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Autore: cloe_30stm    05/01/2012    5 recensioni
Nonostante abbia una FF in corso (Enemy Of Mine), ho deciso di pubblicare una nuova storia, sperando che torni l'ispirazione per l'altra.
E' nata da un racconto scritto da me all'età di 15 anni e che ho ritrovato casualmente tra i miei vecchi libri del liceo.
Sarebbe dovuta essere una OS ma è venuto fuori qualcosa di decisamente troppo lungo per esserlo.
Vi invito comunque a considerare il fatto che nasce come OS.
Mi piace pensare che qui non si parta nè dalla fine nè dall'inizio, ma da una fine che è un pò l'inizio.
La vicenda è ambientata nel 2007 e copre un periodo che va dall'aprile del 2006 al settembre dell'anno successivo
(in questa mia invenzione ho cercato di rispettare il più possibile le date del tour per cui, se avete dubbi su tempi o luoghi, o chiedete a me o controllate su qualsiasi sito dedicato alla band).
Parlerò di una storia d'amore che la cinica logica dei più non considerebbe possibile, ma che l'assurda logica del destino rende attuabile.
Nella flebile speranza che amori così esistano davvero in questo mondo...
Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso per il ritardo e per questa misera introduzione, ma devo cogliere l’occasione in fretta visto che l’adsl non è molto collaborativo ultimamente!-.-“

Questo capitolo forse vi lascerà insoddisfatti, ma era assolutamente necessario per andare avanti…è un assaggio di ciò che verrà ;)

Buona lettura!

 

Chiunque abbia avuto l’occasione di assistere al concerto del 14 settembre del 2007 alla Brixton Academy di Londra, lo ricorderà sicuramente come una delle esibizioni migliori dei Thirty Seconds To Mars.

La combinazione perfetta tra la dinamicità di uno spirito in fermento e la peculiare solennità che caratterizza la vera musica, quella che tocca le corde dell’anima.

La voce di Jared dava espressione ad un cuore carico di rinnovata forza e vita.

Era un’ode ad una musa lontana e incerta che, inconsapevole, ispirava il suo animo.

Un animo che, come un animale ferito, tentava di curare le ferite autoinflittasi a causa dei suoi stupidi errori.

L’energia di quel momento di pura arte era palpabile nella sua intensità e travolgeva il pubblico, che per un momento si sentì davvero catapultato su Marte.

Ma sarebbe sbagliato attribuire solo a Jared il merito di una tale perfezione.

Tutto rese quella notte incredibile e unica:

il violino di Tomo in A Moder Myth, il quartetto d’archi in The Kill, la batteria di Shannon, il basso di Tim.

E una nuova canzone.

Una di quelle che struggono l’anima per la sua intensità.

Una di quelle che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Do you tear under pressure?

On fire, you’re tearing me apart

Do you tear under pressure?

This love's become a war

 

 

Poche frasi che raccontavano un amore durato un anno e mezzo.

Un amore che aveva testato quanto pressante potesse essere il bisogno di una persona accanto.

Un amore che era ceduto sotto il peso di chilometri di distanza.

Un amore che bruciando sotto il fuoco della passione aveva lacerato entrambi gli amanti, indipendentemente dalle colpe e dai colpevoli.

Un amore che era diventato una guerra tra volontà, possibilità e desiderio.

 

 

A thousand mistakes Heaven made

Only a miracle could save you today

A thousand mistakes Heaven made

Only a miracle could save you today

 

E la paura che il loro incontro fosse stato l’ennesimo errore del destino.

Perché ogni passo in avanti nella vita di lui comportava dieci passi indietro nella vita di lei.

Una corsa infinita verso il nulla.

Una strada disseminata da arrivederci carichi del dolore di un addio.

Un inevitabile addio.

Un addio dal quale solo un miracolo avrebbe potuto salvarli.

Un miracolo che forse era avvenuto, oggi*.

 

 

Do you tear under pressure?

On fire you’re tearing me apart

Do you tear under pressure?

This love's become a war…

 

 

Poche frasi che racchiudevano tre mesi di solitudine.

La sensazione di dover reggere la pressione di un mondo intero sulle sue spalle.

Un mondo di sogni e di speranze alimentate dalla loro musica.

La consapevolezza di avere nelle mani la responsabilità di due vite, oltre alla sua.

La voglia di cedere e l’impossibilità di farlo.

Il fuoco di futili passioni e distrazioni.

 La lacerazione della sua anima.

 

This love's become a war.

 

E un amore che era diventato una guerra contro se stesso.

 

Tutto questo era Pressure.

 

 

****************

 

Le ore di volo che lo separavano da Kate erano inquiete.

Era un’inquietudine strana, carica di speranze e aspettative, ma anche di timori e dubbi.

Ci sarebbe riuscito o avrebbe miseramente fallito?

Era tutto così maledettamente incerto, e Jared odiava non riuscire a prevedere il corso degli eventi.

Continuava a guardare le nubi dal finestrino dell’aereo, in religioso silenzio.

“Sento gli ingranaggi del tuo cervellino fin da qui.”

Jared si voltò verso Shannon che, con le braccia incrociate al petto e un cappellino da baseball con la visiera abbassata sugli occhi, cercava di prendere sonno.

“Ti va di parlarne o preferisci tormentarti per tutto il volo?” chiese alzando il cappellino e puntando il suo sguardo felino in quello ghiacciato di Jared.

Il cantante sospirò.

“Ok, tirerò ad indovinare…Si tratta di Kate, vero?”

Jared fissò lo sguardo nel vuoto.

“Prima la cover alla radio, poi la nuova canzone al concerto…Hai esposto quella parte di te che hai sempre nascosto al mondo pur di riconquistarla…”

Il cantante guardò il fratello.

“E adesso hai paura che sia stato tutto inutile…temi che ti rifiuterà…”

“Ho paura che non mi crederà, Shannon…che non crederà alla veridicità dei miei sentimenti, alla solidità delle mie intenzioni…”

“Tu ci credi?”

“Sì, altrimenti non ci proverei nemmeno.”

“E allora andrà tutto bene, Jay…Kate non è stupida. Capirà se sei sincero.”

“Spero che tu abbia ragione.”

“Io ho sempre ragione.”, disse il batterista, guadagnandosi un’occhiata carica di sarcasmo dal fratello minore.

“Ok, quasi sempre…”

Jared scosse il capo sorridendo.

“Senti, che ne dici di dormire? Undici ore sono tante. Non vorrai mica presentarti da lei in uno stato cadaverico? Rischieresti di dire cose di cui potresti pentirti…”

“Proverò a riposare un pò…”

“Fallo e basta, Jay.”disse Shannon sistemandosi meglio sul sedile.

Jared tornò a guardare al di là del finestrino.

“Shan?”

“Mmh?”

“E se fosse la fine?”

Shannon sospirò, alzando la visiera del cappello, e si voltò verso il fratello.

“Tutto va bene alla fine, Jay…se non va bene, allora non è la fine**.”

“Molto saggio…”

“Trentasette anni serviranno pure a qualcosa, no? E adesso dormi.”

Shannon ritornò ai suoi tentativi di prendere sonno, obiettivo che raggiunse in una manciata di minuti.

Jared rimase sveglio un altro po’, poi si decise a chiudere gli occhi e si abbandonò ad un sonno profondo e senza sogni.

 

****************

 

Los Angeles li accolse con un cielo nuvolo che prometteva pioggia.

“Che cazzo di tempo! E io che speravo in un po’ di sole californiano.” esclamò deluso il batterista, mentre metteva finalmente piede sull’asfalto.

“Tipico di settembre, amico.” disse Tomo sistemandosi meglio la chitarra sulla spalla.

“Ehi Tim, nemmeno il tempo di scendere che già hai la sigaretta in bocca?”

La risposta di Tim a Shannon fu una semplice alzata di spalle e il rumore del suo accendino davanti alla sigaretta.

“ Esistono dei limiti, sai? E lo dico da fumatore.”

“Ognuno ha i suoi vizi, Shannon.” rispose il bassista buttando fuori il fumo.

“Sei proprio una causa persa. Ehi, ma dove…Jared! Muoviti a scendere da quel fottuto aereo! Non vorrai mica trascorrere tutto il tempo in questo cazzo di aereoporto?!”

Il frontman era ancora in cima alla scala che contemplava ciò che gli si parava davanti.

C’era una strana tristezza in ciò che vedeva, ma decise di non dare troppo peso alla cosa.

Non era il momento di farlo.

Raggiunse velocemente gli altri e riservò un’occhiata di rimprovero al fratello maggiore.

“Shan, le buone maniere no, eh?”

“Non quando sono incazzato.”

“E perché saresti arrabbiato?”

“Lo sai che sono metereopatico.”

“So solo che sei un coglione…”

Quando si dice che il frutto non cade mai lontano dall’albero.

“Devo per caso ricordarti chi è il maggiore qui?”

“Hai bisogno di caffeina, vero?”

“Sì, e anche urgentemente.”

“E allora sbrighiamoci.”

La band raggiunse il terminal, prese i bagagli e si recò in uno dei coffee shop dell’aereoporto.

“Ah, ah, tu no caro fratellino!”

“Che significa ‘io no’, Shannon?”

“Significa che tu hai qualcosa di importante da fare e che il caffè non lo puoi prendere.”

Jared lo guardò confuso.

“Jared, se rimani un altro minuto qui insieme a noi, finirai col rimandare, rischiando così di perdere il coraggio di andare da lei. E io so benissimo che non lo vuoi.”

Shannon aveva perfettamente ragione.

Jared annuì.

“Ci pensate voi ai miei bagagli?”

“Sì, non preoccuparti. Tu vai, ora.”

Il frontman sorrise al fratello.

“Grazie Shan.” disse allontanandosi da lui.

“Guarda che la voglio rivedere!” gli urlò dietro Shannon.

Jared si voltò verso il fratello un’ultima volta, gli annuì e poi corse fuori dall’aereoporto.

Entrò in un taxi e diede l’indirizzo di Kate all’autista.

 

****************

 

Erano in macchina da almeno mezzora. Il traffico losangelino rendeva lenta la corsa.

“Senta, non potrebbe andare un po’ più veloce o prendere una strada alternativa? Mancano solo un paio di isolati.”

“Mi dispiace signore, ma a quest’ora è quasi impossibile…la situazione è così un po’ ovunque.”, rispose l’indiano alla guida.

Jared sbuffò passandosi una mano tra i capelli castani.

“Va bene, procederò a piedi...ecco a lei i soldi…tenga pure il resto.”

“La ringrazio signore.”

Jared scese dal taxi e si diresse verso casa di Kate.

Durante il tragitto, qualche goccia di pioggia bagnò il suo viso.

Una pioggerellina leggera, di quelle che fanno odorare la terra e che cullano i pensieri di chi sta a guardare dietro una finestra.

Una pioggia che presto si trasformò in un temporale.

“Ecco, ci mancava solo questa!”

Alzò il cappuccio della felpa e aumentò il passo fino a trovarsi di fronte ad una villetta gialla a due piani, con un piccolo giardino curato che dava sulla strada.

Semplice e composta, proprio con Kate.

Percorse il vialetto di ghiaia e giunse davanti alla porta.

Rimase qualche minuto ad osservare il campanello, combattendo contro l’impulso di tornare indietro. Arretrò di un passo ma poi sentì una voce provenire da quella casa. La sua voce.

“No, no, l’ho finita finalmente…aspetto solo che il professore confermi la data…in teoria il 23, sì…Oh diamine, hai visto? Sta venendo giù il diluvio!”

Sembrava che parlasse al telefono.

“Dici che se faccio la danza della pioggia, ho maggiori possibilità di passare Burk?- rise – Nuda, certo, come vuole la tradizione!”

La voce era sempre più vicina.

“Beh tentar non nuoce! Anzi vado subito a controllare…”

La porta si aprì di scatto, rivelando a Kate la figura incappucciata di Jared. Le parole le si bloccarono in gola e il sorriso le morì sulle sue labbra.

All’improvviso scese il silenzio attorno a loro.

Solo i battiti dei loro cuori colmavano il vuoto che si era creato.

Il tempo sembrò congelarsi e i loro sguardi rimasero incatenati per un istante eterno.

Il mare che bagnava la terra più scura.

Il naufrago si sarebbe salvato?

 

 

 

*L’ “oggi” è ovviamente quello del concerto e dell’incontro con Jeremia.

** Quella è una delle perle di saggezza del nostro Shannone. Sì, anche il maggiore dei Leto è dotato di una certa intelligenza XDDD

  
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