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Autore: Helena Corvonero    05/01/2012    2 recensioni
E se Hogwarts non fosse mai esistita? Se il magico trio si incontrasse per caso nella cittadina di Alnwick, vicino al castello dove è stato girato il film? Hermione è una normale ragazza di Londra di sedici anni, in vacanza con i suoi genitori. Fa sogni strani, dove sfilano le immagini di lei, un ragazzo con i gli occhiali e uno con i capelli rossi che crescono, fanno magie e vivono avventure descritte esattamente come nei libri della Rowling, e man mano i protagonisti dei suoi strani sogni iniziano a far capolino nella sua vita. Per caso inizia ad incontrare Malfoy, Neville, Luna e tutte le altre persone che nella saga coloravano le sue giornate. E quando i ragazzi si avventurano nel vecchio castello di Alnwick, così familiare...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Uno.

 
 
Poteva sentire il vento che, gelido, le sollevava i capelli e le sferzava il viso.
Aveva gli occhi chiusi e prima di aprirli si chiese il perché: arrivò alla conclusione che li aveva chiusi in precedenza appunto per evitare che il vento gelido insinuasse fiocchi di neve addirittura tra le sue ciglia.
 
In precedenza.
 
Era certa della soluzione che aveva trovato, eppure non si ricordava nulla di quello che era successo in precedenza.
Aprì gli occhi, per cercare risposte che nemmeno frugando in tutta la sua mente riusciva a trovare.
Quando le iridi castane si posarono sul paesaggio ebbe un tuffo al cuore: era in un luogo molto suggestivo, allo stesso tempo familiare.
C’era un imponente castello ricoperto di neve che torreggiava davanti a lei.
Si girò, dando le spalle al maniero, per poter vedere cos’altro la circondava.
Poteva vedere un bosco immenso, al cui margine stava una piccola casetta, quasi una capanna.
Dall’altro lato c’era un lago immenso e nero, cui era difficile poter vedere la fine.
Come ultima cosa guardò il cielo, in cerca di qualche segno, magari per capire l’ora. Però la neve e il bianco regnavano sovrani perfino nel cielo che, ricoperto di nuvole color latte, irradiava una luce quasi eterea.

Si ricordò che nella tasca dei jeans portava sempre il cellulare, tuttavia quando lo cercò per capire che ora fosse non lo trovò.
Nonostante la situazione lo richiedesse la ragazza non entrò mai nel panico: Hermione Granger si sentiva in qualche modo a casa.
Eppure il parco, il castello e il lago erano totalmente differenti da qualunque altro posto avesse visto fino a quel momento; così diversi anche dalla piccola casa in cui abitava con i suoi genitori da quando era nata, ossia da quasi diciassette anni.
 
Osservava il castello quando il vento cessò improvvisamente e il sole fece capolino dalle nuvole, facendo sciogliere istantaneamente la neve rivelando un paesaggio verde e rigoglioso.
Era assurdo, impossibile. Era totalmente irreale ciò che aveva appena visto, le pareva impossibile, specialmente a lei, che era una ragazza così concreta e realista, che in un solo attimo si potesse passare da inverno a estate. Non credeva ai suoi occhi, sembrava quasi una magia.
Eppure ora era tutto verde, dove un attimo prima c’era solo neve, il sole splendeva forte e il parco di iniziò a riempire di ragazzi e ragazze di varie età.
Fece per chiedere informazioni a un ragazzino che avrà avuto undici anni dai capelli color biondo platino e gli occhi di ghiaccio, che le sembrava particolarmente affidabile, ma quello la ignorò e continuò a camminare. Hermione era esterrefatta. Non l’aveva degnata di uno sguardo. E mentre il biondino camminava, notò che era vestito in modo strano: aveva una specie di divisa, e una cravatta a strisce argento e verde e portava un mantello nero che gli arrivava ai piedi.
Visto che quest’ultimo non le aveva rivolto parola, cercò di attirare l’attenzione di altri ragazzi, ma nemmeno loro parevano sentirla.
Evidentemente era una scuola, e anche una scuola di scortesi e antipatici, si sentì in dovere di aggiungere, indifferenti a chi cerca aiuto.
Allora Hermione si sedette frustrata sull’erba, certa che col passare del tempo gli eventi le avrebbero fornito le risposte che cercava.
Si dimenticò di avere una casa, e dei genitori che evidentemente la cercavano, e restò lì, immobile, per chissà quando tempo, a guardare rapita i ragazzi. Erano davvero bizzarri, vestiti tutti con la divisa del biondino ma con colori diversi. E questa non era la massima stranezza: molti agitavano un bastoncino, una bacchetta, da cui scaturivano scintille, o con il quale facevano magie. Non poteva crederci. Costrinse la sua mente a non credere agli occhi.
Le voci degli studenti erano come ovattate, non riusciva a capirle bene.
Si era ormai arresa a cercare di chiedere informazioni, quando proprio di fianco a lei passarono due signori, che evidentemente ricoprivano un ruolo importante in quella specie di scuola, visto che al loro passaggio molti studenti si ammutolivano o si allontanavano.
Uno era alto, età indefinibile, probabilmente sui quarant’anni.
Aveva il viso pallido, il naso adunco e lunghi capelli neri e unti gli incorniciavano il volto. In linea di massima non doveva essere un uomo allegro, perché la sua faccia non faceva nessun movimento che non portasse a una smorfia.
Indossava un mantello nero, come uno di quelli che aveva usato da piccola ad Halloween per travestirsi da vampira. Tuttavia nessuno sembrava trovare strano il suo abbigliamento.
 
Il secondo uomo era più vecchio, tuttavia sembrava molto più sereno del primo: aveva una faccia buona e una lunga barba bianca gli arrivava praticamente alle ginocchia. Era vestito come con una vestaglia viola con ricami oro, e nonostante fosse il vestito più bizzarro che Hermione avesse mai visto, lui ne sembrava molto fiero. Aveva tutto sommato un’aria solenne, che invece di intimorire la ragazza la tranquillizzava. Evidentemente il signore che aveva davanti era in qualche modo particolare, perché fu l’unico, da quando era lì, che le sorrise, facendole capire che l’aveva notata.

- Silente, cosa stai guardando?- chiese l’uomo dai capelli neri.
-No, nulla Severus. Su, vieni, continuiamo a camminare- rispose il vecchio signore che evidentemente si chiamava Silente. Così lui e l’altro uomo, che a questo punto doveva essere Severus si avviarono verso il lago.
Hermione fece per seguirli, ma qualcuno finalmente la chiamò.
 
- Hermione, sai chi è Nicolas Flamel?- Si girò verso la voce che le aveva fatto la domanda.
Stava per rispondere di no quando qualcun altro rispose per lei - No, non ne ho idea-.
A parlare era stata una ragazzina dai capelli folti e crespi, di color castano.
Era davanti alla capanna vicino alla foresta, in compagnia di un bambino coi capelli rossi e un altro coi capelli neri e gli occhiali.
Hermione si avvicinò curiosa al trio che, come gli altri tutti gli altri, sembrò non notarla.
Quando fu più vicina restò di stucco: la ragazzina che a quanto pare aveva il suo stesso nome le assomigliava in maniera spaventosa.
Era una fortuna che i tre ragazzini non la vedessero, perché in caso contrario si sarebbero davvero spaventati: Hermione si era avvicinata a ognuno di loro, e aveva preso a scrutarli in maniera preoccupante.
In particolare la ragazzina: arrivò ad annusarle addirittura i capelli, scoprendo che usava lo stesso shampoo alla pesca che usava lei ormai da sette anni.
Gli altri due non le ricordavano nessuno ma in qualche modo le sembravano familiari.
Passò un paio di minuti a scrutarli, a cercare di capirci di più. Non faceva molto caso a quello che stavano dicendo, sentì dire qualcosa riguardo alla biblioteca e dopo poco i tre ragazzini scapparono verso il castello. Era combattuta se andare con loro oppure se restare lì, a bocca spalancata. Fortunatamente non dovette scegliere, perché aprì gli occhi e si sveglio nel suo letto.
La luce entrava nella stanza buia, nonostante le persiane fossero chiuse ermeticamente per impedire al caldo di entrare.
Sospirò.
Si portò una mano alla fronte, e con l’altra guardò la sveglia per capire l’ora.
Scosse la testa: era stato solo un sogno. 

  
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