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Autore: x_LucyW    05/01/2012    14 recensioni
La mano destra volò verso il suo petto, nel punto dove sentiva battere il suo cuore.
Era solo per lei che batteva.
Per lei, che lo temeva.
Per lei, che era l’unica ad Approdo del Re a non essere disgustata dal suo volto ustionato.
Per lei, che era l’unica che gli aveva rivolto un sorriso e una parola gentile.
Per lei, che lui aveva segretamente iniziato ad amare.
Per lei, Sansa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sandor Clegane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per lei.

 

 

Gettò la spada sul lurido pavimento.

Era buio nella stanza. L’unica fonte di luce proveniva da un braciere che si stava consumando posto al centro dell’ambiente.

Non c’erano finestre, e si sentiva. L’aria era opprimente, satura dell’odore di sudore, vomito e sesso.

La ragazza lo guardava orripilata.

Ormai c’era abituato.

Mosse qualche passo verso di lei. Si accorse che aveva abbassato lo sguardo.

“Guardami.” le ordinò.

La sua voce era come il ringhiare di un cane, di un enorme cane. Di un mastino.

La giovane si lasciò sfuggire un lamento, ma tenne gli occhi ben piantati sulle sue gambe.

“Guardami.” ripeté l’uomo alzando il tono di voce.

La ragazza cedette. I suoi occhi incontrarono quelli di lui.

Una lacrima le rigò una guancia candida.

Era bella. Aveva i capelli ramati. Come lei.

Era stato lui a chiedere al proprietario del bordello una ragazza dai capelli rossi.

Voleva immaginare di possedere lei, invece di quella puttana.

“Spogliati.”

Senza smettere di piangere la ragazza si alzò dal letto e iniziò a slacciare il corpetto della veste.

Anche l’uomo iniziò a spogliarsi.

Non aveva indossato l’armatura. Non la indossava mai quando andava per la Strada della Seta.

Fece cadere gli abiti a terra.

La ragazza stava ancora armeggiando con il vestito.

Spazientito, si avventò contro di lei e le strappò la veste di dosso.

La ragazza urlò per la paura.

L’uomo la colpì al volto facendola finire distesa sul letto.
- Lei non avrebbe mai urlato. E non si sarebbe mai messa a frignare come una ragazzina. - pensò mentre la guardava massaggiarsi la guancia colpita.
- Avrebbe mantenuto la sua fottuta dignità di donna del Nord anche se l’avessi presa a pugni fino a domattina. -

Afferrò la caraffa di vino dal piccolo tavolo vicino il letto e ne svuotò il contenuto.

Si avvicinò alla ragazza e la strattonò per i capelli, costringendola a voltare il viso verso di lui.

Aveva gli occhi verdi. Non azzurri come lei.

Con un gesto brusco la afferrò per le spalle e la fece voltare di schiena.

Le tappò la bocca con una mano, mentre con l’altra le stringeva con forza un seno.

La ragazza singhiozzava.
- Lei non avrebbe pianto. - continuava a pensare - Avrebbe sopportato tutto in silenzio. -

A ogni suo affondo seguiva un singhiozzo della giovane.

Ogni affondo nella carne di quella povera ragazza nascondeva tutta la disperazione e la rabbia che provava.

Nella sua mente quella puttana non esisteva.

Stava pensando a lei.

Stava immaginando che i seni che stava stringendo fossero i suoi, che il suo membro stesse violando la sua carne.

Mentre sentiva arrivare l’orgasmo, una sola parola uscì dalle sue labbra tumefatte.

“Sansa.”

Dopo essersi svuotato si sdraiò accanto alla puttana, ad occhi chiusi.

Sentiva il suo respiro irregolare.

Continuò ad immaginare che fosse lei, il suo uccellino.

Poteva vederla nitidamente sdraiata accanto a lui.

Le guance arrossate per il piacere, i lunghi capelli scompigliati, gli occhi azzurri che lo guardavano teneramente, senza nessuna traccia di paura e disgusto.

“Devi pagarmi.”

La voce della puttana lo riportò alla realtà.

Riaprì con riluttanza gli occhi.

La ragazza si era rivestita. Neanche si era accorto che si fosse alzata dal letto.

La fissò per qualche secondo. La guancia sinistra era gonfia lì dove l’aveva colpita.

Avrebbe voluto colpirla di nuovo per averlo risvegliato dalle sue fantasie.

Invece si alzò e raccolse da terra il sacchetto di cuoio con le monete.

Ne gettò qualcuna ai piedi della ragazza.

“Sparisci.” le ringhiò contro.

La giovane afferrò velocemente le monete e uscì correndo dalla porta.

Lui tornò al letto.

Si sdraiò nudo sulle lenzuola sporche.

Tentò di immaginare di nuovo il viso di Sansa, ma non ci riuscì.

Vedeva il suo viso, sì, ma la sua espressione somigliava orribilmente a quella della puttana.

Non lo guardava più con amore, ma con disgusto.

“Devi pagarmi.” disse Sansa. La sua voce era quella della puttana.

Spalancò gli occhi.

Si era addormentato.

Si mise a sedere. La testa dava l’impressione di voler scoppiare da un momento all’altro.

Tentò di alzarsi. La stanza vorticava intorno a lui.

Riuscì a vestirsi, non senza una certa difficoltà.

Uscì dalla stanza con passo barcollante.

Il bordello era ancora popolato. Il rumore era assordante.

Tentò di urlare a quella gente di fare silenzio, ma riuscì solo ad emettere un suono indistinto.

L’aria della notte lo colpì all’improvviso.. Era freddo fuori. Respirò a pieno polmoni, riacquistando un po’ di lucidità.
- Dove diavolo sono le stalle? -

Doveva recuperare Straniero o non sarebbe riuscito a tornare alla Fortezza.

A passi strascicati percorse il perimetro del locale fino ad arrivare sul retro.

Straniero era l’unico cavallo nella minuscola stalla.

Afferrò le redini e salì in groppa.

La Fortezza si intravedeva fra i tuguri.

La Luna illuminava la strada.

Arrivato alla Porta del Fango fece un cenno alle due guardie che lo fecero passare.

Portò Straniero alla stalle e dopo avergli dato una manciata di fieno lo lasciò.

Si ritrovò di fronte al Fortino di Maegor.

Le finestre sembravano occhi neri, profondi buchi senza vita che lo osservavano.

Da una sola finestra proveniva un tenue bagliore.

Restò a fissare quell’unica forma di vita nella notte per qualche minuto, immaginando che ci fosse lei dietro quella finestra, in trepidante attesa per il ritorno del suo amato cavaliere.

“Io non sono un cavaliere.” disse a voce alta.

“Sono un mostro, un assassino, uno stupratore.”

Pieno di rabbia si allontanò.

Il percorso per la Torre delle Spade Bianche fu il più lungo della sua vita. Non ricordava ci fossero così tanti gradini.

Giunse alla soglia della sua stanza ed entrò. Si buttò completamente vestito sul letto.

Un uccello, chissà dove, improvvisamente cinguettò.

I suoi pensieri si rivolsero di nuovo a lei.

“Sansa.” sussurrò “Sansa.”

Lacrime sgorgarono improvvise dai suoi occhi.

La mano destra volò verso il suo petto, nel punto dove sentiva battere il suo cuore.

Era solo per lei che batteva.

Per lei, che lo temeva.

Per lei, che era l’unica ad Approdo del Re a non essere disgustata dal suo volto ustionato.

Per lei, che era l’unica che gli aveva rivolto un sorriso e una parola gentile.

Per lei, che lui aveva segretamente iniziato ad amare.

Per lei, Sansa.

Sandor si addormentò cullato dal cinguettio dell’animale.

Nella mente vedeva un paio di occhi azzurri.



Salve!  = )
Questa piccola one-shot vorrebbe descrivere i sentimenti di Sandor per la giovane Sansa.
Non è il massimo, lo so, ma ho voluto pubblicarla lo stesso.
Amo Sandor. E' un perosnaggio incompreso secondo me.
Lasciate una recensioncina se volete.
Un bacione!  = )
L.

   
 
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