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Autore: LuluXI    01/01/2012    3 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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‘Tis not alone my inky cloak, good mother,
Nor customary suits of solemn black
Nor windy suspiration of forced breath,
No, nor the fruitful river in the eye,
Nor the deject haviour of the visage,
Togethe  with all forms, modes, shows of gried
That can denote me truly; these ineed “seem”,
For they are actions that a man might play;
But I have that within which passeth show;
These but the trappings and the suits of woe

(Shakespear – Hamlet)

 
 
Dopo quell’affermazione Death Mask si scagliò contro Camus, sbattendolo contro una colonna, schiacciandolo con il suo corpo contro il marmo.
“Perciò tu avresti lascito MIA FIGLIA A MORIRE CONGELATA IN MEZZO ALLA TUNDRA SIBERIANA?” urlò, in preda all’ira. “TU L’HAI LASCIATA LA’ DA SOLA NEL NULLA, IN PASTO AL GELO?”
Aveva fatto esplodere istintivamente il cosmo, tanto era furioso.
Camus, che fino a quel momento non era riuscito a capire per quale motivo Death Mask si interessasse così tanto a quella bambina orfana,all’improvviso comprese. Bastarono quelle due parole, “mia figlia”, per chiarire tutto.
E, a faccia a faccia con Death Mask, poteva vedere i suoi occhi blu specchiarsi nei suoi: ed erano dello stesso blu di quelli della bambina.
“Perché mai il Sacerdote avrebbe dovuto fare una cosa del genere alla figlia di un Saint?”
 
Camus non poteva saperlo ma anche Milo si stava chiedendo la stessa cosa, da quando il compagno gli aveva spiegato gli ordini del Sacerdote.
“Bhe Camus, sappi che non lascerò correre!” urlò Death Mask e si preparò a sferrargli un pugno direttamente in viso ma il suo braccio di fermò a mezz’aria.
“Ora basta Death Mask, non costringermi ad usare lo Scarlet Needle: Camus ha solo eseguito gli ordini.” Disse Milo, che lo aveva immobilizzato con uno dei suoi colpi.
Ghignando Death Mask, provò a girare lentamente il capo, quanto bastava per vederlo.
“Certo, lui ha eseguito gli ordini, proprio come fai tu: due burattini che si fanno comandare a bacchetta.”
“Diamond Dust!” urlò Camus, colpendo in pieno il Gold Saint del Cancro, che venne scaraventato dall’altra parte della sala.
“Mi dispiace Death Mask, ma non intendo farmi insultare da te” disse l’Acquario, composto come sempre. “Se avessi saputo cosa ti legava a quella bambina, avrei chiesto al Sacerdote di sottoporla ad una prova meno ardua.”
 
 
“Non fare l’uomo pio e misericordioso con me, ghiacciolo dei miei stivali!” urlò Death Mask in risposta, rimettendosi in piedi. “Parli di mia figlia come se fosse una marmocchia indifesa, ma non lo è. E tornerà indietro, altrimenti tu finirai in Ade insieme a lei!”
Ormai urlava senza trattenersi, furioso: diede le spalle ad entrambi e a grandi falcate si avviò verso l’uscita.
“E che nessuno di voi due idioti si azzardi a passare per la mia casa, perché sarà l’ultima cosa che fa. Non voglio vedere delle stupide marionette come voi, che pur di atterrarmi mi attaccano in due. Solo i deboli non combattono singolarmente, perché consci della loro inferiorità nella tecnica e nella forza. Voi siete solo delle formiche e se incrocerete ancora i miei passi verrete CALPESTATI!”
E marcando l’ultima parola con la voce, sbattè la porta, chiudendosela alle spalle.
 
Sebbene dolorante a causa dell’attacco subito, avanzò a passo fiero verso la casa della Bilancia ma, non appena ci arrivò, cambiò strada: in quello stato preferiva non dover avere a che fare con i suoi colleghi. Perciò decise di allontanarsi dal grande Tempio.
Aveva detto a Camus che sua figlia sarebbe sopravvissuta ma non era poi così sicuro: era pur sempre una bambina, per quanto testarda e determinata.
“Se lei dovesse morire…”
Non voleva pensarci. Se Aletto fosse morta non se lo sarebbe mai perdonato. Era stato lui con il suo comportamento che, oltre ad aver fatto crescere la figlia a sua immagine e somiglianza, la aveva messa nei guai.
Il suo errare senza meta lo portò sulla scogliera dove aveva seppellito Sara: la lapide era ancora lì ma ora, oltre alle rose di Aphrodite, sulla nuda terra era cresciuta anche dell’erba che in parte andava a coprire il cofanetto che conteneva le lettere.
Istintivamente ripensò a lei: era da parecchi mesi che non andava a visitare la sua tomba. Se ne era tenuto lontano, per dimenticare, per non ricadere in quello stato di profonda tristezza e insoddisfazione.
 
La visione di quella tomba lo fece arrabbiare ancora di più: con la sua determinazione a fare ciò che voleva stava perdendo tutte le persone a lui care. Ma l’idea di rinunciare alla sua libertà gli pareva improponibile.
Non voleva diventare come gli altri Cavalieri, costretti ad obbedire al Sacerdote senza obbiettare: non gli sarebbe sembrato giusto, considerato che lui sapeva che in realtà quell’uomo non era stato scelto dalla Dea Atena ma aveva usurpato il potere al vecchio Sacerdote.
Già, la dea Atena.
“Dove sei adesso? Sei con lei? La stai proteggendo?”
Death Mask non era così sicuro che la sua dea fosse morta nella notte degli inganni: Shura aveva eseguito gli ordini si, ma non era tornato con la bambina. Aiolos era stato ritrovato morto ma la sua armatura e la dea erano sparite. Una bambina salvata per miracolo, che ora stava crescendo: quella era la sua dea.
 
“Se mi stai ascoltando…” disse, osservando il mare, illuminato dal sole. “Se mi stai ascoltando, Atena, ti prego, salva mia figlia. Lei non merita la morte ora.”.
Strinse i pugni: era arrivato addirittura a pregare, come i deboli che sperano di esser salvati dagli dei e non fanno nulla per cambiare la situazione.
“Death Mask”
Si voltò di scatto, sentendo una voce, ma non vide nessuno: probabilmente il vento, insidiatosi tra le rocce, aveva imitato la voce dei morti. Tornò a guardare la tomba e accanto ad essa vide un’ombra, che prima non aveva notato.
Era l’ombra di Sara, ma un attimo dopo era sparita, così come era arrivata, forse una semplice illusione ottica. Al suo posto, danzava un piccolo fuoco fatuo.
“E tu che  ci fai qui? Ti sei perso?” domandò ironico il Gold Saint al fuocherello che danzava accanto alla lapide. “Tranquillo, ti rispedisco io nella Valle della Morte”.
E stava per rimandarlo indietro davvero, quando il fuoco scomparve, lasciando Death Mask perplesso.
“Mha…” disse, dando le spalle alla tomba, con la chiara intenzione di andarsene. Non si voltò ma si ritrovò davanti il fuoco fatuo che, danzando, scomparve un’altra volta.
 
“Ma che cavolo volete da me!” esclamò indignato, contraendo la mascella. Sua figlia era in Siberia, probabilmente ad un passo dalla morte e lui non solo non poteva aiutarla ma era anche costretto ad occuparsi di quelle stupide anime.
Il fuoco fatuo comparve di nuovo, per poi scomparire.
“E va bene, ora mi sono stufato!” urlò ed alzando un dito si teletrasportò nella valle della morte, intenzionato a vedere cosa stava succedendo. Non appena vi mise piede il fuoco fatuo gli volteggiò attorno e iniziò a muoversi lungo quella distesa desolata, fermandosi di tanto in tanto, come a volersi accertare che il Gold Saint gli stesse dietro. “Ma che cavolo vuole? Sara era già precipitata nella voragine, perché dovrebbe volere qualcosa da me?”
Poi ciò che vide lo sconvolse a tal punto che, dimenticandosi del fuoco fatuo, iniziò a correre.
 
Aletto giaceva riversa a terra, con indosso un cappotto ancora bagnato a causa della neve e non si muoveva.
Non appena la raggiunse si gettò a terra e la prese tra le braccia e la sentì completamente ghiacciata: fredda tanto quanto la Diamond Dust di Camus.
Subito espanse il suo cosmo dorato, avvolgendola e stringendosela al petto nel tentativo di riscaldarla: lui era cresciuto sotto il caldo sole della Sicilia e il suo cosmo era ben diverso da quello di Camus e, sebbene fosse carico di morte, sperava che il suo calore potesse riscaldare almeno un po’ sua figlia.
Con lo sguardo, cercò quel fuoco fatuo che lo aveva portato fino a lì ma non lo vide: così come era arrivato, era sparito.
 
“P-papà…” biascicò Aletto che lentamente stava riprendendo conoscenza.
“Fa-faceva f…f-reddo” balbettò, con voce spezzata e Death Mask si accorse solo in quel momento che sua figlia stava piangendo.
“Quel brutto signore con la maschera mi ha mandato al freddo. E l’altro signore mi ha lasciato lì dicendo che dovevo sopravvivere. Ma io non vedevo niente, era tutto bianco e non sapevo dove andare.”
Death Mask la strinse ancora di più al petto, accarezzandole i capelli.
“Va tutto bene Aletto, stai tranquilla… è tutto passato.” Cercò di rassicurarla.
“Non sapevo cosa fare: sapevo che dovevo essere forte, altrimenti tu non mi avresti più voluto bene e io sarei morta…” la bambina non sembrava voler smettere di piangere.
“Così ho usato il Sekishiki Meikaiha, anche se mi avevi detto di non farlo. Lo usato, sperando di riuscire a scappare, ma quando sono arrivata qui, non riuscivo più ad uscire…ero troppo stanca…” disse, affondando la testa nel suo petto. “Mi dispiace, non la userò più e…”
“Shhh…zitta adesso, riposa” disse Death Mask, alzandole leggermente il mento, per guardarla negli occhi.
“Sei stata bravissima: hai resistito al freddo della Siberia. Sei stata molto forte Aletto, e sei riuscita ad usare il Sekishiki Meikaiha. Il tuo papà è fiero di te” disse, stringendosela nuovamente al petto. “Io sono fiero di te…” disse, lasciando che qualche lacrima di gioia gli solcasse il viso.
 
Lui, per la prima volta dopo la morte di Sara, stava di nuovo piangendo.
Lasciò che quelle lacrime di sollievo scorressero sul suo viso. Furono poche, ma cariche di sentimento.
“Aletto?” la chiamò e lei alzò leggermente la testa.
“Io non ti lascerò mai più, te lo prometto. Qualsiasi cosa succeda nessuno ti porterà via da me.”
“Grazie papà” disse lei abbracciandolo. “Ti voglio bene”
“Ti voglio bene anche io piccola, e ora riposa.” Disse con tono autoritario e Aletto non mosse nessuna obbiezione.
Aspettò di saperla addormentata, per poi sollevarla da terra e riportarla a casa.
“Grazie Sara”pensò mentre lasciava la valle della morte, senza accorgersi che un piccolo fuoco fatuo danzava ancora vicino a lui, mentre se ne andava.
 
 
 
NOTE: Eccomi qui!
Buon 2012 a tutti! Io lo inizio con questo capitolo.
Che dire? Tutto è bene quel che finisce bene no? Death Mask ha rischiato di azzuffarsi con Camus ma le cose si sono risolte in modo… “pacifico” ù.ù
Ora, Sara a quanto pare è ricomparsa (ve lo avevo detto che avrebbe avuto ancora un ruolo). E’ solo un’illusione di Death Mask? O era un’illusione la sua caduta in quella Voragine? Bhe, io non vi dico niente, lo scoprirete leggendo ù.ù.
Grazie a tutti voi che seguite, leggete e recensite! Spero mi seguirete ancora durante quest’anno nuovo!
Di là, in Stand by Me, abbiamo un’altra Drabble dedicata al “viaggio” di Aletto in Siberia (neanche a farlo apposta, le pubblico insieme.) Se volete leggerla, sapete dove trovarla.
PS: U ringraziamento speciale a Shakespear: nelle sue tragedie, trovo spesso ispirazione per Death

   
 
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