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Autore: fers94    02/01/2012    1 recensioni
Rober fa ritorno a Madrid dopo tre anni di assenza per ritrovare la donna che ha sempre amato.
Il primo capitolo fa solo il punto della situazione, mentre nei successivi si sviluppa l'intreccio della storia.
(...) Il suo sorriso era quello di sempre, quello che i miei occhi avevano fotografato anni prima ed avevano gelosamente custodito in un angolo segreto della mia mente (...) [dal capitolo 3]
(...) - Buongiorno... Da quanto sveglio? - Da sempre. Ho passato la notte a guardarti dormire. Sembri un angelo quando dormi. - E quando sono sveglia, invece? - Quando sei sveglia, lo sei. (...) [dal capitolo 10]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. Crederci ancora
 
 
Ci sedemmo sulla panca vicino allo specchio. Eravamo abbracciati. Il mio braccio destro la stringeva al mio petto; la sua testa era sulla mia spalla sinistra e il suo braccio era posato sul mio busto. Ce ne stavamo completamente muti, ma piangevamo tutti e due. La accarezzavo delicatamente e le davo baci sulla fronte. Tutto quello che desideravo era questo. Stare con lei, averla tra le mie braccia. Tutto il resto del mondo non esisteva. Questo durò per circa un'ora. Silenzio, lacrime, ma tanta dolcezza. E tanto amore, solo che avrei dovuto aspettare che Silvia avesse il coraggio di ammettere questo sentimento a sé stessa. Ma non era un problema. L'avrei aspettata fino alla fine dei miei giorni. E d'altra parte, lei aveva aspettato me per tre anni. Dopo appunto un'oretta, Puri entrò e ci vide accoccolati, commossi e in silenzio.
- Ehm, scusate... Signorina Jauregui, io devo chiudere. Se intende trascorrere la notte giù al residence, chiudo solamente le aule, altrimenti provvedo a chiudere anche il piano inferiore... Mi dica pure lei!
Silvia si rimise in posizione retta, poi rispose compostamente.
- Dormo giù, grazie. Sgombro quest'aula mentre chiudi le altre. Grazie mille, Puri...
- Di nulla!; e Puri andò via.
Presi le mani di Silvia e le parlai.
- Bene, allora buona serata. Se ti va, possiamo vederci anche domani stesso. Dimmi tu, io sono sempre disponibile per te...; e le diedi un bacio sulla guancia.
Sorrisi e mi diressi verso la porta, ma Silvia mi afferrò per un braccio.
- Aspetta... Sei qui per me, no? Allora vieni con me al residence per stasera... Ti va?
- Oh, certamente... Ovviamente ho voglia di stare con te, ma cercavo di essere meno invadente, tutto qui!
Lei sorrise, poi soggiunse:
- Però non fraintendermi... Voglio che tu dorma con me, questo sì. Ma non credere di portarmi a letto!
- Tranquilla... Ora non penso al sesso... E poi, io voglio andarci cauto, un passo per volta. Voglio rientrare nella tua vita a poco a poco, perché capisco che è difficile accettare questa situazione così all'improvviso. Ma sappi che ti amo e non so quanto riuscirò a reggere prima di saltarti addosso!
Ci facemmo una risata e ci incamminammo verso il residence del piano sottostante alle aule. Lei era serena, ma ancora molto insicura nel volersi concedere a me. Aprì la porta della stanza; era una singola, ma aveva uno di quei lettoni ad una piazza e mezzo dove c'entrano anche tre persone. E poi aveva il bagno in comune con la stanza successiva alla sua. Mi guardò, poi sorridendo mi disse:
- Mi sei mancato, davvero. Non volevo farmi trovare così flessibile a te, ma non ho potuto farci nulla... Volevo solo dirti che, ecco... Beh, ti amo anch'io... Non sono mai riuscita a rimuoverti completamente dalla mia testa... Ma devi darmi del tempo... Dai, non voglio farti dormire a terra... Puoi dormire nel letto con me, ma a patto che non non allungherai le mani...
Sorrisi, le misi una mano sulla guancia e le risposi:
- Al massimo saranno innocue carezze!
Poi le diedi un bacio in fronte e andai in bagno. Pensai a quel che mi aveva detto; che mi amava. Me l'aveva detto. Sapevo che lo pensasse, ma non credevo potesse sopprimere il suo immenso orgoglio e confessarmelo apertamente. Aveva detto che le ero mancato, l'aveva ammesso; non solo a me, ma anche a sé stessa. Per lei era difficile, le avevo dato dolore e delusione. Ma mi amava e non avrebbe potuto fare niente per negare quella realtà così spontanea. Al cuor non si comanda, si sottosta'. Una dura legge dell'amore, irreversibile. Uscii poi dal bagno, quindi Silvia mi chiese di andarle a prendere un cappuccino alla macchinetta dell'atrio, favore che ovviamente volli accontenare. In breve rientrai in stanza, porgendo a Silvia il suo cappuccino, bollente al punto giusto. Anche io ne avevo preso uno, così ci sedemmo sul letto e lo bevemmo insieme. Io lo finii per primo, percui rimasi a guardarla. Anche nel momento in cui beveva semplicemente latte e caffè da uno stupido bicchierino di plastica, era una meraviglia. Era uno splendore anche nei suoi semplicissimi gesti ed io non facevo altro che ripetermelo, e ripetermi anche che dovevo tenermela stretta. Anche lei poi finì il cappuccino, quindi posò il bicchiere sul comodino. Si voltò verso di me e notai che aveva un po' di schiuma del cappuccino su parte del labbro superiore. Così la avvertii.
- Ehi, hai della schiuma, proprio qui...; e le indicai la parte interessata ponendo me stesso come esempio.
Lei passò dapprima un dito, e poi la lingua sul suo labbro, ma non individuò il punto esatto e la schiuma restò lì. Poi ebbi il forte desiderio di baciarla. Usando la scusa della schiuma, dissi:
- No, ancora non ci siamo...
Quindi mi avvicinai a lei, a un centimetro dal suo naso. Le misi le mani sui fianchi, poi passai delicamente e lentamente la lingua sul suo labbro superiore, togliendole la schiuma del cappuccino. Silvia, dopo che io ebbi fatto questo gesto, si leccò a sua volta il labbro superiore, poi rise quindi mi disse:
- Solo innocue carezze, eh?
Ed io le risposi:
- Già...
Dunque la tirai verso di me, le presi il volto tra le mani e la baciai come se dovesse essere l'ultima cosa che stavo facendo prima della morte. La baciai con voga, appassionatamente, la baciai con tutto me stesso, come se quel bacio dovesse recuperare tutti quelli persi nel corso di quei maledetti tre anni. E Silvia non mi respinse; contraccambiò il bacio, mi mise le mani attorno al collo e mi baciò anche lei come non aveva mai fatto. Le nostre lingue si cercarono e si incontrarono; dunque si abbracciarono e si accarezzarono. Le nostre salive erano diventate una cosa sola. Durò a lungo, poi lei si distaccò e mi disse che per oggi poteva bastare così, anzi, forse era anche già troppo. Si abbassò nel letto distesa su un fianco ed io mi misi alle sue spalle, posai le mie braccia attorno al suo busto e lei, a sua volta, mise le sue mani sulle mie che le stringevano il ventre. Le nostre dita si incastrarono tra di loro, poi Silvia chiuse gli occhi, quindi li chiusi anch'io. Quando li riaprii, Silvia era ancora con me, guardai l'orologio che segnava le cinque del mattino. Poi notai che era sveglia, così avvicinai il mio volto al suo e cominciai a parlarle.
- Non dirmi che non riesci a dormire perché sto russando!
- Ehi... No, tra l'altro non stai neppure russando... Non l'hai mai fatto! Vedi, il fatto è che quando ho la testa colma di pensieri, il sonno lo trovo difficilmente...
- Mmm... Che genere di pensieri? Ci sono dentro io, immagino... Ascoltami, se il bacio ti ha messa a disagio mi dispiace, forse avrei dovuto aspettare...
- Sembra che io il bacio l'abbia gradito... O neanche te ne sei accorto? Sai che ti dico... Che in quel momento sarei voluta andare ben oltre, ma poi ho pensato che devo aspettare. Devo perché tu non sei una garanzia di ragazzo, ed io lo so meglio di chiunque altro sulla faccia di questa terra. Soltanto che davanti a te so reggere ben poco...
- Soltanto che mi ami... Tranquilla, ti aspetterò anche fino all'ultimo giorno della mia vita.
- Sei sempre stato in qualche modo il mio padrone. Non in senso negativo, ma voglio dire... Sono sempre stata tua... Anche se io per molto tempo non l'ho voluto. Ed anche dopo che ti avevo lasciato, sei sempre riuscito a tenermi legata a te. Sai, poco prima che tornassi, stavo rimettendo in ordine questa stanza, e mi è capitato un album di foto tra le mani. Era l'album della nostra estate a Maiorca...
 A questo punto Silvia si girò, mi guardò negli occhi, poi continuò.
- Beh, pensavo a quanto fossimo felici in quelle foto. C'eravamo appena messi insieme e tu... Tu per me eri tutto il mondo. Eri qualcosa di magico, anche se non sapevo cosa ti rendesse tanto speciale. Mi avevi tolto Pedro dalla testa in un battibaleno, mi avevi fatto dimenticare che la nostra storia fosse nata per un tradimento, eri riuscito a togliermi ogni senso di colpa verso di lui... Tutto questo perché ero felice, per davvero. Insomma, quando mi sono messa a vedere quelle foto, mi è scesa qualche lacrima, perché quella felicità nata quasi per caso, per un gesto inaspettato, non riuscivo a ritrovarla in un momento della mia vita in cui stavo pianificando a cura tutta la mia esistenza. Sai allora cosa ho capito? Che il destino non può essere pianificato. Il destino viene da sé. E se lo attendi con la dovuta pazienza e con la dovuta speranza, prima o poi bussa alla tua porta. E ti regala emozioni. Quelle che non avresti mai potuto programmare. A me questo signore chiamato destino, che un giorno ha bussato alla mia porta, ha regalato te. Lì ho capito che la vita va vissuta attimo dopo attimo e non va decisa l'oggi per il domani. Per questo mi sono detta che se il destino mi aveva fatto questo regalo in un momento della mia vita in cui non cercavo niente, avrei dovuto smettere di cercare stabilità, in modo che forse il destino sarebbe tornato da me. Magari per riportarmi te. E a quanto pare mi ha ascoltato...
Dopo che ebbe pronunciato quelle bellissime parole, le presi la mano e gliela baciai. Poi ripresi a parlarle, perché ogni sua parola era ormai diventata come una carezza per me.
- Dopo Horacio, hai avuto altri uomini? Lo so che non dovrebbe riguardarmi visto che io ero ben lontano, ma vorrei sapere come sei stata quando non c'ero...
- Dopo Horacio è andato tutto a rotoli. Una delle delusioni più grandi della mia vita. Lui è stato il secondo dopo di te. Prima ci fu Pavèl, che era un belloccio senza un briciolo di cervello. E poi a lui in realtà piaceva Lola... Alvaro non voglio neppure ricordarlo... Comunque, tornando ad Horacio; appunto perché Pavèl fu davvero poco importante per me, lui fu quello che mi tolse temporaneamente te dalla testa. Avevo imparato ad amarlo, con qualche sforzo, ma c'ero riuscita. Sì, lo amavo davvero. Pensavo fosse l'inizio di una nuova fase per me. Così l'ho sposato, convinta che mi avrebbe ridato la vita. E proprio quando mi fidavo alla cieca di lui, mi ha deluso. Penso che tu l'abbia poi saputo, comunque stava con me solo per sfilarmi denaro. Per questo ho fatto annullare il matrimonio, l'ho lasciato e sono riuscita anche ad avere indietro l'anello di papà che mi aveva rubato. Poi Horacio è partito, disse che sarebbe andato in Guatemala, dove aveva vissuto anni prima. Da allora non l'ho più visto né sentito, grazie al cielo. Dopo di lui più nulla. Mi sono presa questo lavoro qui, e ho sempre e solo ballato, per tutto il tempo. Così riuscivo a stare bene e a non pensare.
- Mi dispiace...
- Cosa?
- Beh, tutto. Il tempo perso, le decisioni sbagliate... Ho sbagliato in ogni cosa, è tutta colpa mia. Ringrazio il cielo che tu mi stia concedendo un'opportunità che probabilmente non merito, anzi, sicuramente. Non immagini quanto ti amo...
- Dovrai guadagnartela la mia fiducia. Non credere che perché io ti stia trattando bene e perché abbia ceduto ad un bacio, io ti abbia già perdonato e giurato amore. Che sono innamorata di te è vero, l'ho ammesso, ma questo non vuol dire che avrai automaticamente una nuova possibilità in una storia con me. Ti sto tenendo vicino per capire cosa provo quando sto con te e se queste emozioni bastino per resettare lo scomodo passato che ci riguarda. In poche parole, ti amo ma ho bisogno di certezze, convinzioni fondate. Altrimenti, continuerò a vivere come prima, come quando tu non eri qui con me. Se l'ho fatto già, vuol dire che potrei continuare, qualora lo volessi e mi accorgessi che tu non fai in alcun modo per me. Con questo discorso non voglio né demotivarti, né spronarti; voglio semplicemente avvertirti e metterti al corrente della situazione reale, tutto qui.
- Certo, il concetto è chiaro ed è lecitissimo. E per me non c'è alcun problema, ci mancherebbe, non sono in condizione di fare pretese, altroché. Aspetterò quanto vuoi ed accetterò qualsiasi tua scelta, che mi piaccia o no. Ed è una promessa!
- Bene..
A questo punto, Silvia si riaccucciò con le spalle rivolte verso di me, quindi prese le mie braccia e le appoggiò attorno alla sua vita, quindi richiuse gli occhi. Poi mi sorse un dubbio, quindi le sussurrai in un orecchio:
- Come farò a capire quando mi avrai perdonato del tutto?
- Beh, a quel punto sarò tua, sarò tua di nuovo... Lo capirai perché sarò tua in ogni senso, e tu riuscirai a percepirlo... Non ci sarà bisogno di parole o di precisi gesti...; rispose lei.
- D'accordo...
E dunque, ci riaddormentammo. 
   
 
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