Who will love
you? who will fight?
And
who will fall, far behind?
lyrics
@ Bon Iver, Skinny Love
Ambientata
dopo la s01e07, nella lunga attesa sino all'ottava puntata.
Snow White/James –
Prince Charming,
alias Mary Margaret/David. Con la gentile partecipazione
di Emma, Henry e Regina.
PROLOGO
Era
strano. I ricordi erano ricomparsi dopo la sua visita al negozio di Mr.
Gold e
continuavano a comparirne di nuovi, giorno dopo giorno. Eppure quella
strana
sensazione che aveva provato prima di recuperare i suoi ricordi, quella
sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto quello, non lo
lasciava.
Era come se quei ricordi non fossero i suoi, ma quelli di qualcun
altro. Come
se le emozioni che ricordava di aver provato fossero lontane, fossero
come
emozioni provate dopo essersi immedesimati troppo in un film ma,
arrivati ai
titoli di coda, essersi resi conto di poterle cancellare immediatamente
perché
erano semplicemente personaggi e storie non propri.
Le uniche vere emozioni continuavano a essere,
per lui, quelle provate con Mary Margaret. L’emozione di
incontrare i suoi
occhi, il ricordo, seppur non nitido, di quando lo aveva salvato, delle
labbra
che lo avevano riportato alla vita. L’aveva salvato, era
vero, ma non era solo
per quello che sentiva quelle emozioni nei suoi confronti. E, ne era
sicuro,
anche lei le aveva sentite. Anche lei aveva sentito quel caldo senso di
appartenenza che, a rigor di logica, lui avrebbe dovuto sentire nei
confronti
di sua moglie. Desiderava
un’altra,
eppure non si sentiva colpevole: non stava tradendo sua moglie
perché,
nonostante nei suoi ricordi l’avesse amata di un amore
inimmaginabile, in quel
momento non provava più nulla per quella donna, se non
l’affetto per averlo
ospitato, essersi presa cura di lui, avergli organizzato quella
bellissima
festa, averlo capito ed accettato. E, nonostante ciò, le
uniche cure che gli
importavano erano quelle di Mary Margaret.
Henry
non
riusciva a chiudere occhio. Era chiaro che i ricordi di David
– del Principe –
stavano tornando. O, meglio, la maledizione stava inserendo in lui i
falsi
ricordi, rendendo più difficile l’accettazione dei
veri ricordi, quelli della
sua vera identità. Come mai sembrava l’unico a
preoccuparsene? Come mai né Emma
né Miss Blanchard sembravano interessate alla questione?
Doveva occuparsene
lui. Perché se David e la maestra se ne fossero ricordati,
allora sarebbe stata
la prova definitiva del fatto che l’arrivo di Emma stava
funzionando, che la
maledizione iniziava ad indebolirsi. In più, con Biancaneve
e col Principe non
più fuori combattimento, le cose sarebbero iniziate a
cambiare veramente. Ma
era chiaro che avevano tutti bisogno del suo aiuto.
Non
la
conosceva da molto tempo, eppure si sentiva a suo agio con Mary
Margaret,
sentiva che tra loro poteva esserci un rapporto speciale. A malincuore,
tuttavia, doveva ammettere che, forse, tutto quello era influenzato dal
libro
di Henry e che, in un modo o nell’altro, lui continuasse a
ripeterle che lei
era sua madre. Non che ci credesse, insomma, non credeva a nessuna di
quelle
associazioni fiabesche del bambino. Nonostante ciò, il fatto
di poter
immaginare qualcuno come la propria madre la faceva sentire…
strana. Henry
aveva trovato sua madre, ma lei non poteva trovare la sua. Non
c’era nessun
nome nei database degli ospedali, perché lei era stata
letteralmente
abbandonata. Proprio come si abbandonano i cuccioli
sull’autostrada. Era chiaro
che Mary Margaret non era sua madre, era chiaro che lei non aveva la
possibilità di scoprire il nome della donna che
l’aveva messa al mondo, eppure
era scattato qualcosa in lei. Ed era tutta colpa di Henry, quello
scricciolo
che ormai si era, in qualche modo, insinuato nella sua vita. Sentiva in
qualche
modo il bisogno di scusarsi con Mary Margaret per quello che le aveva
detto,
quando l’aveva spinta ad incontrare David. Nonostante facesse
finta di niente e
lasciasse in giro per la casa quei bei fiori che il dottore le aveva
regalato,
era ovvio che non poteva aver cancellato quell’alchimia che
l’aveva legata a
Daniel dal momento del suo risveglio in poi. Ma era felice di vedere
che
qualcuno le dedicava delle attenzioni e, in un modo o
nell’altro, non voleva
turbarla ulteriormente parlandole di David. Combattuta
com’era, stava pensando
di fare un salto dallo sceriffo per avere sue notizie: avrebbe fatto
anche
quello pur di distrarsi. Insomma, le cose con lui erano strane, ma non
poteva
evitarlo a lungo: in fondo le aveva offerto un lavoro, le aveva
praticamente
salvato la vita e l’aveva aiutata. Quel bacio e i problemi
con Regina – oltre al
delirio febbricitante – poteva metterli da parte.
Indossò il giubbotto rosso,
sistemò i pantaloni dentro gli stivali e infilò
le chiavi in tasca. Stava
abbassando la maniglia della porta quando qualcuno bussò,
cogliendola di
sorpresa. Chi poteva essere? Mary Margaret era a scuola e comunque non
avrebbe
bussato, Henry avrebbe dovuto essere a scuola, lo Sceriffo a lavoro e,
per un
motivo o per l’altro, sperava che non si trattasse di Regina.
Qualcuno doveva
averla sentita, perché non era Regina. Ma quando
abbassò lo sguardo e lo
vide, seppe che comunque avrebbe avuto
problemi – tanto per cambiare! – col sindaco.
- Henry! Non dovresti essere a scuola? – Cercò di
assumere un tono severo, ma
si rese conto di sembrare ridicola. Non sarebbe mai riuscita ad essere
una
buona madre.
Il ragazzino si passò una mano tra i capelli,
scompigliandoli ulteriormente.
Probabilmente aveva corso per arrivare sin lì senza farsi
vedere da qualcuno
che, in un modo o nell’altro, l’avrebbe fatto
sapere a sua madre. – Non potevo
andarci! David sta per riempirsi dei ricordi della Strega, dobbiamo
ricordargli
chi è prima di perdere ogni possibilità!
–
Emma sospirò, rendendosi conto che, volente o nolente,
doveva avere a che fare
con quella situazione. Solo, aveva sperato che suo figlio ne rimanesse
fuori. –
Henry, David si sta ricordando di sua moglie e della sua vita, vogliamo
sconvolgerlo di nuovo dando un dispiacere a lui, alla moglie e alla
signorina
Blanchard? – Tornò indietro, indicando a Henry il
divano per fargli cenno di
sedersi. Chiuse, a malincuore, la porta e si andò a sedere
vicino a lui. Ma
Henry, sovraeccitato com’era, resistette appena qualche
secondo prima di
saltare su. – Ma lui stava iniziando a ricordarsi di essere
il Principe,
dobbiamo continuare! Biancaneve l’ha svegliato, proprio come
lui aveva
risvegliato lei! Non vuoi che i tuoi genitori si ricordino di te?
–
Quel bambino sapeva quali tasti toccare, furbo che non era altro. Ma
lei, lì,
non poteva aiutarlo, non quella volta. Non voleva che quel suo stupido
gioco si
spingesse troppo oltre, non dopo quello che era successo a Graham.
– Mi dispiace,
Henry, ma stavolta devi fermarti qui. Troveremo un altro
modo… - E nel momento
stesso in cui pronunciò quelle parole, si rese conto di
averlo deluso. Per l’ennesima
volta, non riusciva neppure a fingere per bene di crederci.
- Non riesci proprio a capirmi! Sei tu quella che dovrebbe salvarli,
non io! – Corse
fuori, sbattendo la porta e trascinandosi dietro lo zaino, pieno dei
libri che
non gli sarebbero serviti per quel giorno.
Si diede solamente il tempo di alzare gli occhi al cielo, chiedersi
perché
diamine si fosse infilata in quella storia e poi seguì
Henry, decisa a salvare
il salvabile.