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Autore: Mizuki    04/04/2004    2 recensioni
Dichiarare il proprio amore a qualcuno? A volte può essere una vera e propria impresa! Leggere per credere! ^^
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: “DICHIARARSI

 

Titolo: “DICHIARARSI? UNA vera impresa!!” 

Autrice: Mizuki

Parte: 1/?

Pairing: HanaRu

Rating: Credo PG

Desclaimers: I pg di Slam appartengono tutti a Takehiko Inoue.

Dediche: Questa ficcina è per te, Ise-chan! Tanti auguri di buon compleanno friend!! ^___^

 

 

episodio 1: -l’ascensore-

 

 

Driiin…. Driiin….. Driiiiiiin…. Driiiiiiiiiiin…

 

Era notte fonda, e tutto era avvolto nel silenzio più assoluto, quando in casa Sakuragi prese a squillare insistentemente il telefono…

“Pronto? - andò a rispondere assonnato il rossino, svegliato dal suono acuto dell’apparecchio – Akagi? Yawwn…! Ma lo sai che ore sono?! – sbadigliò con gli occhi socchiusi – Il genio stava facendo un bellissimo sogno e tu lo hai… Uhn? Ehi, perché dovrei stare zitto brutto gorilla?! Guarda che non si disturba la gente a quest’ora di notte, e…Cosa?! Oh mio Dio!! In quale?? Dammi l’indirizzo!”– fece improvvisamente desto con un’espressione seria dipinta in volto.

Dopo aver appuntato qualcosa su un block-notes accanto al telefono ed aver strappato il foglietto da esso, prima di chiudere velocemente la comunicazione, disse agitato: “Arrivo subito!”.

Poi compose un numero, e chiamò un taxi. Il posto in cui doveva dirigersi era parecchio lontano dalla sua abitazione…

 

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Il veicolo arrivò dopo poco tempo. Hanamichi lo aveva aspettato in strada, stringendosi più volte nel cappotto nero che lo ricopriva solo fino a metà delle sue lunghe gambe per il freddo pungente di quell’inverno gelido.

Appena l’auto gialla si fermò davanti a lui, il rossino vi salì, e la macchina partì a razzo verso la sua destinazione, sollecitata dalla fretta del ragazzo…

 

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Arrivato alla sua meta, l’ospedale Dokokano, e dopo aver pagato con foga il tassista, non curandosi minimamente del resto che gli aveva lasciato per via dell’ansia che gli attanagliava il cuore, Hanamichi entrò rapidamente all’interno dell’edificio sanitario.

Comparse all’improvviso davanti all’infermiera della reception, che fece come prevedibile spaventare, e con urgenza nella voce, le chiese: “Il signor Ryu Anzai è stato ricoverato qui per un malore poco fa. Sa dirmi in che reparto è stato portato e il numero della sua stanza?”

Dando un’occhiata svelta al computer, la giovane donna sulla trentina rispose: “Terapia intensiva, quarto piano. Stanza 401”.

- “Grazie” – Dopo aver pronuciato quest’unica parola, il rossino, corse come il vento verso l’ascensore, ma trovandolo occupato, optò per le scale.

Senza fiato per aver fatto di corsa quattro rampe di gradini, Sakuragi giunse nei pressi della camera del suo allenatore, e vide tutti i suoi compagni di squadra raggruppati lì intorno.

Si avvicinò a loro, e preoccupato, domandò ancora ansante: “Come sta?”

Con voce spenta e capo chino Ayako rispose: “Per ora è stazionario. Ma è stato veramente un brutto colpo da reggere per il suo cuore. I medici non sanno se ce la farà…”.

Il rossino, allarmato dall’ infausta notizia datogli dalla sua manager, si lasciò cadere a peso morto su una sedia poco distante.

Serrando gli occhi, e portandosi le mani giunte come in preghiera al centro della fronte con i pollici che sorreggevano le due gote, ripensò ai bei momenti passati col suo allenatore, e al giorno della morte di suo padre, attraversato da angoscia per quello che a breve sarebbe potuto accadere all’ex diavolo dai capelli bianchi, e sensi di colpa per quello che era già successo nel suo passato, che l’attacco di cuore di Anzai, gli aveva riportato alla memoria.

Kaede, un po’ in disparte dagli altri, fissava  Hanamichi pensieroso…

 

Lo Shohoku trascorse così le due ore seguenti in corridoio, in religioso silenzio, aspettando novità sulle condizioni del loro mister…

Il capitano della squadra era stato chiamato dalla moglie del coach, ora in camera con lui e dei dottori, perché suo marito le aveva sempre detto che prima di morire, se ce ne fosse stato il tempo, avrebbe voluto vedere per un’ultima volta i ragazzi che allenava e a cui tanto si era affezionato; e giacché il suo stato di salute fosse molto grave e le avevano dato poche speranze di ripresa del marito, la donna aveva deciso che fosse il caso di avvisarli.

 

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Persi nelle proprie affliggenti riflessioni, Takenori e la sua squadra non si accorsero del medico che stava andando loro incontro, finché questi, ormai a pochi passi dal gruppo chiese: “Siete qui per il signor Anzai, vero?”

Tutti saltarono su come delle molle quasi contemporaneamente: “Si” – risposero poi all’unisono due o tre persone.

“Allora potete tranquillizzarvi ragazzi. Anche se la sua crisi cardiaca è stata dura da superare, adesso è fuori pericolo. Presto tornerà in forma. Naturalmente dovrà stare più attento alla sua alimentazione ed a non affaticarsi, ma si ristabilirà completamente”- affermò il dottore abbozzando un sorriso.

I ragazzi dello Shohoku tirarono un sospiro di sollievo, alcuni piansero di gioia per la buona ed insperata nuova, lasciando così emergere tutta la tensione accumulata fino a quel momento.

Hanamichi tra di loro fu quello che si rilassò e rallegrò più di tutti alla notizia del medico..  E Rukawa, che lo aveva osservato di sottecchi per tutto il tempo, domandandosi cosa potesse avere, poiché era strano vedere un tipo solare come lui non riuscire a reagire e tormentato, lo notò subito…

 

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Dopo essere entrati due alla volta nella stanza del mister per non stancarlo, tutti, titolari e riserve, andarono via per riposare e tornare a trovarlo il giorno dopo.

Per ultimi, nella visita all’allenatore, rimasero solo Sakuragi ed il volpino.

I due, segretamente felici di poter passare un po’ di tempo insieme, dopo un cenno d’intesa entrarono nella camera di Anzai. E dopo averlo visto per qualche minuto, se ne andarono col cuore più leggero, avendolo trovato colorito e già sulla via della guarigione…

Uscirono dal reparto dove era ricoverato il loro coach, e si avviarono verso l’ascensore…

Il rossino, accortosi che Kaede camminava dietro di lui da un pezzo ormai, nonostante si fossero allontanati dalla camera di Anzai, si bloccò di colpo facendolo sbattere contro la sua schiena per la repentina fermata.

Il ragazzo moro lo guardò sorpreso, e col cuore a mille per essergli finito involontariamente addosso e averlo così sfiorato, si sentì domandare: “Kitsune, perché mi stai seguendo?”

Rukawa arrossì un attimo per la sua ‘accusa’, poi alzò un sopracciglio e sbuffò: “Doa’ho… devo prendere lo stesso ascensore anch’io”.

“Ah..” mormorò Hanamichi imbarazzato per la gaffe appena fatta, con gli occhi ridotti a due puntini e il viso di un rosso acceso.

“Ehi ma.. idiota a chi?!” si stizzì poi non appena recepì distintamente nel cervello ‘l’insulto’ del volpino.

“A te..rispose provocatorio guardando in un’altra direzione il numero undici dello Shohoku.

Il rossino lo afferrò per il colletto come in uno dei loro soliti battibecchi per fargli pagare ‘l’offesa’, ma nessuno dei due provò a sferrare un pugno come sempre.. Anzi, i due ragazzi si incantarono e persero l’uno nello sguardo dell’altro, incatenando i loro occhi…

I loro cuori battevano in petto furiosi per l’emozione…

Sakuragi però, resosi improvvisamente conto di quello che stava facendo, non continuando con le solite battute predefinite del suo copione, lasciandosi invece trasportare dai suoi sentimenti, mollò il lembo del giubotto grigio ghiaccio di Kaede, e sorridendo pacatamente inventò: “Non credo sia una buona idea picchiarci qui. E’ un ospedale…”.

Poi si girò in avanti e il suo volto divenne serio. Per l’agitazione goccie di sudore scendevano sul suo viso:

< Cosa stavo per combinare? Se non fossi ritornato in tempo in me, io... Non voglio nemmeno pensarci.. Rukawa deve essere rimasto molto sorpreso per come ho agito prima.. Avrà concluso che sono matto, o forse più semplicemente che so disporre anch'io del buonsenso di cui mi è stato fatto dono, anche se non è così… >.

Il moretto, tornato anche lui alla realtà, restò per qualche secondo immobile a guardare le spalle di Hanamichi che fingeva di camminare come se niente fosse. E deluso, perché credeva di avere come sempre ingrandito un semplice sguardo del rossino nei suoi confronti, lo raggiunse silenziosamente, restando però qualche passo distante da lui.

Dopo qualche istante, i due arrivarono all’ascensore e vi entrarono imbarazzati. Non sapevano cosa dire dopo lo strano fatto di prima.

Mentre Hanamichi era tutto preso ad ammirare ogni piccolo dettaglio tecnico dell’ascensore pur di non incrociare gli occhi di Rukawa, e quest’ultimo a contemplare il suolo e le sue scarpe per lo stesso motivo, un forte scossone li fece cadere a terra, uno sull’altro…

Il rossino, finito addosso a Kaede, non potè più evitare di guardarlo negli occhi come stava accuratamente cercando di fare, e rosso come un peperone, anche per essersi scontrato con i suoi splendidi zaffiri, gli chiese scusa e si alzò piuttosto scosso, lasciandolo lì in subbuglio per averlo toccato ancora accidentalmente..

Il volpino comunque anche se invaso da un'enorme emozione per quello appena accaduto, imitò il suo compagno di squadra. Si alzò, e si perse nei suoi pensieri…

Si risvegliò poco dopo, sentendo la voce di Hanamichi: “Ma che diavolo è successo prima? Perché siamo fermi? Non si sarà mica bloccato l’ascensore, vero? …………. Io voglio andare a casa a dormire! - aggiunse dopo una breve pausa - Sono stanco…! Cavoli!!”

A quella frase il moro spalancò gli occhi sbiancando. Si avvicinò subito alla porta del mezzo, e tentò di aprirla con i pulsanti forsennatamente sotto gli occhi stupiti del rossino per quella reazione, ma nulla, non funzionavano…

Rukawa socchiuse le palpebre e disse serio: “Maledizione.. deve esserci stato un guasto… Siamo costretti a passare il resto della notte qui…”

Ad Hana parve che il moretto fosse arrabbiato per il fatto di dover passare la notte lì in sua compagnia e se ne dispiacque, ma spossato, tanto per parlare, disse: “Ci mancava solo questa oggi!”

In verità, anche se era stremato, era contento di poter stare un po’ da solo con Kaede, e lo rendeva triste sapere che per lui era il contrario.

Il moro sembrava nervoso più che arrabbiato, iniziò a notare Sakuragi - < Cosa avrà? > si chiedeva nella sua mente.

Tra i due calò un pesante silenzio carico di tensione, ma anche di qualcos’altro da parte di Rukawa che il rossino non riusciva a comprendere…

Hanamichi, che si stava annoiando, poggiandosi con le spalle ad una parete dell’ascensore, cominciò a giocare con il portachiavi a cui erano attaccate le sue chiavi di casa, facendolo roteare con l’indice della sua mano destra…

Lanciando qualche sguardo di soppiatto a Kaede ogni tanto, lo vide aprire la cerniera del giubotto che indossava, e poi allentare il collo alto del suo maglione dopo averlo tolto…

“Ehi, ma come fai ad avere caldo? Qui dentro si gela!” commentò il rossino.

Ma non ebbe alcuna risposta. Il volpino continuava solo ad allentare il collo del pullover. Sembrava respirare a fatica, usava anche la bocca. Annaspava vistosamente

Osservandolo attentamente finalmente Sakuragi capì: “T- tu… soffri di claustrofobia!! Ecco perché sei così strano da quando siamo rimasti chiusi qui dentro!” constatò.

“Oddio, come ti senti??” gli si avvicinò, e mettendogli una mano sulla spalla chiese ancora: “Stai bene?”

“Uhmf… mi manca l’aria…” rispose flebilmente ansimando l'altro.

“Sediamoci. Forse aiuterà a rilassarti.. Vedrai che presto ci tireranno fuori di qui” cercò di rassicurarlo il rossino.

Rukawa seguì il consiglio, ma stava sempre peggio, cominciava a sudare freddo…

Hanamichi lo guardava sempre più preoccupato..

Anche se fino a quel momento non l’aveva fatto perché si vergognava, costretto dalla sua asfissia, il moretto tolse il maglione che portava davanti a Sakuragi, restando con solo una t-shirt bianca.. Si sentiva davvero malissimo..

Adesso gli si era persino annebbiata la vista…

“Rukawa? – chiamò il numero undici dello Shohoku seduto di fianco a lui con gli occhi chiusi il rossino – Ti senti un po’ meglio?”

“Uhmf.. uhmf.. No…” rispose il moro boccheggiando.

“Mi dispiace..disse il rossino triste per non sapere come aiutarlo. Non poteva nemmeno abbracciarlo e accarezzarlo per alleviare i disturbi provocatogli dalla sua fobia.

Kaede si stupì…

“Senti.. – aggiunse poi Hana avendo un’idea – se può aiutare a distrarti e a non pensare al tuo malessere, potremmo parlare… Ti va?”

“Uhn...” il moretto si mise la mano sinistra sulla tempia..  gli faceva male la testa…

Sakuragi prese quel suo sussurro per un si, e iniziò a parlare di tutto quello che gli veniva in mente..

Però a un certo punto, Rukawa, che cercava di concentrarsi sulle parole del rossino per non ricordare continuamente la sua indisposizione lo interruppe, e sorprendendolo gli domandò: “Come mai prima in sala d’aspetto eri così pensieroso?”

“Eh? … Beh.. – mentì in parte – Per Anzai, no? Del resto anche tu..

“E cos’altro?.. uhmf..” chiese il moro con un certo sforzo nella voce.

Cos’altro? Nulla!” disse in tono bugiardo  < Come ha fatto ad accorgersi che stavo male per altro? Non gli si può nascondere davvero niente… Cosa gli importerà poi? >

< So che sta mentendo. Ma se non vuole parlarmene non insisterò. Almeno non adesso. >.

Hanamichi cambiò così discorso, quello non era il momento più adatto per rattristrarsi e pensare negativamente, e senza rendersene conto finì a parlare con il moro di quello che sentiva per lui…

“Sai, io amo una persona, ma so già che questa non mi ricambierà mai.. E’ davvero deprimente sapere di non avere speranze fin dal principio…”

Il rossino disse questa frase guardando intensamente Kaede, che ora aveva gli occhi aperti e stava un pochino meglio, sperando che capisse, ma il volpino non voleva illudersi e scambiare fischi per fiaschi, e si convinse che si stesse per forza riferendo ad Haruko iniziando a provare tanta tristezza…

Dopo le sue parole Sakuragi non aveva ricevuto nessuna risposta da Rukawa.. < D’altronde cosa mi aspettavo? Non mi sono di certo sbilanciato, e poi lui non avrebbe alcun interesse lo stesso verso di me.. > ponderava nella sua mente.

Vedendolo con gli occhi di nuovo chiusi, frustrato poi pensò comunque più nascondere i miei sentimenti... Devo rivelarglieli! Ora che ho introdotto il discorso è il momento giusto... Ma come posso fare? Non ci riuscirò mai.. Mi manca il coraggio... Diamine, perchè la voce non vuol saperne di uscire?! Forse sarebbe meglio se prima di confessargli che lo amo lo baciassi.. Le parole poi mi verrebbero da sole, credo... ma d'altra parte... non posso rischiare di disgustarlo o essere respinto da lui in malo modo, compiendo un'azione tanto azzardata in un ascensore chiuso dal quale non potrei nemmeno scappare da Rukawa...

Ahh!! Ma se continuo di questo passo lui aprirà gli occhi e io finirò per non dirgli niente! Devo decidere alla svelta!! Lo bacio... oppure no? Parlo o lo bacio? ................. Credo sia meglio farlo.. Adesso come adesso non riuscirei proprio a spiccicare parola... Oddio, ho il cuore in gola... >

Tu-tum, tu-tum, tu-tum...

Hanamichi si piegò su Kaede, e con ancora gli occhi aperti stava pian piano arrivando alle sue labbra, quando...

- Tlin! -

La porta dell'ascensore si era aperta e Rukawa aveva spalancato gli occhi.

Trovandosi praticamente addosso il rossino, sbalordito e imbarazzato arrossì fino alla punta dei capelli.

Sakuragi non reagì molto diversamente, divenne color pomodoro in un nano secondo, e per giustificare quella strana posizione in cui era stato beccato, disse: "C-cercavo una delle mie lenti a contatto... Cre-credevo fosse finita sulla tua t-shirt.. Ehe.." sorrise nervoso.

Poi si alzò fingendo di cercare la lente che aveva detto di avere perduto per pochi attimi, e aggiunse: "Pazienza....! Ne comprerò un'altra! Comunque grazie al cielo hanno riparato l'ascensore! - dovevate farlo proprio ora?!> pensava in realtà-  Finalmente possiamo uscire! uccido!> V-vieni, andiamocene!"

Kaede sbigottito e confuso da tutto quello appena accaduto, e anche un pò intontito per via del suo malessere, si alzò da terra, e dopo aver preso la sua maglia e il suo giubotto lo seguì fuori dall'ascensore rimettendoseli stradafacendo.

Incamminatosi per le scale verso l'uscita dell'ospedale, Hana, ripresosi un pò dall'imbarazzo, chiese alla super matricola:

" Come stai ora? "

"Bene, grazie".

"Sicuro?"

"Si, ora va meglio. Sto male solo nei luoghi chiusi"

"Ok... - aggiunse il rossino sollevato per la risposta avuta - Beh, allora io vado alla stazione.. Sono già le otto e se non mi sbrigo rischio di perdere il treno che passa tra un quarto d'ora! ..... Ciao!"

Ormai fuori dall'ospedale, dopo aver salutato il volpino, Sakuragi si mise a correre verso la sua meta sbadigliando. Solo dopo un pò il moro si rese conto che anche lui doveva prendere un mezzo per andare a casa, dato che nella fretta non si era portato dietro abbastanza soldi per prendere di nuovo un taxi come la sera prima.

Velocemente iniziò a correre alla stazione, e arrivatoci in un lampo poichè vicina al Dokokano, vide Hana aspettare seduto su una panchina la metropolitana.

Lo guardò per degli attimi senza che lui se ne accorgesse e poi gli si avvicinò. Sentendo la presenza di qualcuno accanto a sè il rossino si voltò e lo vide. Sorpreso disse: "Che ci fai qui? Ma allora mi stai seguendo davvero!"

< Mi ha fatto prendere un colpo! Trovarmelo davanti mentre pensavo a lui è poco salutare per il mio cuore innamorato!>

Rukawa scambiò il suo tono e le sue parole scherzose per una frase che tradotta significava che non lo voleva avere più tra i piedi, per cui risentito rispose in modo un pò scontroso: "Non avevo abbastanza soldi per il taxi, tutto qui.."

Tiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.....!! Ta tran.........

I due si voltarono sentendo un rumore stridulo...

"Il mio treno è arrivato. Devo andare. Ciao" disse Kaede avviandosi verso il mezzo.

Hana lo seguì stupito, e affiancandolo gli disse: "E' lo stesso che devo prendere io. Strana coincidenza, vero?"

"Già" rispose felice e triste allo stesso tempo il moretto per il fatto di poter passare ancora del tempo con lui e per le parole di prima del rossino che aveva frainteso.

I ragazzi, scambiatosi uno sguardo carico di emozioni che non seppero però decifrare reciprocamente, salirono sul treno, che poco dopo partì...

 

Fine episodio uno…

CoNtinua…

  
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