Perdonatemi il titolo luminescente.

A tutti voi che state leggendo, Buon Anno.
Che i prossimi 366 giorni, e anche tutti quelli a venire, siano felici e soddisfacenti.

Ha detto di sì!

James non riusciva a crederci. Dopo più di tre anni e innumerevoli rifiuti, Lily aveva accettato di uscire con lui.
"Ragazzi!" chiamò, chiudendo la porta del dormitorio dietro di sé. "Lily ha detto di sì!"
"Certo Ramoso, io invece esco con la McGranitt sabato!"
"Sirius! Dico sul serio, mi ha detto di sì!"
"Esattamente, com'è successo?" domandò cautamente Remus, mettendosi a sedere sul letto.
"Oh, perché non mi credete?" Era quasi arrabbiato, James. Insomma, erano i suoi migliori amici, avrebbero dovuto essere contenti per lui!
"Io ti credo," asserì Peter, alzando la mano destra.
"Grazie Codaliscia! Vedete, lui è un vero amico!" lo ringraziò, fissandolo con un sorriso.
"Beh, non sarebbe la prima volta che dici di averla conquistata. E poi non abbiamo dimenticato la sua sfuriata di ieri. E' un po' difficile crederci," si difese Sirius.
"Vuoi scommettere?" propose James, con uno strano luccichio negli occhi.
"Cosa scommettiamo?"
"Se ho ragione io, chiederai alla McGranitt di uscire."
In uno scoppio di risa, Sirius annuì, accettando la sfida. "Se ho ragione io, però, tu lo chiederai a Lumacorno."
Con un alzata di spalle, James allungò la mano destra per stringere quella di Sirius e suggellare l'accordo.
"Andiamo," li esortò, spingendoli fuori dalla stanza.
Lily era in sala comune, o perlomeno prima era lì. Stava morendo dalla voglia di vedere le facce dei suoi amici quando lei avrebbe confermato ciò che aveva detto, e ancor più voleva vedere Sirius pagare pegno. Sarebbe stato semplicemente esilarante.
"Lily!" esclamò sollevato, vedendola ancora seduta con le sue amiche. Lo accolse con un caldo sorriso, e James si sentì incredibilmente felice per quel piccolo gesto.
"Potresti per favore confermare a questi screanzati che sabato andremo a Hogsmeade insieme? Non mi credono!" Si diede dello stupido per aver concluso la frase con quel tono piagnucoloso, e sperò che lei non se ne fosse accorta.
"E' vero, sempre che lui non faccia lo stupido così da farmi cambiare idea."
"Non succederà," promise, fissandola negli occhi.


L'ora di trasfigurazione si era appena conclusa e l'aula si stava svuotando velocemente, complice il pranzo già pronto e fumante sulle tavole della Sala Grande.
"Cosa fate ancora qui?" domandò Minerva, notando i quattro ragazzi grifondoro in piedi accanto alla porta.
"Devo chiederle una cosa, professoressa," rispose il giovane Black, avvicinandosi alla sua scrivania.
"Sì?"
"Ecco, mi chiedevo se... Sabato c'è l'uscita a Hogsmeade. Le andrebbe di venirci con me, Minerva?"
La donna si raggelò. Immobile, sbatté le palpebre. Era stata la sua immaginazione che cominciava a farle brutti scherzi, o Black le aveva davvero chiesto di uscire? Lo guardò. Era ancora in piedi davanti a lei, a fissarla con quel sorriso che faceva impazzire le ragazzine. Si ritrovò a pensare che, tutto sommato, era davvero un bel ragazzo. Scosse appena la testa, sgridandosi mentalmente per averlo anche solo pensato.
"Black," cominciò, prendendo un respiro profondo.
"Sì, Minerva?"
Fulminando quel maledetto ghigno, la donna continuò: "Hai cinque secondi per uscire dalla mia aula. E non ti azzardare a chiamarmi Minerva un'altra volta!"
Lui l'ascoltò. Uscì dalla classe con i suoi amici, non senza averle fatto prima l'occhiolino.