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Autore: Black Mariah    03/01/2012    6 recensioni
Frank è allibito.
-Oddio spogliarelliste!-esclama come un bambino che per la prima volta vede una donna nuda. -Oddio spogliarelliste con le divise di Hogwarts!- ripete ancora più eccitato.
Le due ragazze scoppiano a ridere e dopo averlo stuzzicato un'altro po' ritornano tra le altre.
-Grazie, grazie, grazie!- continua a dire Frank muovendosi da sulla sedia, battendo le mani e assumendo un'espressione da bambino.
Io e Ray scoppiamo a ridere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sono chiuso in studio con Ray da tipo due ore, non connetto più e non sto capendo un cazzo di tutto ciò che il chitarrista mi sta dicendo in questo momento riguardo i giri di do, riguardo il nuovo motivetto che ha ideato e riguardo tutto ciò che gli passa per la testa.
Gli altri non ci sono, non sono venuti. Oggi non era una prova importante, Ray aveva delle idee più o meno buone che andavano sviluppate e prima di esporle agli altri voleva parlarne con me perché si è improvvisato anche cantautore e ha buttato giù un testo, che non è molto malvagio devo dire…
Stiamo entrambi fumando. Lui è seduto con la chitarra tra le braccia e io sono buttato su una poltrona, con le gambe aperte, totalmente rilassato e totalmente ignaro di ciò che mi sta continuando a dire. Se non sbaglio ha cambiato argomento.
Sono perversamente attratto dal fumo che esce lentamente dalla mia bocca, sembra un disegno, e la mia mente è invasa da pensieri quasi sconci dovuti probabilmente alla posizione in cui mi trovo.
Ho davanti i riccioli marroni di Ray ma non li sto veramente guardando, i riccioli che ho in mente sono altri, color corvino.
In questo momento mi sto facendo un film mentale assurdo: io qui sulla poltrona, rilassato, totalmente perso nelle movenze feline di Annabelle e del suo strusciarsi sul mio corpo. Mi sbottona la camicia, poi mi bacia, poi scende giù con le mani e gioca con la mia cinta, e io sono totalmente assuefatto dal suo profumo, chiudo gli occhi e poi…e poi…Ray ripete il mio nome e io torno a guardarlo.
-Ma mi stai ascoltando?- mi domanda dopo che ha notato il mio sguardo perso nel vuoto.
-Mmm…? Ah, sì.- dico. No, che non lo sto ascoltando.
Ray mi guarda scettico, sa che non lo stavo ascoltando, e secondo me non sa se chiedermi a cosa sto pensando o se è meglio fare finta di niente.
Io lo guardo e continuo a fumare, faccio finta di niente, tanto tra un po’ riattacca a parlare.
I miei pensieri giungono di nuovo ad Annabelle…Wow, è passato quasi un mese…Noi, ci stiamo frequentando da quasi un mese e questa cosa mi piace, ma ho come la sensazione che ci sia qualcosa che non vada…
Ho bisogno di Annabelle in questo momento. Non ci siamo visti molto ultimamente, sta studiando molto, sta preparando la tesi e sì e no nelle ultime due settimane ci siamo visti tre quattro volte.
Mi passo una mano tra i capelli. H0 bisogno di scopare, cazzo. Anzi, detto così sembra brutto, ho semplicemente bisogno di andare a letto con lei, la voglio con tutto me stesso e lei è sempre fugace, scappa sempre. L’ultima volta, che tra l’altro è stata l’unica e sola, è quando siamo stati insieme al molo…poi nulla.
Io non voglio sembrare un malato di sesso cronico, ma non mi ero mai sentito così, non avevo mai avuto un bisogno così forte di stare con una persona. Non lo so, sarà perché lei è sempre innocente, è bella, è studiosa, è brava…Mi rende un malato ecco cosa, e questo fatto che non stiamo molto insieme ultimamente mi fa perdere la testa perché ci passerei notte e giorno con lei.
-Ok, Gee ho capito. Vaffanculo- mi dice Ray ad un certo punto.
-Eh? Che cazzo ti prende?- dico io sorpreso e leggermente scazzato.
-Ma se non stai ascoltando una parola di quello che ti sto dicendo!- mi dice.
Effettivamente ha ragione.
Io gli sorrido inebetito e lui mi fulmina con lo sguardo.
-Dai!- dico per smuoverlo un po’ – E’ che ho dei pensieri per la testa!-
-Sì sì.- mi fa lui.-Scommetto che questi pensieri iniziano con la A e finiscono con …nnabelle!- esclama sorridendo. Forse non è arrabbiato.
-Ah ah- rido per finta. Vaffanculo però ha ragione. Ma com’è che riescono a capire sempre tutto?
-Allora? Che si dice?- mi domanda.
-Mah…nulla di che- gli rispondo. –Ultimamente studia sempre…-
-Mmm…un classico…- borbotta lui intento a strimpellare la sua chitarra.
-Eh?- ribatto io. Che significa che è un classico?
-Nel senso che…è una classica scusa. Secondo me ha capito che sei un pervertito e ora vuole allontanarsi!-
-Fanculo Ray!- dico serio. Che cazzo mi dice queste cose…Non me le deve dire. Già sospetto che ci sia qualcosa sotto, se poi lui mi dice queste cose non è che mi aiuta!
-Ma dai Gee sto scherzando!- esclama con quella faccia di cazzo che si ritrova. Lo sto fulminando con lo sguardo.
-Chiamala no? Oppure presentatati a casa sua senza dirle niente! Non sono mica io che devo dirti come fare! E poi si sa come sono le ragazze…vogliono essere pregate, si devono sempre far desiderare…- mi dice.
-Non è sempre così…io, boh, è come se non vuole rimanere con me da sola…è distante e non capisco il perché- commento guardando in basso.
Spero solo sia una mia sensazione.
Catapultarmi a casa sua mi sembra quasi un’idea decente.
-In che senso non vuole rimanere da sola con te?- mi chiede Ray.
-Non lo so…- rispondo sincero. –Ogni volta che cerco di avvicinarmi…in quel senso…si ritrae…-
-Oh- commenta semplicemente il riccioluto dopo qualche secondo. –Non sarà…-
-No- rispondo secco anticipandolo. Certo che non è vergine.
Lui sorride, come se capisce che tra noi c’è stato qualcosa.
-Beh, magari vuole semplicemente aspettare…forse non se la sente…Ne hai parlato con lei?-
Da quando Ray è diventato così apprensivo? E soprattutto da quanto sembra essere così esperto di donne?
Le sue parole mi colgono di sorpresa. Forse dovrei parlarne a quattr’occhi con lei, capire se stiamo davvero insieme, se lei vuole stare davvero insieme…perché io voglio…ma boh. Sono confuso.
Forse dovrei fare qualcosa che la colpisca davvero, magari non ha capito che io la voglio sul serio, più di qualsiasi altra cosa al mondo…mi inventerò qualcosa.
 
**
Sto sfrecciando sulla tangenziale, mi sto dirigendo da lei. Sono le dieci, dovrebbe essere ancora a casa se non sbaglio, al California attacca alle undici e mezza.
Suono al citofono. Sto picchiettando con la punta del piede a terra…dove cazzo è?
Risuono. Passano dieci secondi…
Non c’è.
Automaticamente prendo il telefono dalla tasca e la chiamo. Il rumore del telefono mi rimbomba nell’orecchio. Parte la segreteria telefonica. Riattacco.
Dov’è?
Perché non mi ha detto niente?
Sto diventando troppo fissato…magari aveva da fare.
Risalgo in macchina un po’ deluso. Speravo in una serata carina, anzi no, speravo soltanto di vederla e basta. Forse ha anticipato il turno ed è già andata alla tavola calda.
Perché non risponde?
Mi passo una mano tra i capelli. Sono impelagato nel traffico delle dieci di sera. Che odio.
Mi guardo intorno, il semaforo è appena fatto rosso e sto aspettando di ripartire. E’ un rione familiare, ci sono già stato.
Metto attenzione agli edifici che mi circondano e capisco il perché di quella sensazione. Alla fine del vicolo a destra c’è il Bunnies…
Avevo già notato che Annabelle abitava da queste parti…
Una voce dentro di me mi sta urlando di andare dritto, di non girare a destra ma non riesco ad ascoltarla. Metto la freccia, svolto e parcheggio.
“Bravo Gerard. Sei una testa di cazzo. Avevi detto niente più spogliarelliste.” Penso tra me e me.
Lo so, lo so…ma Annabelle non c’è. E’ strana, è fugace e l’unica donna che mi fa sentire qualcosa oltre a lei è…quella spogliarellista. Mi manca la mia ragazza se mai lo è. Mi mancano i suoi occhi blu…
Mi avvicino all’ingresso ed entro furtivamente. Ogni volta è sempre la stessa storia…non posso e non voglio essere riconosciuto.
Sono tremendamente frustrato, Dio santissimo.
Evito di incontrare e di incrociare qualsiasi altra persona. Mi siedo su una poltroncina in seconda fila e mi faccio gli affari miei. C’è già in corso uno spettacolo e se non erro la mia donna non c’è. Non vedo nessuna con un tatuaggio sulla spalla sinistra.
Spero di non essere arrivato in ritardo. Di solito inizia sempre per le dieci e mezza.
Qualche minuto dopo altre ragazze iniziano ad uscire. Indossano una maschera di pizzo, un impermeabile di pelle nera e degli stivali con un tacco da far paura. Come diavolo fanno a camminare? E soprattutto ora come diavolo riconosco la spogliarellista?
Si posizionano al centro e poi le mie preghiere vengono esaurite. Tutte le ragazze lentamente fanno scivolare una mano sulla cinta del giaccone. Si girano di spalle e..e si sfilano il nastro di seta lasciando cadere a terra il cappotto.
E’ molto di più di uno spogliarello. E’ nudismo vero e proprio.
Non mi soffermo molto sulle coulotte nere che indossano, ma sulla loro schiena nuda. E’ impossibile che non indossino nulla da sotto l’impermeabile.
Quando si girano mi viene un colpo al cuore. Io non volevo assistere ad uno spogliarello vero e proprio. Inizio a sentirmi davvero male, non voglio vedere ragazze interamente nude.  Mi sto quasi per alzare ma le luci diventano più forti e per mia fortuna le donne non sono in topless. Indossano un reggiseno particolare, senza elastici né bretelle. E’ nero, in latex.
Sono ancora combattuto. Mi passo una mano tra i capelli. Sono agitato e mi tremano le gambe. Che cazzo sto facendo? Io voglio Annabelle, santo Dio, e non ho bisogno di una spogliarellista tatuata per sentirmi meglio.
Le luci si spengono e la musica inaspettatamente cessa. Non penso sia già finito.
Il mio cuore inizia a battere all’impazzata nel petto quando mi accorgo che c’è qualcuno alle mie spalle. Mi respira nell’orecchio e poi mi sfiora la guancia con le labbra.
Ora credo mi stia davanti, non lo so, è tutto buio.
-E’ da un po’ che non ci vediamo- mi sussurra nell’orecchio.
Credo di non sentirmi molto bene.
Il mio cuore è un martello pneumatico e la mia gabbia toracica la strada da rompere.
E’ lei, mi ha riconosciuto, ha notato la mia assenza in queste settimane…Non ci credo.
Porca puttana allora veniva da me volontariamente. E se mi ha riconosciuto e ora mi vuole ricattare? Scaccio questi pensieri idioti dalla testa…anche se a pensarci bene potrebbe anche essere così.
Davanti al suo bisbiglio rimango muto, non riesco a parlare, ho la gola seccata.
Le sue braccia mi avvolgono il collo. La luce è fioca e sta crescendo debolmente, riesco solo ad intravederla. Sembra nuda, invece ha quel minuscolo top di latex, E’ sexy maledizione e mi sto eccitando.
Non devo, non posso.
La sua voce è un debole suono, ce l’ho ancora nel cervello. Mi passa una mano tra i capelli e rabbrividisco. Rimango fermo, immobile sotto di lei. Quella stupida regola di Clive…
Respira lentamente e il mio sguardo è in direzione delle sue clavicole. Non vorrei guardarle altro, ho paura che mi prenda per un pervertito anche se forse già lo pensa. Le guardo di sfuggita il tatuaggio che con il buio è ridotto ad una macchia indefinita sulla sua spalla, gliela vorrei accarezzare.
La sento respirare e inalo il suo profumo. Mi gira la testa…Sto ancora pensando a ciò che mi ha detto.
“E’ da un po’ che non ci vediamo”
Non deve fare così, non può.
Un brivido mi attraversa tutta la schiena quando le sue mani fredde mi entrano nella maglia, dietro il collo.
Realizzo qualche secondo dopo che mi sta sfiorando e che la sua bocca mi sta sfiorando la punta del naso.
Il suo viso è vicinissimo e siamo ancora nella penombra. Sto boccheggiando. Sono pietrificato e lei continua a sfiorarmi la schiena con le unghie.
Si avvicina e mi sfiora le labbra con le sue. Che le prende? Non è mai stata così avventata…Non resisto e cerco di protendermi verso di lei per assaggiarle le labbra ma non faccio a tempo. Si ritrae e tutto ciò che mi rimane sono dei graffi dietro la schiena che mi bruciano. Quando ho sentito le sue unghia sulla mia pelle ho emesso un leggero gemito per il dolore. Se n’è accorta e mi guarda con uno sguardo indefinito, tra l’arrabbiato e qualcos’altro che non riesco a definire. Si gira e se ne va proprio quando le luci si riaccendono…
Fugge via anche lei come Annabelle.
Devo andarmene da qui.
 
**
-Allora dov’eri ieri sera?- chiedo ad Annabelle quando finisce di sorseggiare il suo caffè latte. Finalmente siamo usciti insieme.
-Ho avuto degli impegni al campus e appena ho finito sono andata al California verso le dieci e mezza…Perché? Tu che hai fatto?- mi risponde. Stamattina è un po’ giù di morale o forse è arrabbiata per qualcosa, magari è stressata per la tesi… Non mi guarda, sta fissando la sua tazza marroncino chiaro…Perché non guarda me? Credo di essere più interessante di una tazza in ceramica…
Al sentire la sua domanda mi irrigidisco, le devo mentire…per forza.
-Perché avevi il telefono spento?- chiedo invece di risponderle. Cerco di guadagnare un po’ di tempo per inventare una scusa decente. In questo momento, mentre sto ripensando a quella spogliarellista e al nostro…scambio di non so cosa…mi sento in colpa. Sono una merda, ecco cosa sono.
-Ero con dei professori, non potevo tenerlo acceso- mi risponde un po’ fredda. Per lo meno ora guarda me e non più la tazza da caffè.
-Quindi tu dove sei stato?- mi chiede di nuovo. Ha degli occhi strani e delle leggere occhiaie.
-Buttato sul divano di casa…- sparo.
Lei mi fissa e per un momento ho paura. Non so perché, avverto una strana sensazione. E se mi avesse visto in quel locale ed ora sta cercando di farmi confessare? E’ impossibile che mi abbia visto…cioè…no. Non può essere.
-Anche se prima ero venuto a casa a cercarti…- dico. Almeno questa è la verità. Se lei ci fosse stata io non sarei andato al…Bunnies.
Mi fa un cenno con la testa per farmi intendere di aver capito.
-Quando vai da Calvin Klein ora?- le chiedo.
-Domani mattina- mi risponde sorseggiando il caffè.
-Annabelle è tutto, ok? C’è qualche problema?- mi azzardo a chiedere. Poggia la tazza sul tavolo e la vedo fare un lungo respiro.
-No, sono solo un po’ stanca…scusami- mi dice.
-Ma no, non ti devi scusare…- le faccio tenero. –E’ solo che sono un po’ preoccupato…questo mese non ti ho visto molte volte e non capisco se è per me che stai così…cioè che magari non lo so…ci hai ripensato- dico sincero. –Può capitare…- dico sconsolato. E se ha deciso una cosa del genere posso anche capirla, non dovrebbe stare con un tipo che va a spogliarelliste…
-Ma no Gerard…che dici…- mi risponde debolmente. –Non è colpa tua…è che è un periodo un po’ no…ecco.- mi dice solo. –Sono un po’ stressata tra lavori vari, tesi e famiglia…- continua.
Spero che non le sia successo nulla di grave…
La guardo. I suoi occhi sono qualcosa che vanno al di sopra del bello oggettivo.
-Ok- dico solo. Non sono molto convinto anche perché  nemmeno lei sembra esserlo. –Ti voglio chiedere solo una cosa…- faccio. Ho preso alla lettera il consiglio di Ray. Voglio sputtanarmi alla grande e voglio chiederle cos’è che la frena ad avere qualcosa che vada al di sopra di baci e strusciamenti.
Sembra irrigidirsi e deglutire debolmente. Si sta guardando le mani, come fa sempre quando è agitata o imbarazzata.
-Sì- mi dice corrucciando un po’ le sopracciglia. Mi sembra quasi un cucciolo spaventato.
-Io…- inizio a dire. Cerco di trovare le parole migliori…è difficile, cazzo. –Ehm…non so, forse è solo una mia impressione…ma mi sembra come se…non vuoi avvicinarti a me.- dico inizialmente. Penso nel frattempo per cercare di aggiustare un po’ il pensiero.
-Cioè- riprendo davanti al suo sguardo un po’ confuso. –Ogni volta che andiamo oltre un bacio…mi sembra come se tu scappi via, se non mi vuoi…- dico con gli occhi bassi. –E…ti ripeto, io non capisco se è per colpa mia…se magari non sei pronta e non vuoi dirmelo perché credi che mi possa arrabbiare…io non lo so…Ci tenevo a dirti che, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi…possiamo anche non farlo per me. A me basta stare con te…- concludo.
E’ il meglio che riesco a fare. Una merda lo so.
La guardo, sembra pensierosa, e ora ha ripreso la tazza in mano e la stringe.
-Scusami se ti ho dato questa impressione…-risponde. Sono davvero ansioso di starla a sentire e di capire che le passa per la testa. –E’ che…non è che non sono pronta…- continua facendo un respiro. –…Io…tu non sai tutto di me, Gerard- mi dice poi così, all’improvviso.
La guardo confuso.
Sta iniziando di nuovo a parlare, la vedo dischiudere le labbra e prendere aria, ma una voce al mio fianco mi distrae interrompendomi.
-Gerard!- esclama.
Annabelle si interrompe e si gira a guardare chi mi ha chiamato. A me viene una fitta allo stomaco.
Cazzo.
-Oh, Clive!- esclamo isterico scattando in piedi. Che diavolo ci fa qui? E perché mi è venuto a salutare? Che gran testa di cazzo.
Per un secondo penso che la mia agitazione è inutile, o forse no. Clive sa che io sono andato nel suo locale e non mi va che mi veda con Annabelle. Chissà cosa potrebbe pensare.
L’uomo biondino di fronte a me manda un’occhiata ad Annabelle. Non vorrei pensare a male, ma mi sembra…sorpreso? Incuriosito? Forse non credeva di trovarmi con una ragazza…
In risposta ai miei sospetti guardo Annabelle. Respira veloce e ha le guance rosse. Ha portato lo sguardo da un’altra parte.
Che diavolo sta succedendo?
-Ehm…allora come stai?- mi fa Clive. Ora è tornato a guardare me. Ho una strana impressione sul suo comportamento…
-Bene…grazie- dico solo. Sto continuando a guardare Annabelle…
-Non ci siamo più visti in questo periodo…- mi dice solo. Che coglione.
-Sì.- dico quasi scazzato per quel suo commento. Non credo parlerà del locale ma devo metterlo a tacere per non rischiare.
-Non sono più interessato…- gli dico e con gli occhi gli indico Annabelle. Entrambi ci giriamo a guardarla…voglio presentargliela a scanso di equivoci.
-Lei è Annabelle- dico un po’ agitato.
Annabelle mi guarda con uno strano sguardo ma subito dopo si gira a guardare Clive e gli porge la mano.
-Ciao Annabelle…- dice Clive stringendogliela, il suo sguardo è interdetto quasi quanto quello della ragazza.
-Salve…- risponde lei veloce e ritraendo subito la mano.
Questo silenzio è imbarazzante.
-Scusate, non volevo interrompere niente… volevo solo salutarti - aggiunge Clive rivolto a me.
Perché continua a guardare Annabelle?
-No, tranquillo- dico sospettoso. Cerco di non farmene accorgere. –Mi ha fatto piacere vederti- mento.
Ci salutiamo di nuovo e se ne va.
-Gerard, devo andare- mi dice Annabelle all’improvviso. Sta già raccogliendo la sua roba- Io sono un po’ confuso. Dove eravamo arrivati con la nostra conversazione?
Lascia i soldi del caffè sul tavolo prende la borsa e se ne va.
-Ti chiamo io- mi dice. Si china e mi da un bacio sulla guancia.
Se ne va. E mi lascia imbambolato come un deficiente.
E non capisco un cazzo di quello che le succede.
   
 
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