Fever
Albus
osservò con occhio critico fuori dalla finestra: la pioggia
batteva
impetuosa contro il vetro, il vento ululava feroce e scuoteva i pini
secolari, la neve mulinava ed imbiancava tutto il paesaggio.
«Sai,
Scorpius, penso che non avresti potuto scegliere settimana peggiore
per venire a stare qui,» commentò, voltandosi
verso il compagno.
«Credo che questa sia la tempesta di neve più
violenta che abbia
mai visto.»
Malfoy
sbuffò, avvolgendosi più stretto nella spessa
coperta di lana che
aveva trovato in uno degli armadi; non era certo colpa sua se le
previsioni del tempo avevano sbagliato clamorosamente.
«Non
lamentarti,» disse, sollevando un sopracciglio con aria
saputa e
ironica. «Quella è una mia prerogativa, lo
sai.»
Albus
roteò gli occhi, sorridendo appena, e tornò ad
osservare il
paesaggio.
Quando
avevano deciso di trascorrere una settimana in quella baita, chiesa
in prestito per l'occasione ad un amico di Scorpius, non immaginavano
certo che una bufera come quella potesse abbattersi sulle Alpi
italiane, tanto più che le previsioni avevano dato tempo
stabile;
non era colpa di nessuno dei due, in effetti, ma per una volta che
Albus aveva la possibilità di rinfacciare qualcosa al
compagno
sicuramente non se la sarebbe lasciata scappare.
Fissò
per qualche minuto ancora la neve che cadeva e i pini che si
muovevano minacciosamente, poi si allontanò dalla finestra,
dirigendosi invece verso il caminetto acceso.
Si
sedette sul tappeto, ai piedi della poltrona imbottita dove stava
Scorpius, e si appoggiò con la schiena al bracciolo, per poi
allungare le mani verso la fiamma. Dentro la baita non c'era freddo,
merito dei numerosi incantesimi con cui il proprietario l'aveva
stregata, ma il calore del camino era molto più avvolgente
di quello
magico.
Albus
rimase incantato, fissando il fuoco, fin quando Scorpius non
allungò
una mano sfiorandogli i capelli in una carezza.
«Sei
arrabbiato?» chiese con voce un po' insicura, cambiando
posizione
sulla poltrona fino ad appoggiare il mento contro la spalla del
compagno; doveva essere davvero scomodo, pensò il ragazzo
con un
lieve sorriso divertito sulle labbra. «Possiamo tornare a
casa
quando vuoi, non dobbiamo stare per forza qui se non ti
piace.»
La
sorpresa portò Albus a non dire nulla per qualche minuto;
non era
mai successo che Scorpius gli dicesse una cosa simile, con quel tono
poi. In genere, se vedeva che qualcosa non gli piaceva, lo
punzecchiava soltanto fino a farlo scoppiare. Con le labbra schiuse,
voltò il capo quanto bastava per incrociare gli occhi grigi
del
compagno: erano lucidi alla luce del fuoco, caldi. Aggrottò
le
sopracciglia, notando quant'era appannato il suo sguardo, e senza
dire una parola si allungò fino ad appoggiare le labbra
sulla sua
fronte. Era bollente.
Ridacchiò
tra sé, allontanandosi e prendendogli il volto tra le mani,
fissandolo divertito.
«Mi
sembrava strano che potessi parlarmi così,»
commentò con dolcezza,
baciandogli teneramente l'angolo della bocca ed alzandosi dal
tappeto; lo costrinse a fare lo stesso, prendendolo poi in braccio
come quando lo prendeva in giro per la sua magrezza. «Hai la
febbre,
tesoro.»
Tra
le proteste poco convinte di Scorpius, Albus lo portò nella
camera
da letto, lo spogliò e lo infilò sotto le coperte
di flanella,
rimboccandogli poi il piumone come fosse un bambino.
Gli
baciò nuovamente la fronte, accarezzandogli una guancia con
amore,
prima di sedersi sulla poltrona fatta comparire magicamente accanto
al letto.
«Dormi
un po', adesso, non fare i capricci. Più tardi ti preparo
qualcosa
da mangiare,» gli disse, sfiorandogli il viso con le dita.
«Nonna
Molly mi ha insegnato dei rimedi contro la febbre che nemmeno un
Medimago come te conosce.»
Scorpius
sbuffò qualcosa, sfregando il volto contro il suo palmo,
prima di
raggomitolarsi su se stesso ed addormentarsi.