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Autore: Emily27    04/01/2012    4 recensioni
Una notte di passione potrà trasformarsi nella parola "amore"?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Derek Morgan, Emily Prentiss, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VENTESIMO CAPITOLO

 

 

 

Derek fece aumentare di intensità il getto della doccia godendo del contatto con l'acqua, che scivolando lungo il suo corpo andava a lavare via la stanchezza accumulata durante quella lunga giornata. La squadra si trovava a New York da tre giorni, nel corso dei quali era stata impegnata ad indagare su tre omicidi commessi da due s.i. che erano stati arrestati circa due ore prima.
Morgan chiuse il rubinetto e si passò le mani sul viso, come a voler scacciare l'insistente pensiero che gli aveva anche reso difficile concentrarsi sul caso. Da quando Emily glielo aveva detto non riusciva a non pensare al fatto che lei presto si sarebbe trasferita a Houston. Uscì dal box doccia e si passò velocemente addosso un asciugamano, che poi si sistemò attorno alla vita. Era ancora incredulo rispetto alla sua decisione di lasciare la BAU, le persone che poteva considerare come una famiglia, per accettare la proposta di Steven Sheffield. Il capo dell'antiterrorismo le aveva offerto un nuovo lavoro, di sicuro favorevolmente colpito dalle sua qualità di agente, ma, anche se credeva che ciò non fosse stato determinante, non gli erano sfuggiti gli sguardi di ammirazione che lui aveva rivolto ad Emily ai tempi del caso Harris.
Derek, davanti alla grande specchiera posta al di sopra del lavandino, prese il rasoio usato per radersi e iniziò ad aggiustarsi il pizzetto. Un dubbio lo turbava. Poteva darsi che Emily avesse colto nel nuovo incarico a Houston l'opportunità di allontanarsi da lui, forse le risultava difficile lavorare al suo fianco visto come stavano le cose fra di loro e anche se aveva negato che il motivo fosse quello Derek non le aveva creduto del tutto. Oppure non era così, la sua decisione non aveva nulla a che fare con lui. In ogni caso Emily aveva fatto la sua scelta dalla quale sembrava irremovibile e ciò gli provocava un enorme turbamento.
Lasciò il bagno e andò in stanza, dove si vestì con un paio di jeans neri e una camicia azzurra, che tenne con le maniche arrotolate e i primi bottoni aperti, quindi uscì.
Avevano deciso di andare a cena in un ristorante a soli due isolati dall'albergo, che si trovava nell'Upper East Side di Manhattan. Derek si fermò per un momento davanti alla porta della camera di Emily, proprio accanto alla sua, poi si incamminò verso l'ascensore per scendere nella hall.
Quando vi arrivò vide che alcuni dei colleghi erano già lì. JJ era intenta a parlare al cellulare, probabilmente con Will, mentre Reid stava parlando con Rossi, il quale lo ascoltava con le braccia conserte e l'aria rassegnata. Derek li raggiunse.
“... così l'esploratore fiorentino Giovanni da Verrazzano scoprì l'isola nel 1524, alla foce del fiume Hudson, e se ne impossessò in nome del re di Francia Francesco I, che gli aveva commissionato il viaggio, ma il re non trovò utile questo territorio, asserendo che fosse una foresta abitata da selvaggi sulla quale non erano presenti tesori...” diceva Spencer gesticolando come se stesse tenendo una lezione di fronte ad un gruppo di allievi.
“Interessante, potresti ricominciare da capo?” fu l'ironica richiesta di Morgan, all'indirizzo del quale David lanciò un'occhiataccia.
“Certo” rispose Reid entusiasta.
In quel momento JJ ripose il cellulare nella borsa e si avvicinò a loro.
“Will vi saluta.”
“Allora dopodomani è il gran giorno” si affrettò a dire Rossi, prima che il genio avesse il tempo di riprendere il suo monologo.
“Già” fece JJ con un sospiro.
“Sei ancora in tempo a cambiare idea” disse Derek mettendo una mano sulla sua spalla. “Scappiamo insieme io e te” propose facendole gli occhi dolci.
“Prenderò in considerazione l'idea” affermò Jennifer ridendo.
“Invece che qui a New York dovresti essere a casa a preparare le ultime cose” sostenne David paterno. “Ti meriteresti un aumento di stipendio.”
“Non sarebbe male... Comunque ormai è tutto pronto: chiesa, vestito, torta... E le fedi sono in buone mani.”
Dicendo le ultime parole sorrise a Reid, il quale ricambiò annuendo in modo deciso.
“Ottime” confermò, per poi prendere dal tavolino accanto una guida di New York e mettendosi a sfogliarla distrattamente, quasi temendo che l'amica potesse capire dal suo sguardo che in realtà non fosse lui l'attuale possessore degli anelli.
“Già da domani inizieranno ad arrivare alcuni invitati, Will ha parenti sparsi per tutto il paese, la maggior parte non li ho mai incontrati” continuò JJ.
“Allora questa è una buona occasione per conoscerli” osservò Rossi, mentre Emily e Aaron arrivavano insieme per unirsi al gruppo.
Derek li guardò intanto che si avvicinavano parlando fra loro, sorridenti. Emily era vestita in modo molto semplice, era anche meno truccata del solito, ma lui trovò che fosse bellissima, e quando gli passò accanto percepì il suo profumo, dolce e delicato.
“Se ci facevate aspettare ancora un po' andavamo a cena senza di voi, abbiamo fame qui” scherzò David, mentre il gruppetto si apprestava ad uscire dall'albergo.
“Per farsi perdonare Prentiss pagherà il conto” disse Hotch provocando l'istantanea reazione della collega.
“Ma anche tu eri in ritardo!”
“Allora dividerete la spesa” concluse JJ.
“Io sono d'accordo” fece Spencer, poi tutti si misero a ridere.
Essendo il ristorante molto vicino all'albergo decisero di andarvi a piedi tra una chiacchiera e una battuta, così come si svolse la cena. L'unico a non essere molto di compagnia fu Derek, stranamente, a parere degli altri, con i quali si giustificò attribuendone la colpa al mal di testa. In realtà, pensando che tra breve tempo Emily non sarebbe più stata parte della squadra, si sentiva poco propenso a partecipare all'allegria generale.
La osservava mentre rideva e scherzava con le persone che presto sarebbero diventate parte del suo passato, ma per ora ancora ignare di tutto. Come avrebbero reagito alla notizia? Soprattutto, come l'avrebbe presa Hotch? Non aveva neanche più motivo di essere geloso di lui, tanto Emily se ne sarebbe andata. Piuttosto doveva prendersela con Steven Sheffield che le aveva offerto quel lavoro, anche se comunque accettarlo era stata una libera scelta di Emily.
Ogni tanto i loro sguardi si incontravano e lei gli sorrideva, facendogli provare una stretta allo stomaco e una fitta al cuore. Non vedeva l'ora che quella cena finisse per poter andare a letto e trovare conforto nel sonno, che, almeno per alcune ore, avrebbe posto fine al tormento interiore che non gli dava tregua.

 
Finalmente ritornarono in albergo, si diedero la buonanotte e salirono ognuno al proprio piano dividendosi in più ascensori. Emily si infilò in quello di Derek appena prima che le porte si chiudessero. Lui premette il pulsante corrispondente al ventiquattresimo piano e si appoggiò alla parete di fondo.
“Passato il mal di testa?” si informò Emily voltandosi per guardarlo.
“No, non ancora...”
“Una bella dormita e domani sarai come nuovo. E' un peccato che tu non ti sia potuto godere questa bella serata, siamo stati davvero bene, ogni tanto se ne ha bisogno.”
Derek preferì non commentare. Come poteva Emily parlare in quel modo sapendo che avrebbe mollato tutto per andare a Houston, e per di più farlo proprio con chi era a conoscenza della cosa. Forse in fondo le importava poco di tutta la squadra, anche di lui, però gli era difficile crederlo.
Scesero al piano e in silenzio si diressero verso le loro camere.
“Sei davvero sicura?” domandò Derek di getto.
“Sicurissima” rispose lei senza alcuna esitazione, inserendo la tesserina magnetica nell'apposita fessura della sua porta. “Buonanotte”gli augurò, tenendo per qualche istante lo sguardo fisso negli occhi di lui.
“Anche a te.”

 
Derek entrò nella sua stanza, si tolse la camicia e i pantaloni, poi si mise a letto coprendosi per metà con il lenzuolo e si voltò in direzione del muro che divideva la sua camera da quella di Emily. Chissà se lei stava già dormendo. All'improvviso desiderò fortemente averla accanto, stringerla fra le braccia, sentire il calore del suo corpo, affondare il viso nei suoi capelli e respirarne il profumo. A quel pensiero fu invaso da un profondo senso di dolcezza e nello stesso tempo da una grande malinconia. Perchè il cuore gli faceva così male? Abbandonandosi a quelle sensazioni chiuse gli occhi, senza sapere se e quando il sonno sarebbe arrivato.

 
Emily si era messa a letto già da un po', ma non stava ancora dormendo. Coricata su un fianco con le braccia sotto al cuscino pensava a Derek, che era soltanto a pochi metri da lei, forse sveglio anch'egli nell'oscurità della sua stanza. Avrebbe voluto averlo vicino, rannicchiarsi contro di lui e sentire le sue braccia forti attorno al suo corpo a trasmetterle sicurezza. Si lasciò cullare dalla speranza che quel desiderio potesse trasformarsi in realtà, mentre poco a poco il sonno si impadroniva di lei.
“Ti amo Derek...” sussurrò, per poi addormentarsi.

  
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