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Autore: Rebychan    01/01/2012    2 recensioni
Una raccolta di storie brevi incentrata su diverse coppie e con diversi rating.
Primo fiore - Brufoli rivelatori. Pairing: Hanaru Genere: Commedia. Indicazioni: Atemporale. Trama: A volte anche un'esperienza spiacevole come può essere un brufolo, può far nascere qualcosa di piacevole.
Secondo fiore - Panico. Pairing: Hanaru Genere: drammatico. Indicazioni: Atemporale. Trama: Un grave pericolo spingerà Hanamichi a "rivalutare" una delle più brutte esperienze della sua vita.
Terzo fiore - Il giorno delle bugie. Pairing: Hanaru + MitKog. Genere: commedia. Indicazioni: Post Manga. Trama: Durante il giorno delle bugie, grazie ad un gioco, Hanamichi e Kaede scopriranno la più grande verità che ancora si tacevano.
Quarto fiore - Un anno per.... Pairing: Maki x Nobu. Genere: generale. Indicazioni: Post Manga. Trama: Una batosta, può spingere a cambiare per diventare più grandi e sentirsi meglio con se stessi.
Quinto fiore - Vicecapitano Pairing: Senkosh. Genere: generale. Indicazioni: Post Manga. Trama: Chi sarà il vicecapitano di Sendo? E come lo sceglierà?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ecco la seconda one shot della raccolta, sempre postata per il compleanno di Rukawa.
Nel mio forum ho aperto un topic relativo alla sua festa di compleanno e chi volesse aderire è benvenuto. Nell'angolo di Rebychan sulla prima one shot troverete maggiori ragguagli.
Per maggiori delucidazioni quindi vi rimando lì.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chiunque leggerà questa assurda storia e mi farà sapere il suo parere.
Vi auguro un Buon 2012.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

Secondo fiore - PANICO

Quello era il loro primo viaggio insieme da quando il mese prima Hanamichi Sakuragi e Kaede Rukawa erano diventati una coppia. Certo con loro c’erano anche  tutti i membri della squadra che aveva reso grande il club di basket del liceo Shohoku portandolo ai campionati nazionali, ma erano pur sempre tre giorni al mare e complice il panorama mozzafiato, il calore estivo e l’atmosfera distesa il ragazzo dai capelli rossi si aspettava grandi cose.

Aveva creduto che lì in quello scenario da favola lui e Kaede avrebbero avuto diverse occasioni di stare da soli per vivere delle esperienze romantiche, e perché no, scambiarsi il loro primo vero bacio.

Non era infatti ancora accaduto.

Per il momento c’era stata solo la dichiarazione da parte di Hanamichi, l’accettazione da parte di Rukawa, e due appuntamenti. Uno per andare al cinema, e l’altro per andare al campetto di basket per giocare un uno contro uno.

Hanamichi non avendo nessuna esperienza non sapeva il protocollo quando prevedeva l’arrivo del primo bacio per una coppia, ma una cosa per lui era certa, lo desiderava.

Era da quando aveva ammesso di essersi innamorato della “stupida volpe” il modo in cui aveva soprannominato Kaede, che i suoi impulsi sessuali si erano risvegliati. E se fino a quel momento, aveva sempre pensato che il suo massimo desiderio sarebbe stato quello di trovarsi una ragazza e andare e venire da scuola tenendole la mano, ora invece tutto quello non gli bastava più.

Vuoi perché Rukawa era un lui e non una lei, e quindi andare a scuola mano nella mano diventava difficile.

Vuoi che quando lo vedeva il suo cervello andava da una parte, s’imponeva di concentrarsi su quanto di più casto aveva intorno, ed il suo corpo da un’altra, si eccitava senza potersi opporre, rendendo imbarazzante nasconderlo.

Vuoi che il sentimento che provava per Kaede era così forte,  da farlo ammattire. Mai aveva provato una sensazione così piena e totalizzante. Ora con il senno di poi si rendeva conto che per tutte le cinquantuno ragazze per cui aveva provato qualcosa si era trattato solo di infatuazione, l’amore era solo quello che provava adesso. Ed ovviamente l’attrazione ed il desiderio vanno a braccetto con l’amore e quindi non poteva che bramare di avere un contatto più profondo con il suo ragazzo.

No, non intendeva dire che voleva farci sesso. Sì, certo gli sarebbe piaciuto ovviamente, non era così ipocrita da non ammetterlo, ma dubitava che lui e Kaede fossero già pronti a quel passo. Era troppo presto. Stavano insieme solo da ventisette giorni.

Un bacio però era un altro paio di maniche, per cui almeno quello sperava di poterlo ottenere durante quel week end fuori da Kanagawa.

O meglio aveva sperato di poterlo ottenere, il passato era d’obbligo, visto che ormai dubitava di poter raggiungere quel risultato e la colpa era tutta di quello che era successo nel pomeriggio.

Kaede aveva rischiato di annegare e lui era rimasto in spiaggia fermo come un allocco in attesa che qualcun altro lo salvasse.

Attenzione, non bisognava fraintendere.

Rukawa era un abilissimo nuotatore, anzi era più che abile, in acqua sembrava proprio un pesce.

Era per quello che quando si era gettato in mare ed aveva preso il largo con due potenti bracciate, Hanamichi gliel’aveva lasciato fare, incantandosi di fronte alla sua bravura. Non era minimamente preoccupato.

Il ragazzo dai capelli rossi non era così bravo nel nuoto da potergli stare dietro, per cui aveva preferito rimanere sulla spiaggia e munito con paletta e secchiello aveva cominciato a costruire un castello di sabbia. Aveva sempre amato quell’attività fin da bambino. Quando la sua famiglia andava al mare, lui e suo padre giocavano in quel modo insieme, e le ore passavano spensieratamente. Poi era accaduto l’incidente, suo padre era morto, e tutto era cambiato. Non c’erano più state gite in mare con la famiglia, ma solo il dolore ed i sensi di colpa dovuti al lutto. Tuttavia lo stesso, anche dopo, ogni volta che si era ritrovato in una spiaggia con gli amici come se si trattasse di una tradizione, a ricordo della felicità che aveva provato in quel periodo, aveva sempre fatto un castello di buon augurio.  E quindi anche quella volta non era riuscito a tirarsi indietro.

Era così concentrato nel suo lavoro che il grido di Rukawa era stato una sorpresa.

Subito lo aveva cercato con lo sguardo, alzandosi in piedi.

Quando aveva girato la testa verso il mare aperto e lo aveva visto annaspare però non era riuscito a fare niente.

Lui invece di gettarsi in mare per tentare di salvarlo, si era ritrovato immobile preda del panico ad osservarlo mentre sbracciava in modo scomposto per tentare di rimanere in galla, con le gambe che sembravano bloccate sotto  il pelo dell’acqua da qualcosa.

Era stato qualcun altro a salvarlo, Hanamichi non aveva fatto nulla.

Una volta portato in  salvo, subito si era pensato che il Volpino avesse avuto crampo, ma non era così.

Quella zona era abitata da meduse, che di solito erano tranquille, ma giusto quel giorno una di loro aveva deciso di arrotolarsi addosso a Rukawa e pungerlo.

E quando era stato constatato il problema, Hanamichi sempre a causa dell’ansia e del terrore che lo aveva fatto sbiancare, aveva commesso una sciocchezza ancora più grossa di quella di non essersi gettato in acqua per salvare chi amava.

Era una cosa talmente imbarazzante, che se ci pensava arrossiva ancora.

Per fortuna che era stato fermato in tempo prima di portarla a conclusione, ma ancora una volta in quel modo, aveva dimostrato  la sua assoluta inutilità.

Rukawa probabilmente ora lo odiava a causa della sua codardia che gli aveva impedito di rischiare la vita per andarlo a salvare, e lo detestava per quello che stava per fare in quel momento. Altro che baciarlo, molto probabilmente l’avrebbe lasciato.

Hanamichi sospirò avvilito e sentì gli occhi inumidirsi.

Se non si era gettato in acqua però non era per codardia, ma perché nel vedere Rukawa in pericolo il suo sangue si era raggelato nelle vene per la paura di perderlo, e le sue gambe si erano paralizzate dal panico.

Si era ricordato di quando era morto suo padre e come allora si era ritrovato impotente di fronte a quegli eventi così più grandi di lui.

Sì, perché lui lo aveva sempre saputo.

Se fosse stata una situazione normale, i tipi che gli avevano fermato il cammino per pestarlo nella sua corsa all’ospedale quando aveva visto il padre riverso a terra all’entrata del loro appartamento li avrebbe stesi in pochi istanti, e poi avrebbe raggiunto la sua destinazione in un batter d’occhio, ed invece così non era stato. Il panico aveva bloccato i suoi pugni e suo padre era morto.

E quel pomeriggio a causa dello stesso motivo aveva quasi rischiato di perdere anche Rukawa. Per fortuna che erano insieme agli altri, perché se avesse aspettato lui probabilmente il Volpino sarebbe morto e basta. Si disse sbattendo amareggiato i pugni sulla sabbia. E pensare che dopo quello che era accaduto ad Anzai in palestra aveva creduto di aver finalmente ritrovato il proprio sangue freddo anche in situazioni così estreme, ed invece era stata solo un’utopia.

Quando la situazione si faceva grave, non bisognava fare nessun affidamento su di lui. Era quella la dura realtà che doveva accettare.

Sospirò, ed ad un tratto sentì un rumore dietro alle sue spalle.

Era da solo in spiaggia a guardare la luna in quella notte stellata.

Gli altri erano nella locanda dove pernottavano, a gozzovigliare, l’incidente del pomeriggio era già stato dimenticato visto che tutto si era risolto per il meglio, ma lui ovviamente non era dell’umore giusto.

Quanto accaduto lo aveva demoralizzato e non riusciva a far finta di niente.

Si voltò per vedere chi era andato da lui ed i suoi occhi nocciola si incatenarono a quelli blu notte e di un’intensità unica di una persona che conosceva benissimo.

Subito scostò lo sguardo imbarazzato.

Che ci faceva Rukawa lì? Era andato a lasciarlo?

Il suo cuore s’incrinò di colpo.

Kaede senza dire nulla strascicando la gamba destra, su cui era visibile una benda che gli circondava il polpaccio si sedette accanto a lui.

Per qualche istante rimasero in silenzio a guardare davanti a loro.

Fu il ragazzo dai capelli neri  a romperlo quando divenne opprimente.

Disse semplicemente, anche se non era avvezzo a quel genere di pratiche, essendo un tipo silenzioso ed orgoglioso: “Grazie per questo pomeriggio.”

Hanamichi strabuzzò gli occhi sorpreso. “Eh?”

Cosa aveva da ringraziarlo? Non aveva fatto niente! Glielo disse riuscendo finalmente a sfogare a parole tutta la sua frustrazione:: “Di cosa devi ringraziarmi? Io non ho fatto niente. Sono stati Mitchan e Ryota in tandem a salvarti dall’annegare, tirandoti fuori dall’acqua. Ed una volta fuori, sono stati Ayako e Quattrocchi a toglierti la medusa da dosso. L’unica cosa che io sono riuscito a fare, è stata quella di calarmi quasi il costume per pisciarti addosso per farti passare il prurito. Per fortuna che mi hai fermato e Akagi è arrivato con del sake per disinfettarti, altrimenti mi sarei messo ancora di più in ridicolo.  Allora dimmi cosa ho fatto perché mi devi ringraziare? Proprio niente!”

Rukawa al ricordo di Hanamichi che preda del panico aveva portato le mani sul proprio costume per tirarlo giù, mentre urlava: “Ci penso io a farti passare il dolore. Basta un po’ di urina sulla ferita.” ed al suo sguardo sbigottito mentre dalla sua bocca era uscito un: “No. Basta il sake.”, strozzato si ritrovò a sorridere lievemente divertito, tanto che Hanamichi ne rimase sorpreso e si chiese se avrebbe riso.

Non aveva mai infatti visto Kaede ridere, ma se era per quello poteva anche contare sulle dita di una mano le volte che l’aveva visto sorridere ovvero tre, con quella attuale.
La prima durante la partita contro il Sannoh e la seconda quando aveva accettato di mettersi con lui.

Per il resto del tempo, il suo volto era sempre serio ed imbronciato.  

Ed infatti anche quella volta non si smentì.

L’altro dopotutto era pur sempre Rukawa, un tipo freddo e pratico che non rivelava quasi mai la sua emotività alle altre persone, per cui no, non rise. Si limitò a quel sorriso, prima di guardarlo dritto in viso con quella nuova dolce luce che caratterizzava le sue pupille quando osservava lui.

Quella era la luce che illuminava il suo sguardo da alcuni mesi e che aveva spinto Hanamichi a dichiararsi sperando di essere corrisposto. E così infatti era stato.

Kaede lo guardò dolcemente per qualche istante.

Poi scosse il capo e parlò.

Capitava di rado che il Volpino aprisse la bocca per fare discorsi di senso compiuto, ma nel mese in cui era stato con lui, Hanamichi si era reso conto che quando lo faceva quello che diceva nascondeva sempre  un’acutezza che gli scaldava l’animo e lo faceva sentire sereno ed apprezzato.

“Ti ringrazio proprio perché eri così preda del panico per la paura di perdermi, che non sei riuscito a fare niente. Se fosse stato qualcun altro e non io in pericolo probabilmente saresti stato il più attivo di tutti nel darti da fare, ma ero io quello in mezzo all'acqua che rischiava di morire e ciò che provi per me ti ha bloccato. Vuol dire che a me ci tieni, no?”

Di fronte a quella semplice realtà su se stesso che l’altro aveva espresso con grande naturalezza e che fino a quel momento Hanamichi non era mai riuscito a comprendere, i suoi occhi cominciarono a versare calde lacrime.

Era davvero così. Si disse. Se con suo padre e Kaede si era bloccato era perché per loro provava sentimenti così forti che il solo pensiero di perderli lo faceva stare male, annichilendo le sue viscere.

Tuttavia quella consapevolezza non poteva farlo stare meglio, perché significava che il suo amore metteva in pericolo le persone cui teneva in quanto era incapace di farsi coraggio nei momenti giusti.  

Fu sempre Rukawa a liberarlo anche da quel fardello.

Sollevò una mano per appoggiargliela su una spalla. “Non volevo farti piangere. Ti volevo solo ringraziare per esserti preoccupato per me. Credimi mi ha fatto piacere.” Fece una piccola pausa e mentre osservava Hanamichi, gli occhi del Volpino furono illuminati dalla luce della consapevolezza. Doveva aver capito cosa gli frullava per la testa, ed infatti si ritrovò ad aggiungere per rassicurarlo: “E poi sono sicurissimo che se non ci fossero stati gli altri, ma solo noi due soli, dopo il primo attimo di panico ti saresti buttato in mare per salvarmi, anche se non sai nuotare bene, rischiando la tua vita. E’ nel tuo carattere. Ti ho osservato bene in questi mesi.”

Kaede scostò lo sguardo imbarazzato per avere detto tutto quello, non era da lui essere così stucchevole, ma sentiva che Hanamichi aveva bisogno di rassicurazioni, più di lui che aveva rischiato di morire.

Lui ora stava bene, l’altro invece aveva paura che il suo comportamento lo rendesse codardo ai suoi occhi, cosa che non era assolutamente vera.

Fu per quello che disse anche le ultime cose che aveva in mente, anche se normalmente non l’avrebbe mai fatto: “Questa sarà la prima e ultima volta che dirò tutto questo, quindi non farne l’abitudine. Il basket si può dire che sia l’unico mondo che conosco per cui è tramite il loro gioco che imparo a capire di che pasta sono fatte le  persone che m’interessano. E tu e se lo dico io puoi crederci, sei affidabile. Certo ti perdi in mille stupidaggini, ma nei momenti che contano ci sei sempre. All’inizio non era ovviamente così, ma ora hai fatto molti progressi e so anche se non lo dimostro di poter contare su di te. Ed è per quello che sono sicuro che anche nella vita reale tu sei fatto proprio così. Se fossimo stati da soli, saresti venuto a salvarmi. Ne sono sicurissimo. Niente potrebbe farmi cambiare idea.”

Quelle parole fecero dissolvere l’ultimo peso che gravava sul cuore di Hanamichi.

Ed allora ed improvvisamente si ricordò di qual era l’autentica verità che aveva caratterizzato uno degli episodi che più gli avevano cambiato la vita.  

Era vero che non era riuscito a salvare la vita a suo padre a causa del panico, ma era anche vero che però non era rimasto fermo sulla porta come uno stoccafisso, era corso in cerca d’aiuto. Poi elementi esterni gli avevano impedito di raggiungere il suo scopo. Certo era sconvolto a causa della paura di perdere una persona importante, ma qualche pugno aveva comunque provato a darlo. Non era rimasto in panciolle e basta. Forse per troppo tempo aveva chiuso gli occhi, accusandosi di non aver fatto abbastanza, ma cos’era quell’abbastanza che avrebbe potuto fare? Forse niente  in fin dei conti sarebbe stato abbastanza.  Non lo sapeva!

Con Rukawa, non era riuscito a fare niente perché c’erano gli altri, ma se fossero stati soli probabilmente sul serio avrebbe rischiato la vita nel tentativo di salvarlo.

Se tutto ciò sarebbe stato abbastanza non poteva saperlo e sperava di non dover mai essere costretto a scoprirlo.

Preferiva infatti apparire vile, se significava che Kaede fosse sempre stato al sicuro.

L’altro lo aveva rassicurato dicendogli che era convintissimo che avrebbe superato i suoi limiti pur di aiutarlo, e Kaede sembrava conoscerlo nel profondo più forse di quanto si conoscesse lui.

Era davvero bravo a capirlo.

E lui amandolo non poteva che fidarsi delle sue parole.

Era stato fortunato a trovare una persona come lui. Si disse.

Non era l’altro che doveva ringraziare lui, ma lui l’altro per avergli fatto capire che nella vita ci sono situazioni che non si possono controllare, e che è impossibile prevedere cosa potrebbe succedere in futuro, si può solo sperare di essere all’altezza per rispondere sempre alle aspettative altrui.

Mai come in quel momento capì che il proverbio che diceva di non fasciarsi la testa prima di rompersela, era davvero sacrosanto.

Non doveva più pensare al passato, ed a quello che sarebbe potuto accadere. Doveva concentrarsi sul presente, e lavorare per il futuro.

Sì, fu allora che Hanamichi  fece una promessa a se stesso.

Avrebbe lavorato duramente per far sì che la fiducia che Rukawa gli accordava fosse ben riposta.  

Dopo aver finalmente recuperato la sua solita verve, Hanamichi sentì il bisogno di trovare un modo per ringraziare Kaede che a discapito della sua ritrosia con le parole aveva trovato quelle giuste per aiutarlo a superare uno dei più grossi shock che avesse mai dovuto vivere, la morte di suo padre dopotutto era sempre stato un tabù per lui, e lo trovò nel modo più semplice, che tra l’altro era anche la cosa che più aveva desiderato di ottenere in quella piccola vacanza.

Si sporse infatti verso l’altro con le labbra. Sentiva che quello era il momento giusto per farlo.  

Rukawa dovette accorgersi subito quello che voleva, ma non si tirò indietro, anzi socchiuse gli occhi, mentre apriva lievemente le labbra per accoglierlo.

Le loro bocche si unirono ed in quel modo così naturale e giusto si scambiarono il loro desiderato primo bacio.

Solo la luna fu l’unica testimone delle angosce provate da Hanamichi quel giorno, delle parole rassicuranti che Rukawa gli aveva offerto, del fatto che l'animo del ragazzo dai capelli rossi  si era fatto più leggero, di quel bacio dolcissimo che scaldò il cuore di entrambi i protagonisti che lo vissero.

Lo scenario da favola voluto da Hanamichi era finalmente diventato realtà e così il ragazzo trovò la serenità che aveva sempre desiderato raggiungere.

FINE PANICO

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Ecco la seconda one shot postata per il compleanno di Rukawa.
E' completamente fuori ambientazione visto che si è in Estate e c'è il POV di Hanamichi, ma spero che un pochino vi sia piaciuta.  
L'ispirazione mi è venuta leggendo l'ultimo volume di La principessa delle meduse. Il resto della trama si è costruita da sola. Non è di facile comprensione, ma spero che comunque sia tutto chiaro.
Ancora TANTI AUGURI RUKAWA.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
   
 
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