Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Ornyl    05/01/2012    2 recensioni
Ecco qua il mio secondo brano one-shot,con alcuni elementi ispirati da "Il Cuore Rivelatore" di Edgar Allan Poe
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lei era morta,ne era certo.
Sìsì,l'aveva freddata lui stesso. Se lo ricordava,sì,se lo ricordava,era una delle poche cose che ricordava.
Ricordava il suo cuore,i suoi capelli boccolosi e sporchi del suo sangue maledetto,il suo petto acerbo squarciato fresco ..Quando le aveva strappato il cuore e se l'era mangiato,sapeva di carne,sì,sapeva di carne.
Lei era morta,morta. E lui,per colpa di quella puttana maledetta,chiuso in quel maledetto edificio.
Lei non c'era più,no,non c'era,non doveva esserci. Era solo un'illusione creata dalla sua malattia che gli aveva corroso la mente e l'anima,era solo un gioco della sua mente per prenderlo in giro.
Ma sentiva la sua presenza,sentiva i suoi merletti frusciare lungo le travi del parquet,sentiva ancora il sapore del suo sangue e quello sguardo arrabbiato addosso. Grace lo tormentava dall'Inferno,maledetta ragazza,non lo avrebbe lasciato un attimo.
Grace è morta,C. si ripeteva tra sè  . Morta,morta e sepolta,e il suo cuore digerito dai succhi gastrici quella notte,quella notte in cui indossava quell'abitaccio viola coi pizzi,che la faceva sentire una bambola che non era. Grace era stata trascinata all'Inferno con quello e con quello era venuta a tormentarlo,a tormentarlo per averla fatta soffrire,uccisa psicologicamente e fisicamente.
Ma lui non voleva ucciderla,no,no,o forse sì? O,in fondo le voleva bene,non voleva ucciderla ma darle una lezione.
Ma le hai mangiato il cuore?si ripeteva.
Ma mi hai mangiato il cuore,in tutti i sensi,sentiva dietro di sè. E poi quello sguardo torvo e bianco per la morte,quel pallore mortale,e poi i vermi che sicuramente banchettavano nelle sue orecchie e nel suo cervello.
Si buttò sul suo letto,ma il suo sguardo era davanti al suo,freddo e arrabbiato. Gli faceva paura,maledetta ragazza.
Poi tum,tum,tum. Quel dannato cuore che batteva ancora,lo sentiva ancora.
Ma non se l'era mangiato? L'aveva strappato da quell'orribile e acerbo petto di quella fanciulla maledetta,ancora palpitante e rosso,con quel delizioso sapore di sangue.
Ma che volesse riprendersi ciò che era suo? 
Un'anima maledetta non va tra i dannati senza il suo bagaglio,come un viaggiatore non sale sul treno. Ma ce l'avrebbe mandata anche senza bagagli,a quella,all'Inferno.
No,non se ne andava.
Era il demone del rancore che la teneva sveglia ancora,senza cuore.
Ma il cuore gliel'aveva strappato lui.
Tum,tum,tum,il suo cuore ancora. Swissh,swissh,l'ondeggiare del suo vestito ancora. Tac,tac,tac,i suoi passi ancora.
 
C. si cacciò una mano in tasca,doveva esserci ancora quel coltellino con cui aveva posto fine alla vita di Grace. Sì,ed era ancora sporco del suo sangue rappreso e nero.
Se le dai ciò che vuole se ne andrà e ti lascerà libero,e non la vedrai più. Mai più.
Tum,tum,tum,il suo cuore ancora. Swissh,swissh,l'ondeggiare del suo vestito ancora. Tac,tac,tac,i suoi passi ancora.
La testa gli scoppiava,le tempie gli pulsavano.
Quella lama,quella maledetta lama nemmeno luccicava alla luce morta di quel sole di novembre,o era gennaio,o forse marzo!
Il braccio teso si appesantì.
Tum,tum,tum. Swissh,swissh,swissh. Tac,tac,tac.
Bastò una leggera spinta per affondarsela nel petto,vedere il sangue schizzare sulle coperte,sul parquet,sulle pareti e sulle finestre. Bastò un attimo per infilare una mano nello squarcio e sentire il pulsare,quel maledetto pulsare.
- Tieni,questo è tuo,maledetta Grace!-
Il battito cessò,così come il fruscio. Cessarono anche quei maledetti,maledettissimi passi.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Ornyl