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Autore: Seren_alias Robin_    02/01/2012    18 recensioni
Chiedimelo.
Se ti fa stare così male,allora chiedimi di rimanere.
Per qualche strana coincidenza del destino Ron quasi la sentì,come una telepatia del cuore.
“Come posso chiederti di rimanere con me? Si tratta della tua vita.”
Hermione cercò i suoi occhi,combattendo con l’istinto di piangere. “Ma anche tu sei la mia vita adesso.”
***
La continuazione di "Nuvole Bianche".
Come nella mia prima ff si parla ancora del rapporto tra Ron e Hermione,e i nomi dei capitoli sono le canzoni che mi hanno ispirato.
"Ah la musica,una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!" Non diceva così forse il più grande mago di tutti i tempi?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il freddo era arrivato portando con sè qualche fiocco di neve a imbiancare il mondo, per ricordare a tutti i cuori che era Natale. Hermione era finalmente tornata a casa per le vacanze, felice come non lo era mai stata prima di allora di lasciare Hogwarts.
Di solito quella particolare festività le portava sempre una strana malinconia dentro, ma quel giorno era tutto diverso.
Aveva deciso di trascorrere il cenone della vigilia a casa con i suoi genitori dato che l’anno prima trovandosi a migliaia di chilometri di distanza non ne aveva avuto la possibilità; ma aveva invitato sotto consiglio del padre anche Ron, Ginny ed Harry che avevano accettato subito. Il giorno dopo avrebbero trascorso tutti insieme la giornata intera alla Tana.
Alle sette in punto i ragazzi erano arrivati con le braccia cariche di doni.  Il giardino di casa Granger era illuminato da lucine colorate e ghirlande, tutte sistemate ordinatamente dal padre di Hermione che era fissato da sempre con le decorazioni natalizie. Ginny ne rimase affascinata.
“A volte mi sembri papà.”la schernì Ron.
“Ringrazia che ho le mani impegnate altrimenti ti avrei già affatturato, fratellino.”
“Lascia perdere Ron, Ginny.” si intromise Harry mentre attraversavano il giardino raggiungendo la porta. Sembrava stesse per dire qualcosa di vitale importanza, tanto era serio. “Sarà già abbastanza teso per l’imminente incontro con i suoceri.”
Ron fece per tirargli un calcio nelle gambe, ma Harry fu più veloce. La sua risata risuonò così forte tanto da svegliare Grattastinchi, che si era assopito sui gradini e ora lo guardava con aria minacciosa.
 “Vogliamo smetterla con questa storia dei suoceri? Harry, alla prima battuta giuro che ti…”
“Siete i nuovi assistenti di babbo natale per caso?” lo interruppe Hermione con una risata, spalancando la porta.
“Ciao Mione.” sorrise Ron, stampandole un veloce bacio sulle labbra ed entrando per primo, seguito da Ginny che lasciò cadere i pacchi a terra per abbracciare la sua migliore amica.
La madre di Hermione, come al solito indaffarata in cucina, li raggiunse quasi subito, seguita dal marito. Conoscevano già Harry, mentre Ginny fu una sorpresa. La signora Granger la prese immediatamente in simpatia e iniziò a chiacchierare con lei su tutto quello che aveva preparato di buono per quella sera, e di quali fossero le loro abituali tradizioni.
Anche all’interno, il signor Granger non si era risparmiato in decorazioni. La casa era piena di ghirlande e fiocchi, e sopra il caminetto scoppiettante erano già appese delle coloratissime calze, vicino ad uno splendido albero di natale rosso e oro. I colori li aveva scelti Hermione, che sorrise complice ai suoi amici.
Dopo i soliti convenevoli, i ragazzi si sedettero sul divano in attesa di cenare, visto che la signora Granger aveva  tassativamente vietato loro di aiutarla in qualunque cosa.
“Tutto bene alla Tana?”chiese, in particolare a Ron.
Il ragazzo la guardò prima di rispondere, studiandola per qualche istante.
“Mamma vuole che tu sappia che ti aspetta con ansia domani, credo che quest’anno non si limiterà a regalarti il solito maglione”sospirò lui, prendendola per mano. “Qualunque cosa succede, sappi che io non c’entro assolutamente nulla!”
Hermione rise davanti alla sua espressione preoccupata. “Oh andiamo Ron, cosa dovrebbe succedere! Mi conoscono da una vita, e io conosco loro. Stai tranquillo!”
Anche Harry rideva ma Ginny lo zittì all’istante. “Guarda che ce n’è anche per te, Potter. Non sai quanto è felice la mamma di avervi in famiglia, tutti e due.”
Harry aveva assunto un’espressione tra l’esasperato e il divertito, ma Hermione continuava a sorridere.  L’intera famiglia Weasley, che si era affezionata a lei ancora di più da quando stava con Ron,  la facevano sentire a casa ogni volta che andava a trovarli, trattandola come sempre, per cui non si spaventava affatto.
“Andrà tutto bene.” rassicurò Ron, stringendogli la mano nelle sue.
Il ragazzo le sorrise, più rilassato “Promettimi che anche se mia madre ci dovesse trascinare in qualunque tipo di situazione imbarazzante, tu non scapperai via.”
“Promesso.”
“Bene.”rispose, con un sorriso ancora più teso.
Il signor Granger si accomodò sul divano affianco a loro, e istintivamente Ron lasciò la mano di Hermione, che lo fulminò con lo sguardo.
“Oh, andiamo Ronald.” gli sussurrò in un orecchio in modo che sentisse solo lui. “Pensavo che avessimo superato questa fase. Puoi anche tenermi per mano, sono certa che mio padre non lo prenderà come un tradimento.”
“Hermione, mi stava guardando malissimo!” rispose lui nello stesso tono.
“Ma che dici, stava parlando con Harry!”
“Cosa state confabulando voi due?”chiese Ginny con il tono più innocente che poteva.
“Nulla.” risposero all’unisono Ron e Hermione. Le orecchie di Ron si stavano pericolosamente arrossando, così intervenne Harry in soccorso dell’amico. “Signor Granger, complimenti per le decorazioni, sono splendide.”
L’uomo sorrise soddisfatto e si lanciò in una dettagliata descrizione di ogni fiocco o ghirlanda presenti in quella stanza, mentre Ron rivolgeva ad Harry uno sguardo di profonda riconoscenza.  Guardò Hermione, che se ne stava a braccia incrociate senza dire una parola. Ron la trovava adorabile quando metteva su quel broncio con le labbra e cercando di dare meno nell’occhio possibile, infilò le sue dita in quelle di lei. A contatto con quelle dita fredde e affusolate, una scarica elettrica percorse la schiena di Ron, che si pentì di non averla baciata meglio. Hermione lo guardò con mezzo sorriso stampato in faccia, e senza sapere come il ragazzo capì che stava pensando la stessa cosa.
Verso le otto e mezza di sera la cena fu servita in tavola, apparecchiata con cura e dedizione dalla signora Granger con una splendida tovaglia rossa dai ricami verdi. C’erano i tradizionali bicchieri di cristallo, i sottopiatti d’argerto, un bellissimo centrotavola fatto di candele e fiori bianchi e dei segnaposti che Hermione aveva preparato con la sua scrittura aggraziata, che portavano ciascuno il loro nome. Ginny rimaneva affascinata da ogni cosa; era la prima volta che lei e Ron trascorrevano una vigilia di Natale in stile del tutto babbano.
Quando i piatti furono lucidati fra le chiacchiere allegre, la signora Granger fece spazio per i dolci che aveva preparato.
“Dovresti suonarci qualcosa Hermione.”disse suo padre con un sorriso.
Hermione lo fulminò. “Neanche per sogno.”
“Suoni?”chiese Ginny con gli occhi che le brillavano.
“No.”rispose Hermione secca.
“Si che suona. Le abbiamo comprato il piano quando aveva cinque anni.” intervenne il signor Granger sempre sorridendo.
“Suoni! Perché non me lo hai mai detto?”continuò Ginny come se non avesse sentito mai niente di simile.
“Perché non suono.”
“Andiamo piccola…”
“Da quando sei così timida Hermione?”incalzò Harry,con la bocca piena di un biscotto al limone.
Ron era rimasto in silenzio in quella breve conversazione, temendo di dire qualcosa che potesse irritare Hermione ancora di più. La ragazza lo guardava con uno sguardo supplichevole, e Ron si limitò a sorriderle come a dire: fai come vuoi.
Infatti, non ci fu verso di convincerla in alcun modo.
“Avresti anche potuto suonarmi qualcosa.”le sussurrò  a fine serata, quando tutti ormai si erano alzati da tavola e loro due si erano accoccolati un po’ sul divano, solleticandole il collo con il suo respiro lento e tranquillo.
Hermione trattenne un sospiro, cercando di ricordare che era ancora a casa sua, in presenza dei suoi genitori distanti solo di una stanza.
“Ron…” lo chiamò senza aveva una ragione per farlo.
“Mmh?”
“Voglio baciarti.”
“I baci non ci chiedono, Hermione.”
“E chi l’ha deciso? Se io dico che voglio baciarti, ti bacio! Guarda.” E così dicendo prese il volto del ragazzo tra le mani, e soffiò piano sulle sue labbra, prima di toccarle con le proprie.
La scarica che aveva sentito prima era nulla rispetto a questo. Hermione gli mordeva piano il labbro inferiore, disegnandone il contorno con la lingua, mentre con le mani accarezzava con lentezza calcolata i capelli di Ron. Man mano che quel bacio cresceva, le sue carezze si facevano più violente ed esigenti. Neanche Ron la risparmiava; aveva preso a baciarle avido il collo, inebriato dal suo profumo, senza riuscire a trattenersi.
Avevano quasi dimenticato dove fossero finchè un colpo di tosse li fece sobbalzare. Ron si staccò bruscamente da lei, talmente rosso da fare invidia alla tovaglia.
“Ringraziate il cielo che sono solo io. Ti ho salvato le chiappe amico.” sorrise Harry, con una fetta di cheesecake ai mirtilli in mano.
“Vuoi smetterla di ingozzarti? Non stai facendo altro che mangiare stasera. ”disse Ron, il cui colorito stava tornando pian piano quello di sempre.
“Non avrei mai creduto che tu potessi dire una cosa del genere a me! Buonissima questa torta Herm, l’hai fatta tu?”
La ragazza si limitò ad annuire. Il cuore le batteva ancora troppo forte da farle venire il fiatone, ma non voleva darlo a vedere.
“Dov’è Ginny?”
“E’ di là che parla con i tuoi, anche l’aria che respiriamo le sembra speciale, qui.”rispose Harry alzando gli occhi al cielo.
“E poi si arrabbia quando le dico che è uguale a papà.” Sospirò Ron. Guardò l’orologio d’oro al polso.
“Cavolo, si è fatto tardi.”
“Andate già via? Dobbiamo ancora aprire i regali!” esclamò Hermione, imbronciata come una bambina.
“Certo che no, hai dimenticato le tradizioni forse? I regali si aprono domani.” Intervenne suo padre che li aveva raggiunti nel soggiorno insieme alla signora Granger e a Ginny.
“Giusto.”concordò Harry.
Hermione incrociò le braccia, fintamente offesa. “E va bene…”
Li osservò prepararsi per andare via con una punta di amarezza.
“Dovete proprio andare?”chiese speranziosa rivolta a Ron, mentre il ragazzo infilava il proprio cappotto.
“Non temere, piccola. Domattina arriverà presto e mi rivedrai prima di quanto credi.”
“Si, certo.”
“Tieni.” Disse porgendole una busta piena di regali. “Ce n’è uno per tuo padre, uno per tua madre  e ovviamente per te.”sorrise appena. “Ma promettimi che lo aprirai domani.”dichiarò, tornando serio.
Hermione fece un grande sorriso.
“Promesso.”
“Guarda che lo saprò se non lo farai.”
“Sembra quasi una minaccia.”
“È soddisfaciente rimproverarti ogni tanto.”
“Sei pronto Ron?” lo chiamò Ginny, che stava salutando i signori Granger insieme ad Harry.
“Arrivo subito.”e detto questo rubò un altro fugace bacio ad Hermione e raggiunse la sorella.
Fuori aveva iniziato a nevicare. Il caldo del camino e lo stomaco pieno avevano avuto l’effeto di un lento sonnifero su Hermione. Salutò i suoi genitori e salì le scale pigramente fino alla sua stanza. Una volta dentro, chiuse la porta alle sue spalle e si lasciò cadere sul letto, senza avere neanche la forza di infilare il pigiama. Solo in quel momento notò un gufo marrone scuro dall’aria severa battere con il becco al vetro della sua finestra, prepotentemente.
Spaventata, aprì velocemente la finestra. Il gufo entrò volando elegantemente intorno a lei, lasciò cadere la lettera sul suo letto e uscì inghiottito dalla notte scura.
Hermione richiuse la finestra e la raccolse, riconoscendone immediatamente la scrittura.
“Beh? Chi ti scrive a quest’ora?”
Dalla sorpresa, la lettera le cadde dalle mani.
“Ron? Cosa diavolo ci fai qui?”borbottò, rossa in viso.
Ron la guardava con una strana luce negli occhi. Il suo azzurro era spento come il cielo in una giornata di tempesta.
“Non lo so.” rispose con una tranquillità che non prometteva niente di buono. “A dire la verità, contavo di farti una sorpresa, ma vedo che te l’hanno già fatta.”
Così dicendo fece un minuscolo cenno verso la lettera ancora a terra, prima di raccoglierla.
“Ti senti ancora con quel bulgaro allora…”continuò, mentre il tono della voce cresceva in modo ancora quasi impercettibile.
“No, cioè io…”
“E quando avevi intenzione di dirmelo, sentiamo, il prossimo Natale forse?”
“Ron, ma non è come pensi…”
“Non è come penso? Non è la scrittura del tuo amico Vicky questa qui?”stava quasi urlando ormai, sbattendole quasi la pergamena in faccia.
Hermione non riusciva a dire una parola. Era così sconvolta dal dolore che vedeva disegnato sul viso di Ron che non riusciva a  spiegarsi in alcun modo.
Ron probabilmente fraintese questo silenzio come un’implicita confessione di qualcosa di terribile, perché la guardò senza fiato per alcuni istanti prima di smaterializzarsi senza dire una parola.
“Ron! Ron!”urlò al nulla. La sua voce riempiva la stanza vuota così tanto che per un attimo temette che potessero sentirla i suoi.
Vinta dalla stanchezza e dalla tristezza si lasciò cadere di nuovo sul letto, accecata da lacrime che non le permisero di leggere neanche una riga di quella maledetta lettera.
 
 
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Hello guys! :3
Come avete passato il Capodanno? Spero sia stato devastante…pensate che ieri mattina quando sono tornata a casa, forse a causa della troppa vodka, mi immaginavo Ron e Hermione a ballare il ballo del mattone in discoteca <3 u.u
Basta chiacchiere, eccomi qua con un bel capitolo natalizio come avevo promesso.
E visto che quest’anno ho odiato il Natale, ho deciso di mettere i bastoni tra le ruote alla mia amata coppia. Quante manine alzate per quel maledetto di Krum?
Potete lasciarmi una recensione anche solo per insultarlo (o preferite insultare me? xD)
Non mi resta che augurarvi una buonissima epifania gente, con tante tante caramelle quanto tutta Mielandia :*
Alla prossima!
Seren
 

   
 
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