Prefazione
Era una notte d’inverno e come sempre pioveva a dirotto sulla verde Irlanda, almeno così mi è stato raccontato. Ma questo non è un racconto, non è una favola, è una storia vera…vera quanto il pianto di un bambino in piena notte, vera come l’urlo del vento che scuote gli alberi scheletriti d’inverno, vera almeno quanto me…Non ho intenzione di raccontare in terza persona, né tantomeno volgendo le azioni al passato, ma insolitamente scriverò con i tempi al presente, quasi stessi vivendo e raccontando contemporaneamente, in modo che ognuno di voi, leggendo, abbia l’impressione di gioire, piangere, insomma, vivere con me quest’incredibile quanto vera storia…Dicevo…Era una notte piovosa, il vento urlava contro le finestre della grande villa, ma nient’altro s’udiva all’infuori di questi suoni sordi ed inquietanti. Poi, all’improvviso, un suono, altrettanto cupo, quello di una porta violentemente sbattuta e forse mai riaperta. Una donna attraversa velocemente la strada, incurante di quella voce maschile che continua a gridare invano il suo nome…E forse entrambi incuranti che fra quel rumore di pioggia e vento, si leva più alto il pianto di un bambino.