole foto. Hunith guardò il nome della rivista: “Some people”*. La donna aprì alla pagina che stava leggendo il compagno: erano le pagine speciali della rivista, dove ogni titolo iniziava con “Some people are...” per poi completare la frase e mettere il nome del personaggio famoso di cui si stava per leggere. E così lo sguardo di Hunith cadde sull'enormi parole che troneggiavano al centro del foglio.

Some people are... gay

Arthur Tintagel”

La donna guardò le foto del ragazzo con un giovane moro, che veniva detto il suo segretario. Uther le prese improvvisamente la rivista, strappandogliela dalle mani e buttandola via, con rabbia mal repressa. Si sapeva: Uther Pendragon non era mai stato, diciamo, “gay-friendly”, anzi. Hunith sbuffò, capendo subito il motivo del malumore dell'uomo che, benchè non sbraitasse né esprimesse il suo odio, sembrava impregnare l'aria del suo disprezzo. Lo sapeva, Hunith: sarebbe stato molto difficile per lui, anche perchè la gente lo rivoleva sul palco e lui non voleva ritornare fino alla fine di quell'avventura. Ora più che mai, gli sarebbero venute solo battute velenose o di cattivo gusto.

-E' importante.

Aveva risposto alle persone che chiedevano per quale ragione Uther non tornasse in tv entro breve tempo. Hunith sbuffò: ci sarebbe voluto di più del previsto. L'uomo la guardò, per poi incrociare le braccia e girarsi dall'altra parte. Il silenzio era schiacciante.

-Tornerò fra una settimana a fare il mio show.

-...Cosa?

-Non lo voglio più incontrare.

La donna lo guardò con gli occhi spalancati, con l'atteggiamento di chi sta avendo a che fare con un bimbo viziato e capriccioso che non vuole sentire ragioni.

-Uther...

-Insomma, tutto mi sarei aspettato ma non... non... QUESTO, DIAMINE!

-Ma...

-Niente ma: non ci sono giustificazioni. E poi... chi è questo tizio che sta con lui? Diciamocelo che non sembra così tanto affascinante. Sembra Dumbo che non ha mangiato per mesi!

Hunith sorrise leggermente, chiudendo la rivista e poggiandola su un tavolino.

-Uther, ti stai comportando come un bambino.

-Non è vero.

-Sì, è vero, perchè lo dico io.

Questo era il momento in cui la donna avrebbe dovuto esercitare quel minimo di autorità e di potere che aveva su Uther. Era importante, sì, davvero, e non gli avrebbe permesso di lasciare tutto il lavoro che avevano fatto per rintracciarlo.

-Insomma, non essere ridicolo. Se fosse etero, tuo figlio dovrebbe andare a chiederti il permesso?

-...Hunith, sei sicura che quella che hai bevuto stamattina fosse acqua?

La donna sbuffò.

-Non capisci che va bene così?

-No, grazie.

-Non capisci la tua fortuna?

-Quale, scusa?

-Così eviterai silenzi imbarazzanti, sfuriate, situazioni alquanto noiose e il vostro rapporto sarà più saldo!

-...Ma che razza di discorsi fai?

-Non so, credevo che qualcosa di simile potesse tirati su, almeno un po'!

L'uomo scosse la testa, mettendosi una mano sulla tempia. Hunith si mise più comoda sulla sedia, riguardando la rivista.

-Uther.

-Si?

-Adesso basta.

Silenzio.

-Parliamone seriamente.

 

Arthur aprì la porta del piccolo appartamento. Il sole stava tramontando sulla città eterna, donandole un aspetto quasi fiabesco. Sembrava lontana, ma allo stesso tempo vivida e reale, un sogno, un'illusione che era talmente viva da ingannare i sensi. Certo, a Londra non aveva mai visto uno spettacolo simile. E per lui era un vero peccato lasciarla due giorni dopo. Non avevano neanche fatto in tempo a visitare qualcosa. Lavoro, lavoro, lavoro. Arthur appoggiò stancamente due buste con dentro dei vestiti nuovi per Merlin, che per tre giorni era andato per casa indossando solo i boxer e la camicia del biondo.

-Merlin?

-Di qua, in cucina!

Quando il Tintagel entrò, sentì la terra mancare sotto i piedi. I raggi del sole che filtravano nella stanza circondavano il moro di una luce surreale. Il segretario, in punta di piedi su una sedia, teso a prendere qualcosa sul ripiano più alto della credenza, era concentrato. La luce circondava il corpo del ragazzo, delineandone le gambe (che per un periodo avevano ossessionato Arthur, poiché furono le prime cose che notò di Merlin esclusi gli occhi), la schiena che si vedeva anche se coperta dalla camicia leggera, le spalle, il viso, i capelli, le braccia.

-...M...Mer...lin...

Il biondo non resistette più. Con uno scatto, prese il segretario per i fianchi, abbracciandolo e mettendoselo in spalla, rovesciando la farina che il moro aveva tra le mani, scalciando via la sedia, posandolo sul tavolo.

-Arthur!

Non poteva più farne a meno. Tre giorni eterni di astinenza, diamine! Si tolse la cravatta, la giacca e la camicia, mostrando i muscoli del busto; slacciò... in realtà strappò la camicia che Merlin stava indossando, lo baciò con trasporto, affermando nella propria testa che il moro lo voleva evidentemente sedurre. Il moro, prima stupito dalla furia del compagno, cercò di sfuggirgli (perchè l'astinenza non era ancora finita), ma poi cedette sotto i suoi baci, artigliando le dita dietro la schiena forte del biondo e facendo aderire alla perfezione i loro corpi. Le buste dei vestiti dimenticati all'ingresso.

   
 
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