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Autore: PuccaChan    02/01/2012    9 recensioni
Cosa accadrebbe se Usagi si stancasse dell'eterna indecisione di Misaki riguardo al loro rapporto e prendesse una decisione molto grave?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akihiko Usami, Eri Aikawa, Misaki Takahashi, Nuovo Personaggio, Takahiro Takahashi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Akihiko contemplava assorto il paesaggio fuori della finestra. Quel giorno il cielo era un po’ nuvoloso, come si confaceva ad un novembre inglese, ma la campagna era comunque piacevole da osservare.  E poi a Tokyo non aveva molte occasioni di vedere alberi e verde a volontà.
“Stai elaborando qualche nuova trama per i tuoi libri?” disse in quel momento una voce alle sue spalle.
“Mi stavo semplicemente godendo il panorama, Thomas” rispose Akihiko sorridendo al suo interlocutore.
“Capisco. Non è male, vero? È per questo che non sono mai riuscito a schiodarmi di qui.”
L’uomo chiamato Thomas ricambiò il sorriso e andò a sedersi in poltrona davanti ad Akihiko, attraversando la stanza con eleganti falcate.  Era un uomo decisamente attraente, dai capelli biondo-rossastri, gli occhi azzurri, il naso regolare e le labbra carnose.  
Le loro famiglie erano vicine di casa prima che la famiglia Usami si trasferisse in Giappone, quando loro due avevano 10 anni, ed erano sempre stati grandi amici.
Da bambini erano praticamente inseparabili, andavano a scuola insieme, studiavano insieme e giocavano insieme. Thomas, in un certo senso, era sempre stato affascinato dal suo amico straniero: non aveva mai conosciuto nessuno come lui, nessuno che fosse così intelligente e così misterioso. Akihiko parlava raramente di sé, ma nonostante tutto la sua compagnia era sempre piacevole. Ecco perché, quando gli aveva detto che sarebbe andato a vivere in Giappone, Thomas ne aveva provato grande dolore. Ricordava ancora quel giorno, come se fosse accaduto appena ieri...

~~~

La scuola era finita e loro camminavano verso casa insieme, come sempre, quando di punto in bianco Akihiko gli aveva dato quella notizia. Il cuore di Thomas si era praticamente fermato per un tempo che gli era parso lunghissimo: lui era il suo migliore amico, non poteva andarsene! Come avrebbe fatto senza di lui?
Per una settimana non si erano più visti; Thomas non aveva il coraggio di rivedere Akihiko, troppo addolorato dalla partenza imminente e troppo triste al solo pensiero. Però non poteva proprio lasciarlo partire senza nemmeno salutarlo, e così quella mattina si era fatto forza ed era andato a casa sua.
La partenza della famiglia Usami era fissata di lì a poche ore. Thomas aveva trovato il suo amico seduto sul letto in camera sua, con un’espressione molto triste; vicino al muro c’erano due grandi valigie, già chiuse e pronte per il viaggio.
“Thomas!” esclamò Akihiko, balzando in piedi alla sua vista.
“Ciao, Akihiko.”
“... Sono contento di vederti.”
Thomas rimase per un po’ sulla porta, senza riuscire a muovere un solo passo; dal canto suo, anche Akihiko sembrava incapace di muoversi.
“Credevo fossi arrabbiato con me” riprese Akihiko.
“Perché dovrei essere arrabbiato con te?” chiese Thomas, sorpreso.
“Per non avertelo detto prima. Sai, del trasferimento…”
“Ah… ma da quanto lo sai?”
“Dal mese scorso.”
Thomas sollevò le sopracciglia: perché non gli aveva mai detto niente, se lo sapeva da tutto quel tempo?
“Non riuscivo a dirtelo, non mi andava di pensarci… almeno finché non fosse stato inevitabile. Scusami.” mormorò Akihiko in quel momento, come se gli avesse letto nel pensiero.
“Oh… è tutto ok, davvero. Non sono arrabbiato,” gli rispose Thomas sforzandosi di sorridere; poi si avvicinò e si sedette sul letto, e allora anche Akihiko fece altrettanto.
“E così… si parte, eh? Sarai elettrizzato!”
“Già… più o meno.”
“Dove andrete a stare?”
“Tokyo.”
“E’ proprio la capitale del Giappone, vero? Dev’essere fantastica!”
“Papà dice che è una grande metropoli. Non so se riuscirò ad abituarmi.”
“Ce la farai di sicuro, vedrai. Forse sarà dura i primi tempi, ma prima che tu te ne accorga ti chiederai: ma come ho fatto a vivere finora in quell’angolo sperduto d’Inghilterra?” Thomas rise per sottolineare quell’ultima affermazione, ma Akihiko non si unì alla sua risata. Continuava a starsene lì accanto a lui, a testa bassa, fissando i suoi bagagli. Thomas rifletté per un attimo che non doveva essere stato facile rinchiudere tutta la sua vita in quelle due sole valigie; lui forse non ci sarebbe mai riuscito, il pensiero di aver potuto dimenticare qualcosa di molto importante non gli avrebbe dato pace.
Con suo sconcerto, si accorse di una piccola lacrima che scivolava indiscreta lungo la guancia del suo amico.
“Ehi, Akihiko... andiamo, non essere così triste. Altrimenti fai intristire anche me…”
Improvvisamente Akihiko si girò verso di lui e gli afferrò una mano, fissandolo negli occhi. “Thomas… facciamo un patto,” disse con decisione.
“Un… patto?”
“Io e te saremo amici per sempre, e non ci perderemo mai di vista. D’accordo? Promettilo, Thomas.”
Thomas lo fissò per qualche secondo, a bocca aperta. Guardò quegli occhi dal colore incredibile che non lasciavano i suoi nemmeno per un secondo; si era sempre chiesto che colore fosse: blu? Azzurro? Indaco? Perfino adesso, che lo conosceva da tanto tempo, non riusciva a dirlo: non aveva mai visto un colore simile in tutta la sua vita, i comuni mortali non potevano semplicemente avere occhi così belli…
Senza pensare a quello che faceva, Thomas si sporse in avanti e premette le sue labbra su quelle di Akihiko; lui non oppose nessuna resistenza.
“… Che cosa fai?” sussurrò Akihiko quando si separarono, osservandolo con una certa curiosità.
Thomas rimase per un attimo senza fiato; che cosa aveva fatto? E perché? Non avrebbe saputo dirlo; però sapeva con certezza assoluta che lo avrebbe rifatto altre mille volte… “Oh, ehm… io ho… ho solo cercato di tirarti su di morale…” balbettò, imbarazzatissimo. “E’… un trucco, sai! Per aiutarti a scacciare i cattivi pensieri… ti è dispiaciuto?”
Formulò quella domanda in un sussurro, senza riuscire a guardarlo.
“Uhm… no, non direi. Anzi, credo proprio che abbia funzionato. Adesso mi sento molto meglio” disse Akihiko. Thomas lo guardò stupefatto, e il suo amico gli sorrise.
“Dici davvero?”
“Sì, certo. Grazie, Thomas.”
Rasserenato, Thomas rispose al sorriso. Era bello vedere Akihiko sorridere di nuovo.
“Ehi, non hai ancora risposto alla mia richiesta” fece Akihiko dopo un po’.
“Cosa? Oh, sì, il patto! Ehm… te lo prometto, Akihiko.”
“E io lo prometto a te. Ti scriverò sempre, e quando sarò più grande tornerò a trovarti.”
“Anch’io voglio venire a trovarti! E ti scriverò ogni giorno!”
“Beh… non esagerare.”
“Ok… allora ogni settimana.”
I due bambini si misero a ridere allegramente; poi si abbracciarono stretti.
“Ti voglio bene, Thomas.”
“Anch’io ti voglio bene, Akihiko…”

 

~~~

E avevano mantenuto la promessa. Gli anni erano passati, ma loro due si erano sempre tenuti in contatto. Finita la scuola superiore, Thomas aveva deciso di diventare un traduttore e così si era trasferito per un anno a Tokyo per studiare la lingua. L’anno successivo anche Akihiko aveva ricambiato la visita, trattenendosi però molto di meno poiché aveva già iniziato a pubblicare i primi racconti e cominciava quindi ad essere sommerso dagli impegni.
Thomas era stato felicissimo del successo del suo amico. Ricordava che da bambino prendeva sempre i voti più alti della classe, quando la maestra assegnava i temi; una volta aveva addirittura spedito un suo componimento ad un concorso scolastico, e aveva anche vinto il primo premio. Certo, considerando che Akihiko era sempre stato un ragazzo molto riservato, era strano che avesse acconsentito a lanciarsi nel campo della scrittura; era un po’ come se aprisse il suo cuore al mondo intero. Ma era anche un’ottima cosa: i suoi libri erano così belli e così ricchi di significato che meritavano di essere divulgati il più possibile.
Attualmente, con il suo permesso, Thomas ne stava giusto traducendo alcuni nella speranza di farli accettare da qualche casa editrice inglese.
Guardò sorridendo il suo amico, che in quel momento se ne stava in silenzio, forse perso in quel suo mondo fantastico dove andava a rifugiarsi per dare alla luce i suoi libri. Osservò il suo profilo un po’ aristocratico, il ciuffo di capelli che gli ricadeva sempre sugli occhi, la mano affusolata che sorreggeva il mento… non era cambiato granché, nonostante gli anni. E questo era decisamente un sollievo.
Akihiko voltò la testa verso lo stereo, che si trovava vicino alla porta; Thomas l’aveva acceso quando era entrato nella stanza e in quel momento stava trasmettendo un bellissimo brano.
“Come si chiama questa canzone?” gli chiese.
“Ma come, non la conosci? Non ascoltate musica in Giappone?” fece Thomas stupito.
“Ammetto di non essere molto ferrato in materia.”
“Sono i Pink Floyd. Shine on you crazy diamond. Adoro questa canzone.”
“Sì, è davvero molto bella” mormorò Akihiko, inclinando leggermente la testa.
Per qualche istante rimasero in silenzio, ascoltando il brano. “Allora, pensi di rivelarmi finalmente il motivo che ti ha portato qui?” disse infine Thomas.
“Devo avere un motivo per voler vedere il mio vecchio amico?” rispose Akihiko, calcando con ironia sulla parola vecchio.
“Non darti tante arie, abbiamo esattamente la stessa età. Anzi, tu sei addirittura più grande di me di ben 2 mesi e 12 giorni!”
“Mi hai beccato.”
“Comunque, dico sul serio. Non dico che non mi faccia piacere vederti, ci mancherebbe; però sei arrivato qui all’improvviso, senza nemmeno una valigia e senza avvisarmi…”
“Una buona carta di credito al giorno d’oggi fa miracoli.”
“Akihiko… avanti, smettila di svicolare. Cos’è successo? A me puoi dirlo, lo sai.”
Quando Thomas aveva aperto la porta e se l’era ritrovato davanti, quattro giorni prima, lì per lì aveva creduto di sognare. Non si vedevano da parecchio, ma Akihiko gli aveva sempre telefonato ogni volta che pensava di andare a trovarlo. Cosa ci faceva lì così all’improvviso? Lo aveva osservato attentamente in quei giorni, senza cercare di mettergli fretta; sapeva per esperienza personale che, se Akihiko non aveva voglia di parlare, semplicemente non lo faceva. E qualunque insistenza era inutile.
“Sei sempre riuscito a leggere in me come in un libro aperto, Thomas,” disse finalmente Akihiko con un sorriso. “A dire il vero, questo lato di te era piuttosto fastidioso; eri l’unico che capisse sempre quello che mi passava per la testa.”
“Beh, sono davvero lusingato. E in effetti… ho sempre saputo che ti dava fastidio. Per questo era divertente.”
I due amici risero brevemente, poi tornarono seri.
“C’entra per caso il lavoro?”
“No.”
“La famiglia?”
“Non proprio.”
“Allora un ragazzo.”
Non era una domanda. Akihiko non gli aveva mai nascosto le proprie tendenze sessuali, e viceversa; di fatto, le condividevano in pieno.
“Lui è… era qualcuno di molto importante per me.”
“Quanto è durata?”
“Quattro anni.”
“Non me ne hai mai parlato” sussurrò Thomas sorpreso.
“Lo so.” Akihiko sorrise dolcemente. “Non è mai stato facile per me parlare di lui. Avevo paura di… poterlo contaminare, in un certo senso. È quasi come se fosse una creatura ultraterrena…”
“Devi averlo amato proprio tanto, da come ne parli…” disse Thomas dopo un po’. Akihiko non aggiunse nulla.
“… E deve anche averti ferito molto.”
Lo vide trasalire leggermente. “Sì, è vero… ma non l’ha fatto consapevolmente, credimi.”
Thomas continuò a tacere, lasciando che Akihiko proseguisse nel discorso quando ne avesse avuto voglia.
“Lui… forse era troppo per me” disse infatti dopo un po’. “O magari io ero troppo per lui… non stavo più bene, ultimamente. Non riuscivo nemmeno più a lavorare. Non ho avuto scelta.”
“Capisco…”
“No, non penso che tu possa capire.”
Forse aveva ragione. Aveva mai amato così, lui? Fino al punto di non riuscire a parlare della persona amata senza che ogni parola traboccasse letteralmente d’amore? Perché era questo che sentiva, ascoltandolo. Era chiaro come il sole.
Akihiko alzò gli occhi e li fissò in quelli di Thomas, e lui si sentì il cuore in subbuglio proprio come quel giorno di oltre 20 anni prima.
“Spero solo… che tu abbia preso la decisione giusta.”
Akihiko sorrise di nuovo: un sorriso amaro e struggente.
“Lo spero anch’io. Anche se, a dire il vero… non sono mai stato meno sicuro di qualcosa in tutta la mia vita.”

 

****

Rieccomi da voi con il nuovo capitolo! Come promesso, vi ho riportato il nostro amatissimo sensei... e abbiamo anche fatto un salto nel suo passato! Spero vi piaccia, anche perché l'ho scritto un pò di fretta: mi è venuta una botta d'ispirazione nell'ultima ora e mi sono data subito da fare per finirlo! Datemi i vostri pareri, magari sono sempre in tempo a cambiare qualcosa... Ah, dimenticavo! Se non la conoscete, vi consiglio vivamente di ascoltare la canzone che nomino nel capitolo: per me è una delle più belle nella storia della musica. ^_*

  
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