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Autore: Shelby_    02/01/2012    4 recensioni
Dal terzo capitolo: Dopo quei pochi istanti, sorrise, le sue labbra nascondevano mille pensieri e Drake sapeva bene che quel sorriso non voleva urlare gioia, stava urlando e basta. Si trattava di uno di quegli urli che erano capaci di non farti sentire per qualche istante, un urlo liberatorio, o forse anche uno di quegli urli alla Jared Leto.
Tra virgole e punti incontrerete le figure di Shane ed ogni persona a lui legata in qualsiasi modo, in questo caso, il mondo gira intorno a lui.
A quel ragazzo con un passato troppo poco monotono.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.
Pronti per la fine.
 
 
L’aria camminò tra i fili verdi d’erba che sotto quella camminata si mossero tutti insieme facendo notare quel lieve cambiamento climatico anche ai presenti. Stavano tutti discutendo sul da farsi in quell’area sperduta di quella piccola città, chi comandava il gruppo era la signora Johansson, che nonostante la veneranda età era ancora in grado di essere al comando di tale compagnia; il cappuccio che le copriva gli ormai bianchi capelli venne mosso dal vento e, quasi come dispetto, glielo fece scivolare sulle spalle, così fece per le altre persone che subito alzarono lo sguardo verso il cielo per controllare le nuvole, un temporale in quel momento sarebbe stata la cosa meno gradita. Sempre quella perfida folata di vento andò ad accarezzare le cicatrici che il moro Shane portava sul braccio destro, non gli importava della temperatura, non aveva intenzione di coprirsi, voleva sentire quell’aria venirgli addosso, travolgerlo, divorarlo.
«Leilah, tu che ne pensi?» la donna, dopo aver riportato il cappuccio al suo posto, si voltò verso la bionda ragazza che alzò lo sguardo verso la voce indecisa sulla risposta. Non si aspettava di essere interpellata, non lei di sicuro, era tra le più piccole e giovani, con meno esperienza in tali casi, non aveva la stessa importanza di altri che l’accerchiavano. «Su, forza ragazza, parla» la spinse la donna, notando l’insicurezza e lo stupore che quella semplice domanda le avevano causato.
«Bè…» tentennò un attimo, ragionando nel miglior modo sulla sua risposta. Shane lo conosceva poco quindi non erano amici, ma lo conosceva abbastanza da sapere che era molto pericoloso, e ciò che aveva fatto lo dimostrava, le faceva paura. Ad ogni modo, il ragazzo meritava una punizione, non poteva passarla lisca e Leilah sapeva bene che se mai non avesse dato la risposta che tutti aspettavano, si sarebbe meritata tutto l’odio da parte degli altri.
Aveva deciso. «Credo che sia da punire, capisco quanto possa essere influente nel gruppo ma allo stesso tempo merita ciò che verrebbe fatto ad ognuno, niente di meno e niente di più» alzò le spalle giusto per scavarsi di dosso il peso delle parole appena proferite. Il ragazzo sott’accusa la guardò senza nessuna particolare espressione in volto, scrutava solo il viso di lei in silenzio, forse senza neanche un vero motivo, infondo sapeva bene che aveva ragione e che quello era il pensiero di tutti gli altri, non si aspettava nulla di diverso.
La donna si mosse verso il ragazzo. «E tu, cosa ne pensi? Stiamo parlando di te e neanche ti lasciamo l’occasione di esprimere il tuo pensiero!» per poco Shane non rise, si sentiva preso in giro anche da lei, ormai era tempo che i rapporti tra i due erano cambiati, lui aveva cominciato a comportarsi malamente e per questo la fiducia che lei riponeva nei suoi riguardi aveva cominciato a camminare via, ma da un po’ di tempo a questa parte era definitivamente corsa via senza lasciare un misero ricordo.
Ci pensò su, non voleva dire parole errate. «Posso dire che avete ragione, ma al momento non m’interessa sapere chi tra di voi ha torto, voglio sapere che accadrebbe se quello fossi io. Mi scuso per l’egocentrismo ed egoismo, ma almeno sono sincero».
Lei gli diede le spalle e Shane guardò Leilah per poi posare lo sguardo su le persone accanto a lui, le osservò una ad una sapendo già in precedenza che entro pochi istanti sarebbero svanite, per lui quella era la nonna Johansson, conosceva bene ogni suo lato e quindi poteva benissimo immaginare tutti i suoi passi.
Successe ciò che si aspettava, sussurrò un ultimo «Addio» voltato verso Leilah e lui svanì nel nulla.
«Cosa gli è successo?» domandò la ragazza appena non lo vide più. Fu l’unica a sorprendersi un po’ tra tutti.
Le rispose Kevan, un altro ragazzo del gruppo, un semplice adolescente che non sembrava neanche essere maggiorenne, ma questo non gli negava un’aria molto matura e sapiente. «Ognuno ha due possibilità, cara. Lui ha sprecato la prima, questa è la seconda, casomai dovesse sprecare anche questa…Meglio non pensare negativo.»
Leilah cominciò a capire le regole del gioco, e sperava solo di riuscire a seguirle, anche se si sa: non tutti giocano pulito quando la posta in palio è alta. Schiuse le labbra per fare una semplice domanda, ma ricevette la risposta. «Non ti preoccupare, lo abbiamo solo spostato un po’ nel tempo».
L’aria che scalfiva l’erba e s’imbatteva nei corpi venne liberata da ogni ostacolo, rimasero solo l’erba e il vento a lottare in quella distesa di campo che sembrava non avere alcuna fine.
Nessuno poteva immaginare che a pochi kilometri da quella distesa di tranquillità e pace stesse per arrivare l’Inferno, non avrebbero mai potuto pensare che in quel paese poco distante ci fosse Lanford pronto a distruggere ogni cosa che gli capitasse sott’occhio.
Egli era un uomo ormai conosciuto tra i plebei, tutti sapeva il suo passato, presente e futuro.
Era ormai segnato a vita, non aveva scampo da ciò che il futuro preservava per lui, e tutti sapevano bene quanto questo gli facesse rabbia, motivo per il quale era ancora più temuto di quanto già non lo fosse; lui era bloccato lì, in quel minuscolo spiazzo di terra nella Contea di Bertie, nella Carolina del Nord, se mai avesse osato andare oltre lo avrebbero arrestato e probabilmente sarebbe stato messo su una sedia elettrica, quindi chi stava a comando dello stato e la sua banda avevano fatto un accordo: lo avrebbero lasciato camminare lì, liberamente, solo dopo avergli rubato ciò che a lui era più caro, la sua immortalità.
Era stato al patto, lui ora poteva morire esattamente come poteva far morire gli altri, ovviamente nessuno capiva il senso di tutto ciò, la trovavano una cosa dannatamente controproducente, ma non erano a conoscenza degli sporchi affari che giravano tra le bande e il Governatore. 
Ovviamente non sapevano nulla, erano ingenui ed innocenti e per questo non sarebbero stati in grado di comprendere, non avrebbero mai perdonato l’attuale Governatore per quel patto, ma a lui non importava, comandava lui e sceglieva le regole che tutti avrebbero dovuto seguire a tutti i costi.
Lanford non guardava in faccia a nessuno, camminava velocemente tra la gente, spingeva chi si trovava davanti e gettava a terra le mele di quei semplici mercanti che per loro sfortuna erano in mezzo al suo cammino. Portava rabbia dentro di sé, dentro un bar appena visitato un uomo gli si era avvicinato dicendogli «Hey, hai saputo che il tuo nipotino forse lo cacciano?» si era voltato verso quest’uomo, un grande ammasso di peso puzzolente che era ignaro di cosa aveva appena fatto. «Oh, non lo sapevi? È stato cattivo il ragazzo, avrà preso tutto da te» mentre dentro sé malediceva quella vecchia, era uscito da lì senza pagare ciò che aveva preso e aveva cominciato a camminare sperando di arrivare appena in tempo.
Ma quando fu lì, in mezzo all’erba, era già tutto finito.
Il nipote era già andato via e lui non lo aveva salutato, non sapeva nulla, non gli era stato detto niente né dal nipote e né dalla Johansson, quella dannata vecchia gli aveva mancato di rispetto.
Gli aveva portato via l’unica persona con la quale aveva un legame di sangue, gli aveva portato via il suo Shane.
 

Lo so, dovrei andare avanti con un'altra mia storia originale ma, nonostante ci abbia provato con tutta me stessa - ho chiesto anche aiuto qua e là -, non ci riesco, davvero. Sono successe tante cose in questi mesi e bè, ho delle scusanti valide ma non mi va di depirmervi!
So che questo capitolo è forse corto, o almeno lo è per i miei gusti, ma su Word sembrava più lungo, e vi avverto che il prossimo è ancora più corto D:
Comunque, è una specie di primo capitolo/prologo e non credo che si capisca troppo, ma dai, siate clementi e aspettate i prossimi capitoli.
Non chiedetemi quanti capitoli avrà questa storia, ora sto scrivendo il quarto e credo che ne avremo ancora per tanto.
Spero vi sia piaciuto come inizio, proverò a non deludervi, ora vado che sono le due di notte.
Una recensione è sempre gradita. :)
Un abbraccio,
Shelby_.
 

 

   
 
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