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Autore: giuly666    03/01/2012    3 recensioni
Fu svegliato da una bambina, capelli castano scuro, occhi neri, di circa sei anni, che lo scuoteva con delicatezza.
ATTENZIONE: Spoiler su AGOS!
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mrs. Hudson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Our love'
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Ecco il secondo capitolo, quando ho scritto il primo avevo continuato scrivendo anche il secondo, ma ho deciso di non postarli tutti insieme!
Spero sia di vostro gradimento.


Capitolo II
SUL TRENO DI RITORNO
 
Irene decise di portare all’interno della casa quell’uomo, apparentemente strano, ma che sapeva essere dolce e gentile.
 
Holmes, dal canto suo, vedeva la bambina come un piccolo angioletto abbandonato al suo destino e, senza che potesse evitarlo, sentiva il bisogno di prendersene cura.
 
Appena la piccola aprì il portone della casa e aiutandolo a tenersi in piedi mentre entravano, il detective notò che, su ogni parete della stanza alla sua destra, vi erano schizzi di sangue, ormai secco.
 
Irene, dopo averlo condotto in quello che sarebbe dovuto essere un salotto, si diresse nella cucina.
 
Gli sembrava strano. Era strano
 
Perché una bimba così piccola lo aveva accolto senza chiedergli nemmeno il nome o, quantomeno, se era una brava persona?
 
La faccenda mancava di qualche punto.
 
E come faceva Irene a sapere della sua spalla? Vi erano troppi interrogativi a cui doveva trovare al più presto una risposta.
 
Non si era acconto di essersi messo in piedi davanti a una delle pareti. Non aveva fatto caso ai segni di lotta che vi aveva visto appena entrato.
 
Ispezionò l’intera stanza. Studiò ogni singolo particolare, ogni odore, ogni segno il più precisamente possibile.
“Omicidio. Lotta per la sopravvivenza. Non c’è dubbio. Era più che naturale che i suoi genitori non fossero più tornati; non avrebbero potuto far ritorno nemmeno volendo.”
I suoi pensieri furono interrotti da strani odori.
 
“Polvere da sparo. NO! Zolfo. Legno. Un fiammifero. Leggera sfumatura di nafta.”
Si avvicinò ad un mobile, più precisamente, ad una vetrina di legno di noce lavorato nei minimi dettagli.
“Segni di bruciatura sulla chiusura delle due ante. O qualcuno vi ha nascosto all’interno qualcosa che bruciava, oppure il mobile serviva a contenere qualcosa di infiammabile.”.
 
Aprì lentamente le due ante e ciò che vi trovò lo fece ammutolire.
Due corpi, o meglio, un corpo ridotto a qualche osso e due o tre brandelli di carne e l’altro, seppur in condizioni migliori, presentava comunque segni di bruciatura ovunque.
Il volto di quest’ultimo era sfigurato, indecifrabile.
 
Fu in quel momento che Irene entrò nuovamente in salotto con un bicchiere d’acqua e due biglietti per il treno.
Sherlock sentì il bicchiere andare in frantumi toccando terra e spargendo qua e là l’acqua e la bimba, immobilizzata, piangere con gli occhi sgranati.
 
Tutto aveva un senso. La piccola credeva che i genitori l’avessero abbandonata, ma non era così.
Holmes si precipitò ad afferrare la piccola damigella prima che questa, per il dolore ma soprattutto per l’orrore di quella scena, svenisse cadendo sul pavimento in pietra.
 
Il detective decise allora di dare una degna sepoltura ai genitori della bambina e di utilizzare i due biglietti che Irene aveva lasciato cadere per poi dirigersi, portandola in braccio, verso il primo ospedale che avrebbe trovato.
Non ci volle molto.
 
L’uomo arrivò nei pressi di una cittadina. Si diresse verso una clinica medica. Era piccola ma almeno pulita. Fu subito accolto e, sia a lui, sia alla bimba, vennero fatti dei controlli: a lui fu ricucita la ferita alla spalla e fasciata nuovamente; alla piccola furono fatte delle lievi medicazioni  dove, sfiorando appena uno dei vetri del bicchiere, aveva dei taglietti.
 
Lui non l’aveva lasciata. Le rimase acconto finché ella non si svegliò.
-Quelli erano mamma e papà?-, chiese ricordandosi quell’orrore.
-Si, tesoro...- fu la risposta che ottenne.
- C-come? Come è successo?- chiese con gli occhi già lucidi.
-...-
 
 
-Ti prego- lo implorò lei.
-I tuoi genitori... sono stati uccisi... vennero bloccati; dopodiché, l’assassino li ha cosparsi di nafta, liquido infiammabile derivante dal petrolio, e li ha nascosti all’interno della vetrina gettandovi un fiammifero acceso ed infine, ha chiuso le ante per evitare che il fumo si disperdesse nella casa.-, le rispose cercando di evitare le parti più macabre.
 
-E il sangue?- domandò la piccola.
-Sicura di volerlo davvero sapere?- le chiese gentilmente. Lei annuì decisa. L’ombra delle lacrime sparita da quegli occhioni neri.
-Prima di venire bloccati, i tuoi genitori hanno tentato di lottare per salvarsi. Ma il killer li ha trucidati.- rispose, osservando il viso della piccola incupirsi –ma l’uomo che ha compiuto questo gesto è morto, ho trovato un cadavere ieri sera mentre venivo qui: aveva le mani sporche di sangue, e odorava di nafta. Sta tranquilla.-.
“Comunque è meglio cambiare atmosfera” si disse Holmes.
 
-Senti Irene, perché non mi hai chiesto come mi chiamo?- la interrogò lui, pur mantenendo un tono pacato e gentile.
-Hai parlato mentre dormivi nella stalla, hai detto:”Io sono Sherlock Holmes e sono scampato alla morte anche se ferito!”. Ti elogiavi. Ma appena hai detto che eri ferito, ti ho osservato e  ho notato la tua spalla destra e così l’ho pulita e fasciata.- gli rispose lei riconquistando un lieve sorriso.
-E dimmi, riguardo a questi?-, chiese alzando i biglietti che reggeva in mano.
-Ah! Li ho trovati nella credenza in cucina... Quindi ho pensato: perché non usarli con Sherlock?- gli confessò, ora con un sorriso tranquillo ma deciso.
-D’accordo, piccola! Allora tu ed io andremo a Londra, sei contenta?- le domandò, contagiato dalla tranquillità della bimba.
Irene saltò quasi sul letto dalla gioia.
 
******
 
E così, il giorno seguente, i due partirono per Londra, dopo aver ringraziato medici e suore che, in cambio, avevano chiesto loro solo di essere prudenti, viste le condizioni in cui erano arrivati alla clinica.
Prima classe. Pace. Serenità.
Erano insieme. Come padre e figlia.
  
Ringrazio ancora quelli che hanno recensito il primo capitolo di questa fanfiction.
Ringrazio anche coloro che recensiranno il secondo!
GRAZIE ancora.

  
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