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Autore: fers94    02/01/2012    1 recensioni
Rober fa ritorno a Madrid dopo tre anni di assenza per ritrovare la donna che ha sempre amato.
Il primo capitolo fa solo il punto della situazione, mentre nei successivi si sviluppa l'intreccio della storia.
(...) Il suo sorriso era quello di sempre, quello che i miei occhi avevano fotografato anni prima ed avevano gelosamente custodito in un angolo segreto della mia mente (...) [dal capitolo 3]
(...) - Buongiorno... Da quanto sveglio? - Da sempre. Ho passato la notte a guardarti dormire. Sembri un angelo quando dormi. - E quando sono sveglia, invece? - Quando sei sveglia, lo sei. (...) [dal capitolo 10]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Week-end d'azzardo
 
 
Mi svegliai alle nove, leggendo l'ora della sveglia al mio fianco. Silvia non c'era più, probabilmente aveva lezione e già era andata di sopra. Ero in maglietta e boxer, avevo i capelli arruffati e mi sentivo un enorme cerchio alla testa, così andai in bagno per sciacquarmi la faccia. Il bagno era appunto annesso ad un'altra camerata, perciò bussai prima di entrare, ma non rispose nessuno, quindi entrai tranquillamente. Mi sciacquai la faccia, poi la porta annessa all'altra camera si aprì. Ironia della sorte, era Tanya. Già, Tanya occupava la stanza di fianco a quella di Silvia. Entrò, mi vide e poco sorpresa mi cominciò a parlare.
- Buondì... Notte focosa, deduco. Te la sei già scopata? I miei complimenti! Torni dopo tre anni, dopo essertela spassata con un'altra e la tua fidanzata storica, appena ti rivede te la da' all'istante? Sai cosa mi diceva spesso nonna? Dio li fa e poi li accoppia. È proprio vero. Pensavo fossi diverso, Rober. E invece non sei migliore degli altri... Neppure al loro pari... Sei peggio degli altri... Vergognati!
Credevo fosse ubriaca. Ma mi resi conto che era perfettamente sobria. Davvero mi amava? In ogni caso, le risposi in maniera molto composta.
- Mi dispiace deluderti, ma stanotte abbiamo solo parlato, che tu ci voglia credere o no. Ma perché ti comporti così? Mi dispiace che tu pensi tutto quel che hai detto su di me. Pensavo che tu mi capissi, che non pensassi che mi interessa solo una cosa in una donna, come pensavano tutti gli altri quando ero qui. Beh, tu non lo pensavi. Tu eri dalla mia parte. Lo sei sempre stata. Perché ora fai così? Io non ti riconosco più...
- Sì certo, solo parlato... Va bè, a parte questo, tu non mi riconosci più? Ma ti sei chiesto se in realtà quello che è cambiato sei tu?
- Sì, io sono cambiato. E sono certo di essere cambiato in meglio. Ma credimi, anche tu sei cambiata. Spari a zero su di me senza motivo, critichi ogni mio gesto... Anche se sono cambiato, questo non vuol dire che io mi sia dimenticato di te... Continuo a volerti bene, come ho sempre fatto... Sembra che invece tu sappia solo detestarmi da quando sono qui... Prima mi dici blasfemie del tipo di esserti innamorata di me... Ma come posso crederci? Se sei sempre la stessa persona che ho lasciato qui tre anni fa, il tutto mi sembra eccessivamente improbabile. E poi mi insulti vedendomi uscire in mutande dalla stanza della ragazza che amo e per la quale sono qui. Ora, a prescindere se io e Silvia stanotte abbiamo fatto l'amore o meno, ma ti posso assicurare che stanotte non è successo niente, perché mi insulti? Ti ho detto apertamente che la amo, che sono tornato per lei e che lei è certamente la donna della mia vita... Se avessimo fatto l'amore non ci sarebbe stato niente di male, anzi. Dato che tu non sei innamorata di me, ma sei sempre stata una persona a me molto vicina come amica, saresti dovuta solo essere contenta per me se fosse successo. Allora, si può sapere che ti prende oppure devo subire la tua ostilità senza capirne le ragioni?
- Io te l'ho già detto che mi prende, ma tu non vuoi credermi. Mi comporto così perché sono innamorata di te, e di conseguenza sono gelosa di Silvia. Ma tu non capisci. Non capirai mai. O forse, quando capirai sarà troppo tardi. Non vuoi credermi, d'accordo... Ti auguro una buona giornata, anzi, una romantica giornata!
E detto questo, andò via sbattendo la porta. Ovviamente ero sorpreso di come avesse reagito. Conoscevo Tanya come le mie tasche, e non era davvero possibile credere che mi amasse. Andiamo, siamo stati sul punto di lasciarci andare tante volte quando frequentavo l'Arrànz, eppure non era mai successo. E perché? Senza dubbio c'era una fortissima attrazione fisica, non lo negherei mai, poi io stavo con Marta, che non era proprio il grande amore della mia vita e perdipiù Tanya era perfettamente single. Ma non c'è mai stato niente, neppure un bacio di sfuggita, una parolina di troppo o cose del genere. Niente di tutto questo. Io non potevo essere frenato né da Silvia, perché ero nel periodo della grande rinuncia, né da Marta, perché lei era solo una convinzione forzata del fatto che Silvia non mi appartenesse più. Tanya non aveva alcun freno a riguardo, invece. Perché allora non mi era saltata addosso tre anni prima? È vero che era cambiata, gliel'avevo appena urlato in faccia, ma il rapporto che ci legava era più forte in passato. Su questo frangente, l'ipotesi della dichiarazione era più fondata prima. Io non le avrei mai potuto credere. Dunque mi vestii ed andai al bar della scuola, avrei aspettato lì Silvia. Incontrai Puri che mi chiese come fosse andata. Le spiegai il tutto e poi la ringraziai della copertura e dell'aiuto. Non le volli chiedere cos'avesse sua nipote, l'avrei presa sul personale dicendole che Tanya non mi sembrava più la stessa e dato che Puri era molto sensibile, me lo risparmiai. Presi uno dei tavolini per due e mi misi ad aspettare Silvia. Sarebbe dovuta arrivare nel giro di un quarto d'ora circa. Nel frattempo ordinai un caffè, visto che stavo morendo dal sonno. Notai che i prezzi di quel bar erano spiacevolmente aumentati da quando me n'ero andato, non voglio ripensare al prezzo di quella misera tazzina piena solo a metà di caffè di medio-bassa qualità. Pensai però che se Silvia l'avesse voluto, anche doppio, non avrei esitato neppure un istante a offrirglielo. Figuriamoci se i soldi avrebbero influito sulla persona più importante della mia vita. Avrei ovviamente fatto di tutto per lei. Bevvi questo dannato caffè e mentre stavo riponendo il cucchiaino nella tazzina, mi sentii due mani che presero il mio volto da dietro. Era Silvia. Mi stampò un bacio sulla guancia, poi si sedette sull'altra sedia. 
- Buongiorno!; feci io.
- Buongiorno!; mi rispose poi lei.
- Com'è andata la giornata?
- Piuttosto faticosa, ma tutto bene. Tu piuttosto, tutto bene al risveglio?
- Mah, diciamo che ci sono rimasto un po' male di essermi svegliato solo... Per un istante ho creduto che fosse stato tutto un sogno... Non realizzavo dove fossi, quindi ho anche pensato che il fatto che fossi partito per tornare qui fosse stato solo frutto di una mia immaginazione... Poi però ho capito che era la tua stanza, quindi mi sono decisamente sentito sollevato!
Lei si fece una risata, poi continuai.
- Allora, ti offro qualcosa?
Fortunatamente per me, disse che non voleva nulla. Poi avanzò una proposta che mi piacque parecchio.
- Senti Rober, oggi pomeriggio sono libera, le lezioni sono sospese per un problema elettrico. Nulla di grave, ma serve qualche ora per risolvere il guasto. Mi porti fuori?
- Oh cielo, che domande... Ma certo che ti porto fuori! Dove vorresti andare?
- No, ti prego. Non chiedermi dove vorrei andare. Devi essere tu a scegliere il posto giusto. Solo quando mi troverò lì, ti dirò se apprezzo la tua scelta o meno!
- Va bene, non ci sono problemi, vedrai che ti stupirò. Avvertimi quando possiamo andare!
- Beh, se vuoi anche subito...
- Perfetto! Quanto tempo abbiamo?
- Tutto il week-end! Sempre se ti va...
- Cazzo, Silvia... Ti amo... Se potessi starei con te 24 ore al giorno tutti i giorni! Come posso rinunciare ad un'occasione come questa? Mi va eccome! Dammi solo un po' di tempo per andare a prendermi due cose all'hotel, poi noleggio una moto e ti passo a prendere qui... So già dove portarti, principessa!
Balzai via dalla sedia, diedi un bacio in fronte a Silvia e uscii dalla scuola, diretto all'hotel dove avevo lasciato i miei bagagli di Malaga. Pensavo di portare Silvia a Maiorca, nella spiaggia dove avevamo trascorso insieme l'estate in cui ci eravamo fidanzati, insomma, un posto che poteva far riaffiorare solo bei ricordi. Il progetto mi sembrava bello, quindi mi diedi subito da fare. All'hotel presi solo un paio di magliette, un jeans e i pantaloncini del Real Madrid che usavo sempre per andare al mare. Misi tutto in un borsoncino, me lo attracollai e tornai in strada. Passai per un autonoleggio dove noleggiai una moto rossa targata Honda, e comprai anche due caschi. Chiesi al propietario se avesse un pennarello, lui annuì, poi me lo diede; quindi scrissi su uno dei caschi "Love You" con un cuore vicino, per essere un po' romantici anche in campo motociclistico. Ringraziato il proprietario, sgommai via diretto alla scuola, dove sarei dovuto andare a prendere Silvia. Lei era già pronta lì davanti con un piccolo bagaglio alla mano; ricordo ancora com'era vestita: camicia a righe rosse e blu, pantaloncini bianchi e degli stivali rossastri con un tacco vertiginoso, poi al collo aveva legato un foulard blu. Lasciava senza fiato per quanto fosse bella e il suo sorriso dava quel tocco in più al capolavoro quale già era. Mi avvicinai a lei, frenai, quindi abbassai il vetrino del mio casco e le dissi che era bellissima. Si limitò a sorridere con un po' d'imbarazzo, poi io le porsi il casco con su la scritta; appena si accorse della frase sorrise nuovamente, questa volta aggiungendo un "Quanto sei scemo" che ci stava tutto, perché era detto con quella piacevolissima punta di dolcezza e tremolio di commozione. Insomma, credo che quel gesto, nonostante banale e nonostante Silvia non avesse reagito troppo calorosamente, le avesse fatto piacere. Montò in sella alle mie spalle, si mise il casco e mi chiese dove l'avrei voluta portare; io mi feci una risatina e non le risposi. Naturalmente non lo feci perché volevo fosse una sorpresa, volevo proprio vedere se Maiorca come meta le piacesse, anche se ne ero già straconvinto. Silvia strinse i suoi pugni alla mia giacca, quindi partimmo. So che è da folli andare da Madrid a Maiorca in moto, ma io adoravo viaggiare su due ruote, specialmente con Silvia avvinghiata a me per così tanto tempo, e poi sapevo che anche lei sotto sotto amava le moto. E soprattutto credevo che anche a lei piacesse l'idea di starmi appiccicata per qualche ora. Arrivammo nella cittadina dove avremmo dovuto prendere il traghetto, quindi parcheggiai e scesimo. Silvia mi guardò un po' sballottolata dal viaggio, poi lesse i terminal e intuì dove la stavo portando, quindi iniziò a parlare, d'altra parte erano ore che era in silenzio.
- Tu sei pazzo! Vuoi davvero andare a Maiorca?
- Naturalmente! Credo sia il posto migliore dove portarti per stare un po' insieme... E poi so quanto l'adori!
- Continuo a pensare che sei un folle! Però hai maledettamente ragione... Se devo dire la verità, se avessi scelto io ti avrei chiesto di portarmi proprio lì... Ma volevo vedere se avresti avuto la mia stessa idea e infatti... Complimenti, non ne sbagli una!
- Ho sbagliato troppo, ora devo indovinare su tutto, no? Sembra che ci stia riuscendo, quindi continuerò così se ti rende felice...
A questo punto, passarono alcuni secondi in cui ci guardammo senza dirci nulla. Furono attimi intensi, poi io l'abbracciai. Non lo feci per il contesto, non lo feci per coprire l'imbarazzo, non lo feci per guadagnarmi qualche punto con lei; ma lo feci solo perché mi andava, semplicemente per questo. Era il tramonto, tirava una brezza leggera e tutto era fantastico. Io, Silvia e poi il mondo. Sentivo che in qualche modo era l'inizio di qualcosa di buono. Ad ogni modo, feci caricare la moto nella stiva del traghetto, poi mi imbarcai con Silvia. La cosa che più mi fece piacere, era il fatto che nel fare la fila per i biglietti e nello stesso imbarcamento, ci tenemmo la mano. Proprio così, avevamo spontaneamente avanzato mano nella mano. Non me ne ero quasi reso conto, quasi fosse una cosa normale. Ma in realtà non lo era, io e Silvia non stavamo insieme, almeno non ancora. Era una sorta di periodo di prova, me l'aveva già detto. Doveva tenermi accanto ben vicino a lei per capire come sta quando è con me. E lì decidere se quelle sensazioni sono così belle da regalarmi il perdono, e da regalare ad entrambi la felicità che avevamo perduto anni prima. Questa era la situazione. E a me stava più che bene, in primis perché potevo comunque starle accanto, e poi era anche troppo considerando gli errori che avevo commesso. Comunque, salimmo sul traghetto. Partivamo da Valencia per arrivare all'isola di Maiorca, quindi, dato che era il tramonto, saremmo giunti nella cittadina di Palma per la serata. Per questo motivo, decidemmo di prendere il biglietto a prezzo ridotto, visto che prendere una cabina per poche ore di viaggio era inutile. Ovviamente pagai io entrambi i biglietti, dovevo essere impeccabile al massimo, anche sui piccoli gesti di cortesia. Ci sedemmo su delle seggiole nella parte superiore e quindi esterna del traghetto e cominciammo a parlare per ammazzare il tempo. E cominciai proprio io a parlare perché la vedevo molto silenziosa.
- Ehi... Va tutto bene?
- Oh, sì, certo... Perché me lo chiedi?
- Ti vedo un po' spaesata... È da quando stavamo facendo la fila per i biglietti che non dici una parola... Guarda che se non ti va di andare a Palma, possiamo scendere prima che il traghetto parta!
- Ma no, figurati... Voglio andarci a Palma, altroché! Soltanto che ho paura...
- Paura? E di cosa?
- Vedi, per me è un attimo difficile... Voglio dire, cerca di capirmi, questa situazione è così strana... Ti ho chiesto io di trascorrere il fine settimana insieme, e giuro che lo voglio, solo che nella mia testa balenano dubbi su dubbi, in continuazione... Te lo dico molto francamente, sei la persona che io amo, ma è così difficile... Fino a poco fa ti tenevo la mano, ora sto pensando che forse non avrei dovuto farlo, perché non sei mio...
La interruppi. 
- Non sono tuo ma io vorrei esserlo, completamente. Ascoltami, non farti di queste paranoie... Questa situazione è difficile perché sei stata tu a deciderlo, giustamente... Ma puoi renderla facile quando vuoi; io aspetto solo quel momento, perciò non sentirti in colpa perché mi hai tenuto la mano per una mezz'ora... Non sono io a dover pesare i gesti, in questa circostanza la padrona sei solo e soltanto tu, quindi sta' tranquilla, ok?
- Forse hai ragione...
- Ehi, va tutto bene... Ricorda che decidi tutto tu, io non faccio assolutamente nulla se tu non lo vuoi!
- D'accordo... Adesso vorrei solo rilassarmi durante questo week-end, mi aiuterai?
- Se è quello che vuoi, non devi nemmeno chiedermelo!
E mi abbracciò. Le diedi mille baci sulla guancia. Sembrava apprezzare quello che le dicevo, e questo mi dava una particolare forza d'animo. Dopo poco, Silvia fece risbucare la sua testa che fino a poco tempo prima era sommersa dal mio abbraccio, e in un battibaleno me la presentò a pochi centimetri dal mio volto. Quando vidi la sua bocca così vicina alla mia, d'impulso cercai di unirle in un nuovo bacio; ma stavolta Silvia non acconsentì: prima che le mie labbra trovassero le sue, voltò di poco il suo viso e le mie labbra si posarono solo sulla sua guancia. Mi sentii in imbarazzo, poi vidi che lei se la rideva sotto i baffi, ma comunque cercai di chiedere scusa.
- Scusami, scusami, scusami...
- Di cosa? Dai, non è successo nulla... Stavolta!; e sorrise.
- Già... Il fatto è che a volte davanti a te mi viene quasi automatico... Insomma, so che è sbagliato per tutto quello che abbiamo detto prima, ma sei talmente bella e poi... E poi io ti amo...
Arrossì un po', poi si riprese.
- Dai, davvero, lascia stare. Va tutto bene!
   
 
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