More than Alive.
Un
grande prato si stagliava davanti
ai suoi occhi.
Com'era arrivato lì? Ciò sembrava non importargli.
Camminava lentamente, mentre l'erba sotto di lui veniva mossa dalla
piacevole
brezza che carezzava anche la sua pelle. Chiuse gli occhi, lasciandosi
guidare
dal vento.
Quando li riaprì, c'era un albero. Sorrise e aumentò il passo.
Lo raggiunse e toccò il tronco, per poi girargli attorno e scoprire una
fanciulla.
Lei si voltò e gli sorrise dolcemente, porgendogli la sua piccola mano.
Il cuore di lui sembrava stesse per scoppiare e si abbassò per baciarla.
Sentì il calore avvampargli in petto. Ma quando la toccò con la sua
grande
mano,
ella scomparì pian piano.
- Non andare via - Supplicò lui.
"Mi hai abbandonato".
Capitolo 1,
buongiorno.
Scattò a sedere.
Era nel suo letto
e vicino a lui giaceva la sua donna,
che era diventata da poco sua moglie.
Sospirò, massaggiandosi le tempie. Era da tempo che non la sognava. Da
prima di
conoscere Mary, gli sembrava.
Si stropicciò gli occhi, di cui il destro era leggermente umido.
Maledisse sé stesso, per poi alzarsi e andare a prendere qualcosa da
bere.
Pensava di averla dimenticata.
Eppure era ancora così presente nella sua mente da fargli venire le
lacrime
agli occhi.
La detestava.
O meglio, detestava sé stesso.
"J-J-John..."
Disse lei tra un gemito e
l'altro "I-Io..."
John era sopra di lei, carezzandole
il viso e baciandogli il collo. I
loro
corpi erano a stretto contatto, uniti da una passione alquanto violenta.
"Ssssh".
Con le labbra le sfiorò l'intero
collo fino ad arrivare alle labbra e
baciarle.
Lei gliele morse.
L'altra mano intanto le teneva il
bacino.
Lei gemette.
Nessuno la aveva mai vista in
quello stato, ma oramai non ne vergognava
più.
John era la persona che amava.
Il caldo era inebriante e i loro
sensi erano più che andati. Intorno a
loro
nulla.
Lei era pronta e lui entrò dentro
di lei, gemendo anch'egli.
"Oh, Ellie" Disse, continuando ad amarla con tutto
sé stesso.
"I-Io..."
Ma
quella frase Lei non riuscì
mai a finirla.
Il giorno dopo
decise di andare a trovare quel burbero
del suo amico Sherlock.
Era da un bel po' infatti che non lo vedeva. Quella povera della
domestica/padrona deve essere uscita pazza nel rimanere la sola a
gestire
quell'uomo.
Sospirò sorridendo, quando sentì delle braccia cingergli la vita.
Godette di quella situazione, ma quando sentì la voce di sua moglie si
sentì
stranamente vuoto, ma solo per un attimo.
- Buongiorno amore - Disse Mary.
- Buongiorno a te - Ricambiò, sperando di non aver usato un tono strano
- La
colazione è pronta.
Quando arrivò all'appartamento del suo amico Holmes si erano fatte bene
o male
le dieci del mattino. Pescò nella tasca, sperando di non aver
dimenticato le
sue chiavi personali. Quando entrò regnava il silenzio.
Salì le scale, scuotendo la testa. Chissà che stava facendo quello
scervellato.
Tuttavia, la cosa non faceva altro che divertirlo. Molto spesso aveva
pensato
di abbandonarlo a sé stesso, le sue maniere erano troppo stravaganti
per un
pacato dottore quale era John Watson, tuttavia...era affascinato da
quel tipo.
E, in un certo senso, lo aveva legato a lui con una corda
indistruttibile.
Ma ora era sposato, quindi Sherlock avrebbe dovuto fare a meno del
suo
compagno nelle sue spericolate avventure.
Guardò il suo bulldog Gladstone. Forse non era stata una buona idea
quello di
portarlo con sé. Oh, povero cane. Quante ne aveva passate. Questo
infatti alzò
il muso per guardarlo, come se avesse riconosciuto il luogo e gli
stesse
domandando: perché siamo di nuovo qui?
Bussò alla porta dello studio di Holmes ma nessuno rispose.
- Buon Dio - Mormorò, aprendo la porta.
Rimase sconcertato. La camera era diventata una foresta pluviale.
- Dovrebbe potare di nuovo la siepe... -
Ma la sua frase venne interrotta da degli scroscii. Che diamine stava
succedendo in quella stanza?
Entrò e con il bastone spostò le piante che gli bloccavano il passaggio.
- Signor Holmes? -
Lo chiamò, guardandosi intorno. Improvvisamente, una mano gli bloccò le
labbra
e lo tirarono indietro.
- Stia zitto, Watson! - Disse la persona che lo aveva zittito, che
Watson
riconobbe bene - Sta interrompendo una battaglia molto importante! -
- Ma che dice...-
- SSSSSH! -
Sherlock si portò l'indice alla bocca e John capii che se non voleva
andarci
lui per mezzo doveva tacere, così attese mosse del suo compagno,
cercando di
mantenere la calma.
Dopo qualche secondo, Sherlock sobbalzò e poi fece cenno al dottore di
abbassarsi, - Stia giù!
Fece per abbassarsi, come gli aveva detto di fare, ma venne colpito
alla
spalla.
- Siamo stati colpiti! - Urlò Sherlock, prendendo sotto le spalle
Watson, che
lo guardava esterrefatto.
- Sto bene, signor Holmes -
- Non dica sciocchezze dottore, si sbrighi, hanno individuato la nostra
posizione! -
Holmes sembrava sinceramente preoccupato e l'ansia incominciò a colpire
anche
John, che però la manifestava con la rabbia.
- Ma chi?! -
A John girava la testa. Non capire cosa stesse succedendo lo
innervosiva, e lo
innervosiva soprattutto Holmes, che non gli dava mai le dovute
spiegazioni.
- Scacco matto! -
Una voce sconosciuta rimbombò nella stanza e un forte fruscio alle
nostre spalle
ci fece sobbalzare. In meno di un millisecondo, Sherlock non si trovava
più al
suo fianco.
- Signor Holmes! - Adesso John era davvero preoccupato, ma quando sentì
un
battito alla sua sinistra si rese conto che Holmes era steso per terra.
Sopra
di lui una ragazza che lo teneva fermo.
- Arrenditi, Holmes! - Disse questa, incominciando a solleticargli i
fianchi.
Come diamine sapeva che Holmes soffriva il solletico?! E, soprattutto,
Holmes
gli dava il permesso di comportarsi in questa maniera?
"Arrenditi, Holmes!" La voce della ragazza riecheggiò
nella sua mente. "Mi hai
abbandonato"
John spalancò gli occhi e abbassò di nuovo lo sguardo per guardare la
ragazza,
che a sua volta lo stava guardando sorpresa. Dopo qualche secondo lei
sorrise.
Un brivido percorse la schiena di Watson facendogli rendere conto che
quel
sorriso gli era mancato.
Le porse una mano istintivamente, per aiutarla ad alzarsi.
Il suo sorriso dolce cambiò in uno malefico. Si alzò e gli diede uno
schiaffo.
Holmes allora si rialzò e si schioccò le dita.
Avendo ammirato la scena si permise di dire: - Quello schiaffo era
dritto e
preciso! - rise - Watson, menomale che non le ha dato un pugno! -
- Lei è
Elizabeth, ma credo dobbiate già conoscervi,
dalla confidenza che si è presa prima con lei - Disse Holmes, prendendo
un
sigaro dal cassetto della scrivania.
La ragazza era seduta su uno sgabello, fissando Watson sorridente.
- Sì, cioè, ci conosciamo - Mormorò Watson scocciato, guardando a sua
volta la
ragazza.
Un rumore di qualcosa che bruciava e la puzza.
- Lei è la mia pupilla - Disse Sherlock, avvicinandosi alla ragazza e
espirando
il fumo. - Forse è anche più intelligente di lei, Watson! - Si abbassò,
piegandosi sulle ginocchia, fissandolo anch'egli con la sua solita
espressione
di attesa.
- Bene - Disse John semplicemente, sospirando - Meglio che lei si sia
trovato un
sostituto, io non potrò esservi più d'aiuto -
Sherlock rise, gesticolando - Amico mio, ha già sperimentato una volta
che per
lei è difficile rimanermi lontano! -
"Sono sposato, Holmes. Mary vuole una famiglia. Non posso badare ad
un'altro bambino e rischiare di venir ucciso ogni volta che sto con
lei"
Era questo che il dottore avrebbe voluto dire, ma qualcosa lo
trattenne. Come
se non volesse mettere in mezzo sua moglie in quella discussione.
- Perché mi sono stancato dei suoi... -
- Sta diventando vecchio, il signor Watson, magari non è più in forma
come una
volta - Lo interruppe Elizabeth, dondolando sullo sgabello con aria
innocente.
Sherlock indicò Watson. - Deve essere così! -
John sospirò, sorridendo. In effetti, si stava molto impigrendo.
Voleva un po' di tranquillità, tutto qui. Non pretendeva poi molto, no?!
- Signor Watson, sua moglie al telefono -
Alla fine i tre si erano messi all'opera, discutendo di un famoso
criminale che
cercava di imitare il famoso Jack lo Squartatore. Tra battute di
spirito e
sigari, parlavano di come gestire la situazione, nella quale Elizabeth
avrebbe
fatto la parte della "spia".
Quando arrivò la padrona a riferirgli che la moglie lo cercava, Watson
stava
ridendo con Elizabeth di una stupida affermazione del presunto
investigatore.
Sobbalzò e seguì immediatamente la donna.
- Quella Mary praticamente lo comanda come un cane - Sbuffò Holmes,
riferendosi
ovviamente alla moglie. Intanto Ellie fissava il vuoto.
Si era ripromessa di dimenticarlo e, invece...
“Allora è davvero come
dicevo io!” urlò
Elizabeth. La sua voce era roca dalla disperazione e le lacrime
scivolavano
sulle sue guance come fiumi.
John era appoggiato al muro, al fianco della finestra, e guardava la
pioggia
cadere.
E come la innervosiva parlare mentre lui guardava qualcos’altro,
specialmente
quando si trattava di qualcosa di serio. Questo la mandava ancora di
più in
tilt.
“Perché diavolo non me lo hai…tu…io ci
avevo creduto, mi avevi fatto credere che sarebbe stato possibile!”
“Mi dispiace Ellie” Disse
semplicemente lui, disincantandosi e avviandosi verso la porta.
“Perché! Voglio sapere il perché!”
“Ho conosciuto una donna”.
Detto questo, John aprì la porta. Lei non cercò di fermarlo, non ne
aveva le
forze.
Lo guardava implorante. Lui indugiò qualche secondo, voltandosi appena.
Lei
tremava e lui non riuscì a sopportare quella vista, e uscì, chiudendosi
la
porta alle spalle.
Elizabeth era rimasta in quel loro posto segreto senza alcuna speranza.
Si guardò attorno. Che ne sarebbe stato di quello scantinato che aveva
affittato John? Sarebbe andato…
Quante cose avrebbe dovuto cancellare, da quel giorno.
- E’ il miglior compagno che io abbia mai avuto, piccola - Rispose, col suo solito tono che andava acutizzando nella fine della frase. - Perché, le da fastidio la sua compagnia? -
- No. -
Rispose semplicemente Elizabeth, chiudendo la sua borsa.
Note dell’autrice, pff.
Allora. Se avete letto “Not in blood but in bond”, questa è la longfic di cui parlavo.
In realtà non sarà nemmeno troppo lunga, e se questo capitolo lo avete visto troppo romantico, il secondo non lo sarà.
Comunque sia, dovrebbe esser formato da tre capitoli. Questa è una sottospecie di prologo.
Ho solamente un dubbio, ma vedrò di risolverlo solo nel terzo capitolo o, se il brodo si allunga, nel quarto.
Alla prossima! Scusate gli errori grammaticali e…se trovate un Rosie, all’interno del capitolo, avvisatemi, per favore!
Ellie.