Beh, buon anno a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!! <3 <3 <3 spero abbiate passato il capodanno nel migliore dei modi :)
Spero vi piaccia, io vi ho avvisati che sono a corto di idee, fate vobis :D
Un bacio!
Lory
Pov Robert
“Kristen?” nessuno rispose. La cercai per tutto
l’appartamento ma non c’era. Eppure doveva essere andata via da poco, ancora si
sentiva il suo profumo. Ormai non mi agitavo più se non la vedevo ronzare per
casa, sapevo che non sarebbe più scappata. E l’ennesimo biglietto lasciato sul
tavolino del salotto ne era la dimostrazione:
“Sono scappata…..nell’attico, raggiungimi
se vuoi”
Sorrisi pensando a quanto in fondo, era cambiata negli ultimi tempi. Aveva trovato di nuovo il coraggio di sorridere, di reagire e di rialzarsi, era incredibile come quella creaturina leggera e così fragile potesse diventare così forte. Ed ero felice che nel mio piccolo avessi potuto aiutarla. Mancava solo che tornasse a credere nell’amore. Quello, vero, non quello che lei credeva fosse amore.
Aprii la porta della grande sala nell’attico, la lasciava
sempre aperta quando mi aspettava; era sdraiata a terra con le gambe
perfettamente appiccicate al muro e i piedi che le spuntavano sul davanzale
della grande finestra aperta, fumava una sigaretta e sorrideva pensando a
chissà cosa:
“Disturbo a quanto pare”
“Vieni qui, mettiti come me” non si voltò nemmeno, chiuse semplicemente gli
occhi
“In quella posizione da non so cosa come te?”
“Capirai, non ce la fai a tenere le gambe per aria? Ti facevo più atletico!”
“E certo, adesso fai la figa solo perché hai ripreso ad allenarti” e ridendo mi
misi accanto a lei in quella stessa posizione strana, ma stranamente comoda.
“Quindi ti diverti a stare così?”
“Mi rilassa e fa bene alla circolazione delle gambe, ignorante!” feci una
smorfia tentando di imitarla e lei, dolcemente,
mi alzò il dito medio tenendo gli occhi sempre chiusi.
“Dobbiamo stare con le gambe per aria per molto?” chiusi gli occhi e mi accesi una sigaretta, cercando di rilassarmi
“Hai ragione!” la sentii alzarsi
“Ahia! Kristen, ma che caz…alzati mi fai male!” si buttò a
peso morto su di me facendomi male in mezzo alle gambe, proprio lì, e appoggiò
la schiena alle mie gambe. Se non si alzava subito poteva accorgersi dell’effetto
che aveva….su di me.
“Non mi alzo di qui finchè no mi dici almeno tre cose su di te!” mi prese il
panico. ovviamente non le avrei detto di mio padre, tantomeno di chi mi aveva
messo al mondo. La parola mamma non potevo usarla, una mamma non ti mette al
mondo e basta.
“E questa da dove ti è uscita?” mi fissò quasi irritata, adoravo vederla così!
“Beh, ti ho dato dell’ignorante e ho pensato che non so
nemmeno che scuola hai fatto! Cambi sempre discorso”
“Non c’è da vantarsi sul fatto che mi ero iscritto a una scuola professionale
che non ho finito”
“Lo stai facendo di nuovo!”
“Cosa?”
“Cambi discorso!”
“Ma ti sto parlando della mia non istruzione”
“Ne sembri fiero”
“La scuola nella vita non tutto. Non sarò colto, ma questo non fa di me una persona meno intelligente di un laureato” ed era vero.
“Ok Bill Gates mancato, altre tre cose”
“Ma così sono quattro!” cercò di tirarmi un pugno sul fianco, ma mi fece quasi
il solletico
“Decido io, questa era la numero zero, ora dimmene altre
tre”
“Ok…ho 24 anni, oltre a quest’albergo ho un appartamento a Soho e Tom è il mio
migliore amico”
Mi squadrò con lo sguardo saccente “Queste cose già le so,
idiota!”
“Beh, ti ho rinfrescato la memoria” dissi ridendo, amavo ‘prenderla in giro’
così, sembrava una bambina imbronciata e quell’aria innocente mi riempiva il
cuore.
“Sarà, ma mi hai ripetuto solo cose banali che sapevo già”
“La mia età è banale?”
“Scemo!”
“Quanto sei graziosa. Adesso ti alzi per piacere? Non pesi
poco signorina e questa posizione è alquanto equivoca, non trovi?” abbassò lo
sguardo per un attimo e guardò lo strano modo in cui eravamo incastrati,
arrossì.
“Scusa…” si alzò e rimase guardò fuori dalla finestra, rimase così per qualche
secondo pensando a chissà cosa.
“Sai cosa facciamo adesso io e te?”
“Eh?”
“Andiamo a casa mia!” la bocca mi si aprì automaticamente, mi misi seduto e la
fissai
“Cosa?”
“Hai sentito bene, andiamo a casa mia, voglio vedere come sta mio padre…in
fondo è pur sempre mio padre”
“Ne sei sicura?”
“Si, ma se non ti va resta pure qui, posso farcela da sola, adesso posso” e
sorrise, un sorriso orgoglioso che rendeva anche me orgoglioso.
“Sei matta? Vengo con te”
“Grazie….andiamo allora?”
“Andiamo” ci incamminammo verso la porta ma si bloccò davanti allo specchio
“Rob?”
“Si?”
“Secondo te sono bella?” alzai gli occhi al cielo, che razza
di domande faceva?
“Certo che no.”
“Wow, sei sincero almeno”
“Sei bellissima.” Il cuore prese a battermi più veloce non appena pronunciai
quelle parole dovevo smettere di vederla come qualcosa che non poteva essere.
Nello stesso istante le sue guance diventarono rosse, si avvicinò e mi lasciò
un bacio sulla guancia
“Sei dolce, lo sai?” chiuse gli occhi e sfiorò con la punta del naso il mio mento, l’incavo del mio collo..il cuore era passato da un battito veloce al galoppo. Feci un lungo sospiro.
“Kristen..smettila” e
delicatamente spostai le sue mani che si erano adagiate sul mio petto
“Tu mi piaci…” me lo aveva sussurrato sulle labbra, deglutii e cercai di
rimanere lucido.
“Ti prego Kris, sai che per me non è la stessa cosa” mi
allontanai e tenni lo sguardo basso sul pavimento” restò immobile per qualche
secondo
“Scusa…”
“Non è successo niente, andiamo ora” Le sorrisi cercando di rassicurarla, non
volevo farla sentire in colpa nonostante ogni volta che si avvicinava scatenava
il finimondo.
“Andiamo”
Pov Kristen
Non ero per niente agitata, mi sarei aspettata qualsiasi cosa ormai dai miei genitori, ormai ero abituata a cose ben peggiori. Ero agitata per qualcos’altro, ma non riuscivo a capire cosa mi facesse stare così, ma più cercavo di capirlo più mi sentivo ansiosa, perciò cercai di non pensarci troppo e di concentrarmi su cosa dire ai miei.
“Sei pronta?” Robert mi distrasse del tutto
“Certo! Andiamo” scendemmo dalla macchina e facemmo giusto
qualche passo per vedere la scritta
FOR SALE
Corsi verso la porta della cucina, la spalancai e trovai
tutto ricoperto di lenzuola bianche, ne tolsi alcune da alcuni mobili e dentro
le ante, nei cassetti, il vuoto più totale, solo un biglietto attaccato con
dello scotch sulla credenza:
“Sappiamo che passerai, non cercarci più,
siamo tornati a vivere a Los Angeles, la tua camera l’abbiamo lasciata come
l’hai vista l’ultima volta, prendi ciò che vuoi.”
“Non ci posso credere” Rob interruppe il silenzio, era come
se avesse pensato ad alta voce, continuava a guardarsi intorno ed era in stato
di shock. Era buffo. Scoppiai a ridere per la situazione, i miei che come
immaginavo mi avevano fregata, Rob che cadeva in depressione al posto mio. Si
voltò a guardarmi incuriosito
“Ridi?”
“Cosa dovrei fare? Mi aspettavo una cosa del genere, sapevo che mia madre mentiva l’ultima volta
che l’ho vista”
“Come fai a dirlo?”
“Secondo te sarebbe stata così tranquilla se mio padre davvero fosse stato in
coma?”
“Kristen, ognuno ha i suoi modi di reagire”
“Li conosco Rob, è da loro fare così.”
“E la cosa non ti sconvolge?”
“Rob, mia madre mi ha abbandonata, mio padre mi ha detto che sono uno sbaglio
per loro, dovrei sentirmi male perché finalmente non sentirò più la loro
presenza nonostante non vivessi più con loro? Credimi questo silenzio sarà
meglio di tutto quello che mi han detto”
“Ok ok. Va bene, che vuoi fare ora?”
“Due cose”
“Sarebbero?” Non risposi nemmeno, salii le scale di corsa e mi fiondai nella
mia camera, era davvero come l’avevo lasciata l’ultima volta, persino il letto
disfatto.
Raccolsi le cose a cui tenevo di più, ovvero quasi tutte le
mie scarpe preferite, i miei jeans, qualche felpa, qualche cappello, i miei CD
preferiti, il mio IPod e qualche altra cianfrusaglia. Rob mi aveva seguita e se
ne stava seduto sul letto cercando forse di capire cosa stessi facendo
“Prendi un lenzuolo da uno dei mobili”
“Per farci cosa?”
“Inventiva zero eh!” Sorrisi “appoggiamo tutte queste cose e lo leghiamo a mò
di sacco, no?
“Giusto. Arrivo” si allontanò e perlustrai la stanza sperando di non
dimenticare niente. Robert rientrò dopo un minuto, chiudemmo tutto dentro il
lenzuolo e presi un pennarello.
“Possiamo andare”
“E la seconda cosa?”
“Appena scendiamo” uscimmo in giardino e mentre Rob sistemava il sacco in
macchina cominciai a scrivere sul primo cartello il mio numero di cellulare
“Cosa? Hai intenzione di venderla a nome tuo?
“I miei saranno già dall’altra parte del mondo, qui non abbiamo nessun parente
e loro non credo torneranno…almeno con questi soldi potrò comprarmi un
appartamento e togliere il disturbo” l’idea era giusta, ma pensare di rimanere
sola mi terrorizzava.
“Fai quello che vuoi, ma da casa mia non ti muovi, lo sai
che mi fai compagnia”
“Ci penseremo più avanti, intanto questi soldi li avrò io”
“Donna d’affari!” Sorrise e mi abbracciò; ricambiai l’abbraccio alzandomi sulla
punta dei piedi
“Ok, per oggi pomeriggio hai deciso tu cosa fare, adesso tocca a me”
“Cos’hai in mente?”
“Questa sera andiamo nel mio appartamento a Soho, io, tu e i miei amici, diamo
una festa!”
“Parli sul serio? Robert Pattinson da una festa?”
“Oh no cara, TU darai una festa!” ero sorpresa, io non avevo mai organizzato
una festa, io mi ero sempre ritrovata a delle feste e i ricordi sono pochi e
sfocati dati i pochi momenti lucidi che vi passavo.
“Ok, ma mi darai una mano”
“Certo, io chiamo chi di dovere, tu fai il resto, vediamo cosa ne esce fuori”
“Mi sfidi? D’accordo” avrei dato la mia prima festa. In effetti avevo voglia di
festeggiare, mi sentivo rinata dopo tanto tempo e non perché i miei erano
scappati, in generale la mia vita stava prendendo una piega giusta, facevo cose
normali in modo normale, stavo decisamente meglio. E questo meritava di essere
festeggiato.
“Ma posso comprare alcolici”
“Per questa sera, nei limiti, te lo concedo, ci sarò io con te tanto”
“Wow, oggi sei sorprendente sai?”
“E io che credevo di esserlo sempre! Sbrighiamoci, abbiamo poche ore”
E scherzammo ci lasciammo alle spalle quella casa che rappresentava la mia
vecchia vita.
Pov Robert
“Cazzo, a momenti non si riesce a camminare!” Toma era costretto a urlare a causa della musica altissima che rimbombava in tutto l’appartamento. Quel minuscolo appartamento era pieno di gente, volti familiari si mischiavano ad altri mai viti prima, ma poco importava. Quella festa era pazzesca. E il merito era di Kristen. La raggiungemmo nel salotto che avevamo svuotato per renderlo più spazioso, ballava con Rose e di fronte a loro c’erano Marcus ed Emma, la sua nuova ragazza.
La raggiunsi e le porsi una birra fresca, la bevve quasi
tutta d’un sorso.
“Beve la bambina eh?” Lanciai un occhiataccia a Tom
“Si si, scusa scusa”
“Stasera è con me quindi può fare quello che vuole” e poi anche io ero quasi
ubriaco, mi ero scolato un bel po’ di birre mentre aspettavamo che tutta quella
gente arrivasse
Ma dovetti fermarla appena vidi che prese una bottiglia di vodka appoggiata
sulla mensola poco più sopra di lei
“Hey, piano o stanotte dovrò tenerti i capelli mentre tu
farai discorsi seri col cesso!”
“Tanto l’ahi detto tu che potevo, no?” mi sorrise e si avvicinò a me
“Ecco perché mi ricordavo di Marcus, sua sorella veniva nella mia scuola,
dev’essere passato di lì qualche volta!” gliel’aveva raccontata per bene la
cazzata, non osavo immaginare che reazione avrebbe avuto se avesse saputo che
andava lì per…tenerla d’occhio.
“Ah si?” Beh, quant’è piccolo il mondo!”
“Balliamo Rob!” mi prese per mano e mi trascinò verso il centro del salotto
mentre partiva una canzone dei Black Eyed Peas rimasi immobile appiccicato a
lei, non ero un granchè nel ballo
“Non fare la mummia! Salta, fai qualcosa!” iniziò a saltare
anche lei mentre avvolse il mio collo con le sue braccia e si avvicinò di più a
me potevo sentire il suo respiro. La seguii saltando, ridevamo e cantavamo, o
meglio urlavamo, parole inventate di quella canzone che non conoscevamo bene.
Era bellissima; la accarezzai tentando di toglierle un po’ di sudore che le
imperlava il viso, i suoi occhi erano contornati di nero per via del trucco un
po’ sbavato. Mi avvicinai a lei avvolgendole la schiena col braccio
“Andiamo a bere qualcosa, si muore di caldo qui” Non dovevo farla esagerare, ma
finchè si trovava con me potevo star tranquillo. Le presi la mano per non
perderla in mezzo a quella folla, lei intrecciò le sue dita con le mie e mi
seguì, non potevo vederla perché le davo le spalle, ma ero sicuro che stesse
sorridendo, così come stavo facendo io.
Andai verso la cucina e presi altre due bottiglie di
Tennent’s, ma lei mi passò avanti tenendo con la mano libera una bottiglia di
Rum
“L’ho sfilata a uno sfigato che ballava, oggi non dirmi di no Rob, non fare
anche tu lo sfigato” La guardai e mi bastò per sciogliermi.
“D’accordo, ma non la finiamo”
“Promesso” e se la portò alla bocca mentre mi trascinava verso il terrazzo. Mi
accesi una sigaretta e mi passò la bottiglia di Rum
“Scaldati con questo, fa freddo qui fuori” lei prese una delle birre dalla mia mano e anche la mia sigaretta, fece qualche tirò e me la rimise in bocca, continuando a bere, insieme a me.
“Kristen dove vai?” la mia vista ere quasi appannata, non vedevo granchè anche se mi era rimasta ancora un po’ di lucidità, lei invece era completamente ubriaca, ballava e si strusciava su di me come non aveva fatto mai. In fondo era la prima volta che eravamo a una festa insieme.
“Balliamo dai, voglio ballare” mi tirava e mi avvolgeva il collo con le mani lasciando cadere la testa all’indietro, rideva e rialzava la testa per guardarmi. Si morse il labbro e si avvicinò annullando quasi completamente lo spazio che ci separava, giusto qualche millimetro. La festa era finita da ore ma la musica ancora andava e lei non ne voleva sapere di smettere di ballare, eravamo rimasti solo noi due, Marcus e Tom, rinchiusi in qualche altra stanza a pomiciare con le rispettive donne.
“Kristen, è tardi, siamo ubriachi fradici”
“E chissenefrega” mi lasciò un bacio sul collo e rise
“Non cominciare, sono ubriaco perciò non sono sicuro di
potermi controllare”
“Non ti sto chiedendo niente”
“Ecco brava”
“Sto facendo di testa mia” e scese di nuovo sul mio collo, alternando morsi e
labbra. Girai gli occhi prima di chiuderli e portare la testa all’indietro, la
seguii nei movimenti stringendole i fianchi con le mani e avvinghiandomi a lei,
lei fece lo stesso. Abbassai il viso fino a trovarmi di fronte a lei, poggiai
la fronte sulla sua
“Tu sei pazza, lo sai?” sorrise maliziosa
“Si!” e scoppiò a ridere prima di guardarmi nel modo più intenso possibile. Le bloccai la testa infilando una mano tra i suoi capelli e poggiai le mie labbra prepotentemente sulle sue, aprì subito la sua bocca per lasciare che la mia lingua entrasse, subito si trovò a contorcersi con la sua, a tratti lentamente e poi velocemente, la sollevai dai fianchi e lei strinse le gambe attorno alla mia vita continuando a baciarci in modo famelico. Cercai una stanza che non fosse occupata barcollando un po’ per via dell’alcol, nel frattempo le sfilai la canottiera e le presi il seno con una mano, come al solito non portava il reggiseno. L’unico posto che trovai libero fu il bagno, in quel momento poteva andare bene anche quello. La adagiai a terra e mi tolsi la felpa e la maglia ormai bagnata di sudore, le stesi sul pavimento freddo e la feci adagiare sopra, dopodiché la coprii col mio corpo cominciando a stuzzicare i suoi capezzoli prima con le dita, poi con la punta della lingua.
Scesi a baciarle anche la pancia, mentre le sfilavo via i jeans giù fino alle caviglie, lei mi accarezzava i capelli con una mano, salii e la guardai negli occhi per un lungo istante, ridemmo entrambi dopodichè le morsi il labbro inferiore per poi leccarglielo, lei poggiò una mano sulla mia erezione che era ormai gonfia da un po’.
“Rob…”
“Kristen…”
“Mi viene da vomitare…”
“Cazzo!” mi alzai di scatto per permetterle di
inginocchiarsi verso il water. Fece appena in tempo; ci impiegò una ventina di
minuti per rimettere quasi tutto, si sdraiò nuovamente appoggiando la guancia
sul pavimento freddo, aveva gli occhi rossi e gonfi dovuti allo sforzo per
vomitare, la lasciai così per qualche secondo per potermi sciacquare il viso e
riprendere un po’ di lucidità; la vestii e le avvolsi la mia felpa, la presi in
braccio e mi diressi verso la mia camera che ormai era libera:
“Adesso ci facciamo una bella dormita io e te, direi che per oggi abbiamo dato
abbastanza”
L’adagiai sul mio vecchio letto lasciandole un cuscino, l’altro lo appoggiai a
terra e mi sdraiai
“Dormi con me”
“Krsiten, siamo ubriachi, se mi avvicino ancora a te finiamo il casino che
stavamo facendo prima”
“Giuro di no, e poi voglio dormire, ma dormi con me, ormai ci sono abituata..”
“E va bene..” mi alzai e barcollai per qualche secondo, mi infilai nel letto e l’abbracciai
come facevo di solito prima che si addormentasse. Chiusi gli occhi.
“Ti amo..” sussurrai dettato dall’istinto o dall’alcol, sicuro che tanto non mi avrebbe sentito.
“Ti amo anche io, Rob..” spalancai gli occhi e la guardai..respirava a bocca aperta, quasi russava. L’alcol iniziava a farmi brutti scherzi, come farmi sentire quelle quattro parole che non erano altro che il frutto della mia fantasia.
Gnegnegnegne! :D
Secondo voi gliel'ha detto? :D
Vediamo che succede nel prossimo chappy xD Adios!
Via doro!
Lory