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Autore: Rinoagirl89    02/01/2012    7 recensioni
Il villaggio di Konoha era stato uno dei grandi fulcri nella storia del paese del Fuoco.
Aveva visto guerre, distruzioni di massa, attacchi apocalittici orditi da clan potenti, tradimenti e perdite.
Molte perdite.
Tuttavia, dopo quattro anni dalla fine della guerra, vedeva una nuova pace, costruita sulle macerie della precedente e sui buoni propositi dei suoi abitanti.
Gli edifici erano stati ricostruiti, l’ordine ristabilito e si era tornati alla normalità, ma non per tutti.
Da qualche parte, in quel villaggio, c’era ancora qualcuno che combatteva contro i suoi demoni.
[Terza Classificata al Contest Purely Black]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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HOPE

 

Sakura Haruno, come tutte le mattine da qualche anno a quella parte, soleva svegliarsi presto, a differenza del nuovo neo Hokage, che poltriva anche fino a mezzogiorno inoltrato.

Non era un’abitudine legata a qualche impegno particolare, semplicemente adorava svegliarsi e guardare con i suoi occhi l’alba di un nuovo giorno, sperando che qualcosa cambiasse.

Viveva di speranza, lei, a differenza della sua migliore amica Ino, che non conosceva più il significato di tale parola dopo il giorno in cui aveva visto suo padre morire tra le sue braccia.

O a differenza di Tsunade, cui era stato tolto tutto, anche l’amore.

Eppure, Sakura Haruno non riusciva ad arrendersi all’evidenza.

Non poteva smettere di vederlo, anche se gli faceva male, né di parlargli sapendo che non la ascoltava mai.

Dopo la guerra molte cose erano cambiate: lei per prima aveva rinunciato a vivere con i suoi genitori per seguire Sasuke giorno per giorno, mentre Naruto si era trasferito nell’appartamento accanto e aveva rinunciato alla carriera di Hokage, pur di aiutare i suoi due migliori amici ad andare avanti.

Tuttavia le cose non funzionavano.

Sasuke non parlava, non mangiava e non era veramente con loro.

Solitamente era Sakura a nutrirlo mentre Naruto si occupava di lavarlo e dei suoi bisogni fisiologici.

All’inizio era stato difficile perché  non era abituato a prendersi cura delle persone in quel modo, sopratutto di persone totalmente dipendenti dagli altri e Sakura, sebbene abituata a trattare con pazienti che non sono in grado né di intendere né di volere, non riusciva ad avvicinarsi a Sasuke più del dovuto.

Dopo la fine della guerra, ed in seguito alla conclusione dei trattati di pace, era cominciato il lungo processo sulla questione Uchiha, durato oltre un anno. Tutti i grandi Kage volevano la sua testa.

Difficile a credersi, dato che l’ultimo discendente dello Sharingan era caduto in coma in seguito alle ferite riportate dopo gli scontri con Madara Uchiha e Tobi. Inoltre la sua presenza, assieme a quella di Naruto, aveva fatto sì che la guerra finisse con i giusti vincitori. In virtù di ciò Tsunade, nel suo ultimo atto da Hokage, lo aveva difeso a spada tratta. Inoltre era inutile condannarlo a morte dato che i medici l’avevano dato per spacciato.

Il processo quindi si risolse con il proscioglimento da tutte le accuse.

Poco dopo questa sentenza Sasuke si risvegliò: Sakura era lì quando lui riaprì gli occhi.

Purtroppo ciò che vide non furono altro che due specchi neri spenti. Fissavano il vuoto.

Da quando si era svegliato non aveva mai parlato, né aveva mai dato segnali di vita.

Non era in grado neanche di alzarsi, perciò aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di lui; ma chi lo avrebbe mai fatto?

La maggior parte dei compaesani lo odiava, per non parlare di chi credeva che fosse stata tutta una farsa per salvarsi la vita. E, per come stavano le cose, questa versione sarebbe stata la più gradita perché avrebbe significato che dentro quell’involucro di carne, chiamato Sasuke Uchiha, era rimasto qualcosa.

Invece erano stati quattro anni di niente.

Naruto ben presto aveva perso la pazienza, la voglia e soprattutto la speranza di vederlo alzarsi, perciò decise di agire diversamente. Lasciò a lei il compito di occuparsi di lui mentre partì per un lungo viaggio alla ricerca di un “esperto della mente”, conosciuto durante i viaggi con Jiraya. Non aveva ancora fatto ritorno. Quel giorno Sakura aveva pianto, perché si era resa conto che sarebbe stata l’unica persona di tutto il villaggio che avrebbe continuato a combattere per lui. L’unica che ancora lo voleva con sé.

Forse l’amore la rendeva cieca, ma oramai non le importava più.

Bastava che lui fosse ancora lì con lei.

 

«Sas’ke-kun buongiorno! Anche oggi c’è il sole e questa stanza merita un po’ d’aria» gli disse lei mentre entrava nella sua stanza e apriva le finestre, sempre chiuse a doppia mandata durante la notte. La luce rendeva il sonno di Sasuke irrequieto, lo agitava tanto che Sakura ricordava benissimo come la prima notte che rimase a dormire con lui si spaventò molto. Fu costretta a correre fuori di casa a chiamare Naruto per farsi dare una mano a tenerlo fermo.

«Sai, oggi pensavo di fare un bel ramen, tanto per festeggiare il compleanno del baka, che ne dici?» ovviamente non arrivò nessuna risposta, né un accenno. Rimase lì, sdraiato sul letto a fissare il soffitto bianco. Non si aspettava certo un miracolo, lei, ma non poteva stare un attimo zitta quando era vicino a lui, perciò parlava a raffica di tutto quello che le passava per la testa.

Una volta, tanti anni prima, i silenzi tra loro due erano carichi di sottointesi. Ora erano vuoti e morti, sapevano di sangue e rimpianti.

«Chissà cosa starà facendo. Magari tornerà a casa oggi, no? Manca da due anni e senza di lui questa casa è così vuota» aggiunse in tono sconsolato, osservando i riflessi del sole sui vetri delle finestre aperte. Con un sospiro si avvicinò al suo letto, facendo per alzarlo. I capelli li portava lunghi e sciolti, perciò, quando si avvicinava per tirarlo su dal letto, gli solleticavano sempre il naso, ma Sasuke non sembrava notarlo. Sebbene lei avesse acquisito la forza di Tsunade, quando doveva farlo alzare per condurlo in bagno faceva una gran fatica: non era facile sollevare un peso morto di ottanta chili quando lei ne pesava poco più della metà, e di certo lui non la poteva aiutare.

All’inizio avevano usato una sedia a rotelle per trasportarlo, ma una notte, mentre lei dormiva pesantemente, Sasuke si era alzato da solo e l’aveva fatta a pezzi. Da allora non l’avevano più usata.

Era stata una delle prime azioni che le aveva ridato un po’ di luce, anche perché alzarsi dal letto dopo tutta quell’inattività era sembrato un grande passo. Eppure non era stato un vero progresso, dato che il giorno dopo era tornato ad essere quel morto vivente che si trascinava da anni. Si sarebbe potuto quasi credere che non fosse stato lui, se non avesse avuto le mani sporche di sangue - si era ferito al pollice e all’indice di entrambe le mani - ed un pezzo di ruota sotto il cuscino.

Non sapeva bene come catalogare quella notte. Era praticamente impossibile che fosse riuscito a fare una cosa del genere. Però l’aveva fatta.

Molto spesso Sakura si trovava a riflettere su quanto era accaduto, ed arrivava sempre alla stessa conclusione. Non era malato, né il suo cervello aveva smesso di funzionare come si deve.

Era lui che si stava lasciando morire. Era lui che decideva di non parlare, che non si muoveva, che non mangiava e che non la guardava mai. Tuttavia doveva aver considerato la sedia a rotelle un umiliazione troppo grande, persino più grande del catetere che erano stati costretti a mettergli dopo che Naruto era andato via, o della doccia a cui provvedeva lei stessa.

Con ancora tutti i vestiti addosso, Sakura lo trascinò in bagno, stando attenta a non farlo inciampare. Nella vasca  aveva già aperto l’acqua, così piacevolmente calda che stava accarezzando l’idea di lavarsi anche lei insieme a lui: tanto cosa poteva farle?

«Sas’kè-kun, spero che tu non ti sconvolga ma mi sa che stamattina la doccia ce la facciamo insieme» gli disse mentre gli sfilava la maglia.

Dal canto suo Sas’kè continuò a guardare davanti a sé, quindi Sakura decise di prenderlo come un assenso.

Dopo aver spogliato entrambi, prese il ragazzo sotto le ascelle, lo alzò da terra e, con grande sforzo, lo mise nell’acqua calda.

Stare in quella vasca in due era assai scomodo, ma non se ne preoccupava, voleva godersi il calore dell’acqua con gli oli profumati.

Erano sistemati l’uno di fronte all’altra, le gambe di lei toccavano i fianchi dell’Uchiha mentre quelle di lui erano piegate ai lati del busto di Sakura.

«Si sta bene eh, Sas’kè?» i suoi occhi verdi avevano già visto ed osservato ben bene il suo corpo nudo, tanto che la prima volta non era riuscita a trattenersi, ed aveva sentito bagnarsi la stoffa del suo intimo. Si era detta più di una volta che era una cosa normale, che aveva degli occhi per guardare, che sognava quel momento da tempo, ma non era bastato per lenire i suoi sensi di colpa. Ora averlo a quella distanza, sentire le sue gambe premere così vicino ai suoi seni, le faceva un certo effetto, visto che era pur sempre il ragazzo di cui era innamorata da una vita. Senza perder ulteriore tempo, Sakura torse il busto per procurarsi lo shampoo. Così facendo un suo seno urtò il ginocchio del ragazzo. In quel frangente represse un brivido di piacere, cercando di pensare solo al suo obiettivo, che era depositato ai piedi della vasca. Mentre alzava un po’ il bacino, affacciandosi ai bordi della vasca, una mano afferrava l’agognato bottino, l’altra, invece, andava a mettersi tra il suo busto ed il ginocchio incriminato, per evitare altri spiacevoli incontri.

Tuttavia nel girarsi lo shampoo le cadde di mano, visto che le mani erano bagnate e scivolose, finendo in acqua. Stava per recuperarlo, non senza reprimere uno sbuffo, ma non poté afferrarlo in tempo dato che, un’altra mano bianca e fine, l’aveva raggiunto prima di lei.

Quando alzò il viso per incontrare il suo sguardo, si rese conto che lui la stava guardando.

I suoi occhi neri scintillavano di luce propria, e la fissavano mentre le sue mani la afferravano per le spalle, dimenticandosi dello shampoo che cadde al di fuori della vasca.

Non sapeva cosa fare, era allibita, inoltre i suoi occhi si rifiutavano di abbandonare quelli dell’uomo di fronte a lei.

Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non riusciva a pensare coerentemente, se non che era nuda, lui anche e la stava afferrando attirandola verso di sé.

Prima di perdere del tutto la ragione, cercò di allontanarsi da lui, poggiando le mani su i suoi pettorali, ma non servì a nulla perché lui si avvicinava sempre di più. Sentiva il suo respiro accaldato solleticarle le guance, le mani poggiate sulle sue spalle premere sempre con più forza.

«C-che stai facendo? Lasciami!» urlò disperata prima che lui poggiasse le labbra sulle sue. Il contatto durò meno di un istante. Neanche un secondo dopo le mani di lui si afflosciarono in acqua ed i suoi occhi tornano apatici come prima. Rimase senza fiato ad osservarlo, incapace di muoversi, con il cuore che le batteva furioso nel petto e le mani tremanti.

Cercò di alzarsi e rivestirsi, ma le gambe non le ressero, tanto che una volta in piedi ricadde su se stessa, andandogli addosso.

Quando si rese conto di toccarlo, si allontanò immediatamente verso il lato opposto, timorosa di un altro scatto. La sua schiena aderiva alla fredda vasca, mentre i capelli le aderivano al viso. All’improvviso scoppiò a piangere, senza un vero perché, si abbracciò le ginocchia ed urlò tutto il suo dolore. I singhiozzi rimbombarono nel bagno vuoto, nonostante il viso fosse premuto sulle ginocchia. Quando decise di essersi sfogata abbastanza, si alzò nuovamente dalla vasca, ed incurante di bagnare il pavimento, uscì nuda sbattendo la porta.

Non sapeva neanche lei perché si era comportata in quel modo, sapeva solo che voleva uscire di lì.

Dopo qualche ora, essendosi vestita nuovamente, aver preparato il pranzo e scritto i rapporti che doveva consegnare a Shikamaru entro la fine del pomeriggio, decise che era ora di tornare in bagno ed affrontare Sasuke.

Aprì piano la porta e lo trovò nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato.

Lo osservò per un paio di secondi prima di avvicinarsi e tirargli un forte ceffone, che lui incassò senza un lamento. La rabbia la sommerse per quel suo trascinarsi.

L’aveva vista quella scintilla di vita. Lui c’era ancora da qualche parte.

Eppure continuava a comportarsi così.

«Perché ti comporti in questo modo? Io non ti capisco!» le lacrime cominciarono ad affluire nuovamente rigandole le guance, mentre lo trascinava fuori dalla vasca continuando a prenderlo a schiaffi.

«Reagisci!» le urla si mischiavano ai singhiozzi, gli schiaffi divenivano sempre più deboli e le gambe le cedevano, finché non gli si accasciò in grembo. Continuava a singhiozzare senza ritegno, abbracciandolo, mormorando delle scuse mischiate a rimproveri.

Sasuke rimaneva lì, fermo tra le sue braccia. Respirava piano, ed il petto gli si abbassava ed alzava ritmicamente, ma oltre al respiro sembrava che nient’altro fosse vivo in lui.

Dopo essersi calmata ed aver asciugato le lacrime, Sakura cercò i panni asciutti per Sasuke, visto che se fosse rimasto ancora nudo e bagnato probabilmente si sarebbe beccato un raffreddore storico.

Una volta asciugato e rivestito lo portò in cucina, mentre lei ultimava i preparativi per il pranzo.

Tagliava le spezie con particolare minuzia, mentre il brodo ribolliva sul fuoco.

A volte la cucina serviva per riportarla alla realtà e al mondo che la circondava, perché esorcizzava un po’ le sue paure primordiali. Restare per così tanto tempo accanto a qualcuno che non sembra essere vivo ti impedisce di vedere le cose come stanno. Si chiedeva spesso se in realtà non fosse stata lei quella pazza, e lui quello sano. Oppure in realtà lei era morta, e quello non era altro che il suo inferno personale. Però se aveva fame significava che era viva, no?

Aveva decisamente bisogno di staccare la spina per qualche giorno, vedere qualche amico e dimenticarsi di lui, anche solo per un attimo.

Forse quel bacio poteva anche averlo immaginato. In fondo lui ora era lì, seduto al tavolo, come sempre, e niente era diverso dal solito.

«Ma chi voglio prendere in giro?» sospirò a se stessa, mentre spegneva il fuoco e si procurava due piatti dalla dispensa. «Allora Sas’kè, mangiamo?» gli si rivolse con il solito sorriso sulle labbra, mentre gli poggiava il pranzo davanti. All’improvviso Sasuke si alzò, urtando il tavolo, per la foga con cui si mosse. Si diresse alla credenza con passo malfermo, visto che erano anni che non si muoveva con le sue gambe, per prendersi qualcosa con cui mangiare. Nuovamente Sakura non mosse un muscolo, rimanendo inerme a guardarlo mentre tornava a sedersi con le bacchette in mano.

Aveva quasi paura di respirare, non voleva che lui smettesse di mangiare da solo, né che si accasciasse di nuovo come aveva fatto prima. Così lo osservò prendere degli spaghetti ed arrotolarli tra le bacchette, continuando a seguirne il percorso fino alla sua bocca fine, che masticava con lentezza e disarmante eleganza.

Come poteva riuscire a mangiare in quel modo se era così tanto tempo che non lo faceva con le sue mani? Di nuovo le emozioni l’assalirono come un fiume in piena, la rabbia mista alla speranza di vederlo vivere di nuovo gli permisero di affrontarlo e, prima che l’inerzia le ripiombasse addosso, lo prese per la maglia strattonandolo verso di sé.

Sasuke, che aveva appena finito di masticare un boccone cercò di scollarsela di dosso, ma lei non lasciò la presa e continuò a portarsi vicino al suo viso.

«Brutto stronzo! Mi prendi per il culo? Non puoi comportarti così, non puoi! Ti prego parlami, non… posso andare avanti così». I suoi occhi quel giorno avevano versato così tante lacrime che oramai credeva di averle esaurite, ed invece eccole che spuntavano ai lati degli occhi di giada.

Tuttavia non voleva farsi sopraffare dal pianto, per questo con gesto rabbioso si asciugò quelle piccole lacrime, senza mai lasciare la presa sulla maglia blu .

«Lo capisci Sas’ké che sto impazzendo? Io voglio sentire la tua voce. Esigo che tu mi parli. Ora! »

Urlava e se ne rendeva conto solo in quel momento. Voleva mantenere un tono calmo e glaciale, invece era in preda ai tremori, non considerando che la sua sanità mentale era appesa ad un filo.

 

D’altro canto Sasuke continua a guardarla impassibile. Non sa bene quand’è che sì è svegliato, perché perde la lucidità a tratti. Prima é lì che osserva Sakura mentre scrive, poi si ritrova di nuovo nell’oblio, in cui il tempo non è che uno sfumato ricordo, e le urla dei suoi genitori sono onnipresenti nei suoi pensieri. A volte si trasforma in un mondo reale, in cui per la maggior parte si ritrova in qualche stanza di hotel, solo e pieno di rimpianti, ma sono ricordi confusi. Non ricorda di tutto quello che succede nell’oblio. Oppure è questo l’oblio?

Certe volte ci prova davvero a spostare lo sguardo per guardare ciò che lo circonda, ma non vede altro che bianco, e nei suoi giorni migliori vede anche del rosa e del verde.

Talvolta gli capita anche di riprendere lucidità, di ricordarsi che giorno sia, ma gli capita sempre di notte, quando lei dorme nella vecchia stanza che una volta era di Itachi. Quei rari momenti riesce persino ad alzarsi dal letto, arrivare fino da lei e guardarla dormire. Dorme sempre tutta rannicchiata, ed il suo respiro è soave e leggero. Ama vederla dormire.

Nella sua pazzia lei rappresenta la luce. E non può che bearsi delle sue forme quando lei lo abbraccia durante la notte - perché a volte lei dorme con lui, soprattutto quando piove forte e la solitudine si fa sentire - e gli dice che lo ama, che lei c’è per lui e ci sarà sempre.

Quella mattina - o forse era stato ieri? - lui l’aveva vista nuda vicino a lui. Nella vasca con lui. Nonostante il suo oblio, la visione di lei era stata troppo chiara per non essere messa in primo piano, ed ad un tratto aveva capito che voleva combattere per lei. Voleva capisse quanto ci tenesse alla sua vicinanza, al suo respiro, alle sue labbra. Voleva baciarla, semplicemente, per constatare se era reale oppure no. Al contatto con le sue labbra e al suo no soffocato, l’oblio lo aveva attanagliato nuovamente, impedendogli di dire quello che sentiva.

Tuttavia, nell’arco del tempo - o della giornata? Era tutto così confuso - sentiva che doveva combattere nuovamente, perché la voleva disperatamente tutta per sé. E quel sorriso.

Lo sapeva che era tutto per lui, per questo non voleva arrendersi.

Prima che la coscienza lo abbandonasse di nuovo, si mosse per prendere quelle bacchette che lei dimentica sempre. Ed è così che è finito a guardarla mentre lei gli urla addosso la sua rabbia. È bellissima e letale.

Ma quel che gli sta chiedendo è molto. Non riesce neanche a ricordarsi come si parla.

Si muove prima la bocca e poi la lingua. Oppure è il contrario.

 

Nel frattempo lei aveva lasciato la presa sulla sua maglia, preferendo appoggiare la sua testa sul torace di lui, per sentire se il cuore stava battendo tanto quanto il suo.

«Sa…» Per un misero attimo a Sakura parve di sentir pronunciare il suo nome, ma non voleva sperarci troppo, visto quanto era stata disillusa in quella giornata, per questo si decise ad alzare la testa tremante e ad incontrare quegli occhi bellissimi, animati da una piccola luce rossastra.

«…ku…ra». All’inizio credeva di esserselo immaginato, però lui aveva in volto una certa aspettativa, come se pretendesse una sorta di riconoscimento.

«Ripetilo»

«Sa…kura»

«Ancora» “Ed ancora, ancora! Non smettere mai di dirlo”

«Sakura»

Il suo nome pronunciato da quella voce, con quel tono di rimprovero, con quella cadenza.

«Sas’kè-kun». La voce come un sussurro, il viso rigato di lacrime e le sue braccia che lo avvolgevano. « Dio, non sai quanto volevo sentirtelo dire. Non sai da quanto tempo io - » ma quella frase non ebbe conclusione .

Sakura fu travolta in un bacio senza remore: le braccia di Sasuke l’avevano avvolta improvvisamente e tirata a sé, ma stavolta lei rispose abbracciandosi a lui neanche fosse stata la sua ancora di salvezza. Dapprima era stato solo uno sfiorarsi di labbra, poi la castità venne abbandonata e la lingua di Sasuke premette sulle sue labbra, pretendendo il permesso per un accesso maggiore, che non tardò ad arrivare.

 

Dopo quel giorno le cose si erano fatte più semplici, le crisi erano diminuite e “l’oblio” - come lo chiamava Sasuke - aveva smesso di dare problemi. Certo, era stato costretto a ricorrere a specialisti del campo medico, a prendere medicine specifiche e a chinare la testa quando serviva.

Molti, dopo aver appreso del suo “ritorno nel mondo dei vivi” avevano richiesto la riapertura del processo ma Kakashi, da grande ed infallibile Hokage quale era, per non citare il rapporto affettivo che aveva con l’imputato, era stato abbastanza abile da far tacere i dissidenti.

Eppure la vita a Konoha era diventata insostenibile per loro due, soprattutto per la crescente ostilità che si riversava sull’Uchiha ogni volta che usciva di casa. Sakura ne soffriva quanto lui, tanto che furono costretti a chiedere un trasferimento a Uzu, dove sapevano che si era stabilito Naruto. L’Hokage fu ben felice di concederlo, con l’approvazione di Shizune che garantiva una ancor più rapida ripresa per l’ultimo possessore dello Sharingan al di fuori delle mura del suo paese natio.

«Chissà che colpo gli prenderà a quell’idiota quando ti vedrà camminare con le tue gambe» disse lei mentre finiva di preparare le borse con lo stretto necessario «Magari sviene!»

«Se siamo fortunati ci rimane secco e ce lo togliamo di torno»

«Sas’ke-kun!» uno scappellotto in testa, per non dimenticarsi del solito tono amorevole di rimprovero che aveva scoperto adorare in sua presenza. «Cerca di essere gentile con lui, in fondo è tuo amico, per non parlare -»

A quel punto si voltò verso di lei afferrandole le mani, che erano occupate a scegliere tra una maglia color lilla ed una nera, facendo in modo che lo guardasse negli occhi.

 « Senti, con la storia della gratitudine mi hai un po’ rotto le palle, inoltre non gli ho chiesto niente io. Ha fatto tutto da solo»

Indispettita da quel suo tono duro, intento a mascherare ben altri sentimenti, decise di prenderlo in contropiede. «Non è che sei geloso?»

«…»

«Oh, andiamo ammettilo!» gli disse guardandolo con quegli occhi verdi e speranzosi, stringendo con ancora più forza le mani del povero mal capitato.

«Hai per caso mangiato funghi allucinogeni?»

«Ti piacerebbe» gli sussurrò lei all’orecchio, mentre lasciava le mani di lui per poggiarle sulle sue spalle. Era alto Sasuke, tanto che lei doveva alzarsi sulle punte dei piedi per arrivare al suo orecchio. O alle sue labbra.

«Sei noiosa» dichiarò glaciale prima di baciarla, evitandosi così altre lamentele circa la sua presunta gelosia.

Finché c’è speranza, la vita continua.

 

 

 

 

 

«Tsunade-obachan, come sta?»

«Sempre stabile, Naruto»

«Lei crede che stia sognando, non è vero?»

«Forse, ma non potremmo mai saperlo.

Piuttosto, l’hai trovato?»

«Si, ma non vuole tornare, inoltre è più morto che vivo»

«Gli hai spiegato che potrebbe essere l’unico modo affinché si svegli?»

« Certo, per questo non vuole tornare. Non vuole che ricordi cosa le ha fatto»

«Se non fosse stato per lui sarebbe già morta»

«Non vuole che ricordi cosa le ha fatto prima»

«Deve accettare le conseguenze del suo gesto»

«Sa, l’ho visto strano. Sembrava quasi che dormisse in piedi. Stentava a riconoscermi. Quando gli ho chiesto se lei si sarebbe mai svegliata mi ha guardato come se avesse realizzato qualcosa»

«Che sia…»

«…caduto nel sogno?»

 

 

Ricordava la lama che la trapassava e quegli occhi rossi che la volevano morta.

Le urla le perforavano i timpani, ma non aveva più importanza ora.

Sasuke la stava uccidendo. L’aveva già uccisa.

Nonostante stesse abbandonando quel mondo, le giunsero le imprecazioni del baka.

Qualcuno urlava il suo nome.

 

«Sas’kè, dovevi colpire me, non lei!»

 «Io… »

«Dovevi fermarti, come hai potuto farle del male?»

«…»

«Sakura? Svegliati, dai!»

«Naruto, spostati»

«Cosa vuoi farle ancora?»

«Le farò vivere un sogno»

 

 

                                                                                                 FINE

NdA (ovvero ciò che non vorreste mai leggere xD):

 

Essere riuscita ad arrivare terza a questo contest mi riempie di orgoglio, inoltre così tanti complimenti non li avevo mai ricevuti e devo dire che era pericolosamente vicina alla commozione!

Spero di poter scrivere presto anche i giudizi di Terra-chan J Detto questo, passiamo alla trama di questa storia.

Il tono della fan fiction è volutamente confuso e frammentario, si potrebbe quasi intuire sin dai primi toni che c’è qualcosa che stona nel testo. Il “coma” di Sasuke nasce dalla sua caduta nell’illusione che lui stesso aveva creato per Sakura. Durante la notte lui entra inconsciamente nel mondo di lei, solo che non sapendolo non ne ha una piena coscienza, quindi rimane lì inerte. Nella realtà, invece, la sua vita è più definita, ma non ricorda mai cosa sogna durante la notte, quindi non prende consapevolezza di quelle sue incursioni. Quando parla con Naruto si rende conto del perché ultimamente non faccia altro che dormire. Se avesse svegliato Sakura dal suo sogno, come gli stava chiedendo, lui non avrebbe potuto più incontrarla, essendo un ricercato di livello S. D’altro canto non è neanche certo che lei possa sopravvivere al risveglio. Per questo la sua decisione finale è quella di dormire insieme a lei, vivendo quella vita che mai avrebbero potuto vivere assieme. Naruto potrebbe sembrare OOC, ma bisogna considerare che tutto quel che accade è nella testa di Sakura, in cui la figura di Naruto diviene sempre più frammentaria e lontana.

Detto ciò, vi saluto e vi ringrazio per aver letto!

 

 

   
 
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