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Autore: _YouKnowWho_    03/01/2012    1 recensioni
Storia su Draco e un nuovo personaggio, Jane.
*
«Buongiorno principessa» rispose lui, accarezzando il volto di Jane.
«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi principessa?» ribatté altezzosa.
«Zuccottina allora...»
*
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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«Serpeverde!»
Il Cappello Parlante aveva scelto. Dopo tre minuti di indecisione aveva assegnato Jane Nobel alle serpi. La ragazza scese dallo sgabello, i lunghi e mossi capelli biondi svolazzanti, e si apprestò a raggiungere il tavolo all’estrema sinistra, che l’accolse con un applauso. Si sedette accanto a un ragazzo dal viso appuntito, dall’aria superba e viziata e i capelli biondi, molto simili ai suoi.
Appena prese posto si voltò verso il tavolo degli insegnanti davanti al quale altri ragazzi della sua età stavano per essere smistati. Però, in realtà, la ragazza non prestava attenzione. Pensava. I suoi genitori sarebbero stati fieri di lei. Anche l’ultima Nobel era nei Serpeverde, la nobile casa dei Purosangue come lei. Jane non era altrettanto contenta. Aveva sempre sentito i suoi parenti onorare questa casa, come la migliore e l’unica che considerasse quanto puro era il nome di mago. Ma lei non era d’accordo. Non capiva perché dovevano avere importanza le origini di una persona. Jane tendeva sempre a considerare le persone per quello che erano e non per la loro purezza di sangue o l’apparenza. Proprio per questo appena il Cappello Parlante le era calato sugli occhi gli aveva chiesto di smistarla nella casa che più le si addiceva per le sue qualità, e non posizionarla nella casa dei suoi avi. Ma alla fine, anche se indeciso, l’aveva assegnata ai Serpeverde, spiegandole che lo faceva solo perché possedeva molte delle qualità di questa casa.
«Guarda che lo smistamento è finito, puoi iniziare a mangiare» disse il ragazzo biondo accanto a Jane, con voce melliflua, interrompendo i pensieri della ragazza.
Lei gli sorrise in risposta, un sorriso timido e un po’ triste.
«Grazie, mi ero persa nei miei pensieri» spiegò Jane, voltandosi ad osservare la moltitudine di pietanze apparse sulla tavola. «Comunque piacere, io sono Jane, Jane Nobel» aggiunse tendendo la mano.
Il ragazzo accanto posò le posate e prendendo la mano della compagna disse: «Io sono Draco Malfoy».
«I nostri genitori si conoscono, credo» disse Jane, dopo quella presentazione un po’ formale, iniziando a servirsi. «Li ho sentiti nominare i Malfoy molte volte».
«Si, anche io ho sentito parlare della tua famiglia molte volte» annuì Draco, tornando al suo piatto. «Credo sia ovvio, visto che le nostre sono quelle poche famiglie Purosangue, degne di questo nome».
«Oh» sospirò Jane.
«Cosa c’è?» chiese lui, al quel non era sfuggito il sospiro.
Doveva aspettarselo. Molti dei suoi compagni erano cresciuti come lei, sentendosi ripetere la vergogna di avere maghi mezzosangue e nati babbani.
«Io sono Purosangue, ovviamente. Ma non ho mai capito questo disprezzo verso i mezzosangue o i babbani» spiegò semplicemente.
Draco la guardò divertito.
«E’ semplice, sono inferiori» disse Draco, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, sempre con la sua voce melliflua.
«E chi te lo dice?» chiese Jane, sprezzante.
Cominciava a starle antipatico quel ragazzino montato.
Ad un tratto Jane si sentì attraversare dal gelo e accanto a lei vide spuntare la figura di un fantasma. Esso era una figura semitrasparente e grigiastra, i vestiti pieni di macchie argenteo, che pareva proprio sangue. Alzandosi verso il soffitto, che magicamente rifletteva il cielo, quella sera cosparso di stelle, tirò con sé alcune pesanti catene. L’apparizione dei fantasmi nella sala aveva impressionato tutti i nuovi studenti, che rimasero sbalorditi e senza parole e cioè portò fine al discorso tra Jane e Draco.
«Buona sera nuovi Serpeverde» salutò il fantasma che aveva attraversato Jane con voce irosa. «Io sono il fantasma della vostra casa, Barone Henry Charles Nobel…»
«Cosa?!?» gridò Jane, sorpresa.
«Henry Charles Nobel, signorina».
«Si, siete il Barone Sanguinario! I miei genitori mi avevano detto che eri un mio antenato!»
«Si, in molti mi chiamano Barone Sanguinario. E lei deve essere Jane Nobel, l’ultima discendente della nostra nobile famiglia. Spero che continui a portare avanti con onore il nostro buon nome» disse il Barone con voce autoritaria.
«Ehm, si» rispose Jane timidamente, tornando alla cena.
Finì di mangiare in silenzio, annuendo o rispondendo con semplici frasi se qualcuno le rivolgeva la parola.
Quello fu la prima serata di Jane a Hogwarts. Non sapeva cosa le sarebbe capitato. Se avrebbe stretto amicizie o trovato dei nemici. Finalmente, però, era lontana da casa ed era pronta per costruirsi sola il suo futuro.

Negli anni seguenti le strade di Jane e Draco si incontrarono raramente. Jane era una ragazza solitaria e sebbene i due ragazzi fossero nello stesso anno si incontravano solo durante le lezioni. Jane ignorava Draco e la sua banda, anche se doveva dividere il dormitorio con Pansy Parkinson, fan numero uno di Draco, e le sue sostenitrici. Passarono così ben tre anni e mezzo fino a quando, a lezione di trasfigurazione, la professoressa McGrannit diede a Jane una notizia non molto piacevole.
«Signorina Nobel, vorrei desse ripetizioni a Malfoy» annunciò alla fine di una lezione.
«Ripetizioni?» chiese Draco, sdegnato.
«Si, Malfoy, ripetizioni» affermò la professoressa, intransigente. «Non vedo nessun miglioramento. A stento sei riuscito a trasfigurare la tua testuggine che ha ancora il manico e il beccuccio ed è a fiorellini! Sono certa che non possono farti che bene un po’ di ripetizioni».
E così, ogni sera, per un’ora, Jane “perdeva” il suo tempo cercando di fare entrare in quella testa vuota, come la definiva lei, di Draco, gli schemi e gli incantesimi di Trasfigurazione. Le prime volte Draco arrivava in ritardo all’appuntamento, prestava poca attenzione e non dimostrava nemmeno un minimo interesse. Andando avanti, però, Draco trovò piacevole la compagnia di quella ragazza solitaria e diversa da tutte le altre compagne della sua casa, che lo veneravano. Iniziò ad impegnarsi e a smettere di essere il ragazzo strafottente di sempre. Jane notò questo cambiamento e ne fu piacevolmente colpita. Soprattutto dal fatto che, quando erano insieme, Draco diventava perfino simpatico. La ragazza divenne più disponibile a spiegare gli argomenti e molte volte i due finirono per parlare di altro lasciando i libri e gli appunti di trasfigurazione dimenticati in un angolo. Ed anche quando gli argomenti del ripasso erano finiti continuarono ad incontrarsi e pian piano nacque una solida e strana amicizia. Però, se Draco era sempre gentile e amichevole con Jane, quando era con i suoi scagnozzi continuava a mostrare una faccia strafottente e di superiorità verso gli altri, cosa che Jane non sopportava tanto, preferendo quindi non frequentarlo quando era in compagnia. L’amicizia tra i due, però, durava. Jane molte volte chiese a Draco il perché del suo mostrarsi diverso quando c’erano altre persone. Lui rispondeva sempre che era più facile così e continuava a parlare cambiando discorso. Jane fu sempre meno sola, ormai aveva trovato un amico ed era certa che lui ci sarebbe stato sempre per lei, se avesse avuto bisogno.
Il loro quinto anno passò tra la preparazione per i G.U.F.O., i doveri da prefetto di Draco e in seguito la Squadra d’Inquisizione, alla quale Jane non si unì fermamente. Detestava la Umbridge e  non capiva come Draco potesse sostenerla. Nascevano, quindi, delle discussioni le quali, però, si perdevano poi nel nulla.
Quando, però, iniziò il sesto anno Jane si accorse che qualcosa era cambiato. Draco stava sempre meno con lei e diventava sempre più sciupato. Gli erano apparse delle profonde occhiaie e quando stavano insieme Jane notò che era molto distratto.
Per le vacanze di Natale Jane rimaneva sempre a Hogwarts e così pure quell’anno e fu sorpresa che anche Draco l’avrebbe fatto. Per lei era un’opportunità per stare lontana dai suoi genitori e lui le disse che rimaneva per farle compagnia, quando Jane glielo chiese. Ma lei non gli credette. Pensò che non volesse tornare a casa sua dove non avrebbe trovato il padre, visto che questi era ad Azkaban, arrestato come mangiamorte. Ne avevano parlato solo una volta l’anno precedentemente. Jane sospettava o forse sperava che Draco si vergognasse un po’ del padre. Inoltre Jane si era resa conto che la figura del signor Malfoy aveva influenzato in modo radicale Draco. Forse era dovuto proprio a lui il Draco che inizialmente aveva incontrato sei anni prima, appena era stata smistata.
Dopo il pranzo di Natale Jane si intrattenne in Sala Grande. Poi si diresse verso il sotterraneo arrivando al muro che celava l’ingresso alla sala comune delle serpi. Pronunciò la parola d’ordine ed entrò sperando di incontrare Draco che si era allontanato presto dal banchetto. Ed in effetti Draco era lì. Osservava uno dei vetri posti dove ci sarebbero dovute essere le finestre. Al di fuori, però c’era l’acqua del Lago Nero che faceva filtrare una verde luce cupa. Il suo sguardo era velato da lacrime.
«Draco?» sussurrò Jane.
Il ragazzo sussultò spaventato, voltandosi frontalmente.
«Oh, sei tu» disse Draco.
Solo allora Jane si rese conto di quanto fosse segnato e stanco.
«C’è qualcosa che non va?» bisbigliò Jane, avvicinandosi a Draco.
Il ragazzo rimase fermo e ad un tratto aprì bocca per parlare.
«Vieni con me» disse.
Le prese la mano e insieme si diressero verso il dormitorio maschile. Appena furono dentro Draco chiuse la porta, lasciò la mano della ragazza e si buttò sul suo letto, nascondendo la faccia tra i cuscini.
«Mi ero dimenticato che non solo il solo dei Serpeverde ad essere rimasto» sospirò Draco dopo un po’, con tono stanco, alzandosi e mettendosi seduto.
Scese il silenzio e Jane raggiunse il ragazzo, sedendosi accanto a lui.
Dopo qualche secondo la ragazza mise una mano sulla spalla di Draco e sussurrò: «Draco, cosa ti succede?»
Lui per tutta risposta si girò facendo cadere la mano di Jane sul letto.
«Non posso dirtelo Jane» rispose. «Vorrei, ma non posso».
«Draco, sai che puoi fidarti di me!» lo incitò la ragazza.
Draco si voltò trafiggendo i verdi occhi di lei con i suoi, color ghiaccio e prendendole le mani.
«Non è il fatto che non mi fidi di te» spiegò Draco. «So che se dovessi rivelare qualcosa a qualcuno verrei da te. Sei l’unica persona che in questi anni mi ha conosciuto per come sono e non per come appaio. Il fatto è che…» tentennò e la frase si perse.
Ma Jane non ruppe il silenzio, sostenendo lo sguardo di Draco finchè il ragazzo non continuò.
«…non voglio perderti» concluse abbassando lo sguardo e girandosi di spalle. «E so che se ti dicessi la verità te ne andresti. Tu non sei come gli altri» aggiunse dopo un po’.
Il cuore di Jane batteva più veloce che mai. Aveva visto Draco sempre come un amico. Ma solo allora si rese conto che il suo affetto era maggiore che per un semplice amico. Forse lo sapeva già, ma lo nascondeva perfino a sé stessa. Se inizialmente lo trovava antipatico e non sopportava quell’aria di superiorità con cui andava in giro, conoscendolo aveva scoperto il Draco sotto la maschera. Un ragazzo solo e impaurito. Pensava fosse cambiato, e invece?
«Draco, prometto di ascoltarti fino alla fine, perché sono sicura che se hai fatto qualcosa deve esserci un motivo» iniziò Jane, rimanendo ad osservare Draco, la sua figura in ombra nell’oscurità della camera, illuminata da una sola lampada posta vicino la porta.
«Cerco sempre di essere all’altezza delle situazioni, all’altezza del mio nome, all’altezza delle aspettative di mio padre… sono stanco» ammise Draco. «Vorrei essere me stesso» continuò voltandosi e avvicinandosi a Jane. «Come riesco a essere con te» e la baciò.
Jane, inizialmente sorpresa ricambiò il bacio chiudendo gli occhi. Le labbra di lui assaggiavano dolcemente quelle di lei, mentre Jane alzava le braccia, iniziando a passare una mano nei capelli di Draco… Ma all’improvviso il ragazzo si staccò bruscamente da lei, con sguardo ancora più triste.
«Questo rende tutto più difficile…» sussurrò, più verso sé stesso, allontanandosi.
Ma Jane gli prese il braccio, lo tirò a sé e lo abbracciò. Sentì la sua spalla inumidirsi. Draco stava piangendo.
«Ehi» gli disse, stringendolo a sé. «Draco, perché deve essere difficile?»
Ancora una volta Draco si prese del tempo per rispondere. Continuò ad abbracciare Jane pensando. Quando finalmente si staccò prese nuovamente le mani di lei.
«Te lo dirò. Alla fine non vorrai più vedermi, ne sono certo» affermò, continuando a piangere. «Ma almeno non sarò egoista… e spero che allontanarti da me ti terrà più al sicuro».
Jane per tutta risposta strinse ancora di più le mani di Draco, in attesa. Lui si liberò dalla presa di lei e, sospirando, si alzò la manica sinistra. Lì, impresso sulla pelle, c’era il marchio nero. Il serpente che usciva dalla bocca del teschio era molto reale e sembrava quasi prendere vita. Jane senza accorgersene indietreggiò e ben presto si ritrovò il viso bagnato dalle lacrime.
«Ma… ma…»
Le parole le si erano perse in gola.
«Ecco» disse brusco Draco, tornandosi a coprire l’avambraccio. «Ora sai la verità».
Jane rimase immobile, piangendo.
«Dì qualcosa, ti prego» supplicò Draco.
Jane non poteva crederci. Pensava ci fosse qualcosa di strano, ma non avrebbe mai pensato che Draco potesse essere un mangiamorte.
«Tu… tu…» balbettò. «Tu non sei Draco!» e detto ciò corse più veloce che potesse raggiungendo la sua camera. Si sbatté la porta alle spalle e si buttò sul letto, mettendosi sotto le coperte, completamente vestita, abbracciando il cuscino e piangendo disperatamente, senza sapere che nella stanza di Draco si presentava la stessa situazione.

  
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