31/12/2011
3 recensioniIl Fantasma Di Mufasa
Osservo mio figlio guardare dentro lo stagno.
Ma ha poca fiducia in se stesso, ha poca fiducia in me.
“Quello non è mio padre, è solo la mia immagine” sospira.
Che mi abbia dimenticato?
Al solo pensiero mi sento male.
Come può non ricordarsi di suo padre?
Ma Rafiki non si dà per vinto e così gli sussurra “No… guarda con attenzione…” e indica l'acqua .
Lui allora si rispecchia, curioso.
L’acqua si muove, trasformando la sua immagine nella mia, mostrando il mio volto.
“Vedi? Lui vive in te”.
Rafiki ha ragione.
Simba è me.
Io sono Simba.
Continuo a vivere attraverso il suo corpo.
Sarò sempre dentro lui, e da lì lo guiderò nelle grandi avversità della vita.
Lo aiuterò.
Sempre.
Quando capisco che riesce ancora a riconoscermi, decido di mostrarmi. Decido di parlarci, di spronarlo a diventare Re.
Perché è questo il suo cammino, il suo destino.
Lui.
“Simba…” lo chiamo, e lui mi risponde subito.
È sorpreso, ma dopotutto tutti lo sarebbero.
Non succede spesso di vedere e sentire una persona cara venuta a mancare. Quando alza il muso noto che, sotto esso, sono presenti piccoli ciuffi bagnati. “Simba, mi hai dimenticato?” chiedo, volendo capire perché la prima volta non è riuscito a scorgermi nel suo riflesso.
“No, come avrei potuto?” so che non l’hai fatto, ma allora perché non mi hai visto?
So quanto ti ha afflitto la mia perdita.
“Hai dimenticato chi sei e così hai dimenticato anche me. Guarda dentro te stesso, Simba. Tu sei molto di più di quello che sei diventato e devi prendere il tuo posto nel cerchio della vita” spiego alla sua domanda.
Dico indirettamente che deve tornare alla Rupe dei Re.
Deve diventare Re, e così prendere il suo posto.
“Come posso tornare? Non sono più quello che ero” è sconvolto.
Parla di cose senza senso.
“Ricordati chi sei. Tu sei mio figlio e l’unico vero Re. Ricordati chi sei!” concludo.
So che farà quello a cui è stato destinato.
Lo posso lasciare andare.
Posso fare in modo che segua il suo cammino.
Ci riuscirà.
Sarà il legittimo Re della Savana.
Scompaio piano.
Lo lascio a Rafiki.
“No, ti prego, non lasciarmi... Padre! Non lasciarmi…” cerca di venirmi incontro, ma quando ormai non mi vede più, si siede.
Mi sussurra.
Mi vuole.
Io continuerò a restare lì.
L’erba si muove, come segno della mia presenza.
Infatti, quando i leoni muoiono i loro corpi diventano erba e le antilopi mangiano l’erba. E così siamo tutti collegati nel grande cerchio della vita.