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Autore: veronica85    01/01/2012    4 recensioni
Questa storia inizialmente non era pensata così, non era nemmeno in programma... ma poi ho dovuto fare un provino in un gdr per interpretare Sailor Pluto e la situazione era quella dell'episodio 124. Così ho deciso di descrivere le sensazioni di tutte le senshi in quel frangente ed è nata questa piccola raccolta
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inner Senshi, Mamoru/Marzio, Outer Senshi, Usagi/Bunny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Death Busters vs Sailor Senshi: the beginning and the end'
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E rieccomi tornata dopo non so neanche io quanto tempo per aggiornare questa raccolta con l'ultimo capitolo dedicato alle Outers. Approfitto di questo spazio per fare a tutti quelli che leggono gli auguri per un sereno 2012 pieno di cose meravigliose :) Mi auguro che questo capitolo possa piacervi, anche se, lo ammetto: siamo entrati in quella che per me è la parte peggiore della raccolta. Non vedo fiera di come è venuto questo capitolo, tantomeno dei successivi, ma anche tentando di revisionarli, non ho prodotto qualcosa di meglio. Bene, taccio, vi auguro di nuovo buon anno e vi ricordo che aspetto i vostri pareri, che fanno sempre piacere :). Dedico questo capitolo a Jessica, a cui so che Michiru piace molto :)

L’ultima battaglia si era conclusa con una sconfitta, tutti i loro sforzi, le ricerche e i sotterfugi per penetrare nella base del nemico ed anticiparne le mosse erano stati vani ed ora Chibiusa aveva smesso di respirare. Strinse i pugni a quel pensiero: aveva sempre creduto che la sua missione consistesse nell’uccidere i possessori dei talismani così da appropriarsene per raggiungere il bene superiore ma da quando si erano rese conto che non era necessaria la morte di nessuno, tutte le sue convinzioni avevano iniziato a vacillare. Era sempre stata una persona sicura di sé, determinata a raggiungere il suo scopo,  ad impedire che il Silenzio calasse sulla Terra, che la visione che aveva avuto in sogno si avverasse. Per questo aveva afferrato il lip rod quando le si era materializzato di fronte, per questo aveva lottato e cercato Haruka, per questo continuava a lottare senza mai fermarsi e per questo ora si trovava su quell’aereo mentre al rumore del vento si mischiava quello delle onde agitate del mare, assordanti e implacabili. Anche Haruka era nervosa, poteva percepirlo chiaramente dal suo tono di voce, anche se non capiva esattamente le parole: fu istintivo coprire la sua mano con la propria sperando di tranquillizzarla e così tranquillizzare anche se stessa. Non si rese conto di quanto tempo ci volle, ma ad un certo punto, iniziò a percepire un cambiamento nella traiettoria dell’elicottero: stavano cominciando ad abbassarsi. Haruka attirò la sua attenzione senza bisogno di troppe parole:
“Guarda laggiù!” esclamò e il suo sguardo volò immediatamente nella direzione indicata dalla compagna, capendo immediatamente di cosa parlava: una grande cupola magenta con un’apertura a forma di stella.
 “Sembra una barriera di ostruzione energetica”. Come sarebbero potute passare? Poco dopo, l’intuizione la colpì nell’istante in cui la compagna pose la domanda: sarebbero entrate dalla stella… o almeno ci avrebbero provato.  Ma le daimon non rimasero immobili e in poco tempo, il loro elicottero fu attaccato:
“NOOOOOOO!!!! HARUKA!!!!” il grido uscì spontaneo dalle sue labbra, mentre altre  voci, straziate da quella tortura, si univano alla sua, poi…. Più nulla. Che fossero morte? Era così dolce la morte? Così magnanima da permetterle di avere al suo fianco la compagna? Il suo sguardo vagò per un po’ finché non notò una terza presenza, di cui si era completamente dimenticata, in una posizione innaturale.
“Sailor Pluto!” Ascoltò il botta e risposta tra le compagne mentre l’angoscia l’assaliva ad ogni parola che usciva dalle loro labbra. Avrebbe voluto dire qualcosa, reagire… ma non sapeva neanche lei come, era una situazione più grande di lei. Riuscì soltanto ad invocare un’ultima volta il nome della compagna, prima che questa la teletrasportasse dentro la cupola, facendola cadere a terra. L’esplosione dell’aereo la ridestò dallo stato catatonico in cui era caduta. Lo sguardo di Haruka e la sua mano tesa verso di lei, le diedero la spinta per reagire e rialzarsi: avrebbe combattuto, pensò mentre stringeva la mano della fidanzata, correndo dentro l’istituto: ora doveva farlo per una persona in più.
   
 
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