Shaunee
Life is good I can't complain
I mean I could but no one's listening
Your imagine overwhelms my brain
And it feels good
(Like Whoa - 78Violet)
“Andate a scegliervi la
vostra stanza, mentre noi tiriamo fuori qualche scatolone.”
Mio
padre mi risvegliò dai miei stessi pensieri. Cinque minuti nella nuova casa, e già vorrei
scappare. E’ troppo grande per me, troppo
pulita, troppo nuova. Salii riluttante le scale,
insieme ai miei
due fratelli gemelli e mia sorella maggiore. Nicholas e Matt avevano
già
trovato le loro stanze, all’inizio del corridoio, una di
fronte all’altra.
Cher
mi sorpassò di corsa urlandomi “chi dorme non
piglia pesci!” e chiudendosi
dentro una delle camere. Ne erano rimaste tre, e due erano per gli
ospiti.
Così, con una scelta accurata, entrai nella camera in fondo
al corridoio, che a
parere mio sembrava la più piccola. Le altre erano troppo
grandi per me. Quando
chiusi la porta e mi buttai sul letto, notai che sul soffitto
c’era una
cordicella che portava molto probabilmente alla soffitta. Bella scelta, Shaunee. Mi alzai sul letto
e saltai il più possibile
per afferrare la cordicella. Quella stanza era perfetta per me, nella
soffitta
avrei potuto mettere tutti i miei disegni e il cavalletto per
dipingere, così
non avrebbero dato fastidio a nessuno e soprattutto nessuno mi avrebbe
disturbato mentre disegnavo. Dopo aver dato una sbirciata, richiusi la
porticina e scesi dal letto per dirigermi fuori e prendere subito la
mia roba,
quella stanza aveva bisogno di una ripulita.
Stavo
cercando dentro l’auto il mio scatolone con scritto
“arte”, quando sentii
qualcuno che tossiva dietro di me.
“Ti
serve qualcosa?” dissi girandomi e guardando il ragazzo che
mi stava fissando
con un mezzo sorriso. Lo
scrutai per
bene, era alto poco più di me, ben piazzato, i capelli un
poco ricci che gli
ricadevano sul lato destro del viso e degli occhi favolosi color
nocciola.
“Sono
il figlio del pastore, e vicino di casa. Volevo passare a darvi il
benvenuto e
portarvi questi.” Alzò la teglia che teneva in
mano. “Sono appena usciti dal
forno.”
Allungai
la mano per prendere la teglia e l’avvicinai al naso per
sentirne l’odore, o
almeno per capire se fosse qualcosa con della droga o del veleno
dentro.
“biscotti alla vaniglia?”
“Esatto.
Li ha fatti mia madre, adora la vaniglia.” Fece un sorrisetto
compiaciuto da
cocco di mamma.
“Beh,
abbiamo una cosa in comune, tua madre ed io.” Presi la teglia
e la misi dentro
l’auto, “ringraziala da parte nostra,
arrivederci.” Mi voltai bruscamente per
ritornare alla mia ricerca. Sentivo
lo
sguardo del ragazzo bruciarmi la nuca, era ancora lì e mi
stava fissando.
“E’
vero quel tatuaggio?” molto probabilmente mi si era alzata la
canottiera,
facendo intravedere il tatuaggio che feci in compagnia del mio ormai ex
migliore
amico, e quel riccio l’aveva notato. L’aveva notato
lui che mi aveva conosciuta
da pochi minuti e no i miei genitori. Sorprendente.
“Sì.”
Risposi senza girarmi a guardarlo e continuando a cercare lo scatolone.
“Perché
ti sei tatuata delle ali bruciate?”
“Perché
mi portano via la mia liberta.” Dissi indicando la casa,
“i miei genitori.”
“E’
un bel tatuaggio.” Mi girai appoggiandomi al cofano
dell’auto, il ragazzo stava
sempre lì con la stessa espressione innocente e il mezzo
sorriso.
“Grazie.
L’ho disegnato io.” Feci spallucce e abbozzai un
sorriso.
“Wow
sei molto brava a disegnare, è davvero bello quel
tatuaggio.” Alzò le
sopracciglia in segno di stupore.
“Grazie
ancora.” Risposi con un accenno d’imbarazzo. Mi
girai di nuovo.
“E’
vero anche il piercing all’ombelico?” chiese dopo
un po’
“Mi
stai facendo la radiografia per caso?” Lui accennò
una risatina prima di
parlare.
“Sei
solo.. curiosa, ecco tutto.” Non lo stavo vedendo, ma
immaginai che avesse
alzato le spalle.
Sbuffai
silenziosamente “sì, è vero anche
quello.”
“E
i tuoi l’hanno visto?” mi girai di scatto, e ora
aveva un sorriso malizioso e
provocatorio.
“No,
e non lo sapranno mai.” Lo minaccia, avvicinandomi a lui e
guardandolo dritto
negli occhi – la gente dice che i miei occhi sono in grado di
raggelare il
sangue alle persone.
Lui
deglutì rumorosamente e abbassò la testa
“Okay.”
Gli
feci un sorriso finto e tornai alla ricerca dello scatolone.
“Trovato!”
urlai trionfante, tirando fuori la mia bellissima scatola piena di
pennelli,
tempere e tutto l’occorrente per disegnare e dipingere.
“Ho trovato quello che
cercavo, quindi è meglio che torni in casa.” Presi
la pila di biscotti, la misi
sopra alla scatola e feci per andarmene, quando lui mi fermò
con la sua voce.
“Comunque
io mi chiamo Liam, Liam Payne. Piacere di averti conosciuto.”
Mi girai
un’ultima volta per rivedere il suo mezzo sorriso.
“Piacere
mio.” Abbozzai un sorriso e mi diressi verso casa.
“Ma
non mi hai detto il tuo nome!” urlò Liam.
“Lo
so.” ridacchiai mentre sbattevo la porta, lasciandolo solo in
giardino.
E’
un tipo davvero interessante,
direi.
Ci sarà da divertirsi quest’anno.
Lily
Everybody needs somebody
sometimes
Everybody needs
somebody on their mind
So tell me what you
want, girl,
I'll be there to hold
you
'Cause
everybody needs somebody sometimes.
(Sometimes - A Rocked To The Moon)
“Per
l’ultima volta, Harry, quello non è il teorema di
Euclide! E’ questo!” dissi
indicando la pagina che riportava al teorema che stavo cercando di far
entrare
in testa ad Harry da almeno un’ora.
“E
allora quello che ho scritto cos’è?”
chiese lui facendo uno sguardo scolvolto.
“Ma
non lo so, neanche esiste! E’ questo il teorema giusto. Ora,
mettilo in pratica
con questo problema.” Indicai uno dei problemi più
facili che c’erano nella
pagina degli esercizi, giusto per non farlo impazzire di
più.
Dopo
dieci minuti mi toccò il braccio per chiamarmi e dirmi che
aveva finito e gli
era riuscito.
“Bravo.
Ora questo” ne indicai uno di media difficoltà,
che per me era facilissimo. Lui
sbuffò e ritornò al libro di geometria.
Ma
perché avevo accettato di dare ripetizioni ad Harry?
Semplice, perché sono
stupida. E perché lui è amico di Zayn, e grazie a
lui avrei più possibilità di
parlargli di più, di conoscerlo meglio… se solo
non fosse sempre con Jennifer.
“Fatto
anche questo. Ora scelgo io il prossimo!” disse con aria
trionfante.
“Va
bene. Ma prendine uno che ha le tre tacche di
difficoltà.”
“Ma
perché?” replicò triste.
“Perché
se continuerai a fare problemi facili non prenderai neanche una C al
prossimo
compito. La conosci la prof, mette sempre quelli più
difficili. Tu scegline uno
e io ti dico se va bene.” Harry girò pagina e
scoppiò a ridere. “cosa c’è
ora?”
dissi sbuffando e chinandomi per vedere cosa gli stesse facendo ridere.
Sbiancai
di botto appena vidi che stava indicando la scritta Zayn
con il cuore vicino e la frase “ so why can’t you
see you
belong with me?” della canzone di Taylor Swift. Diedi una
botta in testa talmente
forte ad Harry che lui urlò dal dolore e cadde dalla sedia.
Chi ride ora?
Si
rialzò e si mise seduto vicino a me, ma ben distante.
“Lo sai che non ti noterà
mai, vero?”
“Non
sono affari tuoi, Harry.” dissi con aria di sfida. Ma fu come
se lui non mi
avesse sentito, e ripeté “Lo sai che non ti
noterà mai, vero?”
Questa
volta abbassai lo sguardo “Lo so.”
“E
lo sai che ‘sta’ insieme a Jennifer,
vero?”
“Non
definirei molto ‘stare insieme’ il rapporto che ha
con Jennifer. Sono
scopamici, e lo sanno tutti.”
“Lei
deve pur ringraziarlo per portare tutta quella gente alle sue
feste..” iniziò
Harry, ma io lo fermai con un gesto brusco della mano.
“Non
mi importa, Harry. Quei due non stanno bene insieme, si usano a vicenda
e non
se ne accorgono neanche. Si stanno facendo del male da soli.”
“Beh,
se sta bene a loro..”
Ricaccia
indietro le lacrime e cercai di usare un tono di voce più
duro possibile. “Jennifer
sa che mi piace Zayn, e non mi ha mai chiesto se questa cosa andasse
bene a me. Perché
nessuno mi chiede mai niente!”
“Lily,
sono suo cugino, la conosco. So che non te l’avrebbe mai
chiesto perché poi tu
avresti detto di no e lei si sarebbe sentita in colpa se avesse
continuato a
fare quello che sta facendo ora. Ma presto vedrai che la smetteranno di
andare
a letto insieme, fidati.”
“Come
fai ad esserne così sicuro?” alzai di nuovo lo
sguardo in cerca di un barlume
di speranza negli occhi di Harry. C’era.
“Perché
non sono fatti per stare insieme. Nessuno dei due sa
cos’è realmente l’amore,
si stanno solo divertendo.”
Feci
un sospiro di sollievo e gli diedi una pacca sulla spalla. In fondo
parlavamo
realmente da poco tempo, io ero sempre stata quella che gli passava i
compiti. “Grazie”
dissi in un sussurro.
“Non
c’è di che. Ora, voglio fare questo
problema.” Indicò uno che aveva non tre, ma
bensì quattro tacche di difficoltà.
“Wow,
quattro tacche. Sei sicuro?” chiesi strabuzzando gli occhi
sorpresa.
“Sì.
I problemi difficili mi fanno stare più tempo con
te.” Si girò sorridendomi, ed
io ero sicura che il quel momento le mie guance stavano andando a
fuoco. “Cioè,
più tempo passo con te, più capisco tutta
‘sta roba di geometria.”
Annuii
poco convinta e scoppiai a ridere “Sì, certo. Dai, mettiamo al lavoro che
tra mezz’ora ho
danza.” Harry si fiondò a leggere il testo del
problema mentre io continuai per
qualche minuto a guardarlo mentre leggeva. Le sue labbra si aprivano a
malapena
quando parlava, eppure la sua voce era chiara e forte; e quando
deglutiva si
vedevano degli accenni delle sue fossette, costantemente presenti sul
suo
volto. Scossi la testa leggermente, e abbassai lo sguardo per vedere
qualcosa
di meno interessante di lui, e più interessante
per lui: il problema.