Ma buonasera!!!! :)
Ecchime
qui con l'undicesimo capitolo, scritto tutto di getto oggi pomeriggio
mentre guardavo film vari al pc, no ma mi concentro molto eh xD ecco
perchè poi vengono delle cagate xD
Cari lettori vi avviso, non manca molto alla fine, tranquilli non
è questo l'ultimo capitilo, verrete avvisati :) Che dire,
godetevelo, spero vi piaccia. Non so perchè, non odiatemi se per
voi non sarà così, ma questo capitolo stranamente mi
piaciucchia (ah, notare il titolo del chappy :) )
La canzone l'ho scelta perchè l'ho ascoltata ripetutamente mentre scrivevo e perchè il titolo, boh, è indicato :)
Bon, ho finito! :D
Buona lettura e grazie a tutti voi, siete semplicemente fantastici.
Lory
Pov Kristen
Ero rinchiusa nella sala che Robert mi aveva regalato da giorni ormai. Lo avevo lasciato dormire in quel lettino stretto quella mattina e mi ero rifugiata da tutto e da tutti. Non volevo vedere nessuno, non volevo parlare con nessuno. Non che avessi una vita sociale così soddisfacente. Non volevo proprio vedere lui, non dopo quello che gli avevo detto. Perché ero sicura che quel debole ‘ti amo anche io’, detto nemmeno so perché, lui lo avesse sentito.
Sapevo di doverlo affrontare il prima possibile ma non sapevo cosa dirgli; mi ero fatta mille discorsi in testa, ma nessuno sembrava convincente o degno di essere chiamato discorso. Avevo rovinato tutto per qualcosa che nemmeno sentivo; gli volevo bene, ok, ma era un amico, niente di più. L’alcol fa davvero brutti scherzi.
Mi guardai per l’ennesima volta allo specchio
“Sei un totale casino, sei un totale casino” feci un respiro profondo e decisi
che era passato anche troppo tempo per riflettere, era il momento di parlargli.
Anche se lui non mi aveva cercata per niente dopo quella notte.
Raccolsi la felpa da terra e corsi fino alla porta, la aprii
e sobbalzai per lo spavento
“Mike! Cosa ci fa qui??” avrei preferito vedere Robert.
“Stavo per lasciarti dei vestiti puliti Kristen, l’ho fatto ogni giorno come mi
è stato detto di fare”
“Oh…beh, sto andando in dependance, per cui non ne ho bisogno, ma grazie lo
stesso” era sempre un passo avanti a me. E ogni secondo che passava io mi
sentivo sempre più in debito con lui, trovando sempre più difficile il modo di
ricambiare. Gli avrei parlato subito, glielo dovevo.
Entrai in casa ma non lo trovai. Decisi di chiamarlo e
raggiungerlo ovunque si trovasse, improvvisamente sentivo il bisogno di
vederlo, di abbracciarlo.
“Robert?” nessuna risposta. Feci un giro veloce ma niente. Faceva piuttosto
freddo e il dubbio che non fosse lì da giorni cominciò a prendere spazio tra i
pensieri. Provai a chiamarlo sul cellulare ma rispose la segreteria.
“Ok, calmati” in fondo era casa sua, il suo albergo, non dovevo agitarmi così. Eppure più ripetevo a me stessa di star tranquilla più il panico si faceva spazio. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era che lui mi lasciasse sola.
Uscii e andai verso la reception, Mike sicuramente sapeva dove trovarlo
“Mike, ma dov’è Robert?”
“Lui è…”
“E’ cosa?? Non farmi spaventare ti prego!!”
“Non gli è successo niente, tranquilla. Lui è solo….andato via…qualche giorno
fa”
“Come sarebbe? Dove cazzo è andato?”
“Non posso dirtelo Kristen, mi dispiace. Ho solo una cosa da darti da parte
sua.” Estrasse dal cassetto della sua scrivania un foglio ripiegato, glielo
strappai di mano ansiosa e tornai indietro leggendo quelle poche righe:
“Ciao Kristen,
ti scrivo queste
parole solo per assicurarti che sto bene, che starò bene. Stai tranquilla e
anche se ormai lo è…fai come se fossi a
casa tua, non farti problemi. Non fare cavolate, non avere colpi di testa, ti
prego. E non pensare a me. Io…
Ciao
Robert”
Una lacrima cadde su quel foglio. Se n’era andato anche lui. Avevo fatto scappare anche lui, la persona più buona del mondo. Ero davvero così pessima?
Alzai lo sguardo, mi trovavo in mezzo al corridoio. Dovevo scegliere in che direzione andare. Tornare in casa e aspettare non so cosa; o andare a cercarlo, ovunque, ma farlo, e sentirmi meno in colpa. Perché lui se n’era andato per colpa mia, per colpa di quel ti amo.
Non ero più la persona di una volta, ero più forte, ma una parte di quella vecchia Kristen ancora esisteva, perciò decisi di non starmene con le mani in mano e scelsi di percorrere il corridoio verso l’uscita, dovevo cercarlo, a tutti i costi.
Il primo posto in cui andai era casa di Tom, convinta che si trovasse lì, ma era troppo ovvio per trovarcelo. Anche lui non sapeva dove si fosse cacciato, mi aiutò a cercarlo anche a Soho, a casa di Marcus, ma niente. Continuammo a perlustrare quasi tutta Londra ma non sapevamo dove potesse essersi cacciato.
“Se ti chiedesse di scappare dove gli diresti di andare?” Tom si girò a guardarmi dapprima stupito, poi ci pensò su un attimo
“Non ne ho idea, io lo farei sbronzare in qualche pub come
facevamo prima che..”
“Prima che cosa?”
“Prima che uscisse da questa merda!”
“Quale merda? Di che parli?”
“Lui non ti ha detto niente vero?”
“Lui non mi ha mai raccontato niente di se stesso, dovresti saperlo”
“Strano, lui parla tantissimo” lo osservai sbigottita
“Forse non stiamo parlando dello stesso Robert”
“Oh si ti assicuro. Comunque non c’è da sapere molto, in poche parole prima
faceva la vita che facevo io prima di incontrare Rose.”
Mi sedetti su una panchina, faceva freddo ma non avevo voglia di entrare da nessuna parte, restare in strada voleva dire avere più possibilità di incontrarlo piuttosto che stare chiusa da qualche parte. Tom mi imitò e si accese una sigaretta offrendone una anche a me.
“Bleah! Odio le Camel, ne prendo una delle mie, grazie.
Continua.”
“Non c’è molto da dire, tranne che eravamo due cazzoni nullafacenti che fumavamo
come bestie, bevevano e si facevano cani e porci.” Non capivo perché, ma
l’ultima cosa che disse mi diede uno strano fastidio, forse perché ero abituata
a vedere Robert come galantuomo, sempre gentile, mai ubriaco –a parte quella notte- e mai strafumato.
“Hai capito l’uomo per bene!”
“Col cazzo per bene, mi ha trascinato nella merda insieme a lui quello stronzo!” e sorrise, forse pensando ai vecchi tempi o a ciò che gli avevo portato via, un amico, un fratello.
“Tu mi odi, vero?” si girò di scatto guardandomi come se gli
avessi chiesto la cosa più assurda del mondo.
“Cosa?? E perché dovrei odiarti?”
“Perché io te l’ho portato via. Si insomma, da quando vivo con lui praticamente
si è privato di tutto, persino dei suoi amici…per non lasciarmi sola.”
“Forse posso avercela un po’ con te perché sei l’unica persona che abbia mai
amato in vita sua e tu non lo capisci, ma un giorno capirai”
“Tom, io non potrò mai amarlo e lui non ama me. L’amore non esiste, esiste
l’idea dell’amore, esiste l’illusione..ma ho già dato, non posso rischiare di
nuovo e rovinare la nostra amicizia”
“Perché tu sei convinta così, prova a pensare senza di lui chi saresti” non gli
diedi ascolto, non volevo farmi incantare dalle sue parole. Sapevo che non
avrei più amato in vita mia, non potevo permettermelo e anche volendo sapevo
che non ne sarei più stata capace, non avrei più sentito niente.
“Quando è cambiato? Voglio dire, quando ha smesso di fare
ciò che faceva?”
“Ha smesso quando suo….hey! Kristen, sei un genio!”
“Eh?”
“Si! So dove trovarlo, forza sbrighiamoci!” Si alzò di scatto dalla panchina e
iniziò a camminare veloce, dovetti correre per stare al suo passo
“Mi spieghi cos’ho detto?”
“Ti spiegherà tutto lui, tu seguimi!”
“Ok, adesso dovresti spiegarmi cosa ci facciamo fuori dall’Emirates” eravamo arrivati davanti all’Emirates Stadium e capivo sempre di meno cos’avesse in mente Tom.
“Lo scoprirai presto, guarda dov’è.” Mi indicò con l’indice
un ragazzo di spalle seduto sul marciapiede che fumava una sigaretta, era lui.
Improvvisamente il mio cuore battè più velocemente.
“Credo che io posso tornare indietro o Rose penserà che la sto tradendo con te.
Non essere dura con lui.”
“Ma..”
“Va’ da lui, ci si vede Kris” e tornò verso la sua macchina correndo.
Mi voltai nuovamente verso Rob e mi avvicinai, se ne stava seduto lì immobile e non si voltò nemmeno quando fui a pochi passi da lui. Mi sedetti accanto a lui e mi accesi una sigaretta aspettando che iniziasse a parlare.
Pov Robert
“Mio padre mi portava sempre qui a vedere la mia squadra del cuore quando ero piccolo, ci divertivamo come matti. Non che facessimo granchè, guardavamo la partita e una volta finita mi portava sempre a mangiare un panino, ma era il nostro momento.” Non riuscivo a guardarla in faccia, le lacrime mi rigavano il viso e non volevo che mi guardasse negli occhi, non volevo mostrarle la mia debolezza.
“Io pensavo ce l’avessi con me per…..l’altra notte….dov’è
tuo padre, Robert?”
“Un bastardo, ubriaco e strafumato, lo ha portato via da me un mese prima che
ti conoscessi. Oggi avrebbe compiuto 56 anni.” La osservai con la coda
dell’occhio e vidi i suoi occhi bagnarsi, mi girai e sorridendole l’abbracciai.
“No Robert, non puoi sempre consolarmi tu, anche adesso che
sei tu ad averne bisogno”
“Non devi piangere, ok?”
“Perché non me lo hai mai detto?” le accarezzai la guancia col dorso della
mano, lei abbassò lo sguardo tirando su col naso.
“Perché tu eri già troppo distrutta dalla tua vita, non
potevo farti cadere più in basso raccontandoti questa cosa. E poi è passato.”
“Ma passato poco tempo!” cominciò a
singhiozzare, e strinsi la stretta attorno alle sue spalle, poggiai il mento
sulla sua testa.
“Kristen, dopo un mese dalla sua morte sei arrivata tu e io ho ricominciato a vivere. Forse tu non ti rendi conto di quello che sei per me, ma voglio dirti grazie lo stesso.”
“Come puoi dirmi grazie? Ti sto torturando, ti ho portato
via tutto con i miei stupidi capricci e tu mi ringrazi?”
“Niente è un capriccio, ne hai passate così tante, io al tuo posto non ce
l’avrei fatta” forse era vero. Io non avevo mai sofferto, a parte per la
perdita di mio padre, ma subito lei era arrivata nella mia vita per riempire
quel vuoto; non si rendeva nemmeno conto di quanto avesse fatto. Quindi la mia
sofferenza si fermava a un solo mese in quasi 25 anni. Lei aveva sofferto per
una vita intera, non potevo nemmeno immaginare cos’avesse passato. Eppure aveva
ricominciato da zero. Lei si che era forte.
“Perché sei venuta a cercarmi?”
“Forse perché al contrario di ciò che pensi di te mi importa?” mi lasciò a
bocca aperta, specialmente perché mentre lo disse mi prese la mano.
“Non devi preoccuparti per me, sto bene”
“Robert, come puoi star bene dopo quella notte? Non so ancora come scusarmi,
non so perché l’ho detto, davvero. E voglio scusarmi per il fatto che me lo
rimangio, so che ti ferisce ancora di più”
Si voltò a sinistra mentre lo disse, allungai la mano e sfiorandole il mento la
costrinsi a voltarmi.
“Cosa senti per me?”
“Io ti voglio bene” continuava però a tenere gli occhi fissi sull’asfalto.
“So che mi vuoi bene, ma sono un amico e basta per te?”
“Robert, sai che non posso di più”
“Non puoi, Kristen.. o non vuoi?” la fissavo ansioso di sapere la verità, ma
allo steso tempo con la paura di sentire ancora una volta quelle parole che già
una volta mi disse.
“Non posso e non voglio.” mi si formò un groppo in gola, cercai di farlo
sparire, respirai a fondo e guardai ancora la mia mano tra le sue
“Allora perché mi baci? Perché abbiamo fatto sesso? Perché
mi hai cercato?””
“Perché mi piaci, non lo nascondo. Te l’ho già detto, ma evidentemente non mi
hai dato retta.”
“Kristen io ascolto ogni singola sillaba che esce dalla tua bocca, per me tutto
ciò che dici è importante. Quindi so che lo hai già detto. Ma non puoi dire che
mi vuoi bene, che ti piaccio, ma che sono solo un amico. Non puoi.”
Lasciai la presa della sua mano e mi alzai dirigendomi verso la macchina, non
volevo vederla, mi faceva troppo male ed erano stati giorni alquanto pesanti
gli ultimi.
“Dove vai? HEY!”
“Da qualche parte, ho bisogno di stare solo, ti prego”
“Mi lasci sola?”
“Non sei sola, sai che ci sono, ma…io ho bisogno di farmi passare questa cosa
Kris, altrimenti divento pazzo”
“Non lasciarmi ti prego” mi bloccai. La stessa frase che mesi fa disse nel
sonno, quattro parole che avevano il potere di farmi tornare indietro. Non ci
pensai per molto. Mi voltai e corsi verso di lei, le strinsi i fianchi e le
accarezzai il collo portandola a me e banciandola con prepotenza. Fece dei
gemiti di protesta inizialmente e cercò di respingermi, ma dopo qualche secondo
la sentii rilassarsi e cominciò a ricambiare il bacio. Socchiusi la bocca
sperando che non smettesse e così fece, infilò la sua lingua che iniziò a
contorcersi con la mia, il cuore iniziò a battermi velocissimo.
“Lo vedi?” mi staccai da lei mentre ancora cercava il mio viso con le mani, desiderosa di avermi. Rimase in silenzio stupita, mi guardò confusa.
“Non puoi dirmi che non vuoi, cerca di fare chiarezza con te
stessa Kristen.”
“Robert, posso anche stare con te, con la testa e fisicamente….ma non ce la
faccio proprio ad amarti, io non posso più farlo” Chiusi gli occhi, avvicinai
di nuovo il mio viso al suo sfiorando quasi le sue labbra.
“Torna a crederci Kristen, ti prego. Credi nell’amore, credi in me.”
“Non ce la faccio..” sentii con la punta del naso il suo viso che iniziò a
bagnarsi, l’abbracciai e scoppiò in un pianto che mi fece capire che non mentiva.
Ci stava provando, ma era più forte di lei.
Ma avevo anche capito che per quanto rifiutasse l’idea di riprovarci o non ne avesse le capacità, provava qualcosa. E stava a me farlo venir fuori, a costo di farmi del male.
Le accarezzai la schiena e respirai il profumo dei suoi capelli. Aspettai che si calmasse per dirle a cosa avevo pensato.
“Facciamo una cosa?”
“Cosa?” lo disse piano, contro la mia felpa ormai inzuppate dalle sue lacrime.
Mi scostai un po’ e le tenni il viso, coi pollici le asciugai le lacrime.
“Intanto smetti di piangere.”
“Scusami Rob, avevo promesso che non l’avrei più fatto..”
“Non devi scusarti, non sei un robot”
“Cos’hai in mente Rob?”
“Sei libera. Puoi fare ciò che vuoi con me, a una sola condizione.”
“Quale?”
“Devi volerlo, devi credere in quello che fai.”
“Rob io..”
“Non ti sto chiedendo di stare con me, ti dico solo di fare ciò che vuoi di me,
purchè sia una cosa che vuoi davvero. Ci stai?”
“Perché?”
“Perché è l’unico modo che ho per convincerti che sei ancora capace di sentire
qualcosa, qualunque cosa sia”
“Non posso Robert, ti farei troppo male”
“Kristen, non pensare a me. Io sto bene.”
“Ne sei sicuro?” ero sicuro del contrario. Ma dovevo farlo per lei.
“Si.”
Pov Kristen
“Va bene” mi feci guidare dall’istinto, come mi aveva
suggerito Robert. Mi avvicinai a lui e presi le sue mani, intrecciai le mie
dita con le sue e iniziai a guardarlo; guardai ogni singolo centimetro del suo
viso, volevo conoscerlo, memorizzare tutto. Volevo cominciare da lì
Forse avevano ragione lui e Tom, forse ero diventata troppo severa con me
stessa, forse dovevo lasciarmi andare. Ci avrei provato; non sarebbe stato per
niente facile, avevo il terrore di lasciarmi andare, ma a piccoli passi forse
qualcosa avrei sentito di nuovo. E Robert forse era la persona più indicata per
farmelo scoprire, in fondo gli volevo bene davvero.
Restammo a guardarci a lungo, avevo voglia di fargli capire ciò che mi passava per la testa senza dover aprir bocca, i suoi occhi mi sorridevano di tanto in tanto; a tratti diventavano carichi di passione e scatenavano dei brividi lungo la schiena che non sapevo spiegarmi, così come non mi spiegavo perché facevo fatica anche a deglutire mentre studiavo la sua pelle, il suo naso, le sue labbra…mi venne voglia di baciarlo.
Mi avvicinai lentamente tenendo sempre gli occhi aperti, posai le mie labbra sulle sue e non fece una mossa. Cominciai a muoverle dolcemente finchè lo fece anche lui, aprii leggermente la bocca per ricevere la sua lingua che non tardò ad arrivare, cominciò ad attorcigliarsi con la mia lentamente, non avevo nessuna fretta, non volevo andare oltre, non quella sera.
Continuavo a guardarlo negli occhi mentre un’altra lacrima mi rigò il viso. Non ce l’avrei mai fatta.
“Scusami…” fu tutto quello che riuscii a dire. Cercai di
ricacciare indietro le lacrime, ma era ormai troppo tardi, mi rigavano il viso
“Va tutto bene Kristen, va tutto bene”
Lo abbracciai alzandomi sulla punta dei piedi e mi sentii subito al sicuro, continuavo a maledire il destino che non me lo aveva fatto incontrare quando ancora tutto nella mia vita andava bene, forse sarei stata capace di amarlo, forse adesso sarei stata felice.
Portai il mio viso di fronte al suo
“Mi credi almeno quando ti dico che ti voglio bene?”
“Si. Io credo in te.”
“Non dovresti, io sono un disastro”
“E’ vero. Ma sei un disastro che vale la pena di essere vissuto.” Il mio cuore
perse un battito a quelle parole. Mai nessuno mi aveva detto una cosa simile,
mai nessuno mi aveva detto che valevo qualcosa.
“Non so come ringraziarti Robert, per tutto.”
“Se solo ci credessi..”
“Dammi tempo. Ma prometto,c i proverò.”
“A proposito, ti voglio bene anche io Kristen.”