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Autore: fers94    02/01/2012    1 recensioni
Rober fa ritorno a Madrid dopo tre anni di assenza per ritrovare la donna che ha sempre amato.
Il primo capitolo fa solo il punto della situazione, mentre nei successivi si sviluppa l'intreccio della storia.
(...) Il suo sorriso era quello di sempre, quello che i miei occhi avevano fotografato anni prima ed avevano gelosamente custodito in un angolo segreto della mia mente (...) [dal capitolo 3]
(...) - Buongiorno... Da quanto sveglio? - Da sempre. Ho passato la notte a guardarti dormire. Sembri un angelo quando dormi. - E quando sono sveglia, invece? - Quando sei sveglia, lo sei. (...) [dal capitolo 10]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Scomode realtà
 
 
Andai al minibar del traghetto, presi due birre e tornai da Silvia, quindi, con il sorriso stampato sul volto, le porsi la sua bibita. Mi ringraziò, poi avviò lei i discorsi.
- A Madrid non ti è rimasto più nessun contatto?
- Oh, no... Da quando me ne sono andato, ho troncato i rapporti con tutti, perché mi ero autoconvinto che se davvero avessi voluto ricominciare una nuova vita da zero, avrei dovuto tagliare tutti gli stralci di passato, indipendentemente a chi fossero legati. E così, ho cancellato decine di numeri di telefono, pronto ad andare in una sorta di isolamento. Non ho più sentito nessuno, eccetto Pedro o Lola da Skype, che tra l'altro erano sempre loro a cercare me e non viceversa. Ad oggi, me ne vergogno. Insomma, non avrei dovuto escludere persone così importanti per me solo per le mie stupide convinzioni. Eppure l'ho fatto a suo tempo, un altro dei miei tanti errori...
- Quindi non hai sentito nessuno degli allievi della scuola? Non so, eri molto legato a Cesàr o a Tanya...
- Mmm... Cèsar no, da quando ha ricevuto un contratto quando io ero ancora allievo, è sparito... Tanya non l'ho più sentita, però l'ho incrociata un paio di volte nei giorni scorsi... Sembra così strana, così cambiata...
- Non sai di quello che le è successo, vero?
- Cosa le è successo, perché? Dovrei sapere qualcosa?
- Beh, ci credo che ti sembra cambiata... Vedi, Tanya, circa un anno dopo la tua partenza, ha ricevuto un contratto discografico, da una montagna di soldi e da buoni investitori. Era tutto perfetto per lei; sarebbe stata lanciata in una carriera stellare, avrebbe guadagnato un sacco e sarebbe diventata famosa. Purtroppo però, all'ultimo momento, gli investitori si sono tirati indietro ed hanno scelto un'altra cantante per quel progetto. Da allora Tanya è caduta in un'immensa depressione, sentendosi fallita nella sua più grande ambizione, ovvero il canto. L'arte che amava l'ha tradita, le ha sbattuto una porta in faccia. Da quel giorno, oltre alla depressione, di giorno in giorno è andato crescendo in lei un vero e proprio disturbo mentale, tanto è vero che da anni è seguita da psichiatri professionisti che la tengono sotto terapia, ma pare che la mente di Tanya sia ormai profondamente disturbata. Insomma Rober, per farla breve è diventata pazza, in seguito a una crisi isterica è andata incontro ad una vera e propria malattia. Per ora è questa la situazione, potrebbe anche darsi che presto sarà trasferita in una comunità o peggio in un manicomio. Mi dispiace, è andata così; ti prego solo di non dire a Puri che sono stata io a dirtelo, lei ha molto a cuore questa questione della nipote, non vorrei che si sentisse toccata sentimentalmente, sensibile com'è...
Da quel momento cominciai a non capire più nulla; Tanya era diventata pazza, pazza per davvero, a livello clinico. Per un po' rimasi in silenzio, poi tornai sulla terra trovando lo sguardo di Silvia che cercava il mio in attesa che dicessi qualcosa, quindi sospirai e provai a fargliela breve, sui miei due incontri con Tanya da quando ero tornato.
- Silvia, Tanya crede di amarmi...
- Cosa?
- Vedi, l'ho incrociata due volte dal mio ritorno, così ci siamo salutati e abbiamo scambiato due chiacchiere; lei mi ha detto solamente che è innamorata di me, con una convinzione allucinante che però a me è sempre risultata impossibile. Non ci ho mai creduto, ed adesso che mi hai detto come stanno le cose, si fa tutto più chiaro...
- E quando avevi intenzione di parlarmene? Aspettavi cosa per dirmelo? Cosa?
Silvia si scaldò; era evidentemente infastidita dal fatto che nonostante fossi al corrente dell'ipotetico sentimento che Tanya provava verso di me, non gliel'avessi fatto presente. Tra l'altro io non conoscevo neppure la situazione psichica di Tanya e dalla mia posizione le parole di Tanya potevano tranquillamente risultare fondate e veritiere, il che aggravava la mia situazione. Ma io sapevo di per certo che quel che mi aveva detto Tanya era falso, però ovviamente Silvia avrebbe avuto parecchie argomentazioni per non prendere del tutto in considerazione le mie convinzioni. Nonostante tutto, nonostante l'amarezza per Tanya e nonostante la rabbia che leggevo negli occhi di Silvia, provavo uno stimolante piacere del fatto che Silvia sembrasse gelosa di Tanya, quindi risposi.
- Ehi, io sapevo benissimo che non poteva essere vero... Sono sempre stato convinto che tra me e Tanya l'amore non sarebbe mai potuto nascere... So distinguere il bene e l'amore, e tra me e lei non può esserci altro che bene, tanto bene, come c'è sempre stato, ma nulla più di questo bene!
- Ah sì? Tu ne sei convinto, forse. Ma lei? Chi te lo dice quello che potrebbe provare lei per te, invece?
- Beh, la conosco. Andiamo, è impossibile che sia innamorata di me! La conosco troppo bene!
- Cazzo Rober, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Se davvero la conoscessi come dici di conoscerla, avresti subito capito che c'era un problema ben più grave del cambiamento personale quando ti ha detto di quel che prova verso di te... Invece hai solo saputo dirti che non la riconoscevi più perché era cambiata... A me sarebbe bastato uno sguardo, uno solo, per capire se tu fossi diventato mentalmente instabile. Perché io ti conosco alla perfezione. Mi spiego meglio; le ipotesi possono essere due: o tu Tanya non la conosci così bene come sostieni di conoscerla, o volevi fare il furbo e tenerti la carta di riserva da giocare nel caso io ti avessi mandato a fanculo. Allora, quale delle due?
Sembrava strano, ma dentro di me ero compiaciuto di quella gelosia. Era un segnale che mi faceva capire che lei teneva davvero a me. Insomma, io lo sapevo, ma era bello vederne dimostrazione. L'amarezza per Tanya e il compiacimento per la gelosia di Silvia si mescolarono in me, in ogni caso era ora che dessi una risposta quantomeno sensata.
- Nessuna delle due. Io Tanya so di conoscerla bene, ma sinceramente diagnosticare un disturbo mentale in due chiacchierate mi sembra eccessivo, per quanto la nostra conoscenza sia elevata. E la seconda ipotesi che mi hai disposto, non mi sento neppure di commentarla. Ti voglio chiedere una cosa però; mentre mi rimproveravi di questo mio comportamento, ti sei lasciata sfuggire che ti sarebbe bastato uno scambio di sguardi con me per capire se c'era qualcosa dentro me che non andava, dopodiché hai giustificato il tutto dicendo che è perché mi conosci alla perfezione. La mia domanda allora è: se davvero sei convinta di questo, perché non mi guardi negli occhi e non mi dici davvero perché io non ti abbia parlato dei discorsi con Tanya? La verità è perché non le consideravo dichiarazioni attendibili, non le ho mai prese sul serio perché sapevo in un modo o nell'altro che fossero false. Ora guardami negli occhi e dimmi se ti sto mentendo!
Silvia scosse la testa, sorridendo, poi riprese il discorso.
- So che non menti. E mi aspettavo reagissi così. Ad ogni modo, per quanto riguarda Tanya, non darle comunque troppa corda; lo ammetto, sono gelosa, d'accordo. Come se già tu non lo sapessi.
- Ah, sei gelosa?
- Già... Sai, penso che se una persona è innamorata, in fondo sarà sempre gelosa. Soltanto che c'è chi lo ammette e chi no. Io almeno lo ammetto, tanto si vedrebbe anche se non lo dicessi.
- Sai una cosa? A me di Tanya come ragazza della mia vita non è mai importato. Non sono così lurido da prenderla in considerazione per compassione, o peggio per pietà. Tu invece, mi piaci ogni istante che passa di più. Sempre di più, inesorabilmente di più. Ti amo sempre di più, anche se ti incazzi per delle stronzate; il fatto è che alla fine finiamo sempre per trovarci sulla stessa strada, quindi non c'è nulla da fare, saremo sempre legati l'uno all'altra. Il signor destino mi ha riportato da te; un motivo dovrà pur esserci, l'hai detto tu!
- Perché mi dici questo, proprio ora?
- Mah, semplice... Perché tutto quello che mano a mano dici e fai, mi convince sempre di più che tu sei quello di cui ho bisogno. Niente in particolare, è proprio questo il bello. L'importanza di qualcosa sta nelle sue piccole cose, nei suoi piccoli frammenti e nelle sue piccole sfaccettature. Io questo concetto lo capisco perfettamente standoti accanto.
- Ora mi dirai anche che sta a me decidere; lo so.
- Esatto, ma finché siamo messi così, non c'è fretta. Dai, prendi le tue cose che siamo arrivati, io vado giù a prelevare la moto, d'accordo?
- D'accordo...
La baciai sulla fronte e calai alla stiva, col bigliettone blu che serviva per ritirare la moto in mano. Feci dieci minuti di fila per farmi ridare il veicolo, quindi mi rincontrai con Silvia direttamente su terraferma. Le sue cose le aveva già in spalla e stava guardando per aria in segno praticamente di attesa. Portai la moto a mano verso di lei, poi le chiesi se le andava di arrivare in albergo con la moto piuttosto che arrivarci con un puzzolente taxi costiero dai costi tra l'altro piuttosto salati, e lei mi fu d'accordo. In qualche modo, riuscimmo ad attraccare tutti i bagagli a ridosso della moto, quindi partii con una velocità abbastanza considerevole, tanto è che Silvia mi diede una pacca sulla schiena come se stesse chiedendomi di rallentare. Avevo in mente di farle rifare su per giù lo stesso itinerario di quell'estate passata insieme, anche se non ricordavo precisamente tutte le strade da percorrere per arrivare alle mete prestabilite. Non nascondo che mentre guidavo c'era anche quella parte di cervello che si analizzava la questione su Tanya, ma la cosa bella è che non sapeva come argomentare quel concetto, perché sembrava così assurdo da essere impossibile, eppure era l'unica verità, che tra l'altro chiariva tante cose. Sta di fatto che attraversai decine di rotonde con vista sul mare, che si affacciavano a ridosso di chilometri e chilometri di spiaggie dalle bianche sabbie, con quella brezza al sapore salato che si percepiva anche in moto con un casco integrale addosso. Alcuni dei tratti che percorsi mi furono familiari, nel senso che ricordai di averci già portato Silvia, altri probabilmente no, ma la cosa non era poi di vitale importanza; l'importante era che lei stava lì con me. Finalmente giunsi allo storico hotel di Palma, il Quetzal Rojo, dove io e Silvia avevamo alloggiato nell'estate del nostro fidanzamento. Parcheggiai con tranquillità, dopodiché porsi la mia mano verso Silvia con galanteria per aiutarla a scendere dalla moto. Una volta scesa si stava caricando addosso tutti i borsoni, ma con un'occhiata le feci capire che quello sarebbe stato compito mio. Le feci poi cenno di seguirmi all'ingresso dell'albergo, e di lì andammo insieme. Mentre facevamo la coda alla reception dell'albergo, mi resi conto che non avevamo stabilito un importante dettaglio, quindi lo feci presente a Silvia.
- Ehm... Per quanto riguarda le camere?
- Cosa?
- Ne prendiamo due, separate?
- Oh santo cielo, Rober! Ancora a parlare di questo stiamo? Il concetto è questo; ci siamo visti nudi e abbiamo fatto l'amore un numero indecifrabile di volte, ora cosa vuoi che me ne importi di dormire o meno nel tuo stesso letto per un week-end con o senza scopare?
- Beh, sai, per me invece conta questo. Sono tornato per riconquistare la tua fiducia e per ricominciare una storia con te, mi sembra il minimo chiederti se preferisci dormire da sola o insieme a me... Guarda che il mio obiettivo non è portarti a letto, ma tornare ad amarti e farmi amare. Mi dispiace che tu dica questo...
- Sì, hai ragione... Scusami, è che continuo a trovarmi in una posizione talmente ai limiti dell'assurdo con te, che ogni tanto me ne esplodo con queste cose senza senso... Comunque, io provvederei per un'unica camera, matrimoniale. Mi fa piacere dormire con la persona che amo, indipendentemente dalla situazione assurda o meno. Penso che anche stanotte siamo stati bene, anche senza sesso. Sbaglio?
- Non sbagli... Sono d'accordo per la matrimoniale!; dissi poi ridendo, mentre Silvia mi sorrise con una punta d'imbarazzo, evidentemente resasi conto della svista che aveva avuto facendomi quel discorso poco prima.
Ma io la capivo. Capivo che ogni tanto potesse sfogare l'assurdità della posizione nella quale si trovava in modi abbastanza spiccati, e non le si poteva dare torto. Per questo poi l'avevo buttata sul sorriso, l'unico modo che avevo per vedere sorridere anche lei e per questo ne potevo infine gioire. Perciò, alla fine provvedemmo per la doppia; ci capitò la 407 del quarto piano, della serie che ogni volta ci toccava prendere l'ascensore, perché quattro rampe di salita mi sembravano eccessive.
   
 
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