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Autore: sfregiatoefuretto    02/01/2012    4 recensioni
Una fredda mattina d'inverno e la voglia di cambiare quel qualcosa che non va.
Una oneshot slash tra Albus Severus e Scorpius, semplice e concisa, strappalacrime.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Questa fanfiction è dedicata a Roe (scusate l'ignoranza ma non so come fare il collegamento al suo profilo autore D:), che mi fece una dedica stupenda ad una sua fanfiction e che mi manda sempre tanti messaggini e mi fa compagnia :') Grazie :D
 
Fa freddo fuori.

Albus aprì lentamente la grande porta che si spalancava sul terrazzo.
Un colpo di vento, freddo e potente, lo fece rabbrividire violentemente. Si strinse nelle spalle.
Il cielo era plumbeo e uggioso, del resto come lo era stato tutta la settimana indietro. 
E quella indietro ancora.
Le nuvole grigie e gonfie di pioggia si stendevano per tutto il cielo, coprendone la bellezza e l'allegria come una brutta malattia. Dietro questa triste barriera, la pallida luce del sole emanava pallidi raggi che a malapena illuminavano le vie di Londra, completamente deserte.
Albus fece un passo avanti, incerto.
Vide la figura di Scorpius a pochi metri da lui, appoggiato al muretto di cemento, lo sguardo rivolto verso quel cielo così tenebroso e una sigaretta avviata stretta tra le dita. 
Stava tremando, la sua pelle chiarissima era increspata da piccole scosse, eppure stava immobile, in silenzio, i capelli biondi che svolazzavano al vento, le gambe incrociate.
Albus abbassò lo sguardo.
Anche da quella distanza poteva sentire l'aria ostile che lentamente si stava addensando tra di loro. 
Avevano litigato. 
Un'altra volta.
Un'altra, fottutissima volta in quella settimana. 
E poi per cosa? 
Cazzate, cazzate, cazzate. Mai un litigio serio, un litigio che potesse essere degno di questo nome. Solo emerite stronzate.
Albus era arrivato al limite della sopportazione. Non ce la faceva più.
Dov'era finito il suo Scorpius? Dov'era finito?
Dov'era finito quel ragazzo che lo faceva sorridere ogni singolo istante della sua vita, che la mattina lo salutava sempre con quel bacio al sapore di caffè e di tabacco, che quando era a lavoro lo chiamava con quello stupido aggeggio Babbano che fa solo tanto casino e che la sera si sdraiava accanto a lui sul divano e si divertiva a spettinarlo?
Era come se si fosse dissolto nell'aria.
Stavano insieme da quasi dieci anni, ormai. Da quando erano al quarto anno a Hogwarts (l'anno più bello delle loro vite), e ora sembrava tutto così diverso. 
Tutto così cambiato.
La monotonia della solita vita, delle solite facce, delle solite abitudini si era impossessata di loro, si era impossessata del loro splendido rapporto, aveva cominciato lentamente a deteriorarlo, come uno scoglio in mezzo al mare che lentamente diventa sabbia. 
E ad Albus mancava, mancava da morire.
Gli mancava quell'intesa che c'era sempre stata tra di loro, quel guardarsi negli occhi per pochi istanti e capire subito il pensiero dell'altro, saperlo rispettare ed accontentare. Gli mancava fare l'amore la sera, nella vasca da bagno, gli mancavo quei baci sospirati a fior di labbra prima di addormentarsi.
Una lacrima colò lenta dal suo occhio sinistro.
Gli mancava Scorpius.
-Ehi...
La sua voce suonò un po' roca.
-Amore...
Scorpius non si girò. Si portà alle labbra la sigaretta, aspirò un tiro e continuò a fissare il cielo, immobile come pochi istanti prima.
Ad Albus gelò il sangue nelle vene. Quella scena l'aveva vissuta milioni di volte, ma ancora riusciva a fargli male.
Scorpius era un tipo orgoglioso, troppo orgoglioso - caratteristica genetica di tutti i Malfoy, se non altro - non avrebbe desistito dalla sua stupida ira facilmente. 
Ma Albus, quella fottutissima mattina così fredda e grigia, voleva provare a cambiare qualcosa. 
Si avvicinò, lentamente, piccoli sbuffi di vapore denso che gli uscivano dal naso e dalla bocca e poi andavano dissolvendosi, per poi ricrearsi.
Ogni passo gli costava un'immensa fatica, ogni millimetro di pavimento che percorreva era un battito irregolare del suo cuore. 
Improvvisamente arrivò proprio dietro a Scorpius.
Poteva sentire distintamente il suo respiro irregolare, come quando si cercano di trattenere le lacrime, i suoi brividi che gli percorrevano lungo la schiena, e il suo profumo, quel profumo che lo aveva accompagnato per dieci anni e che non era mai riuscito a dimenticarsi.
Oh, Scorpius.
Con dolcezza gli passò le mani lungo la vita e lo strinse forte a sé, premendo il suo corpo contro il proprio, cercando di risanarsi con il suo calore.
Stranamente, Scorpius non resistette e si lasciò abbracciare senza opporre resistenza.
Passarono alcuni istanti, alcuni istanti che sembrarono secoli, in quella posizione, poi Scorpius abbandonò la testa all'indietro e la poggiò contro la fronte di Albus, andando spasmodicamente a toccargli le braccia.
Solo allora Albus si accorse delle lacrime che scorrevano lente sul suo viso per poi colare lungo il suo collo. 
Ad Albus si strinse il cuore in una morsa.
-Cosa ci è successo?- chiese, la voce rotta dal pianto, il viso affondato tra i morbidi capelli di Scorpius  -Cosa è successo al nostro rapporto?
Sospirò lentamente, mentre un singhiozzo gli moriva in gola, e strinse la presa sui fianchi di Scorpius.
Il biondo corrugò la fronte, le lacrime che lente scorrevano sulla sua pelle diafana, i singhiozzi tutti sitpati contro la sua bocca, che cercavano di uscire. 
-Non lo so- esplose alla fine, girandosi di scatto verso Albus e fissandolo negli occhi -Non lo so, Al, non lo so. E' tutto diverso, è tutto cambiato. E' tutto difficile. Non siamo più le stesse persone, né io né te.
Albus distolse lo sguardo, cercando di bloccare le lacrime.
Aveva ragione, aveva fottutissimamente ragione. Non erano più l'Albus e lo Scorpius di dieci anni prima, erano totalmente diversi.
E quella differenza stava stroncando lentamente il loro rapporto.
-Forse non ci amiamo più abbastanza...
Quelle parole furono come una coltellata in pieno petto, anzi, furono più dolorose. 
Albus alzò gli occhi e li incantenò a forza a quelli di Scorpius, quella frase che frullava dolorosa nella sua mente, facendogli venire la nausea. 
-Ehi, ehi, ehi, no!- mormorò Albus, allungando le braccia e stringendogli le mani. -Non dire mai più certe cose, mai più, ti prego. Io ti amo, ti amo più di ogni altra cosa in questo mondo che va al contrario.
Albus prese un attimo fiato, l'emozione del momento lo stava travolgendo insieme al freddo. Si perse un attimo a guardare il cielo così scuro che sembrava gravare su di lui e volerlo schiacciare, poi tornò a guardare Scorpius: 
-E' solo grazie a te se io ancora ho voglia di camminare, di correre, di sorridere, di andare a lavoro e di andare a dormire. Solo grazie a te. E ho paura. Tanta paura.
-Ho paura di perderti, di lasciarti sfuggire come fumo tra le mani, di non saperti dare abbastanza. Sto passando il periodo più brutto della mia vita, perché è un periodo lontano da te, amore mio. Mi manchi tanto, sai?
Quando finì di parlare, le sue guance erano un pozzo cristallino di piccole gocce trasparenti, il cuore gli era salito in gola e pulsava orribilmente, facendo ansimare orribilmente. La stretta sulle mani di Scorpius si era fatto ancora più salda, così salda che le nocche del biondo si stavano tingendo velocemente di bianco.
Albus stava cercando di capire i pensieri di Scorpius guardandolo negli occhi, quelli stessi occhi che, tanti anni prima - gli occhi di un bambino - gli erano subito entrati nel cervello, e non si erano mai distaccati.
Proprio come un tempo.
A Scorpius tremava il labbro inferiore, come quando era nervoso. Nervoso, o emozionato. 
-Ti prego- gemette Albus, il cuore che si chiudeva in una morsa di spine -di' qualcosa. di' qualcosa...
-Oh, amore mio- esclamò Scorpius, e si gettò con forza tra le braccia di Albus.
Dentro di lui, qualcosa che lo opprimeva sembrò sgonfiarsi di colpo, permettendogli di prendere una boccata di aria gelida e di farlo rinsavire.
Chiuse gli occhi e strinse forte a sé Scorpius, tracciandogli una scia di baci caldi lungo la giugulare. 
Le sue lacrime si mescolavano a quelle di Scorpius, i suoi singhiozzi si confondevano con quelli dell'altro, i loro cuori battevano all'unisono, l'uno contro il petto dell'altro.
-Albus- mormorò Scorpius, sempre abbracciato a lui -mi dispiace se in questi ultimi tempi sono stato così freddo, così distaccato, non so cosa mi sia successo. Anche io ti amo, ti amo come la mia stessa vita, e non posso nemmeno immaginare l'idea di perderti.
Albus sorrise dolcemente, e gli diede un leggero bacio sulle labbra, le sue labbra ruvide e salate, poi gli prese la mano e lo condusse verso un'altra parte della terrazza.
Si fermò davanti a un bellissimo vaso di argilla bianca, all'interno del quale c'era un bellissimo geranio, talmente perfetto che sembrava dipinto e modellato da uno degli artisti più bravi del mondo.
Albus strinse Scorpius ed indicò il fiore, i cui petali ondeggiavano soavi al soffio diabolico del vento: -Ti ricordi di quello?
Scorpius sorrise, asciugandosi le lacrime, ed annuì convinto: -Sì che me lo ricordo. E' il geranio che abbiamo piantato quando ci siamo trasferiti in questa casa, cinque anni fa. E' il geranio davanti al quale ci siamo promessi amore eterno...
Scorpius si voltò verso Albus, il viso un misto d'emozioni, di sensazioni, una tavolozza incasinata e affascinante.
-Sì, esatto- confermò con un cenno del capo Albus -è proprio quel geranio. Ti prego, Scorpius, torniamo i ragazzi che eravamo allora. Torniamo quei ragazzi che si amavano così tanto, torniamo quei ragazzi che hanno piantato quel geranio, torniamo quei ragazzi. Torniamo in noi, amore mio.
E il bacio che seguì fu il sigillo più bello della loro promessa.
Albus sentì di nuovo il calore scorrere dentro di lui, quel calore che da troppo gli era stato sottratto, e il desiderio, la voglia, la passione di nuovo scoppiarono in lui. 
Stretto tra le braccia di Scorpius, le loro labbra incollate, le loro lingue che fameliche si intrecciavano, si annodavano, si lasciavano e poi si riceravano, si sentì vivo.
Vivo, e felice di esserlo.
-Avanti, vieni dentro, amore mio- sussurrò al biondo quando si staccarono -Fa freddo fuori.

*Angolo autore*
Ebbene sì, sono tornatoooooooooo! Dopo secoli e secoli di assenza, SfregiatoeFuretto è tornato a rompervi nuovamente le scatole con un'altra ff! :P Innanzitutto colgo l'occasione di fare gli auguri di un felice Natale (già passato ._.) e di un buon inizio anno (anche quello già passato, considerando che sono le 3:28 de 2 gennaio LOL) a tutti quanti! :D Bene, dicevo, sono tornato con un'altra ff, contenti? :D Naturalmente è un'altra slash del mio pairing preferito, Al e Scorp (belli loro, chissà cos'hanno fatto a Natale, eh, porcelliniiiii! :P Cacchio, avrei potuto scrivere una ff erotica! <.<) Insomma, in questa ff tremendamente malinconica troviamo i due piccioncini cresciutelli alle prese con un periodo di crisi di coppia abbastanza noioso (ma tutti hanno quei periodi su su, si superano). Bene, non trovo nient'altro da scrivere anche perché sono abbastanza stanchino (ieri sono andato a letto alle 4 e mezza passate ._.), quindi spero che vi piaccia e che magari commentiate anche con una critica (costruttiva, possibilmente ù.ù)
Ricordo nuovamente che questa ff è dedicata alla cara Roe! <3
Buona lettura dal vostro SfregiatoeFuretto! :* <3
P.S. Per chi volesse aggiungermi su FB, questo è il mio profilo potteriano che attualmente sto usando: 
http://www.facebook.com/profile.php?id=100003322263333 Mi raccomando aggiungetemi ehhh! :D
BUONANOTTE A TUTTI :D :D :D <3 <3 <3

 
  
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