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Autore: Crystal_    22/08/2006    1 recensioni
La maggiore delle signorine Maybelle era bella e ricca, ma ancora non aveva marito. Quei pretendenti che non venivano allontanati dalla sua indole mutevole, li respingeva lei stessa in modo diretto.
Per lei erano tutti così noiosi, così uguali, così poco originali!
Per questo, in attesa dell'arrivo del tanto sospirato vero amore, vive seguendo una sua personale filosofia:
«Meglio non farsi così tante illusioni ed aspettative sugli uomini. Hanno la singolare capacità di deluderle tutte.»
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il resto della giornata proseguì senza eventi degni di nota; le ragazze, che non sembravano per nulla emozionate per il prossimo arrivo dei due signori, si dedicarono alle solite occupazioni: Scarlett si accomodò al pianoforte, dove tentò di apprendere un nuovo brano particolarmente difficile; Persephone alternò la lettura al canto; Candace invece iniziò un lavoretto d’ago, in disparte, che ripose solo per andare a cena. Si ritirarono nelle loro camere all’orario consueto, e nel giro di un’ora dormivano tutte profondamente. Non nominarono i Jenkins neppure una volta.
Il signor Maybelle, nell’osservare il loro comportamento, non era affatto stupito. Si aspettava una reazione del genere e, benché dentro di sé nutrisse ancora la fioca speranza che le figliole cercassero di mascherare la propria eccitazione per l’indomani sotto un’apparente indifferenza, non poté dichiararsi soddisfatto.
Prima di andare a letto, pregò che il soggiorno dei Jenkins portasse ad un buon matrimonio; accarezzava, soprattutto, la speranza che Connor, il maggiore, chiedesse in sposa Scarlett. Erano entrambi primogeniti, ed erano anche ricchi… senza contare che il signor Jenkins vantava anche un titolo nobiliare, quello di duca. Dal punto di vista finanziario e sociale, era un’unione perfetta.
“Quella ragazza dovrebbe pensare alla sua famiglia, non al suo interesse personale. Da duchessa, potrebbe introdurre nell‘alta società le sue sorelle”, pensò, prima di chiudere gli occhi e cadere addormentato.

«Signorina!»
Scarlett girò il capo dall’altra parte, infastidita.
«Signorina, svegliatevi! È già mattino, non vorrete fare tardi per la colazione?»
Lavonne, la cameriera che cercava di destare Scarlett, si avvicinò alla finestra e scostò le tende. Un pallido raggio di sole attraversò la stanza e illuminò il volto della ragazza addormentata, fugace, prima di sparire con il passaggio di una nuvola.
«Da quando in qua facciamo colazione così presto?», protestò la signorina Maybelle, con la voce impastata dal sonno. Si stiracchiò pigramente.
«Da quando sono arrivati i signori Jenkins, signorina.»
«I Jenkins?»
«Sì, signorina. Hanno affrettato il viaggio per tema di incontrare il temporale, e sono arrivati mezz’ora fa… il signor Maybelle e la signorina Persephone sono già di sotto; la signorina Candace si sta preparando e li raggiungerà a momenti. Vostro padre vi raccomanda di andare nel salone al più presto, e in fretta, dato che…» (la ragazza, che evidentemente temeva di risultare impertinente, fece una pausa imbarazzata) «…dato che, dice il signore, sarebbe piuttosto scortese, oltre che sconveniente, non farlo.»
Scarlett si alzò in piedi e, ancora scalza e con la veste da notte, prese a camminare solennemente per la stanza, seguita dallo sguardo curioso della cameriera. Aveva davanti a lei due possibilità: accondiscendere al desiderio paterno e raggiungere gli ospiti per la colazione, sebbene di controvoglia e di malumore, sforzandosi di apparire amabile; oppure rimanere lì dov’era, dormire ancora un po’, e scendere solo quando ne avesse avuto voglia, sebbene rischiasse di incorrere nell’ira del padre e di saltare un pasto. Rifletté intensamente per qualche secondo poi, finalmente, trovò una soluzione che coniugava entrambe le ipotesi.
«Si farà colazione all’orario solito», annunciò risoluta, sprofondando nuovamente tra le coperte. «che agli ospiti stia bene o meno.»
«Ma signorina…!»
«Hai sentito cosa ho detto?»
«Sì, ma…»
«Perfetto allora. E se mi farai il piacere di riferirlo a mio padre, allora potrò ritenermi davvero soddisfatta.»
Alla cameriera non rimase altro da fare se non ubbidire quindi, congedatasi, scese in salotto per comunicare al signore la decisione di Scarlett. Non senza un certo imbarazzo, gli disse che la signorina Maybelle le era sembrata molto combattuta, quando le aveva detto che avrebbe fatto colazione più tardi, e che con rammarico annunciava che preferiva rimanere a dormire.
Nonostante le evidenti mitigazioni della cameriera (perché Lawrence dubitava che la sua primogenita potesse “rammaricarsi” di qualcosa), l’affronto rimaneva palese, e al signor Maybelle non restava altro che rispondere a tono.
«Dite a mia figlia, allora, che in tal caso non mangerà affatto. Deve sentirsi molto male, se preferisce rimanere a letto, e abbuffarsi a colazione non l‘aiuterebbe a rimettersi… credo sia saggio informare la cuoca che per pranzo la signorina Scarlett mangerà solamente della minestrina, cosicché possa avere il tempo di prepararla. Più tardi chiameremo un buon medico.»
Lavonne obbedì e si allontanò dal salone, diretta nella stanza da letto della sua padrona. Dopo qualche secondo, ritornò dabbasso e comunicò al signor Maybelle che improvvisamente la signorina si sentiva meglio, e che sarebbe scesa a momenti.

«Finalmente sei arrivata, mia cara Scarlett!», esclamò Lawrence, sorridendole.
Sua figlia, a denti stretti, rispose: «Non mi sentivo molto bene, papà, spero vorrete perdonarmi per il mio ritardo»
«Non è a me che devi chiedere venia, figliola, ma ai nostri ospiti.» Il signor Maybelle indicò con un ampio gesto delle braccia i due signori, che sedevano silenti su un divanetto. Erano entrambi di bell’aspetto e simili di lineamenti, anche se le fattezze più marcate di Connor erano meno delicate di quelle del fratello Maverick.
«Non preoccupatevi, Lawrence», disse quest’ultimo con voce affabile. «Siamo noi a dover chiedere venia per essere venuti così in anticipo.»
«Hanno ragione, è colpa di lorsignori», convenne bruscamente Scarlett.
La sua uscita irrispettosa causò reazioni differenti: il padre le lanciò un’occhiataccia molto significativa, e cercò in tutti i modi di trattenersi dal rimproverarla in pubblico; i due signori ospiti la guardarono con sincero stupore; le sue sorelle, sedute di fronte ai Jenkins, sorrisero divertite (l’una perché si aspettava un severo richiamo, l’altra perché trovava la battuta della maggiore molto spassosa).
«Temo di non aver capito, mia cara», disse il signor Maybelle con tono d‘avvertimento. «Puoi ripetere?»
Sua figlia avrebbe anche ripetuto il commento, ma fortunatamente (per l’autocontrollo paterno) arrivò una cameriera ad annunciare che la colazione era servita, così si spostarono nella sala da pranzo e l’argomento cadde lì.
  
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