Film > Sherlock Holmes
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Autore: ElizabethAudi    05/01/2012    3 recensioni
Titolo cambiato!
Sospirò sorridendo, quando sentì delle braccia cingergli la vita.
Godette di quella situazione, ma quando sentì la voce di sua moglie si sentì stranamente vuoto, ma solo per un attimo.
"Buongiorno amore." Disse Mary. // “Mi dispiace Ellie” “Perché! Voglio sapere il perché!” “Ho conosciuto una donna”. // "C'è un dannato assassino in giro, cosa ci facciamo ancora qua?!" "Stia calma, sto prendendo le misure..." "Le misure per cosa, un vestito da ballo?! Stiamo per morire, signor Holmes!" // "Ti amo" "Non me lo avevi mai detto." "Credo che il "ti amo" che abbia detto a mia moglie non sia stato sincero quanto questo." "Non sentirti in colpa, sei stato costretto a dirlo." "Costretto da cosa?" "Dalla tua convinzione di non amare me." "Egocentrica." "Ipocrita." // Temo sarà il nostro ultimo caso questo, mio buon amico Watson.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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More than Alive.

 

Un grande prato si stagliava davanti ai suoi occhi.
Com'era arrivato lì? Ciò sembrava non importargli.
Camminava lentamente, mentre l'erba sotto di lui veniva mossa dalla piacevole brezza che carezzava anche la sua pelle. Chiuse gli occhi, lasciandosi guidare dal vento.
Quando li riaprì, c'era un albero. Sorrise e aumentò il passo.
Lo raggiunse e toccò il tronco, per poi girargli attorno e scoprire una fanciulla.
Lei si voltò e gli sorrise dolcemente, porgendogli la sua piccola mano.
Il cuore di lui sembrava stesse per scoppiare e si abbassò per baciarla.
Sentì il calore avvampargli in petto. Ma quando la toccò con la sua grande mano,
ella scomparì pian piano.
- Non andare via - Supplicò lui.

"Mi hai abbandonato".

Capitolo 1, buongiorno.

Scattò a sedere.
Era nel suo letto e vicino a lui giaceva la sua donna, che era diventata da poco sua moglie.
Sospirò, massaggiandosi le tempie. Era da tempo che non la sognava. Da prima di conoscere Mary, gli sembrava.
Si stropicciò gli occhi, di cui il destro era leggermente umido.
Maledisse sé stesso, per poi alzarsi e andare a prendere qualcosa da bere.
Pensava di averla dimenticata.
Eppure era ancora così presente nella sua mente da fargli venire le lacrime agli occhi.
La detestava.
O meglio, detestava sé stesso.

 

"J-J-John..." Disse lei tra un gemito e l'altro "I-Io..."
John era sopra di lei, carezzandole il viso e baciandogli il collo. I loro corpi erano a stretto contatto, uniti da una passione alquanto violenta.
"Ssssh".
Con le labbra le sfiorò l'intero collo fino ad arrivare alle labbra e baciarle.
Lei gliele morse.
L'altra mano intanto le teneva il bacino.
Lei gemette.
Nessuno la aveva mai vista in quello stato, ma oramai non ne vergognava più. John era la persona che amava.
Il caldo era inebriante e i loro sensi erano più che andati. Intorno a loro nulla.
Lei era pronta e lui entrò dentro di lei, gemendo anch'egli.
"Oh, Ellie" Disse, continuando ad amarla con tutto sé stesso.
"I-Io..."
Ma quella frase Lei non riuscì mai a finirla.

Il giorno dopo decise di andare a trovare quel burbero del suo amico Sherlock.
Era da un bel po' infatti che non lo vedeva. Quella povera della domestica/padrona deve essere uscita pazza nel rimanere la sola a gestire quell'uomo.
Sospirò sorridendo, quando sentì delle braccia cingergli la vita.
Godette di quella situazione, ma quando sentì la voce di sua moglie si sentì stranamente vuoto, ma solo per un attimo.
- Buongiorno amore - Disse Mary.
- Buongiorno a te - Ricambiò, sperando di non aver usato un tono strano - La colazione è pronta.

Quando arrivò all'appartamento del suo amico Holmes si erano fatte bene o male le dieci del mattino. Pescò nella tasca, sperando di non aver dimenticato le sue chiavi personali. Quando entrò regnava il silenzio.
Salì le scale, scuotendo la testa. Chissà che stava facendo quello scervellato.
Tuttavia, la cosa non faceva altro che divertirlo. Molto spesso aveva pensato di abbandonarlo a sé stesso, le sue maniere erano troppo stravaganti per un pacato dottore quale era John Watson, tuttavia...era affascinato da quel tipo. E, in un certo senso, lo aveva legato a lui con una corda indistruttibile.
Ma ora era sposato, quindi Sherlock avrebbe dovuto fare a meno del suo compagno nelle sue spericolate avventure.

Guardò il suo bulldog Gladstone. Forse non era stata una buona idea quello di portarlo con sé. Oh, povero cane. Quante ne aveva passate. Questo infatti alzò il muso per guardarlo, come se avesse riconosciuto il luogo e gli stesse domandando: perché siamo di nuovo qui?

Bussò alla porta dello studio di Holmes ma nessuno rispose.
- Buon Dio - Mormorò, aprendo la porta.
Rimase sconcertato. La camera era diventata una foresta pluviale.
- Dovrebbe potare di nuovo la siepe... -
Ma la sua frase venne interrotta da degli scroscii. Che diamine stava succedendo in quella stanza?
Entrò e con il bastone spostò le piante che gli bloccavano il passaggio.
- Signor Holmes? -
Lo chiamò, guardandosi intorno. Improvvisamente, una mano gli bloccò le labbra e lo tirarono indietro.
- Stia zitto, Watson! - Disse la persona che lo aveva zittito, che Watson riconobbe bene - Sta interrompendo una battaglia molto importante! -
- Ma che dice...-
- SSSSSH! -
Sherlock si portò l'indice alla bocca e John capii che se non voleva andarci lui per mezzo doveva tacere, così attese mosse del suo compagno, cercando di mantenere la calma.
Dopo qualche secondo, Sherlock sobbalzò e poi fece cenno al dottore di abbassarsi, - Stia giù!
Fece per abbassarsi, come gli aveva detto di fare, ma venne colpito alla spalla.
- Siamo stati colpiti! - Urlò Sherlock, prendendo sotto le spalle Watson, che lo guardava esterrefatto.
- Sto bene, signor Holmes -
- Non dica sciocchezze dottore, si sbrighi, hanno individuato la nostra posizione! -
Holmes sembrava sinceramente preoccupato e l'ansia incominciò a colpire anche John, che però la manifestava con la rabbia.
- Ma chi?! -
A John girava la testa. Non capire cosa stesse succedendo lo innervosiva, e lo innervosiva soprattutto Holmes, che non gli dava mai le dovute spiegazioni.
- Scacco matto! -
Una voce sconosciuta rimbombò nella stanza e un forte fruscio alle nostre spalle ci fece sobbalzare. In meno di un millisecondo, Sherlock non si trovava più al suo fianco.
- Signor Holmes! - Adesso John era davvero preoccupato, ma quando sentì un battito alla sua sinistra si rese conto che Holmes era steso per terra. Sopra di lui una ragazza che lo teneva fermo.
- Arrenditi, Holmes! - Disse questa, incominciando a solleticargli i fianchi.
Come diamine sapeva che Holmes soffriva il solletico?! E, soprattutto, Holmes gli dava il permesso di comportarsi in questa maniera?
"Arrenditi, Holmes!" La voce della ragazza riecheggiò nella sua mente. "
Mi hai abbandonato"
John spalancò gli occhi e abbassò di nuovo lo sguardo per guardare la ragazza, che a sua volta lo stava guardando sorpresa. Dopo qualche secondo lei sorrise.
Un brivido percorse la schiena di Watson facendogli rendere conto che quel sorriso gli era mancato.
Le porse una mano istintivamente, per aiutarla ad alzarsi.
Il suo sorriso dolce cambiò in uno malefico. Si alzò e gli diede uno schiaffo.
Holmes allora si rialzò e si schioccò le dita.
Avendo ammirato la scena si permise di dire: - Quello schiaffo era dritto e preciso! - rise - Watson, menomale che non le ha dato un pugno! -


 

- Lei è Elizabeth, ma credo dobbiate già conoscervi, dalla confidenza che si è presa prima con lei - Disse Holmes, prendendo un sigaro dal cassetto della scrivania.
La ragazza era seduta su uno sgabello, fissando Watson sorridente.
- Sì, cioè, ci conosciamo - Mormorò Watson scocciato, guardando a sua volta la ragazza.
Un rumore di qualcosa che bruciava e la puzza.
- Lei è la mia pupilla - Disse Sherlock, avvicinandosi alla ragazza e espirando il fumo. - Forse è anche più intelligente di lei, Watson! - Si abbassò, piegandosi sulle ginocchia, fissandolo anch'egli con la sua solita espressione di attesa.
- Bene - Disse John semplicemente, sospirando - Meglio che lei si sia trovato un sostituto, io non potrò esservi più d'aiuto -
Sherlock rise, gesticolando - Amico mio, ha già sperimentato una volta che per lei è difficile rimanermi lontano! -
"Sono sposato, Holmes. Mary vuole una famiglia. Non posso badare ad un'altro bambino e rischiare di venir ucciso ogni volta che sto con lei" Era questo che il dottore avrebbe voluto dire, ma qualcosa lo trattenne. Come se non volesse mettere in mezzo sua moglie in quella discussione.
- Perché mi sono stancato dei suoi... -
- Sta diventando vecchio, il signor Watson, magari non è più in forma come una volta - Lo interruppe Elizabeth, dondolando sullo sgabello con aria innocente.
Sherlock indicò Watson. - Deve essere così! -
John sospirò, sorridendo. In effetti, si stava molto impigrendo.
Voleva un po' di tranquillità, tutto qui. Non pretendeva poi molto, no?!

- Signor Watson, sua moglie al telefono -
Alla fine i tre si erano messi all'opera, discutendo di un famoso criminale che cercava di imitare il famoso Jack lo Squartatore. Tra battute di spirito e sigari, parlavano di come gestire la situazione, nella quale Elizabeth avrebbe fatto la parte della "spia".
Quando arrivò la padrona a riferirgli che la moglie lo cercava, Watson stava ridendo con Elizabeth di una stupida affermazione del presunto investigatore. Sobbalzò e seguì immediatamente la donna.
- Quella Mary praticamente lo comanda come un cane - Sbuffò Holmes, riferendosi ovviamente alla moglie. Intanto Ellie fissava il vuoto.
Si era ripromessa di dimenticarlo e, invece...


Allora è davvero come dicevo io!” urlò Elizabeth. La sua voce era roca dalla disperazione e le lacrime scivolavano sulle sue guance come fiumi.
John era appoggiato al muro, al fianco della finestra, e guardava la pioggia cadere.
E come la innervosiva parlare mentre lui guardava qualcos’altro, specialmente quando si trattava di qualcosa di serio. Questo la mandava ancora di più in tilt.
Perché diavolo non me lo hai…tu…io ci avevo creduto, mi avevi fatto credere che sarebbe stato possibile!
Mi dispiace Ellie” Disse semplicemente lui, disincantandosi e avviandosi verso la porta.
Perché! Voglio sapere il perché!
Ho conosciuto una donna”.
Detto questo, John aprì la porta. Lei non cercò di fermarlo, non ne aveva le forze.
Lo guardava implorante. Lui indugiò qualche secondo, voltandosi appena. Lei tremava e lui non riuscì a sopportare quella vista, e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Elizabeth era rimasta in quel loro posto segreto senza alcuna speranza.
Si guardò attorno. Che ne sarebbe stato di quello scantinato che aveva affittato John? Sarebbe andato…
Quante cose avrebbe dovuto cancellare, da quel giorno.

 

- Signor Holmes, ce lo dobbiamo proprio portare con noi? - Chiese Elizabeth, scegliendo cosa portare nella borsa.
- E’ il miglior compagno che io abbia mai avuto, piccola - Rispose, col suo solito tono che andava acutizzando nella fine della frase. - Perché, le da fastidio la sua compagnia? -
- No. -
Rispose semplicemente Elizabeth, chiudendo la sua borsa.

Note dell’autrice, pff.
Allora. Se avete letto “Not in blood but in bond”, questa è la longfic di cui parlavo.
In realtà non sarà nemmeno troppo lunga, e se questo capitolo lo avete visto troppo romantico, il secondo non lo sarà.
Comunque sia, dovrebbe esser formato da tre capitoli. Questa è una sottospecie di prologo.
Ho solamente un dubbio, ma vedrò di risolverlo solo nel terzo capitolo o, se il brodo si allunga, nel quarto.
Alla prossima! Scusate gli errori grammaticali e…se trovate un Rosie, all’interno del capitolo, avvisatemi, per favore!
Ellie.


   
 
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