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Autore: Claire Knight    02/01/2012    7 recensioni
Bene, salve a tutti! Questa è una raccolta di storie che dedicherò, di volta in volta, a persone diverse che ho conosciuto qui su EFP. Persone che sono sempre state gentili nei miei confronti, persone alle quali, malgrado la distanza, mi sono affezionata. Per ringraziarle del loro appoggio, i loro consigli ed il loro affetto.
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1) Sundown's light - a Kidou_Devil
2) Questione di vantaggi - a Niki_White
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La prima stra queste One Shot la dedico a Kidou_Devil, che mi è stata accanto sempre e mi ha aiutata a credere di più in me stessa. Spero che tu la possa apprezzare, Lisa, ho paura di aver scritto una schifezza da nulla........ comunque, non è il momento di demoralizzarsi. Anche se non ho avuto una bellissima impressione riguardo questa shot, spero che almeno qualcun altro possa apprezzarla.
Ah! Il titolo... non credo sia molto incentrato, ma mi piaceva, e in qualcosa è sicuramente legato al racconto.
Claire =)

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Sundown's light

 

La città si radicava nella valle, protendendo le braccia fino alle colline che precedevano la montagna. All'interno era strutturata su un complicato intreccio di strade e vicoli, tagliata di lato dalle tiepide acque di un fiume.
I fumi scuri che si levavano dai comignoli delle case si perdevano in quel colore impenetrabile e freddo, quasi spettrale del cielo: un'uniforme macchia grigia di nuvole, che tuttavia non presagivano pioggia.
Misaki, una giovane ragazza sedicenne, camminava a passo veloce verso la scuola pubblica del suo quartiere, stando ben attenta a dove metteva i piedi per evitare di farsi tutta la discesa scivolando. Si era portata dietro l'ombrello per precauzione - sua madre non la finiva più di ricordarglielo - ma era certa che non sarebbe venuto a piovere, non l'ultimo dell'anno. La Raimon Junior High, la scuola che frequentava, che era diventata piuttosto famosa da circa un anno per la sua prestigiosa squadra di calcio, aveva deciso di organizzare una festa di fine anno per gli studenti e chiunque venisse da loro invitato. E lei aveva deciso di partecipare senza farselo ripetere due volte. Sia perché quello era sicuramente un modo più allegro di passare il capodanno che stare chiusa in casa con tutti i suoi noiosi cugini, sia perché era un'occasione speciale per poter rincontrare vecchie conoscenze. E, con il cuore in gola, si ritrovava a dover ammettere a se stessa che tra quelle persone ce n'era una in particolare, ma non sapeva se la sua presenza quella sera le facesse piacere o meno. Fatto sta che l'aveva indotta a mettersi le ballerine ai piedi, al posto di un paio di comode scarpe da ginnastica. Non si sentiva molto a suo agio in quelle scarpette piatte, motivo in più per cui temeva di scivolare sull'asfalto in discesa. Ma non aveva rinunciato ai suoi inseparabili jeans scuri per una banale gonna, quella sera, come invece sua madre avrebbe voluto. Voleva sempre che si comprasse vestiti all'ultima moda e se Misaki fosse stata una ragazza meno sicura di sé probabilmente sarebbe riuscita a persuaderla nell'indossare ogni santo giorno una gonna, calze e ballerine. Ma quel pensiero, per fortuna, apparteneva ad un universo parallelo del quale Misaki era più che felice di non far parte. Quelle piccole macchine per la tortura che portava ai piedi cominciavano già a farle male, e probabilmente presto le avrebbero procurato qualche vescica. Ma quella era colpa sua: avrebbe dovuto mettersi dei cerotti.
Quando giunse di fronte al cancello principale della scuola, si fermò un istante a studiare l'entrata vuota al cortile. Il sole doveva essere ancora piuttosto alto sopra le nuvole, data la luminosità, e le lanterne appese ai rami degli alberi dovevano essere ancora accese. Ma, in fondo, erano giusto le sei e mezza e solo lei e i suoi compagni del comitato organizzativo si incontravano lì a quell'ora. La vera festa sarebbe cominciata circa un'ora dopo. Sistemò meglio la tracolla della borsa sulla spalla e strinse la presa, poi percorse a grandi passi la strada che portava al portone.
< Misaki! >. Si vide improvvisamente affiancare da un'altra ragazza, con in spalla la stessa borsa che portava l'altra. Vestiva in modo decisamente molto sportivo, e Misaki per un momento le invidiò la tuta che indossava. Alcune ciocche di capelli castani erano legate in due ciuffi con nastri azzurri e ricadevano docilmente ai lati delle orecchie.
< Ciao, Claire > la salutò, < Come mai in tuta? >.
< Sono passata a casa dopo la lezione di tennis, ma ho avuto appena il tempo di prendere il cambio, i festoni e di infilare il tutto nella borsa > sorrise l'altra, < Tu invece? Vedo che hai ceduto alle ballerine stasera >.
Misaki arrossì appena, ma in modo molto visibile, < Non so come mi sia saltato in mente, guarda! >.
Claire sorrise, < Ma se stai benissimo! Anche i capelli, mi piacciono un sacco. Io non so proprio dove troverò il tempo per sistemarmi >.
Costeggiarono il campo da calcio ed entrarono nell'edificio. I corridoi erano vuoti, ma un brusio leggero proveniva da destra, dalla palestra, dove si sarebbe tenuta la festa. Per tutto il tragitto dopo il loro incontro Claire continuava a sbirciare di soppiatto l'amica, con in viso un sorriso che lasciava intendere ciò che le frullava in testa. Poi, in un soffio, poco prima di giungere di fronte alla porta della palestra, disse: < E' per lui, vero? >, e Misaki desiderò che qualcuno le scavasse la tomba.
< L-lui chi? > disse, tentando di mantenere un'aria indifferente.
Claire sorrise, < Ho indovinato, allora >.
< Ma di cosa stai parlando? > esclamò Misaki evasiva.
< Non si tratta di “cosa” ma di “chi”. Comunque non devi preoccuparti, lo sia. So bene che ti sei messa così carina stasera solo perché viene anche lui... > disse Claire, stringendo la mano di Misaki nella propria, < E so anche che ti senti a disagio come non mai. Ma di questo non devi proprio preoccuparti. Stai benissimo, e se lui ha anche solo un briciolo di coraggio verrà sicuramente a dirtelo di persona >.
< Certo, certo >.
< Non mi credi? > sfidò l'altra.
< Non lo farebbe nemmeno se pagato, fidati >.
In quel momento giunsero di fronte alla porta della palestra e si fermarono un istante. Claire incrociò le braccia al petto, < Scommettiamo >.
< Tira fuori cinque euro, tanto ho già vinto >.
Claire sbuffò e posò decisa la mano sulla maniglia scura della porta, ma Misaki la fermò un attimo prima che aprisse.
< Tu invece? Ti farai bella per David, stasera? > poi le fece l'occhiolino. Claire arrossì visibilmente e aprì la porta di fretta.
< Nessuno ha nemmeno mai detto che verrà. E, in ogni caso, se venisse non penso che mi noterà più di tanto... >.
Poi sparì oltre l'uscio e Misaki la seguì in mezzo ai saluto di Silvia e Celia ed i rimproveri sul loro ritardo di Nelly.

 

***

 

Per le sette e mezza la sala era più che pronta. Avevano allestito anche un piccolo palco in fondo alla palestra, cosicché i gruppi musicali scolastici potessero esibirsi durante la serata. Misaki era seduta su una panchina nel cortile e guardava il sole morire oltre le montagne, le nuvole che da grige si tingevano dei colori rosati del tramonto. Claire, invece, era nel bagno a cambiarsi. Presto sarebbe andata ad accendere le lanterne che segnavano il percorso dal cancello fino all'entrata laterale della palestra, che, girando a destra dopo il campo da calcio, si apriva all'esterno con festoni e palloncini. Cominciava a tirare un vento piuttosto freddo e lei si strinse ancor di più nel suo cappotto. Quando anche l'ultimo raggio di sole sparì alla sua vista, nella luce del crepuscolo, Misaki decise che era ora di mettersi all'opera. Cominciò accendendo la lanterna accanto all'entrata, la più vicina, dopo tutto, poi proseguì verso il cortile ed il campo da calcio, mentre qualcuno cominciava già ad arrivare. Qualche ragazzo le chiese le indicazioni per la sala della festa, qualche altra ragazza le domandò dove si trovava il bagno. Si ritrovò di fronte al cancello ad accendere una delle ultime lanterne di carta arancione quando, improvvisamente, si vide piombare addosso un ragazzo che, con un sorriso a trentadue denti, la salutava emozionato. Solo dopo che la liberò del suo abbraccio Misaki si accorse che si trattava di Mark, il capitano della squadra di calcio. Dietro di lui apparvero Nathan ed Axel. E tutti e tre vestivano con pantaloni neri e camicia: Mark e Axel l'avevano bianca, mentre Nathan aveva optato di più per un azzurro chiaro.
< Ciao, ragazzi! Come siete eleganti! > li salutò Misaki.
< Anche tu! I capelli stanno benissimo > ricambiò Nathan.
< Grazie > rispose lei, leggermente imbarazzata, < Verranno anche gli altri della squadra? >.
Mark annuì entusiasmato, < Sì, quasi tutti. Abbiamo invitato anche i nostri amici della Royal e della Zeus. Dovrebbero venire tutti >.
Misaki annuì, fingendo indifferenza, ma dentro cominciava a stare sempre più in ansia. Quindi era sicuro.
< Beh, fantastico > esclamò di risposta, < Ci vediamo dentro, io devo finire di accendere le lanterne fuori del cancello >.
Appena se ne furono andati, non passarono pochi minuti che dalla viuzza laterale comparvero anche Jude Sharp, David Sanford e Joe King, accompagnati da altri compagni di scuola. Il primo istinto che Misaki ebbe fu quello di voltarsi e correre via, o semplicemente non farsi vedere. Così, volgendosi di lato, si apprestò ad accendere l'ultimo lumino. Ma cedette alla tentazione di guardarlo e, proprio mentre lui le passava accanto, i loro sguardi si incrociarono. Il ragazzo la vide, ma lei rivolse nuovamente la sua attenzione alla lanterna arancione che rischiava di far bruciare.
< Ciao, Misaki >.
Lei si voltò e quasi sputò il cuore. Erano così vicini, dopo tanto tempo, che quasi non ci credeva.
< Ciao, Jude > rispose lei, quasi a cantilena, < Tutto bene? >.
< Sì, tutto bene > Jude incrociò le braccia al petto, < Tu? Fai parte del comitato organizzativo? >.
< Sì > rispose Misaki, < ed ho appena finito di accendere i lumini >.
Dietro la spalla di Jude, apparve il viso di David che, quasi con circospezione, interruppe il loro dialogo, procurandosi numerose maledizioni mentali da parte di Misaki.
< Ci sai dire dov'è l'entrata alla palestra? Noi non ne abbiamo idea >.
< Io penso di ricordarmelo, ma non ne sono sicuro > soggiunse Jude.
< Vi... vi accompagno io! > disse Misaki, < Qui ho finito e devo rientrare >.
Non sapeva nemmeno lei dove aveva trovato il coraggio di parlare. Gli altri acconsentirono e, appena l'entrata fu in vista, Joe corse a gambe levate dentro la palestra. Non vedeva l'ora che la festa cominciasse, probabilmente. Mentre camminava al fianco di Jude e David, ma il secondo non aveva molta importanza in quel momento, Misaki si sentì decisamente a disagio, soprattutto perché, ad ogni passo, sentiva il passato riaffiorare. Il peso di quegli anni di assenza non potevano esser cancellati facilmente, nemmeno se lui era tanto gentile, proprio come in quel momento. E lui doveva esserne consapevole, da ragazzo intelligente che era. Così, quando David entrò per primo nella sala, Jude la trattenne un momento.
< Posso parlarti? Se vuoi, ovviamente >.
< C-certo > disse in un soffio, improvvisamente più irrequieta.
Si spostarono di qualche passo dalla porta, per permettere il passaggio agli altri, ma senza allontanarsi tanto.
< Dimmi > disse Misaki, senza mascherare l'ansia.
< Ecco... speravo > cominciò, guardando il cielo sfumare sempre più nel colore scuro della sera, < Venendo qui oggi speravo di poter... ricominciare, ecco, anche con te. Mi dispiace molto per non essermi fatto vivo prima... io... voglio farmi perdonare e prima avevo quasi paura che tu non mi accettassi più >.
Rimasero in silenzio per un po', mentre Misaki cercava le parole adatte per parlare; ma lui la precedette.
< Prima, però, ho capito che... insomma... non mi odi... almeno credo. Non mi avresti nemmeno rivolto la parola se fosse stato così, no? >. Sembrava incerto delle sue stesse parole. Misaki non l'aveva mai visto così instabile, insicuro. E non sapeva cosa dirgli, ma sentiva gli occhi lucidi. Quasi senza pensarci, gli lanciò le braccia al collo e nascose il viso nel suo petto. E lui, per un momento esitante, la strinse a sé, rendendosi conto subito che non sarebbe mai più riuscito a lasciarla.
< Mi sei mancato tanto... > sussurrò Misaki tra i singhiozzi, < e... e non so proprio come potrei mai odiarti... >.
Jude si chinò appena e le posò un bacio sulla guancia.
< Anche tu... mi sei mancata > disse appena, non era mai stato abituato a dimostrare il suo affetto. Aveva paura di risultare goffo o impacciato. Non sarebbe mai riuscito a svelarle i suoi sentimenti, almeno non in quel momento, poco ma sicuro. Quindi, avrebbe aspettato il momento adatto, un momento di maggiore stabilità. L'unica cosa che gli premeva era averla accanto.
< Forse potremmo ricominciare da capo, che ne dici? >.
Lei annuì e basta. Poi si allontanò da lui, < Forse è meglio se entriamo >.
< Sì > disse lui e, mano nella mano, entrarono nella palestra. La festa era cominciata già da un pezzo e Claire, venendo loro incontro, salutò imbarazzata Jude e sorrise a Lisa. Indossava un vestito chiaro, con ricami azzurri e ballerine nere.
Jude le lasciò da sole e si riunì ai suoi compagni.
< Allora, come è andata? >.
< Bene... ci siamo... chiariti > disse Misaki tutta rossa, < E tu e David? >.
< Mi ha... solo salutata >.
< Beh, è già un buon punto, non pensi? Dagli tempo >.
< Forse per la prossima vesta di capodanno ce la farà a parlarmi... >.
Misaki rise, poi richiamò di nuovo la sua attenzione, concentrata in quel momento sul ragazzo di cui parlavano.
< Comunque, Claire... >.
< Dimmi >.
< Mi devi ancora cinque euro >.

 

  
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