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Autore: Crystal_    19/08/2006    2 recensioni
La maggiore delle signorine Maybelle era bella e ricca, ma ancora non aveva marito. Quei pretendenti che non venivano allontanati dalla sua indole mutevole, li respingeva lei stessa in modo diretto.
Per lei erano tutti così noiosi, così uguali, così poco originali!
Per questo, in attesa dell'arrivo del tanto sospirato vero amore, vive seguendo una sua personale filosofia:
«Meglio non farsi così tante illusioni ed aspettative sugli uomini. Hanno la singolare capacità di deluderle tutte.»
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La signorina Scarlett Maybelle era nota in tutta la contea per il bell’aspetto, il carattere stravagante e mutevole, e -soprattutto- per le vaste ricchezze di cui disponeva, in quanto primogenita di Lawrence Maybelle. Egli era un proprietario terriero che aveva arricchito le già considerevoli fortune di famiglia con il suo formidabile ingegno e il fiuto per gli affari.
Vivevano da una decina di anni a quella parte in una tenuta nell’Inghilterra del sud, assieme alle altre due signorine Maybelle: Persephone e Candace. La prima aveva diciotto anni, ed era sempre stata la prediletta di Scarlett, non solo per via di una serie di affinità di idee, ma anche per l’arrendevolezza e l’influenzabilità di Persephone. In poche parole, possedeva il carattere ideale per andare d’accordo con quello più focoso e forte della sorella maggiore.
L’esatto opposto era invece Candace: introversa, taciturna, d’animo meschino. Era cresciuta all’ombra di Persephone e di Scarlett e nel loro costante disprezzo. Più volte il signor Maybelle aveva tentato di spiegare loro che Candace non aveva alcuna colpa se, durante il parto, la loro amatissima madre era morta, ma non gli avevano mai prestato orecchio, e passarono volentieri l‘infanzia a punzecchiarla, a infastidirla, e a gettare le basi per tutta una vita di emarginazione.

«Mia cara Scarlett», le disse un giorno il padre, dopo averla chiamata in un angolo più appartato della sala. «Ho già detto a te e alle tue sorelle che domani arriveranno Connor e Maverick Jenkins, e che si tratterranno tutto l’inverno, e…»
«…E io vi ho già detto, caro padre, che me ne rallegro molto», rispose lei con il tono di una che non se ne rallegra per nulla.
«Il punto è che vorrei chiarire certe faccende con te, prima che arrivino. Sei ormai in età da marito, Scarlett… diciannove anni compiuti da tre mesi, e tu che fai? Ti ostini a respingere ogni tuo pretendente, anche se onorevole! Non è un comportamento accettabile da una signorina della tua età, dovresti saperlo!»
«Ma sono tutti così noiosi!», esclamò con passione, cercando di mascherare un ghignetto. Era ormai abituata alle arringhe paterne sulla sconvenienza dei suoi rifiuti: i pretendenti non le mancavano, ma prima o poi avrebbe smesso di essere giovane e bella, e allora avrebbe cessato anche di essere l‘oggetto delle attenzioni di qualsivoglia gentiluomo. Quale delusione per la sua famiglia, se fosse rimasta zitella!
Insomma, sempre i soliti discorsi. Si domandava ancora perché suo padre insistesse tanto, non capiva che nemmeno lei aveva intenzione di rimanere una zitellona? Anzi, avrebbe accolto con piacere le profferte di qualsiasi uomo fosse stato in grado di stuzzicare la sua curiosità e il suo interesse. Se fino ad allora non era accaduto, non era di certo colpa sua.
«Noiosi!», borbottò tra sé il signor Maybelle. «Hai respinto Sir Carter perché lo trovavi noioso? Eppure mi è parso un giovane assennato, d’intelletto e di grande cultura.»
«Se vi piace così tanto il signor Carter, perché non lo sposate voi?»
Seguì un lungo rimprovero sul suo contegno maleducato e irriverente, che Scarlett ascoltò con aria assente; poi si ritornò in discorso:
«Il punto è che, con l’arrivo del signor Jenkins, spero in un miglioramento delle tue maniere… e spero anche che tu non parta con le solite prevenzioni, e che tu sia più incline a considerarlo affettuosamente. È un vero gentiluomo, e una vostra unione non risulterebbe affatto sgradita.»
La signorina Scarlett sorrise: «Prevenzioni? Se non volete che parta con prevenzione alcuna, dovreste evitare di convincermi a trovarlo simpatico prima ancora di averlo incontrato.»
Il padre ammise, ridacchiando, che effettivamente aveva ragione, poi la lasciò libera di tornare alle sue occupazioni. Mentre Scarlett si allontanava, Lawrence sorrise, a metà tra l’indulgente e il preoccupato.

«Allora, che voleva nostro padre?», domandò la voce curiosa di Persephone, non appena vide la sorella entrare nella stanza.
«Voleva raccomandarmi di fare l’amabile con il signor Jenkins… o per lo meno di non mostrare quello che lui definisce “caratteraccio”» Scarlett rise, quindi aggiunse, con tono un po’ colpevole: «Effettivamente ha ragione, la mia condotta nei confronti dei giovani che hanno domandato la mia mano è stata un po’ troppo dura, ma non so proprio resistere! Certuni sono così squisitamente patetici!»
Persephone sorrise, divertita. «E tu cosa gli hai detto? A nostro padre, intendo.»
«Nulla di particolare, ma gli ho fatto capire che non ho intenzione di giudicarlo noioso prima ancora di aver avuto occasione di parlargli.»
«Vuoi davvero sposartelo?», le domandò la minore, con vivo stupore.
«Mi fraintendi, cara Seph. Ho solo detto che avrei giudicato più avanti, quando sarà ragionevole farlo… se poi si dimostrerà all’altezza del mio ideale di uomo, accetterò di sicuro eventuali profferte.»
«Eventuali? Ne dubiti, per caso?», rise Persephone.
«Non lo conosco ancora, è ovvio che ne dubiti, no?»
Ma per la sorella, che nutriva una vera e propria adorazione per lei, una futura inclinazione del signor Jenkins era praticamente sicura. Come dargli torto? Scarlett era una ragazza giovane, bella, piena di brio; magari dai modi un po' scontrosi all'inizio, ma dopo un'approfondita conoscenza risultava divertente, assennata, piacente; inoltre nemmeno la dote era un problema. Lo fece notare subito a Scarlett, la quale, prontamente, sentenziò:
«Meglio non farsi così tante illusioni ed aspettative sugli uomini. Hanno la singolare capacità di deluderle tutte.»
  
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