“Non
importa dove vivremo, con chi saremo o che scelte avremo preso.. ci
incontreremo alla mezzanotte di Capodanno 2011”
“E'
una promessa?”
“E'
una promessa!”
Capodanno
2011. 28 anni, e una vita che soddisfava ogni mia aspettativa.
Non
mi potevo lamentare proprio di nulla. Vivevo in una bella casa
nell'Upper West Side di New York insieme alla mia migliore amica
Mary, con la quale studiavo insieme medicina.
“Allora
mi sta meglio questo vestito oppure quest'altro?” mi chiese
Mary,
trotterellando in salotto con i suoi tacchi altissimi, almeno 13
centimetri.
“Mi
sta chiedendo di scegliere tra due vestiti che dicono -portami a
letto subito- oppure -stuprami- lo sai?” chiesi, ridendo.
“Sei
sempre la solita Addie, non mi puoi dare un consiglio una buona
volta? Che ti costa?”
Mi
alzai dal divano dove ero comodamente svaccata ed esaminai i vestiti.
Entrambi erano cortissimi, uno senza spalline tutto nero e aderente,
perfetto per mettere in risalto le curve di Mary, e l'altro tutto
brillantinato con una scollatura sulla schiena. “Scelgo
quello
nero” dissi alla fine.
“Perfetto,
tifavo anche io in segreto per lui!”
“Allora
perchè mi hai chiesto?” sbuffai.
“Per
esserne sicura, è Capodanno. Voglio che ogni parte di me
gridi al
mondo che mi voglio divertire!”
“Come se non lo facessi anche
le restanti 364 notti dell'anno.”
Mi
lanciò un'occhiataccia “E tu che ti metterai
stasera?”
“Non
ho ancora deciso.”
“Sei
un caso senza speranza, lo sai questo vero?”
Annuii,
sapendo che aveva ragione. Che motivo avevo di mettermi tutta in
tiro? Nessuno si sarebbe accorto di me alla festa a cui saremmo
andate. Una festa per ricconi, alla quale Mary mi aveva costretto ad
andare, dicendo che sarebbe stata piena di buon champagne, un ottimo
buffet e figli di papà ubriachi e superdotati.
L'unico problema
era che non mi interessava per niente.
L'unico
problema era che non me ne facevo niente dei figli di papà,
io
ancora ricordavo la promessa che mi aveva fatto Louis, quindici anni
fa.
“Ora
dimmi a cosa stai pensando!”
Guardai
Mary, che intanto si era messa il vestito, e si stava truccando. Era
bellissima, tutti alla festa sarebbero caduti ai suoi piedi.
“Lo
sai a cosa sto pensando, lo sai benissimo! Non farmelo
ridire.”
Lei
posò il mascara che si stava mettendo “Lasciami
indovinare, a
Louis?”
Indovinato.
Roteò gli occhi, fece una piccola pausa e si
avvicinò a me, per
farmi sentire meglio cosa voleva dirmi “Ok, non
ripeterò per la
milionesima volta che secondo me stai solo perdendo tempo e sognando
ad occhi aperti qualcosa che non potrà mai accadere,
ma..”
“Ma
l'hai appena ripetuto” dissi io.
“Si,
ma aggiungerò qualcosa. Se davvero credi che per qualche
inspiegabile motivo Louis si farà vivo stasera, hai un
motivo in più
per farti bella, non credi? Oppure vuoi che Louis ti riveda dopo
quindici anni in uno stato pietoso?”
Aveva ragione. Se davvero
l'avessi rivisto, dovevo essere bellissima, quasi da togliere il
fiato. Andai in camera mia e presi quel vestito. Il vestito che avevo
comprato proprio per Capodanno, sperando che Louis si sarebbe fatto
rivedere.
Louis
abitava a Sacramento, nello stesso mio quartiere, quando eravamo
adolescenti. Andavamo nella stessa scuola, e frequentavamo anche
qualche corso insieme. Era stato la mia prima cotta, e io la sua. Me
l'aveva detto la sera prima che partisse e si trasferisse in Ohio.
Non c'eravamo dati nessun bacio, ma ci eravamo fatti una promessa.
Una promessa che non mi ero dimenticata. E speravo nemmeno lui. Da
quando partì non seppi niente di lui, non esistevano ancora
i
cellullari e non mi venne nemmeno in mente di chiedergli il suo nuovo
indirizzo.
Tutto quello che sapevo sul suo conto me l'aveva
raccontato il suo amico Luke, nonché mio migliore amico.
Sapevo che
era andato all'università e ora stava scrivendo un libro.
Sapevo che
era tornato a Sacramento, nella casa dove viveva da piccolo, ma senza
i suoi genitori, che erano morti in un incidente d'auto nel 2007.
Sapevo anche che si ricordava ancora di me, ma non avevo mai chiesto
a Luke della promessa. Era un nostro segreto. Avrei potuto chiamarlo
tante volte, ma non ne avevo mai avuto il coraggio. Forse
perchè non
avevo idea di cosa avrei potuto dirgli, o forse perchè
aspettavo il
mio lieto fine, durante la notte di Capodanno. Un po' da film, ma
avevo avuto quindici anni per sognare quel momento e l'avevo sognato
in grande.
“Sei
stupenda” si complimentò Mary, quando mi vide
uscire dalla camera.
Avevo
un semplice tubino blu, corto ma non troppo, con una sola manica
lunga fino al polso, e mi ero legata i capelli in una coda ordinata e
ben tirata. Mi guardai allo specchio, non ero niente male.
“Allora
vogliamo andare o no a questo party?” le chiesi.
Lei
sorrise, mi prese sottobraccio “Andiamo a fare impazzire
qualche
uomo!”
“Sempre
la solita, Mary” scherzai, ridendo.
Prendemmo
un taxi, e come era prevedibile nella notte di Capodanno a New York
c'era un traffico infernale.
“Arriveremo
in ritardo” mi fece notare Mary, che stava tamburellando le
dita
tutte smaltate di rosso sulle gambe.
“Non
ti far venire il panico, sono le nove e mezza. Non ci perderemo mica
il brindisi di mezzanotte, e poi non sei tu quella che vuole far
impazzire gli uomini? Arriveremo per ultime così appena
entreremo
non avranno occhi che per te!” cercai di tranquillizzarla.
Forse
quella da tranquillizzare però ero io. Iniziai a mordermi il
labbro
nervosamente. Ero fottutamente nervosa.
“Calmati
Addie, o ti farai sanguinare tutte le labbra, che hai?” mi
chiese,
prendendomi una mano e stringendola.
“Ho
paura che non si presenti.. andiamo è praticamente
impossibile che
lo rivedrò” guardai fuori dal finestrino. Se New
York era sempre
bellissima, quella notte era magica. Ogni lampione illuminato da
piccole lucine rosse e verdi, e su tutti i balconi altri milioni di
lucine che la facevano sembrare una regina. “Sono passati
quindici
anni, chi prendiamo in giro? Non si presenterà”
“Perchè dici
così proprio ora? Mancano 2 ore e mezza a mezzanotte, e
questa è la
notte in cui tutto può succedere.”
Sbuffai “Magari nei
film.”
“Magari anche a te, Addison, hai sognato questa notte
per quindici anni, non smettere proprio ora di crederci. Se deve
succedere, stai certa succederà”
“E
se non succederà?” chiesi. Mi stavano venendo
milioni di motivi in
mente perchè lui non si sarebbe fatto vedere. Magari aveva
conosciuto qualcuno. Magari non poteva venire, abitavo dall'altra
parte del paese. Magari, più semplicemente, non gli
interessava di
me e di quella stupida promessa che mi aveva fatto quando entrambi
avevamo tredici anni, e non sapevamo niente della vita.
“Se
non succederà, allora te ne farai una ragione”
rispose secca lei.
Dopotutto
non aveva tutti i torti. Se è destino, stai pur
che troverà la
strada per succedere, ripeteva sempre mia nonna.
Arrivammo
alla festa, alle dieci e un quarto, e appena entrammo mi fiondai al
minibar per ordinare qualcosa da bere, mentre Mary andò
subito a
parlare con alcuni medici che facevano la specializzazione con noi.
Tipi carini, da una notte e via. I tipi giusti per la mia amica.
Passai
gran parte della serata con alcune compagne di corso, simpatiche e
socievoli, che come me non avevano gran voglia di far festa.
Arrivò
la mezzanotte, ma nessuna traccia di Louis.
Mi ero ripromessa a
me stessa che non ci avrei rimurginato sopra se non si fosse
presentato, ma non potevo nascondere che ci ero rimasta male, anzi di
merda.
Quindici
anni passati a pensare a questa notte, la notte in cui l'avrei dovuto
rincontrare. Il primo ragazzo di cui mi ero innamorata, anche se
credevo che a tredici anni non sapevo nemmeno cosa significasse
'amore'. Eppure nessun ragazzo che avevo avuto mi faceva battere il
cuore, mi faceva ridere per cose stupide, o mi faceva sentire
speciale. Nessuno, tranne Louis Tomlinson.
E ora tutti i miei
sogni si erano infranti come del vetro che cade a terra.
Passò
l'una, le due, le tre. Guardai l'orologio ed erano quasi le cinque.
Cercai Mary dapertutto, ma poi mi rassegnai e così tornai a
casa
da sola.
Sicuramente aveva trovato qualcuno con cui passare la notte.
Decisi
di tornare a casa senza prendere il taxi ma passeggiando, e anche se
mi facevano un po' male i piedi avevo voglia di camminare, guardare
le persone che tornavano a casa dopo una notte di festa, e altre che
invece si alzavano per andare a lavoro. Vedere la città
all'alba, e
assaporare l'aria del primo mattino.
Arrivai
al portone di casa, e mi tolsi le scarpe restando a piedi nudi.
Faceva freddissimo, ma i miei piedi chiedevano pietà dopo
una
camminata di circa 20 isolati. Cercai le chiavi di casa nella borsa,
e quando le trovai feci fatica ad aprire il portone. Colpa del troppo
alcool forse, ma quei cocktail erano fantastici e non ero stata in
grado di dire di no.
“Serve
una mano?” mi girai per vedere chi fosse.
Non
ci potevo credere. Era davvero lui? Era davvero chi pensavo che
fosse? Non era cambiato molto dopottutto. Aveva sempre lo stesso
sguardo, da furbetto come dicevano sempre le maestre. Gli occhi
azzurri, quasi glaciali, e quel sorriso che ti faceva perdere la
testa.
Portava i capelli a spazzola, mentre io me lo ricordavo con i
capelli a scodella, ma era lo stesso bellissimo.
“Louis?! Louis
Tomlinson?!” chiesi, intontinta.
“Sono
proprio io, l'unico ed inimitabile” disse, azzardando un
sorriso
appena pronunciato. Forse anche lui non sapeva bene come comportarsi.
“Sei
qua, non ci posso credere. E' incredibile!”
“Si, sono qua. Ci
ho pensato tanto in questi anni, e alcune volte ho pure pensato di
non farmi vedere. Avevo paura che magari tu non ti ricordassi
più di
me, oppure che ti ricordavi di me e della nostra promessa, ma l'avevi
classificata come una stupidata detta da due ragazzini, senza
pensarci due volte e non avevi nessuna intenzione di rivedermi. Ma
alla fine mi sono deciso e sono venuto, dovevo rischiare. Rischiare
era l'unico modo per vederti!”
Mi avvicinai a lui, era molto più
alto di me “Avevo paura anche io, ma una parte di me l'aveva
sempre
saputo che saresti venuto..”
“Non potevo mancare, sai una
promessa è una promessa!” mi cinse i fianchi. Era
così vicino che
sentivo il suo respiro farsi affannoso e i suoi battiti accellerarsi.
“Non
ho mai smesso di amarti, sai Louis?!”dissi, mentre mi
specchiavo
nei suoi occhi. Sembrava di essere ritornarti a quindici anni prima.
Non era cambiato nulla.
Lui
mi spostò i capelli dal viso “Ti amo, Addison!"
Posò
le sue labbra sulle mie, e sentii che tutto era dove doveva essere,
tutto andava come doveva andare.
“Ne
è valsa la pena aspettare dopottutto..” sussurrai.
“Scusa
se ti ho fatto aspettare tutto questo tempo, ma ora non ti
lascerò
mai più”
Sorrisi “Non hai mantenuto la promessa,
però” lui
mi guardò, confuso “avevi detto saresti venuto a
mezzanotte!”
Louis prese il suo orologio e lo mandò indietro,
fino a che le lancette non segnavano mezzanotte precisa “Ora
è
mezzanotte, e questo è il nostro bacio di mezzanotte, ho
mantenuto
la promessa” e mi baciò appassionatamente.
Ci
erano voluti quindici anni, ma avevo avuto il mio lieto fine. Ed era
anche meglio di quelli dei film, era perfetto.
In questi giorni sto pubblicando tantissimo, perchè non ho niente da fare e mi annoio. Potessi annoiarmi sempre così sarebber fantastico *-*
Fatemi sapere cosa ne pensate, ed intanto che ci siete passate a leggere, se ne avete voglia la mia FF sui One Direction The Story of Us e se vi interessa anche la mia nuova FF sui Jonas Brothers My Daydream. e lasciate qualche recensione,che sono sempre gradite :)
Mi sembra di aver detto tutto, buona serata x