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Autore: elfin emrys    31/12/2011    3 recensioni
Uther è un comico molto famoso, con una vita felice. Ma c'è un messaggio. L'ultimo messaggio di Igraine, prima di sparire dalla sua vita, partita lontano. E delle incongruenze nella loro storia. E se...
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Merlin e Arthur stanno insieme da tempo, ma compare per il primo un nuovo spasimante che metterà il bastone fra le ruote a Arthur.
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Morgana è un'avvocato che, un giorno, scagiona per sbaglio un'assassina, Sophia. Affoga nel Tamigi, dopo una dura lotta, ma il corpo non viene ritrovato. Morgana ha un brutto presentimento.
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Gwen e Lancelot hanno una storia d'amore, ma un malinteso li porterà lontani...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Certezze

 

Gwen aspettava. Gli alberi erano illuminati di una luce argentata che sembrava ingigantirli. Tutto intorno alla ragazza era silenzioso e immobile. Notte. Fredda. A Londra. I palazzi illuminati da lontano sembravano una lontana terra promessa. Uno scricchiolio da dietro un cespuglio interruppe i pensieri della ragazza.

-Morgana, fai silenzio lì dietro!

La mora la guardò, sbucando dai rami e sorridendo.

-Lo vedo, Gwen, ora mi nascondo! Mi raccomando!

-Ma...

Troppo tardi: era già sparita fra le foglie. In mezzo alla stradina, Lancelot stava camminando a testa bassa, con le mani in tasca. I capelli erano scompigliati da un vento freddo. Gwen si tolse un ricciolo da davanti al viso, mettendolo dietro all'orecchio. Si guardò intorno. Avrebbe dovuto venire anche Elyan, peccato che quello aveva deciso di trovare lavoro proprio allora e partire per Roma.

-Gwen?

Il ragazzo la vide, indietreggiando.

-No, Lancelot: aspetta! Dobbiamo parlare!

-Di cosa? Sentiamo!

Gwen gli prese un braccio, avvicinandolo a sé e mettendolo alla luce di un lampione che si era acceso in quell'istante.

-Di quello che credi io abbia fatto.

-Io non lo credo: lo so.

Lui spostò la mano della ragazza dal braccio, per poi voltarsi e ricominciare a camminare.

-Era mio fratello!

-Dopo anni che stiamo insieme, ora spunta questo fratello: le avevo sentite veramente tutte, ma questa è veramente assurda.

-No, ascoltami!

-Perchè dovrei?

Un attimo di silenzio. Gwen lo sapeva che non doveva stare zitta, non in quel momento: ne dipendeva la sua felicità.

-Perchè io ti amo, non ti ho tradito e adesso tu mi farai spiegare la situazione, dovessi morire nell'intento!

L'eco della sua frase urlata si perse nel piccolo parco. Lancelot si fermò un attimo, la guardò. Sembrò pensare. Socchiuse gli occhi. Una smorfia sul viso, si rivoltò, lei gli si parò davanti non facendolo passare, lui le gridò di lasciarlo andare, lei disse di no, che doveva dirgli tutto, lui la scansa con una mano (attento a non farle niente), ma poi...

-Cosa?

Lancelot si girò. Morgana.

-Che cosa...?

-Adesso basta, cretino. O ascolti Gwen o giuro che ti darò un cazzotto talmente forte da farlo sentire a tutti i tuoi parenti. Fermo. E ascolta.

-Morgana...

-Non devi parlare a me, Gwen.

La castana annuì e, guardando con determinazione davanti a sé, cercò di spiegare la situazione.

-Vedi, mio fratello se ne andò da casa quando noi ancora non ci eravamo incontrati. Noi lo cercammo molto, ma lui ci mandò delle lettere dicendo che stava bene e che stava insieme a degli amici di famiglia. Noi cercammo di credergli, ma continuammo a cercare di farlo tornare a casa. Un giorno, non ci rispose più. Da allora, ricerche esasperate e poi la sconfitta. Elyan, così si chiama mio fratello, non voleva tornare a casa. La realizzazione del tutto fu completa molto dopo questa consapevolezza. Fu difficile. Per tutti. Poi, un giorno, ritornò. Disse che stava trovando lavoro e che presto si sarebbe sistemato. Non puoi capire la gioia di tutti: abbracciarlo, parlargli... La felicità era troppa anche per mio padre, che non lo sgridò neppure! Per un mese lui restò da noi, ma poi se ne riandò. Per due anni fu ancora silenzio. Poi ritornò da me, il giorno in cui tu hai pensato che io ti avessi tradito, mi disse che era stato licenziato e mi disse che fino ad allora aveva vissuto a Dublino e che era tornato e stavolta per sempre...

Lancelot non la guardava neanche. Il suo viso non cambiava espressione. Sembrava quasi non crederle, tanto la sicurezza era stata forte. Le mani ancora in tasca, con le dita artigliate una al cellulare, l'altra a un pacchetto di fazzoletti. Morgana lo guardava. Si sentiva osservato. Da parte di Gwen, attesa. Ma cosa si aspettavano da parte sua? Gioia? Indifferenza? Cosa pensavano che quella storia rappresentasse per lui? Insomma, lei aveva avuto il coraggio di tradire il suo ragazzo una volta, non avrebbe potuto farlo ancora? Lei per Lancelot non era mai stata una certezza. La continua gelosia tenuta a freno, le sicurezze tutte sul filo di un rasoio, ogni pensiero e idea non facevano altro che rimandarlo a quella possibilità: se gli avesse mentito. Non l'avrebbe mai perdonata. La più minima prova nella sua testa si tramutava in certezza: era un continuo sbagliare, cadere per poi rialzarsi e vedere che si era sbagliato. Poteva sbagliarsi anche quella volta, era vero.

-E se semplicemente io non volessi più stare con lei?

Sarebbe stato difficile. Anche se ogni dubbio e paura sarebbe scomparsa, il vuoto sarebbe rimasto, freddo, tenendolo in solitudine. No, non sarebbe stata la scelta migliore, anzi. Che disastro. La pressione in lui era viva e si faceva sentire. Le mani giocherellavano con i fazzolettini. Gwen lo guardava. Morgana lo guardava. Secondi che parevano interminabili. Qual era la scelta più giusta? Se solo avesse avuto la certezza che la ragazza non stava mentendo... l'amore che lei provava era vero, lui lo sapeva, non poteva dubitare di quello. Ma era forte quanto la volontà? Quante domande. E le risposte sembravano così semplici, ma a Lancelot sembravano troppo facili per essere quelle. Un eterno indovinello.

-Non... so...

Morgana sbarrò gli occhi. Lancelot si sentì tirare per il colletto. Gwen si mise una mano davanti alle labbra: no, non stava andando come nel piano.

-Senti, non so chi credi che Gwen sia, ma ti assicuro che se non crederai a quello che dice trasformerò la tua vita in un inferno come ora lo è la sua di vita. Lo capisci o sei scemo? Se volevi delle sicurezze, tanto valeva che a suo tempo restavi con Merlin, tanto fedele, lui. Lui, non te.

Dolore. Il ricordo del pugno, della chiusa allo stomaco, della gioia, e anche del senso di colpa, il nascondersi, il sorridergli per nascondere la verità. Tutto nella testa e nello stomaco, come un turbine di emozioni.

-So cosa stai pensando. Gwen non ti dà certezze, ma pensaci: lei ne ha con te? Ha mai dubitato? Sai, non mi sembra proprio.

Aveva ragione.

-Quindi, torna con lei, perchè la ami e lei ti ama. Non credo servi altro motivo.

Gwen sorrideva all'amica, riconoscente. Lancelot la guardò un attimo, per poi abbassare lo sguardo.

-Guardami negli occhi quando ti parlo, o sei diventato codardo?!

Cosa aveva detto? Codardo? No, questo mai.

-Come ti salta in testa?

-E allora guarda in faccia alla realtà e non scervellarti nelle tue supposizioni, che non sono altro! Liberatene! Non capisci quanto ti stai facendo male?

Lancelot guardò Gwen un attimo. I suoi occhi. Gli erano mancati. Poi, tutto accadde in fretta: Morgana si scansò per farli unire in un dolce bacio. Beh, come lite non era durata quanto si aspettavano. Ma per loro era durata fin troppo.

 

Non era certa. Aveva infuso coraggio e ottimismo a Gwen, ma lei in corpo non ne aveva proprio. Quant'era ipocrita. Si faceva schifo. Aveva quasi urlato a Lancelot che era diventato codardo. Non era vero. Quello era un discorso da fare a se stessa.

-Ma cosa ti prende? Reagisci!

Niente. Tra le strade, sotto i lampioni, nei negozi chiusi, nelle grida che escono dai pub ancora aperti, non c'era altro che vuoto. Aveva paura, Morgana. Era un'ossessione. Stava morendo per quel continuo pensiero, il pensiero di... non voleva neanche nominarla. Era viva. Si sentiva un mostro, un mostro ad averle fatto evitare la galera. Erano tutti sentimenti e pensieri che tornavano in continuazione, in un replay che di sano aveva ben poco. Morgana era pallida. Pallida come non lo era mai stata in vita sua. Non riusciva neanche a specchiarsi. Era sicura, era certa che prima o poi lei sarebbe stata una vittima. Forse era solo suggestione, ma...

-Morgana? Che fai qui a quest'ora?

La donna si riscosse. Neanche si era accorta di aver suonato da Morgause. Era come una sorella per lei.

-Mi serve qualcuno che mi distragga...

La bionda si stava stropicciando gli occhi. Morgana abbassò lo sguardo: aveva interrotto una bella dormita.

-Entra dentro. So come fare.

La mora entrò.

-Morgana?

-Sì?

-Conosci qualche trucco di magia?

 

Nel sogno era bella. Non lo era solo là, ma lo era stata anche nella realtà. I ricordi erano tutti confusi adesso, erano tutti dei pozzi senza fondo. Non avevano suono o non avevano colori. E lei era lì, gentile, con il suo sorriso, i capelli biondi. Non sentiva niente, solo vento, poi sabbia, poi foglie, poi caldo e freddo. Era tutto così caotico e in disordine, stravolto. Nuove consapevolezze di facevano largo in quelle che fino a un momento prima sembravano realtà insindacabili. E c'era Arthur. Aveva visto le foto di quando era bambino. Assomigliava tanto alla madre. Arthur. Arthur Pendragon. Bello, suonava! Però... Tutto cadde improvvisamente, con il discorso che aveva fatto con Hunith nella testa. Ne avevano parlato seriamente, davvero. Non riusciva a toglierlo dai pensieri. Era tutto come un carosello di parole e ricordi. Una melodia continua. Sospirò. Era da tanto che non sognava...

-Uther!

L'uomo sbarrò gli occhi, trovandosi davanti un Gaius stravolto.

-Che è successo?

-Bob!

-Chi?

-BOB!

-E chi è?

Lo psicologo allungò un cellulare verso di lui.

-Aaaaah, Bobby!

-Uther, che cos'ha?

Il comico lo guardò intensamente: sarebbe stato un ottimo personaggio. Prese il cellulare in mano. Lo aprì. La batteria c'era. Cercò di accenderlo.

-E' morto...

-COSA?

-Non nel vero senso del termine!

Gaius emise un sospiro di sollievo. Uther lo guardò e sorrise. Cercò nuovamente di accenderlo. Ah, ora rispondeva: batteria scarica. Non aveva premuto abbastanza il bottone.

-Gaius?

-Allora, cos'ha? E' grave?

-No, si è solo scaricato: prendi il caricabatterie e ricaricalo.

-...Caricabatterie?

-Sì, una cosa con una spina e un lungo filo che termina con una cosina di metallo.

Gaius sembrò pensarci un attimo.

-Ah, quello. Meno male che non l'ho buttato!

Uther scosse la testa divertito: meno male che era l'altro lo psicologo.

-Quindi è come l'altra volta, quella col “ti-ti-ti-ti”!

-Esatto.

-Quindi non stava male.

-No.

Silenzio.

-Grazie mille, scusa il disturbo.

-Niente.

Gaius uscì dalla stanza, sussurrando un “Non fare più questi scherzi, Bobby”. Uther sospirò. Dov'era? Ah, sì. In effetti era da davvero tanto che non sognava...

 

Arthur mise il DVD nel lettore, mentre Merlin accendeva la tv. Il Tintagel ridacchiò: aveva noleggiato un film horror. Non ne avevano mai visti insieme, ma se tutto andava come previsto, il moro sarebbe corso da lui, abbracciandolo. Ooooh, come nei film, sì sì, sarebbe stata una buonissima cosa. Il suddetto moro lanciò un'occhiata interrogativa all'altro, notando il suo ghigno, e il biondo gli porse i pop-corn che avevano preparato. Guardò al divano. Pizza (vera, fatta da italiani, e non da quei buzzurri delle pizzerie inglesi), coca-cola, pop-corn, patatine e... ma sì, un preservativo sotto al divano, non si sapeva mai.

-Arthur, il film sta iniziando, vieni accanto a me!

L'uomo sorrise, sedendosi su un cuscino accanto al compagno, mettendogli una mano intorno alle spalle. Il film iniziò subito con del sangue. Molto sangue. E continuò con del sangue. Tzè, americanate piene di zombie. Peccato che stavolta facevano davvero paura. Nonostante tutto era fatto bene, come film, e c'era molta suspence. Molto horror psicologico, tanto quanto il sangue, il che era molto raro. Arthur gettò un'occhiata al titolo: “The blame”. Beh, almeno era un titolo minimo. Prometteva bene. Il biondo sentì la mano di Merlin stringergli una manica della maglietta, il volto del ragazzo sopra la sua spalla. Uh uh, andava bene. Ma non erano neanche a metà film! Chissà se...

-ODDIO!

Arthur saltò in aria per un improvviso urlo. Merlin lo guardò. Il biondo rise imbarazzato, rimettendosi vicino al moro. Non andava bene. Si era spaventato lui e Merlin non aveva fatto altro che guardarlo in maniera strana. Troppa tensione. Non doveva crollare, non sarebbe crollato. Era certo che Merlin alla fine si sarebbe aggrappato a lui urlando.

-Aggrappato... urlando... intendiamoci, Arthur, non nell'altro senso, che è comunque ben accetto.

Il Tintagel si risistemò sul cuscino, quando fu scosso da un brivido. Oh no... il protagonista stava entrando in una casupola abbandonata. Uno schizzo di sangue, poi l'uomo che fuggiva con una mano alla spalla ferita.

-Non cedere, non cedere, non cedere!

Furono le ultime parole di senso compiuto che Arthur riuscì a pensare. Trenta secondi dopo si era appiccicato a Merlin. Mezz'ora dopo lo stava stringendo come se ne dipendesse la vita. Un'ora dopo stava urlando “E' in quella casa!! Non entrare!! E' laaaaaaaà!!!!!”. Il moro lo stava consolando con tutto se stesso, baciandogli il capo e accarezzandogli i capelli.

-Vedrai che non muore, Arhur: è il protagonista e il protagonista non muore mai.

Il biondo annuì poco convinto, cercando di approfittare della situazione affondando il viso sotto il collo del ragazzo. No, non stava facendo finta: aveva una paura matta. Però se proprio doveva fare la figura della donzella in pericolo, almeno riuscisse a ricavarne qualcosina! In ogni caso alla fine il protagonista morì, traumatizzando Merlin. Arthur era sdraiato su di lui tremando. Il biondo si rassicurò pensando che almeno nessuno l'avrebbe mai saputo.

-Beh, Arthur: non pensavo fossi così pauroso. Quanto sei carino!

-Cosa?

Si alzò immediatamente.

-Io non sono... carino!

Sputò quella parola come se fosse blasfema. Il suo orgoglio era decisamente andato a farsi fot... volevo dire, a put... insomma, era decisamente andato.

-Sì, invece: sei carinissimo!

-Come osi...?

Merlin lo baciò, sfregando il naso contro il suo collo.

-Allora? Suppongo che il tuo piano funzionasse così, no?

Arthur degludì. La voce di Merlin era così vicina, il suo respiro sapeva di pop-corn.

-Sai, Merlin... io adoro i pop-corn...

Il biondo lo attirò maggiormente a sé. Beh, nonostante tutto mica stava andando così male!

 

:::::NOTE FINALI:::::

 

Sì, è vero. Me la sono presa comoda. Per il capitolo extra, beh, ne avevo iniziato uno per cui dovrete attendere molto, perchè è una specie di one-shot in mezzo alla storia ed è molto lunga. Nonostante ci abbia lavorato moltissimo, non sono neanche arrivata a metà. Invece ne ho un altro che ancora non ho scritto che però dovrei metterlo tra pochissimo, perchè dopo lavorerò solo su quello. A voi la scelta. Ne preferite uno più carino però a data... diciamo che la fine del mondo arriverà prima (XD) oppure uno meno carino, più corto e subito?

In ogni caso spero vi piacciano i capitoli. Ah, e BUON ANNO e soprattutto AUGURI COLIN!

Kiss



   
 
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