Serie TV > American Horror Story
Segui la storia  |       
Autore: Sephora    02/01/2012    2 recensioni
Dicono che ci si possa sentire a casa ovunque, se si è con una persona che si ama. Anche in una villa maledetta, in cui sono stati consumati innumerevoli omicidi; anche se si è l'autore di molti degli omicidi in questione.
Certo, la strada verso casa diventa più lunga se hai messo incinta la madre dell'unica ragazza di cui ti importi qualcosa e, dulcis in fundo, hai anche quasi ammazzato suo padre.
[Tate/Violet, post 1x12]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Autrice:
Sephora.
Titolo della storia: The long way home
Santa beta: Lady Aika
Genere: angst, triste, romantico.
Rating: giallo.
Avvertimenti: raccolta, flash!fic, future!fic, SPOILER!
Fandom: American horror story.
Personaggi: Tate Langdon, Violet Harmon.
Sommario: Dicono che ci si possa sentire a casa ovunque, se si è con una persona che si ama. Dicono che ci si possa sentire a casa anche in una villa maledetta, in cui sono stati consumati innumerevoli omicidi – anche se si è l'autore di molti degli omicidi in questione. 
Però, la strada verso casa diventa più lunga se hai messo incinta la madre dell'unica ragazza di cui ti importi qualcosa e, dulcis infundo, hai anche quasi ucciso suo padre.
Ambientazione: post 01x12, tiene conto del finale di stagione. Le flash sono in ordine cronologico: la prima è ambientata pochi mesi dopo Natale, l'ultima diversi anni dopo l'omicidio della baby sitter. 
Note varie ed eventuali: ogni flash si apre con una citazione. Alcune le ho trascritte mentre guardavo la puntata – ho questa fissa, io XD –, altre le ho prese da questa pagina (che consiglio caldamente a tutti gli appassionati di AHS), mentre altre ancora le ho riportate a memoria, per cui nel caso ci fossero imprecisioni è assolutamente tutta colpa mia e del mio cervellino da canarino.
La raccolta è sostanzialmente incentrata sugli sviluppi futuri che quel gran sadico/genio di Ryan Murphy ha pensato bene di ometterci. Tanto meglio, così posso auto convincermi che tutte le Tate/Violet che trovo in giro siano assolutamente Canon.
La raccolta è composta da esattamente dieci pure!flash, ovvero di esattamente 500 parole, limite che mi sono auto imposta.













The long way home






#1 – You are alone.






I'll wait. Forever If I hate to.









Ogni tanto Tate passa le giornate in camera di Violet. Senza il suo permesso, ovviamente, e, a ben vedere, lo fa più di ogni tanto, però lei non lo ha mai scoperto – o almeno non ancora.

Rimane in piedi, a fissare l'armadio, i soliti maglioni abbandonati su una sedia, quel paio di calzamaglie rosse che sbuca da sotto il letto.

Tate va nella stanza di Violet quando si sente solo, il che vuol dire che spende la sua stupida esistenza da emarginato sociale tra quelle quattro mura. È un'abitudine un po' masochista, un po' stupida, eppure la porta avanti con una meticolosità quasi maniacale. Se ne sta lì per ore, fino a che non la sente salire le scale; allora aspetta il rumore della maniglia cigolante e si dissolve.

Alle volte gli sembra che Violet sappia tutto, ma non gli dica niente perché... Il perché non lo sa. Forse non ha la minima voglia di parlare con lui. Neanche Tate, fosse in lei, ne avrebbe – e Tate è matto, matto da legare a sentire Ben. Psicopatico, per essere più tecnici.

Quando Ben lo sorprende mentre sta spiando Violet dalla finestra della cucina, gli urla contro di starle lontano e lo spintona a terra. Da allora Tate non le si è più avvicinato; non vuole litigare con Ben, ha paura di fargli male e peggiorare la propria situazione. Che poi basterebbe una sola sillaba da parte di Violet per farlo tornare da lei, Ben contrario o meno, è tutta un'altra storia.

«Tate».

Quella mattina Violet è dietro di lui, a braccia conserte, con un cipiglio tutt'altro che felice in volto. Resta immobile qualche secondo, prima di richiudere in fretta la porta dietro di sé e girare la chiave nella serratura.

Non si è ancora abituata alla morte, Violet. Forse perché nessuno l'ha aiutata a farlo, forse perché Tate non le ha insegnato tutti i piccoli vantaggi che ha scoperto in vent'anni passati in quella casa quando ne aveva l'occasione. Perché dovrebbe essere lui ad insegnarglieli, non Moira.

«Che ci fai qui?» chiede Violet. La sua voce è tagliente, come le lame che nasconde in quell'astuccio nero sotto al letto.

«Sei sola» mormora Tate, un po' a mo' di giustificazione, un po' di più come constatazione. «È colpa mia».

«Dio, Tate, non voglio che tu uccida un ragazzo per me come stavi...»

«Aveva detto che eri strana!» Tate muove un passo verso di lei, incerto, zoppicante. È come se lo scricchiolio del parquet sia un allarme: “stai sorpassando la zona vietata, se esageri uscirà da quella porta e non ci parlerai più per altri sei mesi”. «Ero arrabbiato» aggiunge, fermandosi accanto al letto.

Violet socchiude appena le labbra e si passa le dita tra i capelli, distendendo le palpebre, la fronte, le labbra; poi apre il cassetto del comodino e prende una pallina di gommapiuma.

«Quando ti arrabbi, stringi questa al posto di uccidere. Per favore» dice piano, lanciandogliela prima di scomparire.

Tate rimane solo, a fissare il punto in cui Violet si è dissolta. Evidentemente qualcuno glieli stava insegnando, quei vantaggi.


Dannata Moira.




   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > American Horror Story / Vai alla pagina dell'autore: Sephora