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Autore: anonimaG    03/01/2012    6 recensioni
Andrea, una ragazza con un bel caratterino che si ritrova in una situazione un po' strana: Il suo nuovo fratellastro è il ragazzo della sua migliore amica nonché un Don Giovanni che ci prova anche con lei.
Come se la caverà?
Ringrazio in anticipo chi leggerà questa mia FF e prego alle persone di leggere e di recensire così da farmi un'idea su cosa ne pensate della storia ^^ Accetto anche critiche e recensioni neutre :D
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

 
 
 
 
 
   “Ti amo” quelle parole dette da Filippo mi facevano paura.
Mi spaventava quel sentimento.
Ma lui doveva sentirlo e anche molto forte, doveva sicuramente aver tenuto dentro quel sentimento per molto tempo.
   Era là, davanti a me, mi fissava con gli occhi lucidi.
Non sapevo che rispondere.
Era il mio migliore amico e non provavo niente per lui, glielo dovevo dire?
Sbuffò e si girò iniziando a camminare verso non so dove.
Mi alzai e lo seguii.
No, non potevo sopportare una lite anche con lui.
-Fermati.
-Fermare di fare cosa?
-Di evitarmi.
-Evitarti? Perché dovrei evitarti? Infondo ti amo da due anni e ora che te l’ho detto tu hai fatto scena muta… Lo capisco benissimo-. L’afferrai per un braccio bloccandolo.
Avvicinò il suo naso al mio.
Era tutto così romantico cazzo! Sarebbe stato tutto così bello con lui se non fosse per il fatto che io non ero innamorata di lui.
-Tu sei il mio migliore amico, non ti permetterò di andartene, non adesso…
-Andrea io ti amo, non posso continuare così… Forse è meglio se… Se non ci sentiamo più…-. Si liberò e se ne andò così caddi a terra e una lacrima mi scese sul viso.
Perché doveva essere tutto così triste?
Che palle la mia vita.
Le lacrime mi assalivano il viso.
I miei due migliori amici.
Uno di 17 anni che mi aveva sempre amato e non me l’aveva mai detto.
Una della mia stessa età che conoscevo da quando ero piccola e con la quale avevo litigato per un deficiente; Federico.
I miei due migliori amici con cui avevo litigato.
E’ tutto così deprimente.
-Andrea? Che succede?
Una voce maschile mi fece sussultare.
Una mano mi toccò la spalla e io mi girai.
Federico.
La mia rabbia salì al solo vederlo.
Mi alzai mentre le lacrime scendevano come se niente fosse e iniziai a picchiarlo dandogli pugni sulle spalle.
Iniziai a singhiozzare.
Odiavo quel mio lato da piagnona e disperata.
I miei pugni diventarono più deboli e sentivo il bisogno di appoggiare la testa da qualche parte, ecco adesso avevo anche il mal di testa.
La poggiai sopra la spalla di Federico che mi abbracciò.
Quel mio lato da piagnona permetteva a Federico questo, ecco perché odiavo quel lato.
-Ch-ch-ch…-. Non riuscivo a parlare per le lacrime, che stavano diminuendo.
-Andrea?
-Ch-ch-ch-che cazzo ci fai tu qua?-. Ecco il mio lato da piagnona se ne stava andando lentamente anche se il mal di testa permetteva ancora alla mia testa di poggiarla sopra la sua spalla.
-Ero venuto perché dovevo incontrarmi con degli amici.
Alzai la testa, di sicuro non avevo intenzione di chiedere compassione ad uno come lui.
Lo guardai una attimo, non sapevo bene che faccia avevo perché in quel momento non riuscivo nemmeno a capire la differenza tra un cane e un gatto.
-Sc-scusa, oddio che vergogna, ciao. Me ne vado-. Iniziai a correre verso casa.
Sentii dei passi dietro i miei.
“Ohssignore fai che non sia lui” Imprecai aumentando la velocità.
Avevo il fiato, si lo ammetto: la corsa non era il mio forte.
Adesso si era trasformato tutto in una specie d’inseguimento.
“E’ tutto così ridicolo” Pensai ridendo, ci stavo provando anche gusto.
Mi fermai con il cuore che batteva a mille, sudata e con il fiatone.
Dopo tutto però ridevo, era riuscito a farmi ridere.
Si fermò pure lui quando arrivò a me e paonazzo, con le goccioline di sudore nella fronte, appoggiò una mano al muro per riprendersi.
Mi sedetti nelle scale del portone del palazzo.
Ridevo, stavo morendo dalle risate.
-Smettila di ridere, non ci trovo niente da ridere. Sono in ritardo per un’uscita e tu ridi.
-Scusa-. Cercai di tornare seria ma continuai a ridere.
Rise anche lui.
Dopo qualche minuto ci calmammo.
-Dimmi cos’hai.
-No che non te lo dico, non sono affari tuoi.
-Invece si. Sono il tuo fratellastro.
-Beh non sei obbligato ad esserlo-. Mi alzai ma venni bloccata e caddi sopra le sue gambe.
I nostri nasi erano vicini come poco fa con Filippo.
Il cuore batteva a mille ma non era per la corsa.
-Dimmi cos’hai.
-E’ una storia lunga-. Era una grandissima bugia, non era una storia lunga.
-Posso aspettare.
-La tua uscita?
-Saltata.
-Quando?
-Adesso.
-Stai mentendo-. Conclusi cercando di rialzami.
-Ok sto mentendo, allora??
-Allora stai mentendo. Punto. Torna dai tuoi amici.
-No.
-Si.
-No.
-Aaah fai come ti pare. Io me ne vado.
-No che non te ne vai.
Gli lanciai uno sguardo di sfida. Nessuno mi dava ordini.
-E chi me lo impedisce?
-Io.
-Perché fai tutto questo?
-Questo cosa?-. Domandò divertito.
-Questo!-. Innervosita salii le scale chiudendogli la porta in faccia.
Naturalmente sapevo benissimo che lui aveva le chiavi di casa.
-Cosa questo?-. Ripeté restando fuori dalla porta.
Scoppiai a ridere.
Era buffo parlare con lui con la porta che ci divideva.
Aprii la porta e lo feci entrare.
-Sapevo che mi avresti aperto.
Sbuffai e mi sedetti nel divano del salone.
-Non si tratta così un’ospite.
-Un ospite?-. Mi girai a fissarlo.
-Si.
-Non sei un ospite, ormai conviviamo.
-Si ma mi hai fatto entrare tu adesso, sono un ospite quindi.
-Non sparare cazzate-. Chiusi l’argomento e lui si sedette di fianco a me.
-Cos’hai?
Alzai gli occhi al cielo e mi arresi.
-Ho litigato con Filippo.
-E basta?
-Si, non ho più amici veri. Grazie davvero!
-Non te la prendere con me! Se Lidia era la tua migliore amica non ti diceva quelle cose.
-Si. Possibile. No! Lei mi ha detto quelle cose perché tu sei il suo primo ragazzo!
Sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo.
Ora si sentiva anche in colpa.
Corse in cucina prendendo il telefono di casa.
Lo seguii.
Digitò un numero ma non rispose nessuno così chiuse il telefono camminando verso la sua stanza.
Arrivato lì chiuse la porta in fretta.
Ma che gli prendeva??
   
 
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