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Autore: malandrinaElly    05/01/2012    3 recensioni
Le mattinate di Itachi si susseguono tutte allo stesso modo. É un'abitudine per lui ormai ma un giorno la sua routine viene guastata dalla comparsa di una ragazza misteriosa con aspetto e personalità a lui familiari che afferma di essere lì con l'unico scopo di parlare con lui...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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La verità è dentro la tua testa

 

Quella mattina era iniziata esattamente come le altre. Risveglio in una foresta qualsiasi, Kisame che continuava a russare al suo fianco, il sole appena sorto e il vento leggero che gli scompigliava la chioma nera ancora libera. Tastò l’erba in cerca del fedele codino e quando lo trovò, eseguì due veloci movimenti per assumere l’aspetto abituale. Scostò il braccio del compagno, che nel frattempo aveva trovato dimora tra le gambe dell’Uchiha, e si diresse verso il fiume proprio di fronte a dove si erano accampati. Si sciacquò più volte il viso e si premurò di pulire il kunai dal sangue seccato dell’uomo che il giorno prima aveva brutalmente ucciso, solo perché risultava d’intralcio all’Akatsuki. Da quando era entrato a far parte dell’organizzazione, Itachi era spesso stato costretto a compiere atti di cui non andava per niente fiero. Per meglio pensarci, da quando era divenuto Anbu. Sentiva che la sua vita non gli era mai realmente appartenuta. Da piccolo era il padre ha mostrargli il cammino, poi il suo amato cugino Shisui, Danzou e gli anziani e ora Alba. Guardò i suoi occhi rossi, rossi come tutto il sangue versato durante la sua insignificante esistenza, specchiarsi nel fiume. Occhi accusatori, che lo guardavano per quello che era. Un mostro. Ecco com’era una mattinata tipo per Itachi Uchiha. Quello che non si aspettava però, era una ragazza che lo fissava dall’altra parte del fiume, i capelli legati in due trecce nere e gli occhi del medesimo colore, forse più scuri. Le labbra rosee piegate all’insù davano allo sguardo indagatore della giovane, un tocco dolce d’infantilità. Le sue mani, piccole e curate, tenevano tra le mani una brocca vuota. Con molta probabilità si trovava lì per rifornirsi d’acqua. Itachi la scrutava attento, shuriken tra le mani. La ragazza alzò le spalle e chiuse gli occhi, poi tornò al suo lavoro. Dopo aver appurato che non vi fosse nulla di cui preoccuparsi, Itachi ritirò l’arma e si alzò. Ora che la guardava meglio, l’Uchiha percepì una sensazione familiare. I movimenti con cui si scostava le ciocche nere dagli occhi, le dita sottili che proteggevano il viso latteo dai raggi del sole. Se non fosse stato per il seno prosperoso, Itachi avrebbe potuto dire che quella ragazza assomigliava terribilmente al fratello. –Allora per quanto tempo starai ancora fermo a fissarmi prima di chiedermi come mi chiamo?- Il ragazzo sentì arrivare quella domanda forte e decisa, forse non aveva ben chiaro cosa significasse indossare un mantello nero con nuvole rosse. Che in quel luogo non conoscessero l’attività di Akatsuki? –Cosa ti fa credere che mi vada di conversare con te?- -Come, non sei forse qui per parlare con me?- Itachi puntò i suoi occhi, sharingan costantemente attivo, su quelli della ragazza. “Magari è pazza” pensò Itachi e con questo pensiero, si convinse ad assecondare la sua interlocutrice. –Hai ragione, mi ero scordato.- L’Uchiha si voltò per controllare che Kisame stesse ancora dormendo. –Se ci spostassimo per parlare? Sai, non vorrei svegliare il mio amico. A proposito, chiamami Itachi- La corvina sorrise e fece segnò ad Itachi di seguirla dall’altra parte del fiume. –Io sono Shinjitsu*-

 

Dopo che Itachi raggiunse Shinjitsu dall’altra parte del fiume camminarono per diversi minuti restando in silenzio. Si guardavano di sottecchi, l’uno studiava l’altro. Fu la ragazza a parlare per prima. –Allora! Di cosa mi volevi parlare?- L’Uchiha si convinse della sua precedente supposizione, doveva essere davvero pazza poverina. –Non lo so, sei tu quella che vuole tanto parlare…- Shinjitsu si portò entrambe le mani ai fianchi e aggrottò le sopracciglia. Itachi percepì ancora quel calore familiare, calore che solo Sasuke sapeva portargli. –Non fare il furbo con me! Sei tu che mi hai chiamata dai meandri della tua testa!- Si, era decisamente pazza. L’Uchiha si bloccò all’istante, fermando anche Shinjitsu, che invece stava continuando a camminare imperterrita. –Io ti avrei chiamata? Che assurdità! Hai forse avuto un trauma da piccola?- Disse Itachi, non senza nascondere una punta di scetticismo nella voce. La ragazza rise d’istinto. Era bella la sua risata e anche questa gli rammentava il suo otouto. L’immagine del fratello gli picchiava forte nella testa, così come la gioia che traspariva dalla nuova compagna. –Quello che ha avuto il trauma sei tu mio caro!- Itachi tornò immediatamente serio. Che quell’assurda giovane conoscesse il suo passato?! Impossibile solo in quattro in tutto il mondo ninja ne erano a conoscenza. Allora cosa intendeva per trauma? –Su andiamo non mi guardare in quel modo! Sai cosa intendo… La guerra, tuo padre che voleva organizzare una rivolta, l’ordine dello sterminio del clan e per concludere in bellezza la vista del tuo fratellino mentre ti lancia addosso dei kunai.- Il nukenin sgranò gli occhi spaventato. Quella ragazza conosceva davvero la sua storia! –Come fai a sapere tutte queste cose!?- Non gli ci volle molto per afferrare i kunai disposti all’interno delle sue tasche. –Sciocchino te l’ho detto. Io sono Shinjitsu e sei stato tu a chiamarmi. Hai bisogno di parlare con me.-

 

-Quindi se ho capito bene, tu sei la verità?- La ragazza scrollò velocemente il capo, in segno di diniego. –No mio caro, io sono la TUA verità. Sono qui per parlare con te, solo parlare.- L’Uchiha si lasciò sfuggire un ghigno, divertito da tutta quella storia. –Bene di cosa dovremmo parlare, Shinjitsu?- calcò l’ultima parola come per dimostrare a sé stesso di essere lui quello pazzo, come aveva sempre creduto. –Di te. Perché non mi racconti come ti senti?- Itachi appoggiò il capo sul tronco dietro di lui e chiuse gli occhi. Per quanto quella situazione fosse assurda, doveva ammettere di avere bisogno di sfogarsi, anche se con una persona immaginaria. –Se sei parte di me dovresti sapere come mi sento. Imperfetto, inutile, un assassino.- -Sisi questo è quello che sei ma io voglio sapere come DAVVERO ti senti.- L’Uchiha tornò ad ammirare il cielo che ora, limpido, era contornato da soffici nuvole. –Sono solo. Triste e pieno di rimpianti.- -Bene è un buon inizio, vai avanti.- -Ho sempre fatto tutto quello che era in mio potere per Konoha eppure mi sento preso in giro. Vengo incolpato per un crimine che non avrei mai voluto veder commesso e sono io quello che più di tutti ne soffre. Ho perso il mio migliore amico, ho perso la ragazza che amavo e ho perso l’affetto dell’unica persona che veramente volevo proteggere. A volte vorrei non aver mai accettato quella missione, magari ora saremmo in guerra ma tanto prima o poi quest’ultima sarebbe inevitabilmente scoppiata, con o senza sacrificio degli Uchiha.- Shinjitsu, ormai così Itachi si era visto costretto a chiamarla, gli si avvicinò lentamente e lo cinse in un abbraccio, un abbraccio che desiderava con tutto sé stesso. –Voglio tornare a casa mia, restare con il mio otouto. Ascoltare le sue giornate, veder sbocciare i suoi primi amori, essere presente ogni qual volta la situazione lo richieda. Non voglio morire, io ho paura della morte. Tutto ciò che voglio davvero è vivere come un ragazzo normale.- Itachi si sfogò come mai aveva fatto prima di allora. Pianse lacrime amare, lacrime che aveva creduto di aver perso quella notte che Sasuke lo aveva ripudiato come fratello maggiore. Shinjitsu lo cullava, gli cantava parole di conforto che comunque non riuscivano a colmare il vuoto che Itachi sentiva. Senza accorgersene, l’Uchiha rispose all’abbraccio, aggrappandosi all’unica persona, seppur inesistente, che l’aveva fatto sentire qualcuno dopo tanto tempo.

 

-Come ti senti ora?- Itachi si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Come si sentiva? Di certo non peggio… -Effettivamente mi sento svuotato.- -È l’effetto che fa parlare con la propria verità! Allora significa che ho fatto un buon lavoro! Però senti, la prossima volta che mi chiami potresti darmi un aspetto e delle abitudini differenti?- -Perché sono io che decido come devi mostrarti?- Shinjitsu sorrise e salutò Itachi con la piccola, bianca mano. –Ricordati Nii-san, se hai bisogno di parlare basta chiamarmi.- e sparì così com’era apparsa. Sentire QUEL Nii-san pronunciato in QUEL modo fece capire all’Uchiha perché la verità gli ricordasse tanto il fratello. Era lui a sceglierne l’aspetto, il carattere. Chiuse gli occhi rassegnato. –Ho davvero bisogno di rivedere le mie priorità…-


 

*Shinjitsu: Verità

NOTE DELL' AUTRICE: Quanto mi sono divertita a scrivere questa one-shot. Ho sempre immaginato un'Itachi arrabbiato con Konoha per quello che gli hanno fatto fare al clan e a Sasuke. Per quanto lui abbia lavorato per la pece, rimango della convinzione che, se esistesse un modo per farlo tornare indietro, sceglierebbe di tradire la foglia, così la penso io. Tutta la storia può definirsi un sogno dell'Uchiha (almeno così mi piace interpretarla a me xD) dove Itachi ha bisogno di sfogarsi e di dire ciò che pensa realmente. Con questo ho terminato la lunga spiegazione. Ringrazio tutti coloro che hanno letto e spero vi sia piaciuta almeno un po'. Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete qualche consiglio non esitate perchè ne abbiamo bisogno tutti e sempre^^ Alla prossima,

Eli

 

 

  
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