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Autore: fers94    02/01/2012    1 recensioni
Rober fa ritorno a Madrid dopo tre anni di assenza per ritrovare la donna che ha sempre amato.
Il primo capitolo fa solo il punto della situazione, mentre nei successivi si sviluppa l'intreccio della storia.
(...) Il suo sorriso era quello di sempre, quello che i miei occhi avevano fotografato anni prima ed avevano gelosamente custodito in un angolo segreto della mia mente (...) [dal capitolo 3]
(...) - Buongiorno... Da quanto sveglio? - Da sempre. Ho passato la notte a guardarti dormire. Sembri un angelo quando dormi. - E quando sono sveglia, invece? - Quando sei sveglia, lo sei. (...) [dal capitolo 10]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. Tuffi nel passato
 
 
Una volta presi i bagagli, salimmo sul traghetto. C'era un gruppo di animazione che stava ballando Grease, così mi tornò alla mente un aneddoto di quando eravamo all'Arrànz e lo volli ricordare a Silvia.
- Ricordi quando al primo anno dell'Arrànz ti presero per fare Grease?
- Oh sì, certo... Peccato che poco dopo mi tolsero la parte! Però fu divertente...
- Sai, forse non te l'ho mai detto ma... Un giorno, mentre provavi per il corpo di ballo di quel musical, io e Pedro stavamo sistemando la roba del produttore sopra la platea; sai, il professore di recitazione ci aveva obbligato... Ed allora ci siamo messi a guardarti... Io dissi a Pedro che non eri davvero niente male, ed intendevo in tutti i sensi, e lui mi rispose che tu eri la migliore... Mi dava fastidio che lui avesse un rapporto più confidenziale con te rispetto a me... Poi aggiunsi che io ti avevo vista per primo e che per me saresti stata perfetta, dunque lui mi disse che non dovevo esserne poi così sicuro... Non immagini quanto mi diede ai nervi!
- Al primo tu te la facevi con Ingrid, cretino!
- Già, perché tu non mi vedevi neppure! Avevi occhi solo per il bifolco, ed io, siccome a quei tempi non potevo fare a meno di rimorchiare, mi sono buttato su qualcun'altra! Avanti, non ricordi come ho approcciato con te? Non avrei potuto fare di peggio!
- Sì che me lo ricordo... Negli spogliatoi, il secondo giorno forse... Ricordo bene quanto odiavo che spogliatoi maschili e femminili fossero in comune... Mi stavo spogliando, ero rimasta in mutande e reggiseno, e tu ti sei seduto sulla panca di fronte alla mia... Ti stavi chinando per slacciarti le scarpe e...
- ...E poi ti ho vista. Ed ho fatto la classica faccia del morto di figa! Ti avrò squadrata da testa a piedi! Così tu ti sei coperta un po' imbarazzata e mi hai detto: "Cosa vuoi, idiota?", allora io ti ho sorriso e tu hai continuato dicendomi: "Vuoi che mi metto in piedi così riesci a vedere meglio?!"
Silvia rise divertita, poi ripose:
- Già... Che cretini... Oppure, ricordi quando Rafa arrivò il suo primo giorno negli spogliatoi e dopo aver fissato noi ragazze ed essersi presentato andò via? Io mi girai verso Lola ed Ingrid e dissi loro che era carino...
- Certo che mi ricordo! Io dopo averti sentita mi voltai verso di te e con un tono quasi minaccioso ti dissi: "Cos'è, ti piacciono i ragazzini adesso?" e tu ti innervosisti e mi risposi male...
- Già, è vero... Ti dissi: "E a te cosa importa?!", quindi tu uscisti scazzato dagli spogliatoi mentre tutti ridevano... Mi fa strano ripensare a queste cose, sai? Quando ancora non eravamo in confidenza...
Sorrisi e dunque risposi.
- Beh, era solo il primo anno... Ma come puoi constatare, sono sempre stato geloso di te! Odiavo che per le prove a coppia di recitazione sceglievi sempre Pedro come compagno... Io e Lola rosicavamo! Per forza poi mi mettevo in coppia con Ingrid... Tu mi rifiutavi sempre! Ti sei fatta desiderare parecchio, eh?
- Semplicemente mi piaceva Pedro! Tu forse avrai avuto un colpo di fulmine con me, ma io no. A me piaceva lui perché era buono, e fu il primo a rivolgermi la parola e a cui feci le mie confidenze. Tu avevi un'altra testa, pensavi solo a guardare i culi delle ragazze ed a portarti a letto tutte quelle che poco poco riuscivi ad affascinare... Tipo Ingrid!
- Hai ragione, ero davvero un idiota! E comunque con Ingrid ci sono andato a letto solo una volta, e tra l'altro quando io e te eravamo già stati insieme e c'eravamo anche lasciati. E lo sai perché? Perché io stavo male per te e lei per Juan. Ci siamo semplicemente consolati a vicenda. Al primo ci siamo andati vicini, ma non abbiamo mai consumato. In ogni caso, alla fine, tu mi hai fatto cambiare testa!
- Sì, certo. Dimmi la verità, Rober. Quando abbiamo fatto l'amore per la prima volta, l'hai fatto perché mi volevi oppure perché segnava una specie di vittoria nella tua specie di guerra con Pedro? Non metto in dubbio che poi siamo stati insieme e siamo stati innamorati, ma voglio solo sapere se tra noi è nata per una tua mania di protagonismo o perché mi volevi...
- Non me l'avevi mai chiesto prima.
- Sì, è vero. Ma ho sempre voluto saperlo. Ho sempre creduto che se te l'avessi chiesto quando stavamo insieme, ti saresti solo incazzato. Per questo te lo chiedo ora. Se davvero sei cambiato come credo e spero, penso che tu mi possa dare una risposta seria e sincera...
- E va bene. Io l'ho fatto perché ti desideravo dal primo giorno che ti avevo vista. Pedro mi era antipatico dall'inizio, questo è vero, e quando poi ho scoperto che anche a lui piacevi tu, quell'antipatia è diventata odio, con relativa competizione. Quando ho saputo che stavate insieme, non c'ho visto più. Ma non c'ho visto più non perché mi dava fastidio che Pedro mi avesse fottuto, ma perché tu avevi preferito lui a me. Tu non sei mai stata una conseguenza, semmai la conseguenza è stata la "guerra" con Pedro...
- Non c'hai visto più, eh? Infatti l'hai preso a pugni...
- Oh, ha iniziato lui!
- Certo, perché gli avevi appena detto che era cornuto!
- Era la verità, mi pare di ricordare... E tu non ti eri decisa a dirgliela!
- Anche questo è vero...
- Senti, mi dispiace per il modo in cui ho reagito e questo te l'ho già detto molte volte. Voglio solo che ti sia chiaro che non ti ho portata a letto solo perché eri la donna di Pedro... Tra l'altro io l'ho saputo il giorno dopo...
- Lo so... È acqua passata!
- Già, però mi hai fatto patire! Volevi partire con lui... E quando io ti incontravo per i corridoi gli ultimi giorni chiedendoti di guardare in faccia la realtà, mi mandavi a quel paese! Non dimenticherò mai quando negli spogliatoi ti dissi che se mi avessi guardato negli occhi dicendomi che per me non sentivi niente, ti avrei lasciata stare... Tu non lo facesti... E il giorno dopo, alla fine, sei partita con me... Beh, è una bella storia da raccontare, no?; dissi sorridendo.
- Sì, lo è. Fino a quel punto, lo è.
- Allora non andiamo oltre col ricordare, d'accordo?
Sapevo che si stava riferendo all'episodio del suo aborto spontaneo, volevo raggirare di nuovo l'ostacolo, dunque ripresi.
- Beh, allora dimmi... Quando hai capito di sentire qualcosa per me? Se ti va di dirmelo... Ecco, vedi... Di queste cose non ne abbiamo mai parlato, perché io prima ero solo un idiota e non pensavo a quanto fosse bello soffermarsi a guardare la propria storia d'amore. Ora però, ho capito un po' meglio il tutto e così, mi farebbe piacere capire...
- Ma sì, voglio dirtelo. Beh, che ti ho notato subito, non lo nego. Perché eri un gran figo. Solo per quello però. Dopo ho capito che eri un tipo che sapeva solo fare il duro, lo spaccone e l'arrogante, quindi ho smesso di osservare te. Ed ho conosciuto Pedro. Con lui sembrava tutto facile. È stato il primo a capire che io non ero quel che sembravo. Sembravo perfettina, impeccabile, insensibile, distaccata ed incapace di ridere. Invece ero solo una ragazza che fino ad allora non aveva conosciuto la felicità. Non avevo mai avuto amici, facevo solo quello che mia zia voleva che facessi e non avevo mai avuto l'affetto da parte dei miei. Nella mia vita avevo ricevuto tanti regali, tanto denaro, ma poco affetto. Niente carezze, abbracci. Niente favole alla sera. Pedro aveva capito che non ero quel che sembravo, ma semplicemente ero una che non aveva mai imparato ad essere felice. Così, mi cominciò a stare accanto e fu capace di regalarmi qualche sorriso. Tu, nel frattempo eri sempre lo stesso. Quando poi abbiamo fatto insieme la prova di fiducia per il professore di recitazione, ti ho visto un po' più sciolto. Dovevamo solamente fare una presa, ma lì mi hai trasmesso sicurezza. E da lì, tu con me hai cambiato atteggiamento. Avevi un modo di provarci tutto tuo. C'erano dei momenti in cui t'avrei ammazzato perché ti facevi odiare, altri in cui volevo baciarti perché ti facevi amare. Mi intrigavi parecchio, ma non mi sembravi affidabile, quindi non mi sono spinta oltre. Pedro lo sentivo più per me. Sai quando ho cominciato a vederti con occhi diversi? Quando hai dovuto tenere Sergio a scuola per un po'. Ti ho visto preoccupato, attento, serio, premuroso e dolce. Non eri più il playboy sbruffone e cinico che sembravi. Già, perché lo sembravi solo. Quello che tu eri in realtà, era la persona che eri con tuo figlio. Tutto il resto era una specie di guscio che ti costruivi addosso, per nascondere la tua fragilità. Insomma, un po' come me, sembravi quello che non eri. Sergio fu la chiave che aprì il tuo cuore. Che fino a quel momento, si celava a tutti. E quando io ti ho visto col cuore aperto, mi sono innamorata di te. Pedro poi ci provò, io gli volevo bene ed ho voluto provare a credere che avessimo un futuro. Ma amavo te. Lo detestavo, ma era così. E appena ti sei fatto avanti, nonostante io provai ad evitare di tradire la buona fiducia di Pedro ed ulteriori casini, ho ceduto. E il resto lo sai da te.
- Dimmi una cosa; dopo esserci lasciati, mi hai rimosso subito?
- Magari. Vedi Rober, ero innamorata di te, ma eri un cretino, davvero. Sapevo benissimo che mi amassi e che tenessi molto a me, ma il fatto è che spesso ti comportavi come un immaturo ed egoista. Non te ne rendevi neppure conto, ma alle volte dicevi la parola più sbagliata che si potesse dire o facevi il gesto meno adatto che si potesse fare.
- Però io ti amavo.
- Questo lo so. Ed anch'io ti amavo. Il tuo problema è che quel guscio che ti eri costruito addosso, era diventato purtroppo parte di te. E neanch'io riuscivo più a romperlo.
- Già. Hai ragione. Però, in questi tre anni ci ho lavorato su. Ti garantisco che il Rober idiota, immaturo ed egoista non esiste più. Ho rotto il guscio. Anzi, l'hai rotto tu. Diciamo che ha impiegato un bel po' di tempo per sgretolarsi, ma alla fine sembra essersi rotto. È per questo che sono qui. L'amore per te non è mai cambiato, quello che è cambiato sono io. Ho capito i miei errori ed ho messo via il guscio. Ora vediamo se senza, tra me e te può finalmente andare.
Sorrise, poi mi rispose.
- D'accordo, questo è quello che vogliamo sapere entrambi. Comunque, non ti ho cancellato molto facilmente dopo aver rotto. È stata dura. Nei primi tempi dopo aver rotto, abbiamo comunque trascorso molto tempo insieme e questo non faceva altro che confondermi... Mi sei stato vicino quando successe tutto quel casino con Alvaro, e, mentre tu dicevi di amarmi, ti negavo ogni secondo tentativo per la nostra storia e dicevo di amare lui, nel momento in cui dovevo dirti addio, ti ho salutato come se fossi tu l'unico che amavo... Perché era così, anche se io non volevo che lo fosse. Volevo amare Alvaro perché, nonostante sapevo fosse un criminale, fuggendo insieme a lui, io non ti avrei mai più visto e forse ti avrei dimenticato... Ero convinta che anche se lui mi avesse offerto un vita da latitante, sarei stata bene e non avrei più pensato a te. Io volevo cancellarti, non so neppure io il perché... Destino volle che ad ogni modo con Alvaro finì come finì ed io e te ci rivedemmo un'ora dopo, quindi non fu affatto un addio... Quando poi sei stato accusato di stupro, ho subito capito che tu non potevi avere niente a che fare con tutta quella storia. Io sapevo perfettamente com'eri fatto. Guscio compreso. Non potevi mai aver fatto una roba simile, lo sapevo chiaramente. Dal giorno che ti hanno espulso da scuola, non ho fatto altro che tormentarmi. Pensavo a come stessi, se avessi bisogno di qualcosa e se io potessi aiutarti in qualche modo. Negli spogliatoi tutti ti deridevano, ed io ti ho difeso con le unghie e con i denti. Alla fine, la verità è venuta a galla, e mi si è come tolto un peso dall'anima. Lì ho capito che non potevo fare a meno di riservarti un posto dentro di me, ma che in ogni caso, non potevamo stare insieme. Per questo non abbiamo mantenuto neppure un rapporto di amicizia. Sarebbe stato falso. E per lo stesso motivo, non ci siamo odiati, perché in qualche modo sarebbe stato come amarci. E noi non potevamo. Da quando ritirarono la denuncia e tu tornasti a scuola, ci fu solo indifferenza totale, almeno era quella che veniva esternata. Dentro lo sapevamo benissimo tutti e due come correvano le cose. Immagino che questo discorso che riguarda quello che sentivo io, sia lo stesso per quello che sentivi tu, non è così?
- Incredibile. Esattamente quel che sentivo io. L'unica variazione è che, mentre tu ti sei allontanata perché una parte di me non meritava di essere amata, io ti stavo lontano perché non volevo farti soffrire, proprio per colpa di quella parte di me. Ed ho capito che se non fossi cambiato, sarebbe andato tutto al vento. Pensavo di non esserne capace, perciò ho tentato di costruirmi un'altra vita, ma ho fallito perché... Perché l'amore verso di te non poteva essere soffocato. E quell'amore, mi ha fatto cambiare, per far sì che potessi tornare da lui. Ed è quello che ho fatto.
- Beh, anch'io ci ho provato, a rifarmi una vita. E forse il mio fallimento è stato anche peggiore del tuo. Quell'amore represso, ho voluto trasformarlo in un nuovo amore, da dare a qualcun altro. Peccato che abbia sbagliato il qualcuno. Prima con Alvaro, poi Pavèl... Ma più di tutti Horacio. Credevo davvero in lui, non come avevo creduto in Alvaro, io in Horacio confidavo veramente tutta la mia felicità. Credevo che lui potesse finalmente e definitivamente togliermi il tuo pensiero dalla testa, credevo potesse farmi rinascere. E invece mi ha ucciso, un'altra volta. In ogni caso, credo non avrebbe funzionato nemmeno con nessun altra persona di questo mondo... E lo sai perché? Perché quell'amore sarebbe potuto tornare solo a te, che me l'avevi messo nell'anima. Ecco tutto.
- Non immagini quanto vorrei poter tornare indietro e cancellare tutti i miei errori... È stata colpa mia, tutto...
- Ne abbiamo già discusso. Abbiamo sbagliato enrambi, in un modo o nell'altro. E comunque adesso che senso ha ricordare il dolore? Perché invece non mi racconti tu come e quando ti sei innamorato di me? Io te l'ho detto, adesso tocca a te!
- Certo. Allora, vediamo... Quando sono arrivato all'Arrànz, volevo solo pensare a diplomarmi per un mio tanto sperato futuro da attore. E volevo farlo anche per Sergio, perché magari Bea avrebbe saputo che stavo mettendo la testa a posto e me l'avrebbe allora fatto conoscere. Grazie al cielo, andò così. Dunque, appena sono arrivato, ho capito che era un bel posto; c'era musica dappertutto, era pieno di ragazze e di giovani come me. Io ero consapevole che sarebbe stata dura essere ammesso, ma qualcosa mi diceva che avrei potuto farcela. Ed è andata così. Tra i venti nomi degli ammessi, c'era anche il mio. Sai, durante i test d'ammissione avevo già imparato ad odiare Pedro, ti lascio immaginare cosa mi prese quando me lo ritrovai come compagno di stanza... Poi, un giorno ti ho notata negli spogliatoi. Eri antipatica, ma meravigliosa. Esteticamente mi sei piaciuta subito; eri raffinata, avevi classe, stile ed eri bellissima. Però eri chiusa, permalosa e parlavi solo col bifolco. Per questo, ho pensato che non facessi al caso mio. Così nei primi tempi, ho fatto l'idiota con altre del corso, a partire da Ingrid. Finché, per recitazione, ci hanno accoppiati per una prova, quella di fiducia. O meglio; tu e Pedro avevate formato una delle tante coppie, ed io, visto che eravamo dispari, ero rimasto senza nessuno. Così, il professore mi ha detto di venire da voi, che l'avremmo fatta in tre quella prova. E poi... Ad un certo punto Pedro ci ha lasciati soli perché doveva sbrigare una commissione, ed io e te abbiamo parlato un po'. Sai cosa mi ha colpito? Una frase che mi hai detto. Era.. "Rober, tu fai tanto lo spaccone, ma secondo me, in fondo hai il cuore tenero.". Ecco, tu avevi capito tutto di me. Ed io ci rimasi di sasso, non mi spiegavo come avessi fatto a capirmi. Nessuno mi capiva. Da quel giorno, hai cominciato a girovagare nella mia mente. Ma credo di essermi innamorato la prima volta che abbiamo ballato insieme. All'insegnante di danza serviva un allievo da proporre per ballare con quelli del terzo, ed io volevo prepararmi per bene, così ti ho chiesto di aiutarmi, giustificando la proposta col fatto che tu eri la migliore ma... In realtà era per stare più tempo con te. Tu eri un po' scocciata, ma accettasti. Ero una frana, così mi dicesti che per migliorare la coordinazione, avrei dovuto provare a ballare con te. Fu bellissimo. Ecco, è da quel momento che ti ho amata. Poi, mi sei stata accanto quando mi venne a trovare Sergio, e per me fu importante quel gesto. E ancora poi, abbiamo fatto l'amore. Il resto lo sappiamo, no?
- Già. Malgrado tutto quanto, fa un certo effetto tornare con la mente a quei giorni...
- Beh, sì certo.
E mi calò qualche lacrima. Silvia se ne accorse, quindi tentò di rassicurarmi.
- Ehi, che ti prende?
- Nulla. I tuffi nel passato mi fanno sempre un certo effetto...
- Dai, allora può bastare, no? Non mi ti far vedere così che mi impressiono! Non sono poi così abituata a vederti piangere!
- Già, ti chiedo scusa. Allora, come ti trovi a lavorare a scuola?
- Bene, bene davvero. Quella scuola è ormai diventata casa mia... Ci dormo anche! Sai, tra due anni scade il contratto di quasi tutti gli insegnanti dei corsi; sai com'è, con tutti questi tagli ai fondi culturali... Insomma, Carmen mi ha detto che se continuo a lavorare bene come assistente alla professoressa di classico, alla scadenza dei contratti potrei prendere il suo posto che altrimenti resterà vacante. Sarebbe favoloso...
- Ehi, complimenti! Mi fa piacere per te...Ma continuerai a seguire gli studi in quella compagnia a Madrid?
- Non saprei. Forse se Carmen mi assumesse, potrei anche chiuderla lì. Ho studiato molto in questi anni, forse può anche bastare. Insomma, tre anni al National Ballet di New York, quattro anni all'Arrànz di Madrid ed altri tre in una compagnia. Magari è ora che io dia quel che mi hanno insegnato agli altri. Forse è la volta che sia io ad insegnare.
- E devi contare che ti sei risparmiata di elencare gli studi che tua zia ti ha fatto seguire da bambina. Io sono d'accordo. È ora che tu faccia della danza la tua vita, smettendola di studiarla. Devi praticarla e basta ora, eh? E poi magari, nel frattempo ti esibirai nei più importanti teatri d'Europa... Sai che insegnare all'Arrànz da' una grossa spinta popolare, no? Sarebbe perfetto!
- Già, ma non è neppure sicuro che sia io a ricoprire quel ruolo, eh... Forse sto correndo troppo con la fantasia!
- Andiamo, Silvia. Carmen ti ha sempre adorato. Sono sicuro che ti darà quest'opportunità, vedrai.
- Lo spero!
Ancora qualche chiacchierata, poi arrivammo a Valencia. Feci scaricare la moto dalla stiva del traghetto e in men che non si dica, ripartimmo per Madrid. In quel frangente, ho odiato la moto. L'ho odiata perché non potevo guardare Silvia negli occhi e non potevo neppure parlarle. Potevo però almeno sentire le sue braccia attorcigliate al mio busto, il che non era affatto spiacevole. Verso le sei e mezza del pomeriggio eravamo davanti all'Arrànz. Dissi a Silvia che l'avrei raggiunta più tardi, perché sarei andato a restituire la moto all'autonoleggio, quindi lei scese ed io andai. Ci misi poco lì, perché non vedevo l'ora di rientrare a scuola e restare ancora un po' con Silvia. Non c'era nient'altro che volevo, quindi fui lì in dieci minuti. Entrai disinvolto, i ragazzi erano sparpagliati per le sale perché stavano cominciando i rientri dopo l'episodio del guasto elettrico ed io e Silvia eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo visti nella sua stanza. Nel tragitto però, incrociai Tanya, che mi balzò davanti. Era la prima volta che parlavo con lei consapevole della sua situazione mentale.
- Ciao, Rober.
- Ciao, Tanya.
- Dove sei stato in questi giorni?
- A Palma, al mare...
- Immagino con Silvia, no?
- Già...
- Sei stato bene?
- Molto bene, grazie. A te come va?
- Come sempre. Questo week-end, col guasto qui a scuola, l'ho passato a casa a divorarmi dvd... Una noia mortale, ma almeno mi sono distratta un po'!
- Da cosa avevi bisogno di distrarti?
- Dal mio schifo di vita.
- Ehi, avanti, non dire così. Una sera di queste ci prendiamo una birra insieme come ai vecchi tempi, ti va?
- E Silvia? Non sei qui per lei?
- Ma sì, certo. Però a te voglio molto bene e mi va di passare un po' di tempo anche con te. Non c'è nulla di male, non vedo quale torto potrei fare a Silvia!
- È ovvio che per me va bene... Ma tu e Silvia vi siete rimessi insieme?
- Oh, no. Abbiamo solo ripreso in mano un'importante questione lasciata in sospeso e per farlo ci stiamo rifrequentando. Beh, naturalmente io spero che vada a finire in bene.
- Già, sei qui per questo. Volevo scusarmi per il mio comportamento dei giorni scorsi... Non ne avevo il diritto, perdonami... Buona giornata!
Non mi diede neppure il tempo di rispondere alle sue scuse che fu via in un attimo. Effettivamente aveva degli atteggiamenti molto strani. A stento mi guardava negli occhi, due giorni prima me ne aveva dette di cotte e di crude ed ora si stava scusando. Io però le volevo bene e non mi piaceva vederla così male, per questo avevo voglia di prendermi una birra con lei per parlare un po'. Non mi interessava che non ci stesse con la testa. Avevo capito che ormai non aveva neppure più amici e non mi sentivo di abbandonarla anch'io. Forse a Silvia non sarebbe piaciuta l'idea, ma io non avrei fatto nulla di male, neppure col pensiero e non me ne volevo fare nessuna colpa. 
   
 
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