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Autore: Albicocca    04/01/2012    9 recensioni
Piccola perdita di tempo. Diciamo che volevo scrivere qualcosa che riguardasse il mio Hiroto e quindi è uscito questo, grazie anche all'aiuto di Alicchan, Mya e Angy.
Vi voglio bene ragazze **
[...] Lui passeggiava tranquillamente con una ragazza. Una ragazza che non era lei.
Ringhiò tra i denti, mentre il cuore perdeva un battito al sorriso che lui rivolgeva a quella sconosciuta dai capelli biondi. Odiava le bionde.
Scosse la testa, cercando di mandar via quella voglia di uccidere la biondina, e si voltò, rientrando di nuovo nella biblioteca. [...]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Xavier/Hiroto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dietro a un insulto si nasconde un sentimento più profondo.
[Some things are worth waiting for...even if you have to wait forever.]

 
 
Sbuffò, portando all’indietro il solito ciuffo ribelle che le ricadeva sugli occhi, mentre riponeva i libri scolastici nella tracolla grigia, pronta ad uscire dalla biblioteca della scuola, per tornare a casa.
Odiava stare a studiare fino a tardi in quel posto, ma visto che i suoi voti erano calati di molto nell’ultimo periodo, mettersi sotto e perdere il suo tempo libero a studiare, era certamente un opzione migliore di essere rimandata.
Uscì, e l’aria gelida di gennaio la colpì in pieno. Rabbrividì, maledicendo il fatto di aver dimenticato di allacciare il cappotto nero che indossava quel pomeriggio.
Lo allacciò, per poi rialzare lo sguardo portandolo di fronte a sé. Quello che vide non le piacque per niente.
Luipasseggiava tranquillamente con una ragazza. Una ragazza che non era lei.
Ringhiò tra i denti, mentre il cuore perdeva un battito al sorriso che lui rivolgeva a quella sconosciuta dai capelli biondi. Odiava le bionde.
Scosse la testa, cercando di mandar via quella voglia di uccidere la biondina, e si voltò, rientrando di nuovo nella biblioteca.
Non sopportava il fatto che lui stesse con un’altra ragazza. Non poteva vedere quella scena, quel scena così… perfetta, troppo perfetta per i suoi gusti. Odiava le cose perfette.
Sì, si poteva dire che odiasse un sacco di cose, ma soprattutto odiava qualunque cosa avesse a che fare con lui, il ragazzo che occupava la maggior parte dei suoi pensieri. Quel maledetto.
Non lo aveva sopportato dalla prima volta che lo aveva visto, un maledetto pomeriggio d’agosto, ma sembrava che quella specie di odio che provava per lui si stesse trasformando in altro, in qualcosa di più strano, di più diverso dall’antipatia.
Da quando si era trasferita da Osaka, tante cose erano cambiate, in primo scuola e amicizia, in più il suo carattere era diventato migliore di quanto poteva diventare. Tutto merito dei nuovi amici, delle persone che di normale non avevano niente. E poi c’era lui, la persona con cui litigava la maggior parte del tempo. Un vero cretino a parer suo, uno che non meritava nemmeno il saluto. Ma Reina non era stata dello stesso parere, visto che le aveva detto che quell’odio che lei provava per lui era solo una differente forma d’amore.
Inutile dire che le aveva urlato contro una buona mezz’ora. Non capiva perché la sua migliore amica continuasse a dire che tra lei e suo fratello c’era quel forte sentimento che lei provava con il suo ragazzo. Lei non avrebbe mai amato quel tizio neanche se l’avessero pagata con tutto l’oro del mondo.
Non era possibile, punto e basta.
Sospirò. Allora perché si nascondeva da lui? Perché ogni volta che lui stava con un’altra ragazza le venivano le lacrime agli occhi e si sentiva morire? Non sapeva come rispondere a tutte queste domande che le ronzavano per la testa.
Si trovava seduta su quella sedia della biblioteca, guardando attraverso la finestra che dava sul parco laterale, quei due sorridersi e raccontarsi chissà cosa. E poi si abbracciavano tutti contenti.
Le veniva da vomitare, forse per il troppo zucchero che trasmetteva quell’immagine felice. Troppo felice per i suoi gusti.
Era stata sempre un tipo di chiuso in se stesso, gelido e non amante delle scene tutto miele. I suoi genitori spesso si chiedevano come era potuta nascere una figlia così… fredda e lunatica.
Lei sapeva solo che era nata sbagliata, per il resto non le importava di niente. Nemmeno di essere giudicata dagli altri e dai suoi genitori.
Eppure, da quando era arrivata ad Inazuma-cho tutto era cambiato, lei era cambiata. Non sapeva in che modo, se in peggio o in meglio, ma sapeva di essere cambiata.
Guardò un altro po’ quella scena, e decise di andare via. Decise di levarsi dalla testa lui e quella biondina sicuramente tinta.
Si alzò e uscì, mentre il vento gelido le faceva ondeggiare i capelli lunghi e neri come la notte.
 
L’indomani uscì di casa presto, per correre da Reina e Maki. Era domenica e avevano deciso di andar a fare colazione in un bar lungo il fiume, tanto per passare la mattinata insieme. Poi, sicuramente, Maki le avrebbe costrette ad andare a fare shopping.
Rallentò la corsa ad un paio di metri da casa di Reina, e prese fiato passando per il campo da calcio lungo la riva del fiume. Se ne pentì immediatamente quando lo vide, lì, che si allenava. Alle otto del mattino.
“Bene…” sussurrò a se stessa, in tono ironico “… una meraviglia.” Aggiunse sempre in un bisbigliò.
Lo osservò. Era sudato, visto che delle gocce imperlavano la sua fronte pallida, mentre i capelli rossi erano attaccati al viso e i suoi occhi acquamarina osservavano il pallone a scacchi che aveva tra i piedi.
Sembrava non essersi accorto della sua presenza. Meglio.
Cercò di non farsi notare, e tornò all’indietro. Purtroppo inciampò, non avendo notato uno stupido e apparente innocuo sassolino, visto che i suoi occhi erano stati rapiti dai movimenti del rosso davanti ai suoi occhi. Con un veloce scatto aveva tirato la palla in porta con una potenza inaudita.
Sentendo il rumore del suo sedere a contatto con il terreno del campo, il ragazzo si voltò e sgranò gli occhi stranito, mentre lei cercava di alzarsi, massaggiandosi dove sentiva dolore.
“Yukiko.. cosa ci fai qui?” domandò lui, ancora più confuso di quanto non fosse.
La ragazza alzò lo sguardo, arrossendo leggermente “Io… ecco, stavo passando e sono caduta!” si affrettò a dire, mentre lui si avvicinava, incurvando le labbra in un piccolo sorriso.
“Non sei qui per me?” la prese in giro.
“Non sarei mai qui per te, nemmeno se fossi l’ultimo ragazzo sulla terra che gioca su un campo.” Yukiko pronunciò a raffica quelle parole, mentre il ragazzo incominciava a ridere divertito.
“Cazzo ti ridi, Kiyama?” esplose lei, infastidita.
“Sei divertente.”
Yukiko sbuffò, passandosi una mano tra i capelli, scocciata.
“Oggi non sei con la biondina?” quelle parole le uscirono dalla bocca, involontarie. Avrebbe voluto che quella frase fosse rimasta solamente un pensiero nella sua mente.
Hiroto si irrigidì, perdendo il sorrido, fissando gli occhi della ragazza davanti a lui, quegli occhi verdi con quelle venature rosse intorno alla pupilla. Rosse come il sangue.
“Cosa hai detto?” chiese lui, serio.
“Io… ecco.. niente, non farci caso.” Farfugliò Yukiko, abbassando lo sguardo e cercando di voltarsi, ma la mano di Hiroto le aveva bloccato il polso.
“Ripeti quello che hai detto, Toshiba!” le ordinò lui, stringendo ancora il polso.
“M-mi fai male Kiyama.” Si lamentò lei, ma niente, lui stringeva il suo polso sempre più forte, guardandola con i suoi occhi acquamarina, che sembravano lanciare fulmini.
Non avrebbe mai dovuto parlare, lei e la sua stupida boccaccia.
“… Ho sbagliato a dire..” mentì lei, mentre Hiroto inarcava un sopracciglio.
A parte il fatto che non sapeva mentire, quella bugia era stata la peggiore che avesse detto. Neanche un cieco o un sordo le avrebbero creduto.
“Che ne sai che sono uscito con una biondina?!” domandò lui, mollando la presa sul suo polso.
Lei se lo massaggiò stando in silenzio. “Vi ho visti.” Yukiko rispose e si voltò, con il ciuffo che le copriva mezza faccia, pronta ad andarsene.
Lui corse e si mise davanti.
“Quando?”
“Ieri, nel parco della scuola. Ora spostati Kiyama, devo passare.” Replicò gelida.
“Sei gelosa?”
Yukiko alzò lo sguardo immediatamente e lo puntò in quello del ragazzo, che indietreggiò come fulminato.
“Io non sarò mai gelosa di te, né ora né mai, razza di testa di pomodoro! Sono solo nervosa perché tu sei uno stupido, insensato, fastidioso e cretino essere che deve uscire dalla mia vita. Non ti voglio più vedere, sei la rovina della mia vita, lo sai, Hiroto? Lo sai che mi stai facendo soffrire senza neanche io sappia il perché, lo sai che ogni volta che ti guardo vorrei saltarti addosso? Lo sai? No, non lo sai. Levati e smettila di rovinarmi la vita, razza di deficiente, tu non sei niente. Niente!” sbraitò la corvina, lasciando senza parole il ragazzo. Aveva urlato quelle parole, dicendo cose che non andavano d’accordo, l’una con l’altra. Cose che non seguivano un filo logico.
Ansimava, era rimasta senza fiato. Aveva urlato così forte che lui era sicuro che l’avesse sentita tutta Inazuma-cho. Aveva anche le guance rosse, rosse di rabbia.
“Ora mi fai passare? Mi aspettano tua sorella e Maki, e non voglio arrivare in ritardo.”
Yukiko fece un passo avanti, superando Hiroto che continuava a restare fermo a fissare dove pochi secondi fa, la ragazzina si trovava.
“Quella ragazza… la biondina, era una mia vecchia amica d’infanzia, Misaki. M-mi era venuta a trovare ieri ed adesso è in viaggio per l’America.” Hiroto iniziò, interrompendo il silenzio che si era creato e anche la leggera corsa che Yukiko aveva fatto per salire le scale.
“Un’amica?” lei si voltò e lo guardò. Era voltato di spalle.
“Sì.”
Yukiko si sentì stupida, molto stupida.
“Quando tu mi hai fatto quella domanda, io… ho creduto che tu fossi gelosa di me, che ci tenessi a me... ma, forse hai ragione. Io sono solo uno stupido che deve andare via dalla tua vita. Da quando ci conosciamo tu non hai fatto altro che dirmi di odiarmi e sai, ci credo, ho un carattere che fa schifo. Sono inopportuno e mi piace prenderti in giro. Ma non lo faccio apposta. Sei tu che… ecco mi spingi a farlo in qualche modo. Sono i tuoi occhi che mi chiedono di prenderti in giro. Oppure è il tuo silenzio che mi invita a romperlo. O anche le tue labbra che mi chiedono di farti urlare. Sei tu, ecco. E sei anche tu che mi fai fermare il battito cardiaco, in qualche modo, che anche se lo nascondo, mi fai arrossire facendomi diventare un tutt’uno con i miei capelli. Ecco, non so come definire quello che mi fai provare. Ryuuji mi ha detto che è amore quello che provo per te…” strinse i pugni “ma io non lo so se crederci.”
Si voltò e si ritrovò Yukiko a pochi centimetri dal suo viso, le guance ancora rosse rigate da delle lacrime, che erano scese prepotentemente dai suoi occhi.
“Ripeti quello che mi hai detto, e giurami che non mi stai prendendo in giro…”
“Credo d’amarti, Yukiko, e giuro, questa volta sono serio…” sussurrò lui, avvicinandosi al suo viso.
Un solo centimetro e le loro labbra si sarebbe toccate.
“Anche io penso di amarti, Hiroto. Giuro che quello che ho detto, l’ho detto solo perché avevo una confusione in testa che neanche uno psicologo avrebbe potuto curare, mi dispiace…” sussurrò.
Lui sorrise e la baciò.
Poggiò solamente le sue labbra su quelle rosse come il sangue della ragazza, facendola arrossire. Quel contatto caldo fece rabbrividire Yukiko che si strinse a lui. Tante emozioni diverse in una sola giornata.
Lei passò una mano trai capelli di lui, ancora sudati per l’allenamento. Rise contro le sue labbra.
Lui approfondì il bacio, e lei rispose.
Appena si staccarono, per assenza di ossigeno, lui la guardò, mentre Yukiko si mordeva il labbro inferiore come a voler ricordarsi il sapore delle sue labbra sulle proprie.
 
Reina sospirò per la millesima volta, mentre Maki passeggiava ansiosa davanti a lei, che era stesa sul divano.
“E se dei ragazzi mal intenzionati l’hanno rapita? O peggio violentata?!” esplose Maquia, con fare drammatico.
“Calmati Maki, calmati. Sicuramente sta bene, si sarà cacciata in qualche vicolo per far prima, e si sarà persa, sai com’è fatta!” la ragazza dai capelli blu si alzò e tentò di calmare l’amica, per poi andare a prendere il cellulare per provare a chiamare Yukiko. Lo nascondeva, ma anche lei era molto preoccupata per la corvina. Non era da lei ritardare di mezz’ora.
Compose il numero e squillò per varie volte, quando alla fine, qualcuno rispose.
“Ehm… pronto?”
“Oh, signora Toshiba, Yukiko è ancora a casa?” domandò Reina, sperando in un sì.
“No, tesoro, è uscita mezz’ora fa dimenticando il telefono a casa per la fretta, perché, non è arrivata?” chiese la signora, iniziandosi a preoccupare.
“Ehm… è un po’ in ritardo, signora, ma sono certa che verrà il prima possibile!” e staccò, lasciando la donna confusa.
E ora?
Andò il salotto, dove Maki continuava a camminare e a farneticare immaginando le peggiori ipotesi esistenti. Giurò di aver sentito un “Ma se è scappata di casa con il suo fidanzato motociclista perché è incinta?!”
“Maki finiscila e mettiti il cappotto, usciamo e l’andiamo a cercare!” le urlò dall’ingresso.
L’amica subito la raggiunse, gridando un sì, e prendendo immediatamente il cappotto bianco, ed uscendo dalla porta come un tornado.
La seguì, scuotendo la testa divertita. La sua amica era abbastanza strana.
Camminarono per un po’, quando videro due figure, abbastanza conosciute, abbracciate.
“Non può essere…”
“Ma è così, sono loro Maki, sono loro!”
“M-ma…” sussurrò con gli occhi sgranati.
“Ecco perché non veniva… furba la ragazza!” ridacchiò Reina, maliziosa.
Sapeva che prima o poi sarebbe successo. Tra lei e suo fratello mancava solo un pretesto per dichiararsi, e sembrava che lo avessero trovato.
Di fianco a lei, Maki, iniziò a ridere.
Yukiko si voltò verso di loro e arrossì, mentre anche l’altro si voltava, arrossendo anche lui.
La ragazza si staccò da lui e lo guardò male “Deficiente!”
“Cretina!” lui seguì il suo esempio, facendo venir da ridere anche a Reina.
“Testa di pomodoro!”
“Bomba sexy!” e la baciò facendola arrossire ancora di più. 





Angolino della fidanzata di Hiroto-kun.
Dovevo scrivere questa storia anche per piacere personale, e quindi, grazie alle idee di Alicchan ci sono riuscita. 
Yukiko è un po' come se fossi io, quindi... beh, sono io. 
Spero vi sia piaciuta questa piccola storiella, se sì, lasciate una recensione. 
Bacissimi, 
Miam <3 
   
 
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