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Autore: virgily    01/01/2012    2 recensioni
-Com’e’?- domando’ sgretolando quel malinconico silenzio che cominciava a straziare il suo cuoricino gia’ mal ridotto di suo
-Chi signorina?- rispose a sua volta con una domanda la cameriera mentre immergeva le mani all’interno di un porta gioie a forma di cuore, alla ricerca di qualcosa da metterle al collo, o forse una spilla
-Lord Trancy. E’ molto vecchio?- essendo solita a frequentare uomini molto piu’ grandi per Sindonie era normale pensare che anche il suo “salvatore” non fosse altro che un’altra di quelle persone assetate dai loro stessi istinti piu’ infimi e immeritevoli. Hanna si fermo’ appena per osservare lo sguardo della bambina: serio, rassegnato. Cosa celavano quei due grandi occhioni chiari?
-Credo che lo scoprirete presto signor...-
-Sindonie, chiamami Sindonie-
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alois Trancy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incubo dal passato


“Ombre scure giravano attorno alla sottile gabbia dorata, parevano danzare nell’oscurita’ con occhi malevoli puntati sulle “prelibatezze” che vi erano rinchiuse. Maschere nere e oro coprivano i volti storpiati da valgari sorrisi. Molte delle prede, da loro catturare, rimanevano in silenzio, altri tremavano all’angolo. Con le ginocchia al petto la piccola Sindonie si stringeva al bambino che le era affianco. A stento tratteneva le lacrime e non riusciva a smettere di tremare. Tra un singhiozzo e l’altro osservava di sottecchi il suo compagno taciturno: accovacciato come lei celava il naso e le labbra tra le sue braccia, incrociate sulle gambe; lo sguardo guardava fisso il pavimento polveroso. Aveva dei grandi occhi blu sotto la massa di capelli arruffati. La pelle pallida era macchiata da chiazze grigiastre di cenere, anche i suoi abiti odoravano di fumo
-C-Come ti chiami?- domando’ la fanciullina asciugandosi alla buona una lcrima che le rigava la guanciotta paffuta
-Ciel...- sussurro’ appena senza minimamente scomporsi, intento nel guardare l’infinito vuoto che li circondava. Sentendosi schiacciare dal forte disagio che quella mancanza di attenzione le provocava, Sindonie fece un respiro profondo, cerdando di non tossire per il marciume che si diffondeva nell’aria
-P-Pensi che i nostri genitori ci verranno a prendere?- sussurro’ piano facendosi un poco piu’ vicina. Per la prima volta quel bimbo si degno’ di guardarla, dritta negli occhi... Penetrandola con freddezza, facendola fremere
-I miei genitori sono morti. E probabilmente anche i tuoi lo sono...- poche parole messe insieme bastarono per far svanire in lei anche la piu’ misera speranza di salvarsi. Le mancava la mamma, il suo papa’... E con quella frase Sindonie era caduta nella piu’ totale disperazione. Abbasso’ violentemente il capo, lasciando sgorgare apertamente le lacrime dai suoi occhi, dando libero sfogo al suo pianto. Con le punta affusolate delle dita, il giovane raccolse le gemme stillate dai suoi grandi occhi verdi, e tappandole le labbra con il palmo della mano, Ciel la strinse a se immergendo il viso tra i suoi capelli castani
-Non piangere cosi’ forte o attirerai ancora di piu’ la loro attenzione...- le sussurro’ riemergendo dalla sua clavicola, osservandola annuire. Prese qualche boccata d’aria prima di accoccolarsi a lui, che impacciatamente l’accolse lasciandosi abbracciare, legandole le braccia a sua volta attono alle spalle piccole
-Ho paura Ciel...- affermo’ guardando di sfuggita le persone fuori la sua prigione che li adulavano come esemplari esotici e rarissimi di animali da esposizione
-Cerca di distrarti... Tu come ti chiami?-
-Sindonie...-
-Hai un bel nome lo sai?- sdramatizzo’ guardandola con dolcezza, sorridendole teneramente, scaldandole il cuore. Le sue guance immediatamente arsero, diventando lentamente paonazze mentre il loro sguardo ingenuo si prolungava in quei secondi interminabili
-Grazie...- rispose timidamente mentre un suono fastidiosamente metallico annientava il breve attimo di quiete che si era venuto a creare in quel tormentato caos
-Voglio quella dai boccoli castani. Sara’ perfetta per intrattenere i miei ospiti- il sangue ribolli nelle sue vene mentre sentiva il cuore fermarsi nel suo piccolo petto. Quasi automaticamente strinse forte la mano del giovane Ciel, mentre questo la fissava in un modo che neanche lei riusciva a descrivere: spaventato quanto lei, rabbioso. Le loro dita s’intrecciarono saldamente mentre una mano omonima giungeva alle spalle della bambina, afferrandola con forza
-No! No non voglio!- grido’ serrando gli occhi mentre continuavano a tirarla verso l’esterno della gabbia. Con tutta quella forza che gli rimaneva anche il suo giovane amico tentava di trattenerla tra le sue braccia, ma molto presto avrebbe ceduto. Dopotutto lui era solo un bambino, e sebbene desiderasse aiutare quella bambina, le sue mani la lasciarono andare dopo pochi istanti. Sentendosi trascinare in quel buio di cui aveva paura Sindonie teneva ancora le braccia tese contro quel bambino a cui si sentiva legata, l’unico bambino che era riuscito a farla sorridere
-Ciel! Ciel!- lo chiamo’ a gran voce anche quando le tirarono i capelli. Anche quando soffocata dalle lacrime credeva fosse arrivata la fine. Aveva lo sguardo annebbiato, le girava forte la testa e le faceva male. Sollevata di peso da un’uomo incappucciato rivolse un’ultimo sguardo alla gabbia. Fisso’ per l’ultima volta quel blu profondo che le faceva fremere il suo animo ingenuo di bimba. E le labbra del suo Ciel si muovevano lente, pronunciavano qualcosa! Ma Sindonie era troppo debole per ascoltarlo: sentiva le palpebre pesanti mentre i suoi arti penzolavano dalle braccia della losca figura. La piccina era stanca, e il sonno ebbe la meglio su di lei, anche quando tutto quello che desiderava era sentire le ultime parole di quel bambino.”
 

Sollevadosi di scatto dal suo giaciglio, con la fronte madida di sudore freddo e le labbra dischiuse, alla ricerca di quel fiato che si era mozzato di colpo, la fanciulla si ritrovo’ in quella bella stanza con il sole che faceva capolino da dietro le tende pesanti. Si porto’ ambo le mani al volto, e respiro’ profondamente, cercando di calmarsi sebbene sentiva le dita tremare. Cigolando appena, la porta si apri’ e da essa la bella cameriera entro’ stupendosi del fatto che la giovane fosse gia’ sveglia
-Non avete dormito bene?- domando’ avvicinandosi alla finestra, lasciando che la luce entrasse per illuminare l’ambiente
-Oh, no assolutamente! Ho dormito benissimo... Era solo un brutto sogno- rispose impacciatamente aggiustandosi una ciocca dietro l’orecchio, mentre Hanna sollevava le coperte dalle sue gambe, invitandola a scendere. Adagiato sul suo giaciglio vi era un sobrio abito color mogano con un fiocco dorato sul fianco. Lo esservo’ con uno sguardo sereno, in un certo senso felice. Infatti Sindonie era stata abituata a vestiti piu’ volgari e lavorati... spesso con sgraziate trasparenze e veli inopportuni per la sua tenera eta’. Quell’abito invece rappresentava una sublime “normalita’” che da tanto tempo andava cercando. Ci sperava
-E’ bellissimo...- affermo’ lasciandosi spogliare lentamente dalle mani abili e morbide della donna, che con un sorriso pacatissimo fece sollevare le braccia della giovine, affinche’ l’abito s’infilasse meglio e aderisse perfettamente con i suoi lineamenti appena accennati
-Lo ha scelto Lord Trancy in persona per voi. Signorina potete sollevare i capelli per cortesia? Altrimenti non riusciro’ ad allacciarle il vestito- con le mani dietro la nuca la ragazza teneva la sua folta chioma sollevata e saldamente premuta contro la testa. Lasciava per qualche istante il collo e le spalle scoperte, provando una forte sensazione di disagio. Odiava tenere i capelli legati, sopratutto se indossava corsetti che mostravano la sua candida pelle. Effettivamente i suoi lunghi capelli bruni erano una sorta di scudo che mascherava la parte piu’ vulnerabile di se. Lo sguardo di Hanna seguiva perfettamente l’andazzo complicato e corvino del marchio che le percorreva per intero la lunghezza della schiena. Perfino una come “lei” non aveva mai vito un sigillo talmente grande. Infatti dubitava fortemente che si trattasse di un “contratto”:
Si trattava di una serie disordinata e ininterrotta di linee sinuose e morbide su cui sbocciavano cinque rose. Era rimasta senza parole, e proprio per questo non parlo’, ma si limito soltanto nell’allacciarle i nastrini dietro la schiena, stringendole l’abito affinche’ la schiena fosse costretta in una posa scomodamente dritta. Hanna non si stupi’ del fatto che la fanciulla non opponesse alcuna resistenza, o mostrasse alcun cenno di fastidio, d’altra parte deduceva perfettamente che fosse abituata a di peggio
-Ho finito- fu tutto quello che disse. Sindonie sospiro’ di sollievo e lascio’ adagiare i suoi capelli sulle spalle, facendoli scivolare lungo la schiena, finalmente al sicuro. Si mise a sedere all’angolo del letto mentre Hanna le infilava delle scarpe di pelle nere, e nel frattempo la bambina la guardava di sottecchi, nascondendosi con la frangia dei capelli. Sentendosi osservata la cameriera sollevo’ appena lo sguardo, e percependo quello intimidito della piu’ giovane, la donna sorrire
-Non pensateci piu’ signorina. Saro’ muta come una tomba. Ora perche’ non pensiamo a spazzolare un po i vostri capelli?- domando’ prendendola per mano, accompagnandola sino alla specchiera, lacendola accomodare su una sedia di stoffa imbottita verde, proprio come il colore dominante della sua camera. Hanna le spazzolo’ vigorosamente i capelli, facendo attenzione a non sciupare i suoi bellissimi boccoli, e massaggiandoli appena con le mani ne defini’ il corso ondulato e dolce
-Com’e’?- domando’ sgretolando quel malinconico silenzio che cominciava a straziare il suo cuoricino gia’ mal ridotto di suo
-Chi signorina?- rispose a sua volta con una domanda la cameriera mentre immergeva le mani all’interno di un porta gioie a forma di cuore, alla ricerca di qualcosa da metterle al collo, o forse una spilla
-Lord Trancy. E’ molto vecchio?- essendo solita a frequentare uomini molto piu’ grandi per Sindonie era normale pensare che anche il suo “salvatore” non fosse altro che un’altra di quelle persone assetate dai loro stessi istinti piu’ infimi e immeritevoli. Hanna si fermo’ appena per osservare lo sguardo della bambina: serio, rassegnato. Cosa celavano quei due grandi occhioni chiari?
-Credo che lo scoprirete presto signor...-
-Sindonie, chiamami Sindonie- incalzo’ la ragazzina riuscendo a strappare sulle labbra della cameriera un dolce sorriso. Un vero sorriso... Genuino e sincero
-Bene Sindonie...- comincio’ infilandole tra i capelli un fiore dorato che riprendeva quello del fiocco sul suo abito, e dopo averle sistemato un’aultima volta i capelli disse
-Il mio padrone e’ molto impaziente. Meglio non farlo aspettare ulteriormente...- la castana sollevo’ appena l’angolo delle labbra, sfiorandosi il collo. Immediatamente, non appena si accorse della mancanza della sua catenina, la giovane scatto in piedi agitata e turbata
-La mia collana... Hanna!-
-Ecco a voi. Calmatevi Sindonie...- affermo’ legandogliela al collo. Era stata cosi’ veloce che la ragazzine neanche se ne era accorta. Scosse appena il capo, e quando le sue dita accarezzarono quell’anello, troppo grande per le sue mani, senti’ il baratro nel suo petto colmarsi di colpo. Osservo’ rapita ed estasiata la luce violacea che la sua pietra emanava, e con maliconica tristezza sorrise
-Grazie  Hanna. Non posso vivere senza...-
-Figuratevi. Adesso e’ ora di andare- si, era proprio arrivata l’ora di scoprire chi era stato a volere che la sua vita e la sua dignita’ fosse salva. Fugacemente osservo’ il bendaggio che incorniciava il volto della donna al suo fianco: per quanto sperasse che si trattasse di una persona buona, nel profondo del suo cuore sentiva che invece non c’era niente di buono in una persona che sfregia il volto di una sua dipendente per un motivo talmente futile. Ebbe un brivido che le percosse la schiena, facendola fremere. Cosa le sarebbe successo questa volta? Di quale uomo sarebbe diventata l’ogetto del piacere? Da chi sarebbe stata contemplata stavolta? 
  
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