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Autore: Rika Chidori    03/01/2012    8 recensioni
La relazione tra Natsu e Lucy si fa sempre più complicata. Che succede se Erza vince un biglietto per le terme, e i due saranno costretti ad affrontare i propri sentimenti?
Una NaLu dolce e calda sul potere delle terme!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Erza Scarlet, Gray Fullbuster, Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III: Confessioni – Una notte di silenzi
 

Serie: Fairy Tail
Genere: Romantico, Sentimentale, Fluff
Pairing: Natsu/Lucy con un piccolo Gray/Juvia
Avvertimenti: Giallo

 
Eccomi qua con il terzo capitolo! Questa volta ho cercato di curarlo il più possibile; mission impossible: dare una descrizione viva e reale dei sentimenti dei nostri protagonisti... speriamo che sia riuscita! XD
Un ringraziamento speciale va a:
Saralasse;
Ayako83;
Elly_Kodocha_One Piece;
NaruHina91;
_I n o r i_
Che hanno tanto gentilmente recensito i precedenti capitoli ^__^ Sappiate che il vostro sostegno è il mio incoraggiamento personale a continuare la fic! ;)
 
 
 
Juvia era stata sempre fatalista. Tutta la sua vita sembrava essere condizionata da una forza più grande di lei, che la spingeva, la sballottava qui e là, la feriva. Nemmeno far parte degli Element Four gli aveva dato speranza. Pensava che combattere il bene fosse ciò per cui era nata: nessuno le aveva mai detto il contrario.
Il fatto che non potesse controllare il suo potere d’acqua la frustrava più che mai; le pareva naturale usare questa sua capacità per distruggere. Distruggere tutti coloro che odiava perché felici, perché circondati da amici e da una famiglia. Lei, invece, aveva solo la pioggia. La pioggia era diventata così persistente, così penetrante nella sua vita che era diventata l’ “Ame no Onna”*.
Ma da quando aveva incontrato Gray, le cose erano cambiate. Si era convinta che fosse destino già pochi istanti dopo averlo incontrato. Solo il fatto che anche lui usasse Magia d’Acqua – anche se in forma di ghiaccio – la faceva sentire meno sola, meno lontana dal mondo. In seguito, erano stati il suo coraggio, la sua determinazione a conquistarla. Senza tralasciare il fatto che lo trovava bellissimo.
Incontrare Gray le aveva cambiato la vita, letteralmente. Aveva imparato cosa fosse l’amore, l’amicizia, e ora poteva far smettere la pioggia, quando voleva. Lui le aveva fatto capire cos’è vivere in una Gilda, una Gilda vera, e avere compagni disposti a tutto pur di proteggerla.
Per molto tempo, le era bastato potergli stare vicino, combattere con lui, osservarlo da lontano quando rideva, scherzava, o lottava insieme a Natsu a Fairy Tail. Pensava che, infondo, andasse bene così.
Poi, però, aveva capito che non le bastava. Lo desiderava sempre di più, e voleva dimostrarglielo in ogni modo. Era fin troppo certa dei suoi sentimenti; quelli di Gray, invece, rimanevano un mistero.
Juvia era travolta da tutti questi pensieri mentre, titubante, fissava la porta della camera di Gray. Aveva colto il consiglio di Erza, ma, ora che si trovava davanti alla sua porta, sentiva il coraggio venirle meno. Aveva paura che se fosse entrata e gli avesse parlato, lui l’avrebbe rifiutata o, peggio, ignorata.
“Forza, Juvia, fatti coraggio. Questo momento doveva arrivare, prima o poi.” Si disse, per cercare di scacciare quella sensazione d’ansia opprimente. Avanzò di un altro passo.
“Fallo, fallo ora.” Si ripeté, mentre alzava una mano tremante.
Toc, toc.
Subito non ci fu risposta, poi un vago “Chi è?” echeggiò dall’altra parte della porta.
Juvia fece un respiro profondo, poi girò la maniglia.
 
 
Lucy era da poco tornata nella sua stanza.
La Suite era vuota, e aleggiava ancora il vago odore di detersivi che la donna delle pulizie aveva usato poche ore prima. Mentre riprendeva a sistemare i suoi vestiti, non riusciva a non lanciare occhiate persistenti al letto matrimoniale al centro della camera. Era un letto a baldacchino, con le tende di organza finissima tirate da un lato. La coperta era di un piacevole color cremisi, con delle lenzuola bianco candido dal tessuto leggero, adatto per l’estate. Nonostante le giornate fossero afose, la  brezza marina soffiava di notte, rinfrescando l’aria. Inoltre, l’hotel era poco distante dal mare, per cui le notti erano particolarmente fresche.
Lucy iniziò a prepararsi per la cena. Mentre si spazzolava i lunghi capelli biondi, ripensava alle parole di Erza.
“La stessa cosa vale anche per me... cos’avrà voluto dire?” si chiese la Maga Stellare.
Lucy aveva sempre ammirato Erza, un’ammirazione che era diventata sempre più profonda mentre veniva a conoscenza del suo oscuro passato. Erza era una donna forte, risoluta, coraggiosa e volitiva. Nonostante le facesse anche un po’ paura, Lucy trovava piacevole stare con lei. Inoltre, si sentiva più al sicuro se viaggiava in sua compagnia.
Quando seppe di Gerard, non le ci volle  molto per capire che tra i due c’era uno strano rapporto. La sensazione che aveva si trasformò quasi in certezza quando Gerard venne arrestato. Il dolore negli occhi di Erza era paragonabile solo a quello di una donna che sta perdendo l’amato, e sa che non lo rivedrà mai più. Anche se Erza non ne parlava mai e celava i suoi sentimenti davanti a tutti, era stato difficile per Lucy non capire quanta sofferenza aveva sopportato. Forse era per quel motivo che aveva parlato così a Juvia.
“Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi...” si disse, memore di quel famoso detto.
Ma perché era valido anche per lei? Lucy aveva il vago timore che Erza si riferisse a Natsu.
Scrollò il capo, testardamente.
- Non ho tempo per pensare a queste cose... ho altro per la testa... – disse a voce alta, afferrando un vestito nuovo dalla valigia. Si vestì con calma, acconciandosi i capelli in una crocchia bassa ed elegante, che le cadeva di lato. Aveva scelto un vestito color pervinca, che cadeva morbido sul seno e con un orlo svolazzante.
All’improvviso, sentì che la porta si apriva. Si girò verso l’entrata, e vide che Natsu entrava nella stanza, con un asciugamano al collo.
- Oh, sei tornato! – esclamò Lucy.
- Ciao Lucy! ... Oh, come sei elegante... – rispose lui, scrutandola da cima a fondo. Lucy arrossì.
- G-grazie. È un vestito nuovo... –
Natsu si sedette (o, per meglio dire, si lanciò) sul letto, stropicciando tutte le lenzuola.
- Sei andato a fare un bagno? – chiese Lucy, osservando l’asciugamano umido, che ora giaceva sul comodino.
- Sì... avevo voglia di rilassarmi. – rispose Natsu, stiracchiandosi.
- Da solo? – chiese lei, incuriosita.
- Uhm, sì, perché? Volevo... beh, fa niente. Insomma, stare tranquillo. Gray aveva voglia di dormire un po’.- disse il Dragon Slayer. Sembrava quasi che nascondesse qualcosa, ma Lucy non voleva indagare.
- Capito... beh, ti devi preparare? – chiese Lucy. Natsu indossava sempre i soliti vestiti.
- Certo che no! Sono già pronto, io. – affermò lui, sicuro di sé. Lucy sospirò.
- Natsu, siamo in un hotel di un certo livello, non penso ti faranno entrare al ristorante a petto nudo e con un paio di bermuda addosso! – lo rimproverò la Maga.
- Ma io non ho portato nient’altro dietro... solo gli asciugamani e la biancheria! – borbottò lui, infastidito.
- Non ti preoccupare, ci penso io... – rispose Lucy, un po’ avvilita. Natsu poteva essere davvero sbadato, a volte. Anzi, il suo problema era che fosse un ragazzo un po’ troppo genuino.
Lucy tirò fuori una delle sue chiavi.
- Apriti, Portale della Fanciulla! Virgo! – dichiarò, alzando in alto la chiave. Subito comparve lo spirito della Vergine, una piccola e seriosa ragazza vestita da cameriera.
- Buonasera, Hime. C’è una punizione, per caso? – salutò lo Spirito Stellare.
- Ehm, no, Virgo. Anzi, ho bisogno di te per un altro motivo. – asserì Lucy, poi indicò con il dito Natsu, che aveva un’espressione alquanto contrariata.
- Devo forse punire il signor Natsu? – chiese Virgo, confusa.
- No, no, accidenti! Volevo solo che trovassi uno dei vestiti degli Spiriti, da prendere in prestito solo per questa sera. Oh, beh, magari anche per la prossima. – disse Lucy, abbacchiata. – Voglio che sia un completo un po’ elegante, niente di strano per favore! – aggiunse poi.
- Sarà fatto. – rispose lo Spirito, con un breve inchino. Poi sparì nel nulla. Dopo solo una manciata di secondi, la ragazza fu di ritorno, con un completo scuro fra le mani.
- Ecco qua, Hime. L’ho preso in prestito da Leo, i vestiti del signor Scorpio mi sembravano un po’ eccessivi. – dichiarò, e Lucy annuì, concorde.
- Ti ringrazio molto, Virgo. – sorrise Lucy. Poi la congedò, prima che lo Spirito chiedesse di nuovo se c’era una punizione in arrivo.
- Ecco qua, rimediato il problema! – esclamò Lucy tutta contenta, lanciando i vestiti a Natsu. Lui li osservò a lungo, annusandoli un po’.
- Dai, non fare il musone! Andranno bene! E poi Leo ha gusto nel vestirsi. – disse la Maga, incitandolo.
- D’accordo. Ma lo faccio solo per il cibo! – rispose lui, e prese a svestirsi, noncurante della Maga davanti a sé.
- Ma almeno fallo in bagno, accidenti! – strillò lei, rossa come un peperone. Natsu borbottò qualcosa, e poi si infilò in bagno. Dopo qualche minuto uscì fuori, con l’aria di chi non è perfettamente a suo agio.
Lucy dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non squadrarlo. In effetti, quei vestiti gli stavano davvero a pennello: indossava una camicia nera, un po’ aderente, insieme a un paio di jeans blu scuro e delle scarpe anch’esse nere, molto eleganti.
- Beh? – mugugnò lui, fissandola negli occhi.
- Stai molto bene. – rispose lei, senza fiato. Poi abbassò lo sguardo, indecisa sul da farsi.
- Ok, adesso possiamo anche andare. – asserì Natsu. Poi la prese per il polso e la trascinò fino fuori.
 
 
Toc, toc.
- Chi è? –
- Ehm... Sono io, Juvia. – disse Juvia, mentre entrava timidamente nella stanza.
La ragazza si guardò intorno, senza vedere nessuno. La stanza di Gray era molto simile a quella sua e di Erza, solo più piccola. Il pavimento era di legno chiaro, c’era un armadio a parete e un letto in stile tradizionale sul pavimento, al centro della stanza. L’insieme era molto pulito e ordinato.
Da un lato, vide il borsone di Gray, semiaperto. C’era un bagnoschiuma su un tavolino basso lì accanto. Juvia lo prese in mano, annusandone il profumo. Arrossì sentendo lo stesso aroma che aveva sperimentato sulla pelle di Gray.
- Gray-sama? Sei qui? – disse, stringendo il flacone fra le mani.
Una figura fuoriuscì dal bagno, e Juvia vi riconobbe l’oggetto del suo amore.
- Ah, sei tu, Juvia! – esclamò il Mago del Ghiaccio. Era – come al solito – a petto nudo, anche se indossava un paio di pantaloni neri.
Juvia sussultò, lasciando cadere il bagnoschiuma. Imbarazzata, lo raccolse e lo rimise sul tavolino, vergognandosi di essersi fatta sorprendere.
- C’è qualche problema? – chiese il ragazzo, osservandola. Juvia aveva fatto del suo meglio per apparire carina, in vista della sua confessione: indossava un vestitino azzurro, con inserti grigio perla. Aveva lisciato i capelli e aveva osato mettersi perfino un filo di trucco.
- Ehm, Gray-sama... Io... sono venuta qui per parlare. – dichiarò la ragazza.
- Ok... dimmi pure. – rispose lui, ingenuamente. Non aveva di certo capito lo scopo di Juvia, e ora la scrutava, preoccupato che ci fosse qualcosa che non andava.
- Juvia... Juvia vuole dire che... per lei... Gray-sama... è... – iniziò, ma inciampava nelle parole. Fece un respiro profondo per calmarsi. Poi riprese a parlare, e nei suoi occhi c’era la determinazione e la luce di una ragazza innamorata.
- Gray-sama ha cambiato la vita di Juvia. Juvia era... molto sola, una volta. Non riusciva a controllare la pioggia, e nessuno voleva stare con lei. Quando Juvia ha combattuto con Gray-sama, ha capito che stava sbagliando. Ha capito che c’era un’altra vita, un altro modo di essere felice. E Juvia ha fatto smettere la pioggia. – disse la Maga, con un tono tanto accorato da stringerle il petto. Gray sgranò gli occhi, iniziando lentamente a capire il senso del suo discorso.
- Avere degli amici, una famiglia in cui stare... sono cose che Juvia non aveva prima di incontrare Gray-sama. Ma non è solo questo... è che... Juvia... No, io... penso che Gray-sama sia molto prezioso per me. Gray-sama è molto più che un compagno, molto più che un amico. – continuò lei, il battito del cuore che aumentava, tanto da affannarle il respiro.
- Juvia... – mormorò Gray, spiazzato. La donna che aveva di fronte sembrava essersi trasformata: lei, che era sempre così timida e ritrosa accanto a lui, ora lo guardava negli occhi, le guance colorite e il tono della voce pieno di passione.
- Io... io sono... –
- Juvia, aspetta... –
- Io sono innamorata di te, Gray! – gridò la Maga. Le sembrava che il cuore le stesse per scoppiare, ne sentiva i battiti pulsare nelle orecchie. Seguì un silenzio di tomba.
Gray la fissava, la bocca socchiusa dalla sorpresa. Sembrava essersi irrigidito, e nei suoi occhi c’era qualcosa di indefinibile.
- Gray-sama... dì qualcosa, ti prego. – lo supplicò lei, ma Gray rimase zitto, non muovendo nemmeno un muscolo. Juvia sentì la delusione assalirla, e, prima che questa potesse rendersi visibile sul suo volto, si girò e uscì di corsa dalla camera. Mentre correva per i corridoi, senza una meta precisa, sentiva le lacrime scenderle, brucianti, sul viso.
 
 
- Wow! Ma è fantastico! – esclamò Lucy, appena mise piede nel salone principale. La sala era luminosa e ben arredata; innumerevoli lampadari di cristallo illuminavano l’ambiente, creando un’atmosfera quasi irreale. In fondo c’erano decine di tavole apparecchiate e, sulla destra, un piccolo bar affollato da uomini in giacca e cravatta.
- Bello, eh? – disse una voce alle sue spalle.
- Erza! – esclamarono Lucy e Natsu all’unisono. Erza li salutò con un cenno della mano: indossava un vestito nero lungo, con una generosa scollatura.
Quando arrivarono tutti e tre ai tavoli, un cameriere dall’aria distinta li accompagnò fino a destinazione. Si sedettero con entusiasmo, pregustando già le prelibatezze che avrebbero offerto loro. Poco dopo arrivò anche Gray, scuro in viso. Li salutò distrattamente, per poi affondare il viso nel menù, senza proferire parola.
- Juvia non c’è? – chiese Lucy.
- Credo non si sentisse bene. – rispose Gray, a mezza voce.
- Strano, quando eravamo alle terme non sembrava stare male. – disse Erza, pensierosa. – Forse il vapore le ha fatto male alla testa. – concluse. Lucy lo osservò, pensierosa. Aveva la netta sensazione che fosse successo qualcosa tra di loro, ma tacque per paura di rovinare l’atmosfera.
Nel frattempo, Natsu aveva già attirato l’attenzione del cameriere e snocciolava una quantità infinita di portate.
- Vorrei l’antipasto misto e anche i gamberetti... ah, poi gli spaghetti coi frutti di mare! Uhm, magari anche il pollo, il manzo e il filetto alla brace. No, mi scusi, aggiunga anche le costolette! – stava dicendo con entusiasmo quasi infantile. Il cameriere annuiva, visibilmente a disagio; si stava di certo chiedendo se le scorte del ristorante sarebbero bastate per sfamare tutto il gruppo.
- Ehm... se il signore non desidera altro... – rispose il cameriere, dopo aver preso nota degli oltre venti piatti diversi che Natsu aveva richiesto.
- Io credo mi limiterò all’antipasto di pesce e al filetto al pepe verde... – disse Lucy, in imbarazzo.
- Lo stesso per me. – aggiunse Erza.
- Lei, signore? – disse il cameriere rivolgendosi a Gray, ancora apparentemente immerso nella lettura del menù.
- Ah... ehm... sì, va bene. – rispose lui.
- Va bene... cosa, signore? –
Gray si guardò in giro, confuso. – No, mi scusi. Volevo dire che prendevo gli spaghetti di riso. – disse, come per rimediare la reazione di prima.
- Molto bene, signore, signori. –si congedò il cameriere e, impettito, se ne tornò in cucina.
Dopo che ebbero ordinato calò un’atmosfera calma e rilassata. Natsu e Erza rievocavano i momenti migliori delle loro battaglie più recenti, mentre Lucy si limitava ad ascoltare e intervenire di quando in quando.
Lentamente arrivarono tutte le portate, la maggior parte delle quali erano di Natsu, che divorava tutto avidamente. Gray piluccava gli spaghetti in silenzio.
- Senti, Gray... c’è qualcosa che... – iniziò Lucy, ma Gray, senza dire una parola, si alzò di scatto dal tavolo.
- Devo fare una cosa. – dichiarò, il volto serissimo.
Lucy annuì. Gray le lanciò un’occhiata e chinò il capo, come a ringraziarla. Poi corse via dal salone, incurante degli sguardi degli altri avventori.
- Ma che gli prende oggi? – chiese Natsu, con la bocca piena di cibo. Lucy ed Erza si scambiarono uno sguardo d’intesa, mentre Natsu riprendeva ad abbuffarsi.
- Ah, è stata una cena fantastica! – esclamò Natsu. Dopo il pasto si erano spostati nella zona bar; Lucy aveva preso un cocktail alla frutta, e ora lo sorseggiava lentamente.
- Se vi interessa, ho saputo che c’è una sala giochi con ping pong qui accanto. – propose Erza.
- Oooh! Erza, ti sfido! – esclamò Natsu, puntando il dito sulla Maga dai capelli rossi.
- Accetto la sfida, Natsu. Ma sappi che non riuscirai a battermi. – disse Erza, sicura di sé.
- Lucy, vieni anche tu? – chiese Natsu. Lucy scosse la testa.
- Vi raggiungo più tardi, prima finisco di bere il cocktail. – rispose lei. I due annuirono, allontanandosi verso la saletta vicina.
Lucy continuò a bere, spostando lo sguardo sugli altri clienti; le piaceva stare lì, non c’erano persone che rumoreggiavano e nell’aria si spandeva una leggera musica proveniente da alcuni altoparlanti magici.
- Buonasera, signorina. – disse una voce melliflua alle sue spalle. Lucy si girò di scatto e si ritrovò davanti un uomo sulla trentina, vestito di tutto punto e con una quantità esagerata di gel sui capelli. Odorava talmente tanto di colonia che le venne quasi naturale portarsi la mano alla bocca, disgustata.
- Mi scusi se la disturbo, ma mi chiedevo cosa ci facesse una ragazza tanto bella tutta sola qui, nel bar. Il suo fidanzato l’ha lasciata qui, per caso? – disse l’omuncolo, sorridendo.
- Io non... non ho un fidanzato. E, comunque, non ho il diritto di starmene qui in santa pace? – sbottò Lucy, infastidita. Non era certo la prima volta che un marpione cercava di abbordarla, ma questo le pareva particolarmente untuoso.
- No, certo che ha il diritto! – rispose l’altro, scoppiando in una risata priva di felicità. – Allora, le dispiace se mi siedo anch’io? –
- Faccia come le pare. – rispose lei, secca. L’uomo si sedette accanto a lei, prendendo una posa da playboy.
- Mi permetta una presentazione. Sono Donnie van der Lust, conte della città di Floramare. Mio padre è nell’industria militare. – disse, convinto di poter fare colpo sulla Maga Stellare. Lei gli rivolse una blanda occhiata, per nulla impressionata. Dopotutto, era la figlia della Casata Heartphilia, era abituata fin da piccola a incontrare persone eminenti o di alto rango.
- Beh, ehm... non mi vuole dire il suo nome? – aggiunse Donnie, spiazzato dalla mancanza di reazione di Lucy.
- Sono Lucy, Maga di Fairy Tail. – disse, evitando accuratamente di nominare il cognome del padre.
- E’ un onore conoscere una Maga tanto affascinante. Che ne dici se ce ne andiamo in un altro posto, Lucy, magari il giardino qui fuori? C’è tanto rumore, qui... – ribatté l’uomo, avvicinandosi a Lucy.
- No, grazie, non mi interessa. – rispose lei, piccata. L’uomo non diede segno di essersi arreso.
- Dai, bellezza, non fare tante storie... potrei anche farti un bel regalino, se vieni con me... – insinuò l’altro, tentando di afferrarle la spalla. Lucy reagì d’istinto, afferrandogli la mano.
- Se credi di poter comprare una ragazza con degli stupidi regalini, ti sbagli di grosso! Non sei altro che uno dei soliti ricconi da strapazzo, viscidi e disgustosi, che credono di ottenere tutto con i soldi! – gridò Lucy.
- Tu, piccola insolente... – iniziò Donnie, rabbioso.
- Ehi, Lucy! Erza mi ha battuto tre volte... ehi, che succede? – esclamò una voce dietro di lei.
- Natsu! – disse Lucy, riconoscendo il Dragon Slayer. Natsu guardò interrogativo prima lei, e poi il marpione.
- Chi è questo straccione? – sbottò Donnie, con un sorrisetto sarcastico. Natsu si adombrò.
- Ma sentitelo! Puzza così tanto di profumo che si sente fin qua! – esclamò. Il conte arrossì.
- Lucy, perché sei in compagnia di un tipo che puzza così tanto? – chiese Natsu, infastidito.
- Io e la signorina Lucy stavamo andando a farci un giretto, lontano dai guastafeste come te. – ribatté l’uomo, cercando di mettere un braccio attorno alle spalle di Lucy. Natsu, in un attimo, lo afferrò e lo buttò a terra. Donnie guaì come un cane bastonato.
- Ehi, ma che fai? – disse, esterrefatto.
- Natsu, lascia stare, non ce n’è bisogno! – intervenne Lucy. Natsu lasciò andare l’omuncolo, che terrorizzato, si allontanò a passo spedito, borbottando maledizioni.
- Non era necessario. Lo avrei allontanato io. – disse Lucy, ma il Dragon Slayer tacque.
- Ragazzi! Che state facendo? – gridò Erza, che nel frattempo li aveva raggiunti.
- Niente, niente. – si affrettò a dire Natsu, lasciando una Lucy un po’ sorpresa. Si aspettava quasi che si mettesse a sbraitare per il salone e tentasse di convincere Erza a dargli man forte.
- Beh, se non vi dispiace, io andrei a riposare. Anche se abbiamo appena cenato, è già mezzanotte passata; io, inoltre, devo lucidare le armature prima di andare a letto. – asserì Erza.
- Ehm... d’accordo, Erza. Dato che Gray e Juvia non si vedono andrò anch’io. – rispose Lucy, a disagio ogniqualvolta che Erza se ne veniva fuori con una delle sue strampalate abitudini.
- Lucy, vengo anch’io. – aggiunse Natsu, e insieme si incamminarono verso il primo piano.
- Buonanotte. – li salutò Erza, prima di entrare nella camera 102.
- ‘Notte. – sbadigliò Natsu, mentre seguiva Lucy all’interno della Suite.
Una volta entrati, Lucy si diresse in bagno, afferrando al volo il pigiama, mentre Natsu, silenzioso, si affacciava sulla finestra aperta.
Mentre la Maga Stellare si cambiava, rifletteva su Gray e Juvia. Che Juvia si fosse confessata, e Gray l’avesse rifiutata? Oppure, come al solito, la Maga dell’Acqua era andata in tilt ed era scappata ancor prima di proferire parola?
Lucy si infilò la canotta azzurra e un paio di shorts di cotone; non le serviva altro in una notte tiepida come quella. Si sciolse i capelli e iniziò a lavarsi i denti. All’improvviso, come se la sua mente l’avesse nascosta in qualche buio meandro, la sensazione di stare per andare a dormire con Natsu la assalì nuovamente. Si guardò allo specchio, vedendo una Lucy agitata e quasi sudaticcia.
“Calma, calma. Non succederà niente, sarà come al solito.” Si disse, e, forte di quel pensiero, uscì dal bagno. Vide che Natsu era ancora alla finestra, e una leggera brezza gli scompigliava i capelli arruffati. Si era tolto il completo da sera di Leo, e aveva indossato un paio di pantaloni bianchi fino al ginocchio come pigiama.
- Natsu? – lo chiamò la ragazza, e lui parve destarsi da una trance profonda.
- Cosa? – rispose, osservandola.
- No, niente... mi sembravi immerso nei tuoi pensieri... – disse lei. “Da quando in qua Natsu Dragneel si perde nei suoi pensieri?” si ritrovò a riflettere.
- Sono solo un po’ stanco. – ribatté, sorridendo. Ora sì, che sembrava tornato in lui. Natsu si infilò sotto le lenzuola bianche, spostando il copriletto. Lucy rimaneva in piedi, in un’attesa titubante.
- Che fai? Non hai sonno? – gli chiese lui, con una naturalezza tale da farle venire il nervoso. Possibile che lui fosse sempre così tranquillo?
- Ah... sì, certo. – le rispose lei, e si distese dall’altro lato, il più lontano possibile da lui.
Rimasero così per un po’, lei su un fianco e lui supino, ascoltando il sommesso frinire delle cicale e dei grilli, e lo sporadico verso di qualche rapace notturno. Lucy aveva gli occhi chiusi, ma era certa che non sarebbe riuscita ad addormentarsi.
Il fatto era che, nonostante avessero già dormito assieme, c’era anche Happy con loro: una presenza che, in un certo senso, rendeva tutto più semplice e innocente. Ma ora erano solo loro due, in un enorme letto matrimoniale, quasi fossero una coppia sposata in luna di miele. E Lucy era combattuta a tal punto da non riuscire a muovere un muscolo. All’improvviso, sentì che Natsu si muoveva nel letto; Lucy pensò che si fosse già addormentato e si agitasse nel sonno. Quasi sobbalzò quando sentì il suo calore accanto a sé.
Non la stava nemmeno sfiorando, eppure lui, un Mago del Fuoco, emanava un tale calore dalla sua pelle che era percepibile anche senza doverlo per forza toccare.
- Lucy. – mormorò Natsu, e la Maga trasalì, sentendo il suo respiro sulla nuca. Il suo battito iniziò ad accelerare, come incontrollato.
- Mi dispiace per prima. Ti sei arrabbiata? – continuò lui.
- Io... no, tranquillo. È che non volevo che ci fosse una delle solite risse anche quando siamo in un posto come questo. – rispose lei, avvertendo la sua aura più che mai.
- E’ che io... quando l’ho visto toccarti... insomma, pensavo volesse farti del male. – borbottò lui. Lucy sentì il cuore fare una capriola. Natsu era... geloso?
- N-no, cioè... era solo uno stupido dongiovanni. – ribatté lei, cercando di controllare la sua voce. Era così maledettamente vicino...
- Li odio. – dichiarò lui, e Lucy poté giurare di aver sentito i suoi muscoli irrigidirsi. Lentamente, si voltò verso di lui, scoprendo che era più vicino di quanto pensasse. Poteva vedere il riflesso della tenue luce lunare sfiorargli il volto.
- Davvero, Lucy, io... non so perché, ma non sopporto questo tipo di... persone. Soprattutto se danno fastidio a te, Lucy. – aggiunse, abbassando lo sguardo.
- Perché io e te siamo amici, Natsu. E siamo compagni. – rispose Lucy, abbozzando un sorriso.
- Già... – rispose lui. Tacque per un attimo, e poi allungò un braccio verso di lei, circondandola. Lucy si appoggiò al suo petto bollente, aspirandone il profumo selvatico. Era un gesto già compiuto altre mille volte, ma, quella volta, per lei non aveva lo stesso significato.
Lucy si sentì travolgere da una miriade di sentimenti: amicizia, gratitudine, affetto, sicurezza, timore, imbarazzo. Non riusciva a discernere ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, ma giunse alla conclusione che nessuno di essi era più vero dell’altro. Era semplicemente tutto quello che provava per Natsu, e non poteva cambiare quel fatto.
Sentì che il ragazzo appoggiava la mano sui suoi capelli e prendeva a carezzarli, lentamente. Era un gesto inusuale, per cui Lucy alzò la testa per poterlo guardare in viso. Lui la stava fissando, con un’espressione indecifrabile sul viso.
- Noi siamo amici, Lucy? –
- Certo. –
- E siamo anche compagni? –
- Praticamente da sempre. – sorrise la Maga.
- Allora perché mi batte così forte il cuore? – chiese lui. Lucy arrossì, senza proferire parola. Sentiva che qualcosa si stava spezzando, lentamente, in fondo al cuore: non capiva se era la barriera che loro stessi si avevano frapposto, o se era l’innocente, puro rapporto d’amicizia che li aveva legati finora.
No, non voleva che finisse così, non voleva rovinare tutto, eppure sapeva che non poteva nemmeno controllare le sue emozioni, ora. Sembrava così ovvio, così naturale avvicinare i visi sempre di più. Lucy si sentiva scossa da un brivido che sapeva di scoperta.
- Batte forte anche a me. – sussurrò, e capì che ora non aveva più scuse.
Natsu si avvicinò, titubante, come se stesse imparando per la prima volta cosa voleva dire quel gesto. Fu una questione di un attimo, e le loro labbra si sfiorarono in un timido e goffo bacio. Lucy chiuse gli occhi, travolta dalle sue stesse sensazioni, mentre Natsu si riavvicinava un’altra volta, assaporando le labbra di lei.
Le pareva di avere aspettato così a lungo. Le mani del Dragon Slayer, che prima le sfioravano i capelli, ora osavano attraversarle le spalle, la schiena, le braccia e ancora i fianchi.
Lucy, dal canto suo, si era aggrappata alla sua schiena, mentre un calore sconosciuto esplodeva nel basso ventre, ottundendole la mente. Ora non ragionava più: ci pensava il suo corpo per lei.
La mano di Natsu continuava ad accarezzarla, e, con un gesto veloce, si infilò sotto la canotta, esplorando la pelle nuda della schiena di lei.
- Ah – sospirò Lucy, staccandosi da lui. Vide un Natsu che non aveva mai osservato prima: era arrossito in viso, gli occhi lucidi e lo sguardo frastornato.
- S-scusami. – mormorò lui. Tacquero entrambi, imbarazzati per l’accaduto.
- No, io... è che... non me l’aspettavo, ecco tutto. – disse Lucy, il viso in fiamme. Il calore inusitato di Natsu aveva risvegliato in lei sensazioni sconosciute, che la spaventavano.
- Lucy, io... –
- Non dire niente. – lo interruppe lei. Non c’era bisogno di parole, non ora. Si appoggiò di nuovo al suo petto, abbracciandolo. Natsu sorrise, allacciando le gambe alle sue, ed entrambi rimasero immobili, fino a che il sonno non li avvolse nel suo nero manto.





* Ame no Onna = Donna della Pioggia
  
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