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Autore: Lexy    20/08/2006    9 recensioni
Sirius/Severus Il titolo spiega già tutto, Sirius scappa di casa, ma il destino gli riserverà una brutta sorpresa. Costretto a vivere con la coppia più pazza del mondo, a fare il lavoro più ingrato del mondo, fianco a fianco con la persona più odiosa del mondo... cosa gli riserverà il futuro? Scopritelo fra cani, liti, rumorose riappacificazioni, e sentimenti scoperti piano piano...
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: I Malandrini, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1: Il Figlio Del Diavolo

CAPITOLO 1: Il Figlio Del Diavolo.

 

“SIRIUS BLACK!!”

 

“Eh...? che c’è, chi è??” Rispose il ragazzo diciassettenne appena destato dall’amorevole voce di sua madre.

“TU!! COS’E’ QUESTA STORIA CHE TI SEI FIDANZATO CON UNA MEZZOSANGUE?!”

“Ehm... ma chi te lo ha detto?”

 

Chiese, e poi intravide suo fratello Regulus mentre, con aria innocente, attraversava il corridoio alle spalle della loro madre. Il Grifondoro si abbandonò ad un sospiro, lasciando ricadere la testa sul cuscino in un gesto disperato.

 

“Vabbè, insomma, che vuoi da me?!” Chiese per nulla gentile

“LA DEVI LASCIAR PERDERE! TI AVEVO GIA’ DETTO CHE SEI PROMESSO!! AD UNA RAGAZZA FANTASTICA CHE SI CHIAMA GRACIOUS LESTRANGE!!”

“Me lo avevi detto?! E quando?! E... Merlino, mamma! Proprio quel cesso??”

“Ora non fare l’innocente! Te l’ho detto almeno una volta al giorno da quando sei tornato per le vacanze!!”

“Non me n’ero accorto! Comunque non sperarci!”

“Non sperarci tu!!”

“Ma mamma! È brutta, è una snob e per giunta è piena di brufoli!”

 

Nello stesso momento in cui Sirius pronunciò queste parole, si rese conto dell’errore tremendo che aveva fatto. Vide la sua genitrice gonfiarsi come un rospo, ed iniziò una lite come non se n’erano mai sentite prima perfino a casa Black... peggio di una guerra. Era ormai diventata una gara a chi strillava di più, ed a chi riusciva ad offendersi di più. Fortunatamente arrivò anche il padre di Sirius, il signor Black, che col suo solito modo di fare spiccio disse semplicemente:

 

“Figliolo se non starai alle regole della Casa, allora fai le  valigie, e visto che tutta la tua roba è nostra, ti consento di portare con te solo uno zaino. Almeno non potrai lamentarti di come ti abbiamo messo alla porta in pigiama!”

 

Fu la fine della discussione. Sirius fu lasciato da solo nella sua stanza a ‘pensare’, ma quello che di certo la sua famiglia non si sarebbe aspettata, fu che il Grifondoro avesse deciso di ‘pensare’ mentre faceva per davvero la valigia. Portò con sè solamente qualche vestito, ed alcuni soldi che era riuscito a mettere da parte. Quando ebbe finito, erano le undici e mezza di sera, sgattaiolò fuori dalla sua stanza, fino al portone d’ingresso. Uscì fuori, nella notte.

 

La sua direzione era, ovviamente, la casa della sua ragazza. Si smaterializz, pensando a come sarebbe stata felice di venerlo così una volta a destinazione, suonò più volte il campanello. Lei uscì pochi minuti dopo. Era bellissima, come al solito, i suoi bei capelli neri al vento, ed una vestaglietta leggera.

 

“Sirius? Che fai qui?”

“Sono andato via da casa! Non sei contenta? Ora possiamo stare insieme quanto vogliamo!”

“Ehm... si, ma... vedi io non posso ospitarti ora.”

“Perchè? Ci sono i tuoi per caso? Ma mi hai detto che vivevi da sola!”

“Beh, si vivo da sola, ma ora ho un ospite!”

“Ah... una tua amica? Non ti preoccupare, posso dormire dove ti pare! Anche la vasca da bagno andrà benissimo!”

“Non è una mia amica.” Disse lei, vaga.

“No? Ma allora chi...?”

 

Chiese il ragazzo, ma si interruppe bruscamente, quando vide uscire dietro alla ragazza, una persona. Era un ragazzo sui 25 anni, molto più alto e ben piazzato di lui. a prima vista lo aveva scambiato per una qualche specie di gorilla peloso ed anche leggermente puzzolente.

 

“Si? che vuoi?” Gli chiese quest’ultimo, con un fiato che ammazza le mosche al volo.

“Brad, questo è Sirius, un mio compagno di scuola.”

“E che vuoi?”

“Ehm... innanzitutto salve, poi complimenti per il suo ricco vocabolario!”

“Ah, ma aspetta un po’! Sirius? Ma tu non sei quello del...”

 

Disse, e poi mostrando una mano, fece il gesto bovino che stava universalmente a sigificare ‘corna’. Poi scoppiò a ridere, e non smise di farlo, finchè non fu rientrato in casa.

 

“Ma cos’ha quella scimmia più di me?!”

“Beh... lui è un intellettuale! È molto intelligente!”

“Di certo bello non è, fallo pure stupido!!”

 

La ragazza allora, ormai a corto di parole,  si scusò un po’ imbarazzata, e rientrò anche lei dietro il suo uomo. Sirius bestemmiò, decise di vendicarsi strocemente dei due, così tirò un calcio al cassonetto dei rifiuti lì davanti, ribaltandolo. Se ne andò di nuovo, leggermente più soddisfatto, e mentre camminava, tirò fuori il suo specchio per comunicare con James, gli spiegò in breve ciò che era successo, e l’amico gli disse semplicemente di recarsi ad un indirizzo, dove sarebbe stato bene accetto.

 

Così, ormai col morale sotto le scarpe, andò verso la sua ultima speranza. Poco più tardi si ritrovò a suonare ad una porta, che appena si aprì, Sirius vide comparire il suo mogliore amico, che come lo vide scoppiò a ridergli in faccia!

 

“Ma guarda chi si vede! Ah ah ah! Dai, entra, ma abbassati o sbatterai le corna alla porta!”

“Sei davvero molto gentile, Ramoso, davvero tanto!”

“Non fare storie! Quante volte te l’ho detto, eh, che quella non faceva per te? E tu niente! Ti sta bene!”

“Ma smettila di girare il coltello nella piaga, almeno!”

“Ok, ok. Io dormo là, per stasetra. Tu di là, e quella è la stanza di mia cugina e del suo ragazzo. Io domani torno a casa mia, da Lily.”

“Ti ringrazio, Jamie... non so come avrei fatto senza di te.”

“Saresti andato a vivere sotto i ponti, ecco come.”

“Ora se non ti spiace vado a dormire. A domani.”

 

James si limitò a sorridere come un ebete, e salutarlo con lo stesso gesto che gli aveva rivolto poco prima il suo cornificatore. Presto la notte si fece vecchia, ed il Sole tornò a sorgere illuminando tutti coi suoi raggi dorati... cornuti e non. Quando Sirius scese per la colazione, trovò James, sua cugina Gretchen, ed il suo ragazzo Anthony, ma che, inparò presto, tutti chiamavano ‘Giggio’. Il perchè non lo scoprì mai.

 

“Molto bene. Per prima cosa credo che dovresti trovarti un lavoro.” Disse James.

“Si, ci stavo pensando. C’è qualche lavoro nei dintorni?”

“Effettivamente ci sarebbe...” Disse vago l’amico.

“Davvero? Dai, dimmi cos’è?”

“Beh... vedi, alla casa adiacente a questa, abita un anziano signore...”

“Ah, si tratterebbe di prendermene cura? Per me va bene!”

“No, non è quello. So che ha già qualcuno che se ne occupa, e gli tiene anche casa in ordine.”

“Ah, va bene, allora di cosa si tratta? Su, dimmi...”

“Beh, questo signore ha... come dire... un paio di cani a cui è molto affezionato.”

“No, scusa... sarebbe un lavoro come dog-sitter?”

“Una specie, sì. Dovresti fargli il bagno, curarli, portarli dal veterinario una volta alla settimana... cosette, insomma.”

“E quanto pagherebbe?”

“Duecento sterline. Però se sei bravo o ti danno qualche noia, ti darebbe delle mance.”

“Duecento sterline non sono male! Quanto è la mia parte d’affitto?”

“Fanno Sessantotto sterline!” Disse prontamente la cugina di James.

“Beh, ma allora è perfetto! Come mai sembravi restìo a parlarmene?”

“Ehm... perchè... pensavo avresti interpretato la cosa in modo diverso.”

“Perchè sono un animago? Ma dai! Questo sarà divertente, no?”

“Sono contento che la pensi così. Cugina, non è che potresti avvertire Armand che gli hai trovato un dog-sitter?”

“Volentieri, cugino! È un signore a posto, sono sicura che ti troverai bene!”

“Beh, allora è tutto sistemato, no? Vi ringrazio infinitamente!”

“Non preoccuparti! Non è niente, davvero!” Disse James.

“Però...” incominciò Gretchen, ma fu interrotta dal tossire di James.

“Oh, andiamo, cugino! Prima o poi lo deve sapere!”

“Cosa? C’è qualche problema? Per caso è un vecchio pervertito??”

“MA SE TI HO DETTO CHE E’ A POSTO!!”

“Allora magari è un petomane?”

“Beh, questo non lo so, non credo...”

“Che c’è, dunque?”

“Il ragazzo che lavora per lui... è un po’ antipatico, e non sopporta i cani.”

“Ah, è un ragazzo? Ed io che speravo di poter agganciare...”

“Agganciare che?? Allora il pervertito sei tu!”

“Va bene, va bene, allora cercherò di tenerglieli lontano! Se il problema è tutto qui allora va bene!”

“Ecco, però... cerca di stargli alla larga anche tu ok? È meglio.”

“Ok... ma ora mi state preoccupando, cos’è, una manticora?!”

“Secondo me le manticore se le mangia a colazione. –lo rassicurò James- ma non ti preoccupare, come ho già detto è tutto a posto!”

“Mmm...”

 

Fece Sirius, e cominciò a pensare tra sè... poi liguardò uno per uno, e lentamente poggiò la schiena alla sedia, in modo da poterli guardare tutti quanti. E stranamente tutti loro avevano l’aria troppo innocente. Era sospetto tutto quest’interesse per il badante del vecchio.

 

“Sicuro che non c’è nient’altro che dovrei sapere? Mi avete detto tutto?”

“Ceeeerto!” Risposero tutti in coro con voce angelica.

“Sicurosicurosicuro?”

“Ovviamente! E se ci sono altre cose da sapere, le saprai a tempo debito! Beh, io ora devo tornare a casa, è tardi, e Lily mi aspetta! Ci si becca, allora!”

“Va bene. ancora grazie di tutto!”

 

Gli disse Sirius alzandosi per salutarlo come si deve. James lo abbracciò, poi gli strinse la mano, e se ne andò via per la sua strada, ma non senza aver preso un cornetto per il viaggio di ritorno, ed aver fatto una o due battute sul ‘cornuto’ che mangia i ‘cornetti’.

 

“Ehm... e quando andrai a parlare con questo signore?”

“Tra poco.”

“E quando dovrò cominciare questo lavoro?”

“Sinceramente credo che sei di già in ritardo!”

“Allora... i soldi quando li vedrò?”

“Non ne ho idea! Parlane con lui! Ora vado, ci vediamo, e preparati, tra poco comincerai!”

 

Così dicendo, la ragazza diede un ultimo morso al suo cornetto, e poi baciò il suo uomo un bacio breve ma intenso. Restaono attaccati per le lingue almeno un quarto d’ora. Al ventesimo minuto, Sirius stava davvero per sentirsi male, così fischiò per attirare la loro attenzione. Funzionò, infatti incominciarono a staccarsi lentamente, poi si fissarono per altri dieci minuti buoni, e si salutarono.

 

“Non per dire... –disse Sirius una volta rimasto solo con Anthony- ma vi rivedrete tra dieci minuti!”

“Ah...” Disse semplicemente l’uomo guardandolo stranamente.

“Beh, non c’è bisogno di... bah, lascia perdere!”

“Aha... io vado al lavoro. ci vediamo stasera.”

“Che lavoro fai?”

“Faccio le consegne sul mio camioncino!”

“E cosa consegneresti?”

“Giornali e sigarette. Ti serve qualcosa?”

“Si, rubami una stecca, per favore!”

“Ok. A stasera, e guardami Gretchen si sentirà sola...”

“Non dubitarne...” Disse il Grifondoro sconvolto, e continuò la sua colazione.

 

Pochi minuti dopo, Gretchen tornò a casa, tutta sorridente, e gridò a nessuno in preciso

 

“Tutto a posto, ciccio!! Ha detto che puoi cominciare anche ora! Su, vallo a conoscere! E... dov’è Giggio?”

“Gi... ah, già! È andato al lavoro.”

“Cosa?? Senza salutarmi...?! Ma come ha... accidenti!”

“Ma Gretchen! Vi siete baciati per mezz’ora poco fa!”

“Come ha potuto? Non mi ama più, allora?! Argh!”

 

Sirius decise di lasciarla perdere, si vestì, ed uscendo di casa sbattè la porta con più violenza del necessario. Andò a suonare alla porta del suo vicino di casa, e dall’interno sentì un rumore strano, e poi delle voci.

 

“Non ci posso credere! Ogni volta che suona il campanello lasci cadere qualcosa! E non darmi la solita menata del ‘non sono abituato al campanello!’ nessuno non ha un campanello!”

“Si, si! Ho capito, ma stai zitto ora, vecchiaccio isterico!”

“Beh, vai ad aprire la porta!!”

“Ah, ma allora era la porta quel suono inumano!”

“L’ho sempre saputo! Tu sei il figlio del diavolo!”

“Va all’inferno!”

“Per ritrovarmiti anche lì?! Figlio del diavolo!!”

 

Sirius si aggiustò la maglietta per il suo , ed userò un termine improprio: ‘colloquio di lavoro’. Poco dopo, sentì la porta fare click, e la vide aprirsi. Quando vide chi aveva risposto al campanello, sgranò gli occhi. L’altro aveva la sua stessa identica espressione dipinta sul volto. Un secondo dopo, gli venne chiusa la porta in faccia. Poi nonostante fosse sconvolto, riuscì a sentire

 

“Ah, allora chi era? Il ragazzo del lavoro?”

“No, un vagabondo! Uno di quelli che vanno in giro a predicare!”

“Un testimone di Geova, dici? Perchè non l’hai incenerito?! Figlio del diavolo!”

“Muori, brutto idiota!”

 

Sirius suonò ancora una volta il campanello, e sentì di nuovo qualcosa che si rompeva.

 

“Ancora! Ma ha suonato poco fa! Va ad incenerire quei maledetti!”

 

Poco dopo la porta si riaprì, ma stavolta il Grifondoro riuscì ad sgusciare dentro prima che il ragazzo gli sbattesse di nuovo la porta sulla faccia. Sorrise malignamente, ed esclamò

 

“Che ci fai qui, Mocciosus??”

“Io?! Io ci vivo qui! TU, piuttosto! Non dovresti essere a casa a preparare il tuo matrimonio?!”

“Il mio mat... ma tu come lo sai?!”

“Black... lo sanno tutti! Comunque a me lo ha detto Lucius.”

“Ah, Malfoy... il tuo cavallo.. no cioè intendevo il tuo ‘ragazzo’ purosangue!”

“Ah ah ah... che vuoi?”

“Io sono qui per un lavoro!”

Tu saresti qui per il lavoro di dog-sitter?”

“Esatto!”

“Hah! Non ci sperare! Non hai bisogno di un lavoro, sei ricco!”

“Non più! Ora lasciami passare!”

“No... non puoi farmi questo!”

“Ah ah ah! Posso e lo faccio! Ora... permesso!”

 

Disse, dirigendosi verso il salotto, poi incontrò il padrone di casa, un vecchio grassottello abbastanza scontroso, e con una disponibilità finanziaria non indifferente.

 

“Accomodati! Tu sei il dog-sitter?”

“Esatto, signor...?”

“Jack Ranfield. E tu?”

“Io sono Sirius Black, vengo da Londra, ma...”

“Hei! Ti avevo chiesto il nome, non la tua miserabile vita! Vai bene, parla col figlio del diavolo, ti spiegherà lui cosa devi fare!”

“Ehm... ok.”

 

Disse il ragazzo un po’ stupito, e poi si diresse in cucina, dove vide il suo ex compagno di classe indaffarato nel lavare i piatti. Sorrise a trentadue denti, e poi disse, con l’aria più saccente di cui era capace

 

“Ciao, figlio del diavolo!”

“Ah ah! Ciao stronzo patentato!”

“Lo sapevo che ti avrei visto sprofondare un giorno, ma non così in basso! Il vecchio mi ha appena assunto!”

“Complimenti! Specie perchè se io sono in basso ora tu dove sei? Comunque cosa vuoi?”

“Ehm... devi dirmi cosa devo fare.”

 

“Ah, bene. Sono contento che cominci subito! Devi portarli al parco una volta al giorno, dargli da mangiare, fargli il bagno, ed accompagnarli dal veterinario una volta a settimana, poi devi spazzolargli il pelo ogni giorno, fargli trovare sempre una ciotola con l’acqua fresca in giardino, ed in ultimo, ma non meno importante... devi tenerli LONTANI da me!”

 

“Oh oh! Non mi dire! Il figlio del diavolo ha pauuura dei cani cattivi?”

“Paura io?! Ah ah! Se il vecchiaccio non mi desse vitto ed alloggio, più trecentocinquanta sterline al mese, li avrei già inceneriti!”

“Ti dona quel grembiulino, sai? Dimmi, ti costringe a parlargli con l’accento tedesco, anche?”

“Solo il Venerdì sera...”

“COSA?!”

“Scherzavo, idiota!”

“Ah... bello scherzo davvero! Figlio del diavolo!”

“ORA STA ZITTO, E VAI A LAVARE QUELLE BESTIE!!”

 

Sirius si stupì, e per un attimo indietreggiò spaventato. Poi però si riprese, e fece per urlare qualcosa, quando fu interrotto da un altro grido innervosito, ma stavolta proveniente dal salotto

 

“Se non la smetti di tenere occupato il figlio del diavolo, ti spezzo in due! È pagato a ore qui dentro!”

“SE NON STAI ATTENTO A COME PARLI, BRUTTO VECCHIACCIO, TI SPREMO COME UNA MELA COL VERME!!”

 

Gli rispose Severus, per poi continuare a lavare i piatti della colazione. Sirius riuscì a stento a trattenere una risata, che il Serpeverde sentì, ed inerrompendosi bruscamente dal suo lavoro, si voltò verso il ragazzo, dicendo atono

 

“Qualcosa ti diverte, Black?”

“Si, tu! Sembri la mia governante!”

“E dov’è il lato comico? No, non rispondere! Lascia perdere! Vai immediatmente a lavorare!”

“Agli ordini Frau Hellen! Ops! Volevo dire figlio del diavolo!”

 

Disse il Grifondoro e poi si voltò per andarsene, ma prima di varcare la soglia della porta, si accorse che aveva scordato qualcosa. Si voltò di nuovo verso il ‘figlio del diavolo’, e chiese con aria indifferente

 

“Ehm... e dove sono questi cani?”

“Li ho chiusi in cantina. La chiave l’ho nascosta nel vaso dell’ingresso.”

 

“CHE COS’HAI FATTO?? GUARDA CHE TI HO SENTITO!!” Disse la solita voce dal salotto.

 

“OH, SENTI, MALEDETTO, SE QUELLE BESTIE SAPESSERO COMPORTARSI, ALLORA LI LASCEREI LIBERI! Merlino, cercano sempre di assalirmi!”

“PER FORZA, SEI IL FIGLIO DEL DIAVOLO!”

“SE LO FOSSI VERAMENTE, ALLORA TI INCENERIREI VOLENTIERI!”

“COSA STAI ASPETTANDO, ALLORA!”

“CHE MI INTESTI IL TESTAMENTO!”

“HAH! NON CI SPERARE!”

 

“Vai Sirius, o giuro che ti prenderò a calci finchè non sarai per terra sanguinante!”

“Va bene, ho capito!”

 

Sirius allora si diresse verso la cantina, con in mano le chiavi... beh, stava per farsi qualche nuovo amico, sembrerebbe. Trasse un respiro, e poi aprì la porta. Si trovò davanti tre piccoli, bellissimi cagnolini. Sorrise ampiamente, domandandosi sinceramente che razza di mostro potesse essere Piton per non adorarli!

 

“Ma come possono dei cagnolini così piccolini creare tanti problemini...?”

 

Chiese con voce elaborata, ma appena provò ad allungare le braccia per portarli a fare il bagno, vide comparire dietro di loro altre tre paia di occhi... tre bestie nere, di gran lunga più grandi, che ringhiavano pericolosamente. Sirius si paralizzò, fissando quegli enormi occhi castani senza fare un solo movimento o rumore. Incominciò ad indietreggiare lentamente, e quando stava proprio per richiudere la porta, si udì un rumore improvviso, come un forte battito di mani.

 

In quello stesso momento, i tre cani partirono all’arrembaggio verso Sirius, che non potè fare altro che tentare all’ultimo momento di protegersi il viso conle braccia. E mentre le bestie tentavano di strappargli i vestiti di dosso, sentì l’eco delle risa di Severus provenire da poco lontano. Era un suono chiaro e coinvolgente, e sicuramente avrebbe ceduto anche lui alle risa se non fosse in pericolo di morte immiente, e se le sua vie respiratorie non fossero intasate da un acutissimo odore di cane.

 

“Levameli di dosso!!”

“Levameli di dosso per...?”

“Per favore! Ti prego, falli smettere!”

 

Il Serpeverde allora battè le mani altre due volte ed i sei cani la smisero all’istante di tormentare il loro nuovo badante. Si diressero scodinzolando verso Piton, e presero a leccargli le mani affettuosamente

 

“Non preoccuparti, sono addestrati solo per spaventare. Il mio primo giorno il signor Renfield lo ha fatto anche con me!”

“Hei! Dovevo essere io a fargli lo scherzo! Maledetto figlio del diavolo!!”

“Cosa fa?! Torni in salotto e finisca di leggere il giornale, devo lavare per terra!!”

“Umpf! Da come lo dici sembra vero!”

“Sta forse insinuando che non faccio nulla?”

“Insinuare?! No no, io ero serissimo!”

“Ora capisco perchè sono fuggiti tutti dopo una settimana! Sa quando ho accettato il lavoro nonci volevo credere!”

“Però sono già sei mesi che sei qui! Ma non vai a scuola?!”

“Io l’ho finita la scuola! Glielo avrò detto mille volte!! Fi-ni-ta!”

 

“Ehm... mi spiace interrompervi...”

“CHE C’E’??” Chiesero in coro.

“Io dovrei... ehm... lavorare ora. Dove posso fargli il bagno?”

“Nella vasca andrà benissimo! E dammi retta... legali prima di metterli nell’acqua!”

“Questo è quello che faceva questo demonio, quando se ne occupava lui!”Disse il vecchio.

“Questo è quello che farò a lei se non torna a leggere il suo giornale!”

“Sempre meglio della vostra compagnia!”

 

Concluse il vecchio, e poi si ritirò di nuovo nel salotto, col viso ingrugnato. Rimasti soli, i due ragazzi presero a squadrarsi in modo ostile, e poi Severus disse

 

“Ora prima che vai... te li presento... cominciamoda quelli piccoli. Questa è Tara, è un chihuahua a pelo lungo... questa invece è Cho-jin, ma puoi chiamarla Cho, o Jin, di razza Ainu. Ora quelle grandi: questa è Lizzie, un San Bernardo, questa tutta nera è Xena, un pastore croato, e per ultima c’è Nikita, un dobermann. Dovrai leggere un libro sui cani che ti darò io dopo che avrai fatto il bagno. Ai cani, non a te!”

 

“Ehm... quella cosa con le mani... come funziona?”

“Quale, questa?”

 

Disse il Serpeverde, battendo ancora le mani, e provocando ancora i cani a saltare di nuovo addosso a Sirius. Il ragazzo lanciò un grido, ma poco dopo Severus battè le mani un’altra volta e si calmarono.

 

“Battile due volte ed attaccheranno il primo estraneo che vedono, una volta per farli calmare. Se le batti cinque volte allora mettiti al riparo, perchè quel segnale è per l’omicidio!” Disse, e rise.

 

Sirius, per quanto tentasse di sforzarsi, non riuscì a ricambiare il sorriso. Si alzò immadiatamente dal pavimento, e non smise un secondo di guardare il ragazzo Serpeverde con ostilità latente, ed anche un vago istinto omicida.

 

“Non provarci, Black. –disse il ragazzo come se gli avesse letto nella mente- Non salteranno addosso a me. Lo sconsciuto sei tu! Ora comincia, ti ci vorranno tre ore buone!”

 

Concluse, e poi lo lasciò solo al suo lavoro. Mentre Sirius cominciava a fare il bagno a Lizzie, la più grande di tutte, cominciò a riflettere bene sulla sua situazione attuale. Per prima cosa era finalmente riuscito a capire con cosa aveva a che fare tutto quel mistero a proposito di questo lavoro. Poi iniziò a pensare ad un modo per farla pagare al suo sedicente ‘migliore amico’ che si era stranamente dimenticato di avvertirlo della quantità e grandezza dei cani, e, cosa ancor più importante, della presenza di Snivellus nella casa.

 

Poi iniziò a chiedersi come cavolo aveva fatto Mocciosus ad arrivare in un posto come quello! E per ultimo, si chiese come mai quei cani erano tutti di sesso femminile! Il solo pensare che una belva come Lizzie, o un mostro come Nikita potessero dare alla luce cinque o sei cani come loro... beh, gli dava i brividi!

 

Riuscì a finire nel giro di cinque ore, e poi si dedicò alla spazzolatura del pelo di ognuna, dedicando particolare attenzione a Xena, che non sembrava gradire molto la spazzola. Passarono altre due ore di lavoro, accompagnate dal continuo gridare dei due inquilini della casa. Sirius sbuffò. Faceva un caldo là dentro... avrebbe tanto voluto uscire! Non fece in tempo a pensarlo, che la porta del bagno si aprì all’improvviso.

 

“Black... esci, portale fuori.”

“Davvero posso uscire?!”

“Ti ho ordinato di uscire, quindi non fare domande idiote! Ma... che diavolo hai combinato?!”

“In che senso? Ho dovuto fare il bagno e spazzolarle tutte, è ovvio che ci sia un po’ di casino!”

“UN PO’ DI CASINO??? HAI INONDATO IL BAGNO, ED E’ TUTTO PIENO DI PELI!!”

“Non ti scaldare!! Tu non avresti saputo fare di meglio!!”

“IO CI METTO LA CARTA SUL PAVIMENTO QUANDO FACCIO UN LAVORO DEL GENERE! BASTA! VATTENE PRIMA CHE TI APRA LA TESTA E CI SPUTI DENTRO!!”

“SENTI ORA MI HAI DAVVERO ROTTO!! IO HO FATTO QUELLO CHE MI HAI DETTO TU!”

“CERTO! MA NON TI E’ MAI PASSATO PER LA MENTE CHE ORA SONO IO CHE DEVO PULIRE?!”

“Sinceramente sì. Allora ho sporcato di più.”

“BLACK, IO TI AMMAZZO, IDIOTA!”

 

Ma proprio mentre Severus stava per saltare addosso a Sirius, fu trattenuto dal padrone di casa, che spuntato da chissà dove, lo afferrò per la vita, e sollevandolo da terra, lo allontanò dalla porta, senza la minima fatica. Poi disse a Sirius in tono scherzoso

 

“Scappa, figliolo, l’ultima volta ci sono volute ore per ripulire tutti i pezzettini umani!!”

 

Sirius allora afferrò i guinsagli dei cani più in fretta che poteva, mentre il Serpeverde continuava a gridare, e dibattersi, cercando una via di fuga dalla morsa d’acciaio che lo tratteneva... il suo unico obiettivo in quel momento era spaccare la faccia di Sirius Black in mille pezzettini viscidi, e poi sputarci sopra, fregandosene che poi avrebbe dovuto ripulire il tutto. Una volta che il Grifondoro fu uscito all’aria aperta, si sentì subito meglio.

 

E mentre passeggiava, cominciò a ridere tra sè. Certo, lo sapeva che Mocciosus era soggetto a sbalzi d’umore di tanto in tanto, ma addirittura in quel modo...! Aveva perfino avuto paura di lui! Ma una volta al sicuro, ripensandoci, gli venne da ridere. La sua faccia era così buffa quando era arrabbiato! Era diventato tutto rosso, e scalciava come un dannato!

 

Ora capiva perchè lo il vecchio signor Renfield lo aveva soprannominato ‘figlio del diavolo’.

 

Altre ore passarono al parco durante le quali Sirius aveva avuto la trovata di trasformarsi anche lui in cane, la sua forma da animago, e giocare spensieratamente col gruppo. Ormai era sera. Riassunse la sua forma umana, e radunò nuovamente i cani, fece un breve appello, e poi passeggiando tranquillamente li riportò tutti a casa. Quella giornata era stata estenuante...

 

“Permesso?”

 

Chiese Sirius appena varcata la soglia di casa. Mise le chiavi nell’apposita ciotola all’ingresso, e cominciò a guardarsi intorno. La casa pareva deserta. All’improvviso sentì un sussurro vicino a lui che lo fece sobbalzare.

 

“Zitto, Black! Guarda che sono le dieci, il signor Renfield dorme!”

“Ah, capito. Dove lascio i cani?”

“Dalli a me, li legherò fuori.”

“Senti... non c’è qualche posto dove potersi divertire qui vicino?”

“Mh? Non dirmi che hai ancora energia?” Chiese scettico.

“Io? Tsk! Ci vuole ben altro per stancarmi!”

 

Esclamò, mentendo spudoratamente. E quella bugia avrebbe anche potuto essere credibile, ma nel preciso istante in cui terminò la frase, il suo stomaco emise un ruggito da paura, seguito da un silenzio di tomba. Sirius arrossì furiosamente, e poco dopo trovò il coraggio di guardare Severus. Il Serpeverde mentre lo osservava, aveva gli occhi grandi come palline da golf.

 

“Non hai mangiato?” Chiese poi, inespressivo.

“Non ancora. Mi è completamente passato di mente.”

 

Severus lo fissò stupito ancora per un po’, ed alla fine scoppiò a ridere, cercando di farlo sottovoce.

 

“Dai, ti preparo qualcosa?”

“No, grazie. Mi aspettano, sono sicuro che mi avranno lasciato la cena.”

“Chi, quelli della porta accanto? Vivi lì?”

“Si. Ci vediamo domani, figlio del diavolo.”

“Non vedo l’ora Signor Deficienza!”

 

Rispose il Serpeverde, riacquistando ancora una volta la sua espressione maligna e denigratoria. E mentre Severus si ritirava su per le scale dove evidentemente era la sua stanza, Sirius alzò il mento, orgoglioso di se stesso, ed uscì dalla casa, tornando alla sua. Appena entrò, ciò che vide fu devastante per la sua già fragile mente.

 

Gretchen, la dolce cugina di James, stava gridando come un’ossessa contro il suo fidanzato, e si stavano lanciando addosso vasi, piatti, bicchieri, insomma ogni cosa che gli capitava sottomano. Cercò di fermarli, avanzando nella stanza, e dicendo von voce abbastanza alta da sovrastare le loro

 

“HEI, VOI!! MA LA VOLETE FINIRE?? DOV’E’ LA MIA CENA??”

“E’ SUL PAVIMENTO!! MI DISPIACE, MA NON E’ PROPRIO ARIA, CICCIO!!”

“PRIMO NON MI CHIAMO CICCIO, SONO ‘SIRIUS’, CHIARO?? SECONDO FINITELA!!”

“CHE COSA? AH, ADESSO TE LA PRENDI CON ME?! CERTO E’ SEMPRE GRETCHEN CHE SBAGLIA VERO?? VOI UOMINI VI ALLEATE SEMRPE!”

“MA SEI SCEMA?! NON HO DETTO NULLA!!”

“PERO’ LO HAI PENSATO, AMMETTILO! QUEST’ESSERE QUI NON MI HA SALUTATA STAMATTINA!”

 

“C-che cosa...? Non dirmi che è per quello che state litigando...”

“Si!! proprio per quello! –poi ad Anthony- Sei un animale, ecco cosa sei! Non ti curi dei miei sentimenti!”

“Tesoro, non è vero, lo sai! Mi dispiace, mi sarò distratto!”

“CERTO EPRCHE’ IO NON SONO DEGNA D’ATTENZIONE?!”

“Ma assolutamente no, amore. Te lo giuro! Sei la cosa più importante della mia vita!”

“La ‘cosa’? non la ‘persona’? Sei... un idiota! Allora... non dirmelo! Hai un’altra!!”

 

Esclamò la ragazza, rafforzando il tono con un bel lancio di bicchieri, che Anthony schivò abilmente, e mentre Sirius cercava di mettersi al riparo dagli oggetti vaganti, disse tra sè

 

“Ma questi sono pazzi...”

 

E se la filò alla grande, ma per attraversare il salotto dovette sfoggiare il bello stile del leopardo assonnato, ovvero strisciando sul pavimento con le braccia sulla testa. Riuscì infine ad arrivare incolume fino alla sua stanza, riflettendo sul perchè era fuggito di casa. Sicuramente sposare Gracious Lestrange, colei che tutti chiamavano ‘miss brufolo d’oro’ non avrebbe mai potuto essere peggio di così...

 

Si sdraiò sul suo letto, stremato in corpo e mente, ma assolutamente non aveva sonno. Aveva bisogno di rilassarsi un po’. Il suo pensiero corse alla casa del suo vicino di casa, dove Severus gli aveva offerto di preparagli qualcosa... sospirò, pensando che ormai attraversare di nuovo il salotto per uscire era un’impresa disperata. Andò sconsolato, ad affacciarsi al piccolo balcone. Si mise ad osservare la Luna. Chissà cosa stava facendo Remus in quel momento?

 

*Probabilmente mangiando... –pensò tristemente- magari una bella bistecca al sangue...*

 

Ci pensò un po’ meglio, e poi fece la faccia disgustata. I gusti alimentari di Remus non erano poi così invidiabili... le grida dal piano di sotto continuavano, così il Grifondoro si guardò stancamente intorno, ma d’un tratto qualcosa colpì la sua attenzione. Se guardava di sotto, poteva notare che non c’era il vuoto, ma una tettoia. Quindi era sul lato dell’edificio che si congiungeva con l’altro palazzo.

 

Si calò giù dalla ringhiera, ed atterrò sul fortunatamente più che solido tetto, e lo attraversò. Arrivato ad un angolo, cercò di trattenersi ai due lati del muro stile spiderman, e si lasciò cadere su un balcone un metro più sotto. Fortunatamente la finestra era aperta. Aprì la bocca per dire ‘permesso’, ma poi ci pensò due volte e la richiuse non volendo svegliare il signor Renfield.

 

La camera aveva un letto singolo, un armadio, un cassettone, ed una scrivania. C’erano libri dappertutto, e due porte, una aperta sul corridoio, l’altra chiusa. Si avvicinò a quest’ultima, curioso di sbirciare il suo interno, quando questa si aprì di scatto, e ne uscì Severus, che appena lo vide lanciò un grido, per la disperazione di Sirius.

 

Quando il Serpeverde si riprese, non perse un secondo, e diede all’ospite, tanto improvviso quanto indesiderato, un potente calcio sul petto che lo stese per terra, lasciandolo per un minuto buono senza respiro. Poi, quando Severus si rese conto dell’immane casino provocato nel giro di dieci secondi, abbassò di nuovo la voce in un sussurro

 

“Cosa diavolo... come sei entrato!?”

“N-non ti scaldare, sono passato per il tetto.”

“Mica sei anche un ladro, Black!”

“Ma no!! Solo che di là non... beh, non c’era da mangiare così ho pensato di... chiederti se l’offerta di prepararmi qualcosa era ancora valida...”

“Si, lo è... anche se non lo meriti. Ci ho messo un’ora a pulire il macello che hai lasciato in bagno!”

“Se giuro che non lo farò mai più mi prepari la cena?”

“Mmm... daccordo, Black. Alzati.”

 

Un’ora dopo Sirius aveva appena consumato il suo pasto, composto da antipasto di crackers in attesa che Severus avesse finito di cucinare, e poi gli fu servito un hamburger con tanto di patate fritte per contorno, che sembrava di essere al Mc Donald’s. Niente pepsi, però. Il Serpeverde gli diede un bicchiere di latte.

 

“Beh, ti ringrazio.”

“Com’era?”

“La cena? Insomma...” Fece, neutro.

“Ho capito.” Sorrise l’altro, malignamente.

“Beh, e dora cosa si fa?”

“Che vuoi fare? Sono le undici!”

“Appunto! È presto!! Hei, ti va una partita a scacchi?”

“Non ci posso credere!”

“Cosa?”

“Sirius Black disperato e solo a tal punto da accontentarsi perfino della mia compagnia!”

“Si, lo so è triste ma non sto così male, davvero!”

“Nno farmi ridere!! Sei un barbone spiantato con tutta la tua vita in uno zaino! Sei patetico!”

“...”

“Allora?”

“Non sei carino a dirmelo.”

“Non avevo nessuna intenzione di esserlo!”

“Però lo sei stato fino a poco fa! Mi hai fatto la cena, abbiamo perfino parlato da persone civili per due minuti!”

“Uno.”

“Va bene, uno, ma hai capito, no? Non sei così cattivo come vuoi sembrare!”

“Infatti lo sono di più!”

“Allora questa partita a scacchi?”

“...”

“Dai, lo so che lo vuoi anche tu!”

“Va bene, ma a mezzanotte in punto via, daccordo?”

“Perchè? Ti trasformi in un bel ragazzo a mezzanotte?”

“No, divento un mostro sanguinario. Ma se vuoi resta.”

 

Sorrise ancora una volta malignamente. Sirius, che dopo aver conosciuto i cani del signor Renfield non aveva più paura di nulla, sorrise di rimando, e per la prima volta da quando era entrato in casa, notò che il compagno indossava solamente un accappatoio ed un paio di infradito azzurri dall’aspetto molto comodo! Severus aveva dei bei piedi...

 

La serata proseguì come l’avevano programmata: fecero una sola, lunga partita a scacchi, dalla quale il Serpeverde uscì vincitore, anche se non senza difficoltà. Ormai era quasi mezzanotte.

 

“Allora, devi andare.”

“Hei! Mancano dieci minuti ancora a mezzanotte!”

“Oh, andiamo, Black, non fare l’idiota! Ti si chiudono gli occhi!”

“Tu non sei stanco?”

“Io? Io ci sono abituato! E poi soffro di insonnia, altrimenti perchè mi farei la doccia nel cuore della notte?”

“Insonnia? E come mai?”

“Oh, è un trauma infantile, niente di grave.”

“Ehm...”

“Scherzavo Black! Merlino, sei lento, eh!”

 

Concluse il Serpeverde, con tono sarcastico, poi prese non troppo gentilmente il braccio di Sirius, lo fece alzare dal suo letto, ed infine lo accompagnò alla finestra, consigliandogli di tornare da dove era venuto, e come era venuto.

 

Dopo dieci minuti buoni di tentativi per scalare il muro, però, acconsentì a farlo uscire dalla porta. Sirius si sentiva soddisfatto della giornata. Tutto aveva una prospettiva diversa, con la pancia piena! Entrò in casa e fu felice di notare che avevano smesso di litigare, ma non fu altrettanto felice del fatto che ora la casa era invasa da grida di piacere provenienti dalla stanza da letto dei suoi coinquilini.

 

Stancamente li maledì entrambi, ed una volta risalito nella sua stanza, riattraversò di nuovo il tetto, e si ritrovò ancora nella stanza di Severus, intento a leggere qualcosa comodamente sdraiato sul letto.

 

“Ancora tu?? Che c’è ora??”

“Ehm... stanno facendo rumore...”

“E allora?”

“Posso dormire qui?”

“Qui?? E dove vorresti dormire per curiosità?!”

 

Sirius non rispose ma guardò il avidamente il letto su cui il Serpeverde era correntemente seduto.

 

“Oh oh... non sperarci, Black!”

“Ti prego.”

“No.”

“Andiamo.”

“No.”

“Per favore.”

“No.”

“Pleeeeease!!”

“Insomma! Ho detto di no! È la mia ultima parola!!”

 

Dieci minuti dopo...

 

“Mocciosus... posso spegnere la luce per favore? Lo so che soffri di insonnia, ma davvero non posso dormire con tutta questa luce nella stanza!”

 

Nessuna risposta.

 

“Hei, mica sei arrabbiato? Sev? Ehm... oh!”

 

Concluse voltandosi verso l’altro lato del letto, e notando che l’altro si era addormantato, sorrise divertito, ed anche un po’ intenerito. Beh, alla faccia dell’insonne!

  
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