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Autore: LaMicheCoria    05/01/2012    2 recensioni
-E se- ricominciò l’americano, puntando i piedi –Piagnucola- socchiuse gli occhi, aspettando volutamente almeno due minuti per continuare -Il tarlo filisteo- sbuffò e si sistemò gli occhiali sul naso -“Non fatevi sedurre dalla Russia, ragazzi esaltati”..Io non mi sono mai fatto sedurre da te, Nasone! It’s disgusting!-
Fu a quel punto che Ivan decise di alzare finalmente la testa verso Alfred; se lo fece perché colpito dalle sue parole o perché stanco di sentire il suo Majakovskij violentato dal biascichio americano, a questi non interessava poi molto. Diciamo pure che non gliene importava affatto.

[RusAme] [3 Capitoli] [Ispirata alla canzone "Inverno" di Fabrizio de Andrè]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Belgio, Russia/Ivan Braginski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cold War Pair [OTP]'
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Titolo: E I Volti Sembrano Teschi di Cera
Autore:  Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Giallo

Genere: Slice of Life, Angst, Introspettivo.
Capitoli: 3
Avvertimenti: Shonen-Ai, Missing Moment
Personaggi: Ivan Braginski/Russia, Alfred F. Jones/America,

Pairing: RusAme
Trama: -E se- ricominciò l’americano, puntando i piedi –Piagnucola- socchiuse gli occhi, aspettando volutamente almeno due minuti per continuare -Il tarlo filisteo- sbuffò e si sistemò gli occhiali sul naso -“Non fatevi sedurre dalla Russia, ragazzi esaltati”..Io non mi sono mai fatto sedurre da te, Nasone! It’s disgusting!-
Fu a quel punto che Ivan decise di alzare finalmente la testa verso Alfred; se lo fece perché colpito dalle sue parole o perché stanco di sentire il suo Majakovskij violentato dal biascichio americano, a questi non interessava poi molto. Diciamo pure che non gliene importava affatto.

Musica: Inverno – Fabrizio de Andrè.
Dedica: a Silentsky e a Rota.
Note: Prima Fan Fiction dell’Anno! E come recensora, sto facendo le ragnatele! Ho due esami in arrivo, perdonatemi D:
Dunque! Che dire? RusAme, 3 Capitoli, ispirata da De Andrè. La parte centrale che sembra quasi poesia (Ma non lo è, non sono in grado di scriverne) è ambientata nell’ultimo capitolo. Il primo e il secondo sono delle sorta di Flashback. Questo intorno agli anni ’20, visto che Alfred sta leggendo una poesia di Majakovskij (Fatti Sconcertanti) datata 1919. Il fatto che Russia gli dica di far sentire le pause è perché si tratta comunque di una poesia “futurista” con una diversa organizzazione del verso. Andate a leggerla per intero e non solo questi due versi che ho citato, ve la consiglio!
Beh, che altro? Ah, sì. Non fatevi ingannare da questo primo capitolo. Sono malefica, lo so.
Sia il titolo che i versi a fine capitolo sono tratti dalla canzone “Inverno” di De Andrè. Ascoltatela, perché è pura meraviglia e poesia.

 

 

 

E I Volti Sembrano
Teschi di Cera

 

 

Nevica. Fa un freddo cane.
America guarda, fissa, osserva
Un fiocco, un altro ed un altro ancora
nell’infinito turbinio
di un inverno grigio di cenere,
rosso di fuoco.

 

 

 

-Ma il venerdì mattina divampò l’America- girò pagina, camminando alle spalle di Ivan, chino a fare chissà cosa sul terreno molliccio della steppa –Terra sembrava, e si rivelò polvere da sparo- arricciò le labbra, spiando il lavoro dell’altro da sopra la spalla –E se- continuò con cadenza lamentosa, come a pungolare verbalmente quel Nasone che non gli stava dando la minima soddisfazione e/o attenzione –Piagnucola il tarlo filisteo-
-Fai sentire le pause, Amerika- lo richiamò Russia.
-E se- ricominciò l’americano, puntando i piedi –Piagnucola- socchiuse gli occhi, aspettando volutamente almeno due minuti per continuare -Il tarlo filisteo- sbuffò e si sistemò gli occhiali sul naso -“Non fatevi sedurre dalla Russia, ragazzi esaltati”..Io non mi sono mai fatto sedurre da te, Nasone! It’s disgusting!-
Fu a quel punto che Ivan decise di alzare finalmente la testa verso Alfred; se lo fece perché colpito dalle sue parole o perché stanco di sentire il suo Majakovskij violentato dal biascichio americano, a questi non interessava poi molto. Diciamo pure che non gliene importava affatto.
America chiuse il libro con uno schiocco, inginocchiandosi tutto soddisfatto accanto al russo.
-What are you doing, Big nose?-
L’altro non rispose, ma appallottolò un po’ di terra brinata fra i guanti e la ammonticchiò davanti a sé; guardò soddisfatto il suo lavoro e alzò gli occhi sul paesaggio intorno a loro. Il tutto senza dire una sola parola.
Infastidito da quel silenzio, Alfred cominciò ad osservare il paesaggio, chiedendosi cosa ci trovasse Ivan di così interessante: c’era della nebbia lanuginosa all’orizzonte, e il profilo nero e sgrossato di un campanile che tagliava il cielo a metà. Niente di più. Piuttosto desolato e desolante come posto.
-So?- chiese, pizzicandogli la guancia –Che fai?- gli pigiò un dito contro il naso –Che c’è là sotto?- lo tirò per la sciarpa.
-Semyan- rispose Ivan sorridendo –Un seme- e strappò la sciarpa dalle mani dell’americano, sempre mantenendo la sua espressione bonacciona.
-Quello che ti ho regalato io?- si esaltò subito America, stringendo il libro al petto.
-Da- annuì il russo -Quello di girasole-
-Ahaha!- Alfred gettò indietro la testa, ridendo –Lo sapevo! Ma..- corrugò la fronte –Non ti sembra che faccia ancora un po’ freddo per seminare qualcosa?- e indicò con un ampio gesto del braccio i prati ancora bianchi, tempestati di brina argentea.
-Crescerà- confermò Russia, rialzandosi in piedi e porgendogli la mano per aiutarlo a fare lo stesso –L’estate è in arrivo-
-Sarà..- l’americano fissò scettico le dita che l’altro gli offriva -Sono un eroe, io. Non ho bisogno del tuo aiuto per alzarmi! Più che altro, servirò io a te come contrappeso per non cadere!-
Prese la mano di Ivan e si issò, incespicando con la sua grazia tipica e cadendo rovinosamente contro il petto dell’altro; questi ridacchiò, facendo tremolare la sciarpa bianca e lo tenne per le spalle. Senza scostarlo.
-Ti sei stancato di leggere, Amerika?-
-A..assolutamente no!- esclamò lui, abbozzando un misero tentativo di allontanarsi –Ma quel Majakovskij scrive delle idiozie troppo grandi per i miei gusti!-
-Tipo?- e ad Alfred non sfuggì il tono appena appena minaccioso di Russia.
-La storia che mi faccio sedurre da te!- puntualizzò, per non ritrovarsi con un rubinetto dritto nell’esofago.
Ivan inarcò un sopracciglio, sorridendo. America deglutì. Lo conosceva quel sorriso.
Serrò le palpebre e mostrò i denti, pronto a mordere qualsiasi essere di lingua cosacca avesse cercato di confutare la sua precedente teoria, in favore delle assurde stramberie di quel poeta da strapazzo.
Non vide Russia avvicinarsi, ma sentì il suo respiro sulle labbra. Oh. Lo conosceva quel respiro.

Lo conosceva fin troppo bene.

 

 

 

 

 

{ Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate.}

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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