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Autore: _Requiem_    03/01/2012    0 recensioni
Nemmeno il tempo di un respiro che si ritrovò a terra, strisciando per scappare da lui, da tutto quello che stava inevitabilmente per succedere e che lei stessa aveva sempre saputo dovesse accadere. Il panico muoveva il suo esile corpo alla ricerca di una via d'uscita, semplice istinto di sopravvivenza. Ma lui fù più veloce, lo era sempre stato.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Requiem

Seduta  sul  grande letto freddo e  vuoto, con gli occhi chiusi ascoltava il rumore della piogga che cadeva lenta.  Si cullava con le gambe strette al petto, la triste Mary, riempita dall'amarezza del suo ennessimo abbandono:  l'aveva lasciata sola, dilenguandosi nel bel mezzo della notte. Silenzioso come un gatto. Furtivo come un ladro.

Seduta sul grande letto freddo e vuoto,  aspettava da ore che lui rientrasse in quella camera, spettatrice e ospite del ritrovarsi di due anime fuorviate per dirle che andava tutto bene,  che questa volta era tornato per restare e poi rimettersi a dormire abbracciati.

Ma la fragile Mary sapeva che niente di quel che desiderava sarebbe successo,  le sue speranze ogni volta morivano così com'erano nate,  il tempo di un battito di ciglia e la realtà tornava a schiacciarla con tutta la sua crudeltà.  Anche se spesso tornavano prepotentemente ad affacciarsi nel suo cuore, spinte da una forza sconosciuta che non le permetteva di lasciarsi cadere,  toccare il fondo di se stessa,  sdraiarsi e finalmente chiudere gli occhi.

Il loro era un'amore sbagliato, sporco, malsano.  Un'amore contorto,  fatto di violenza e voglia di dominio, ma tanto intenso da far male.  E, come tutti gli amori troppo pesanti da sostenere, era destinato a finire tragicamente.

Con la fronte poggiata sulle ginocchia, avvolta nell'oscurità di quella stanza che sapeva di loro, sentì la porta aprirsi e il suo cuore prese a battere freneticamente, avendo già riconosciuto il suo proprietario, desideroso di uscirle dal petto e affidarsi completamente all'unico uomo che ne avrebbe deciso la sorte . Riaprì gli occhi e lo fissò stare immobile sulla soglia.

Le si avvicinò lentamente richiudendosi la porta alle spalle, la raggiunse sul letto e l'abracciò stretta tanto da farle mancare il respiro. Ma non era come lei l'aveva segretamente desiderato, non la confortava, non la riscaldava.  Era un qualcosa che racchiudeva profonda  paura e pura disperazione.  In quell'istante Mary capì. La consapevolezza dell'avvicinarsi della tanto voluta e temuta fine la colse nel profondo, attanagiandole le viscere e annebbiandole la mente.  Si scostò leggermente da lui per cercare la verità nei  suoi occhi e il barlume di follia che vi scorse la fece sussultare.

Nemmeno il tempo di un respiro che si ritrovò a terra, strisciando per scappare da lui, da tutto quello che stava inevitabilmente per succedere e che lei stessa aveva sempre saputo dovesse accadere. Il panico muoveva il suo esile corpo alla ricerca di una via d'uscita, semplice istinto di sopravvivenza. Ma lui fù più veloce, lo era sempre stato.

L'afferrò per le spalle e la sbattè violentemente contro il muro, poi le circondò il collo candido con la mano. Come un cucciolo in gabbia i suoi occhi si spalancarono e iniziarono a schizzare come impazziti in ogni direzione senza trovare pace.  Per alcuni minuti tutto tacque,  poi lei parlò.

"I tuoi occhi. C'è sempre stato qualcosa di inquietante e magnifico nei tuoi occhi. Li odio " confessò più a se stessa che a lui con voce tremante, mentre una lacrima le rigava una guancia.

"E perchè mai?" chiese lui dolcemente, continuando a tenerle il collo stretto nella sua presa.

"Perchè sono intrisi di libertà,di sogni, speranze e mi ricordano di come ho perso tutto questo e di come non potrò mai più averne." disse tristemente. Il silenzio di lui era un invito a spiegarsi e lei continuò.

"La mia libertà è svanita di giorno in giorno fino a scomparire, soffocata dalla tua costante presenza e dalle tue morbose attenzioni" sorrise maliconica volgendo lo sguardo altrove "Oh mi mancherai così tanto" cercò di trattenere l'urlo di dolore salitole in gola. Era l'ultima volta che lo avrebbe avuto accanto "Nel momento in cui ho iniziato ad amarti non mi è stato più concesso sognare, ma non ne avevo bisogno, tu eri il mio tutto.  L'essenza stessa della vita.  Sempre stato, sempre sarà" poggiò delicatamente una mano sul suo cuore "La speranza è un seccatore indiscreto di cui non ci si può liberare facilmente, ci ho provato credimi ma è stato sempre tutto inutile. Ora finalmente ci penserai tu" si bloccò, interrotta da un colpo di tosse dovuto alla mancanza dell'aria che le veniva negata.

"Stai per strapparmi la vita che ti ho dedicato e il mio sangue tra qualche minuto  macchierà le tue mani, le stesse mani che troppe volte mi hanno schiaffeggiato per poi accarezzarmi teneramente ma che io ho continuato ogni sera a baciare" ormai singhiozzava ed era scossa da tremiti "Perchè?"

Lui poggiò la fronte su quella di lei e sospirò, dopo qualche secondo rispose "Sai,l'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci,  perché provi un senso di benessere talmente forte  quando gli sei vicino che ti stordisce, ed ogi giorno che passa ne hai sempre più voglia ,quel bisogno di sentirti bene diventa ossessione, un'ossessione che soltanto la tua vicinanza sembrava far sparire. Come una falena ero attratto dalla tua luce" cantilenò con tono carezzevole per poi stringere la presa sul suo collo "Rabbia. Questo è quello che ho provato quando ho realizzato che ero completamente dipendente da te" le soffiò sul viso a denti stretti "Non posso permetterlo, non posso essere schiavo di questo sentimento fastidiosamente totalizzante" sembrò calmarsi, nonostante il suo cuore batteva impazzito. Le posò un lieve bacio sul naso "Non riesco più a respirare amore, mi hai rubato anche l'aria ormai, capisci perchè lo faccio?" domandò sofferente mentre le prime lascrime facevano capolino sul suo viso "Sei così bella..." le mormorò all'orecchio prima di tornare  a fissarla negli occhi.

"Due come noi non possono resistere a lungo in questo mondo. Unici ma così simili, ci stiamo distruggendo." Delicatamente le portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio "Ma possiamo ancora salvarci, non è troppo tardi. E'per questo che morirai lentamente, così io potrò essere di nuovo libero. Ti spegnerai e così con te andrà via anche il mio tormento e saremo di nuovo liberi." le  posò la mano libera su una guancia "Io ti amo e ti perdono" queste furono le ultime parole di lei prima di posare a sua volta la mano su quella del suo carnefice e aspettare la  fine.

Finalmente lui la liberò dalla sua presa, posò per l'ultima volta le labbra fredde su quelle tremule di Mary e leccò le sue lacrime. La guardò negli occhi " Addio, amore mio" sussurrò e affondò la lama nel suo cuore. Restò così ,con la mano intrecciata alla sua e l'eco dell'ultimo respiro a rimbombargli nelle orecchie, ad osservare la luce abbandonarle gli occhi.

  
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