Quella
sera Gianni cenò
in tutta fretta e, ottenuto il permesso di alzarsi da tavola, corse di
nuovo
alla finestra che dava sul giardino. Lì, con la fronte
incollata al vetro,
ricominciò a spiare i fiocchi di neve che danzavano al buio.
Aveva
seguito la rapida
discesa dei primi, gelidi granelli. Li aveva visti rallentare la loro
corsa e
trasformarsi in grossi fiocchi, quasi brandelli di zucchero filato, che
in poco
tempo avevano ricoperto ogni cosa.
Forse
per molti di voi
vedere la neve non è poi così straordinario.
Magari dalle vostre parti la neve
torna ogni inverno. Ma dovete sapere che Gianni vive in una piccola
città sul
litorale abruzzese e, qui la neve non è cosa di tutti i
giorni! E’ per questa
ragione che lui stava di guardia alla finestra, quasi temesse che se si
fosse distratto
avrebbe smesso di nevicare. Di solito accadeva proprio così,
una leggera spruzzata
di bianco e poi basta. Non questa volta però. Lui ancora non
lo sapeva, ma stava
assistendo alla nevicata più abbondante degli ultimi VENTI
ANNI!
Gianni
aveva undici
anni, una massa arruffata di capelli scuri e occhi verdi. Era magro ,
non
particolarmente alto per la sua età e portava gli occhiali.
Tutto ciò gli aveva
fatto guadagnare il soprannome di Harry Potter. Non che la cosa lo
disturbasse.
Lui adorava i libri su Harry Potter, ma la sua somiglianza col maghetto
si
limitava all’aspetto fisico, per il resto Gianni non avrebbe
potuto essere più diverso.
Innanzitutto
lui aveva
una famiglia che lo adorava, compreso il fratellino pestifero di cui
era
l’eroe. A scuola era molto bravo, soprattutto in Italiano,
perché più di ogni
altra cosa Gianni amava leggere: era un autentico divoratore di libri.
Anche
scrivere gli piaceva molto, e, in effetti, ora che ci penso, un po’ di magia
ce l’aveva anche lui: quella
che metteva nelle storie che riusciva a inventare. Dovete sapere che
coltivava
il sogno di diventare un giorno un famoso scrittore, ma di sicuro, questa bizzarra ambizione
e il fatto che
spesso si lasciasse trasportare dalla sua passione per draghi, elfi, e
le altre
creature, non lo aiutavano ad essere popolare tra i suoi coetanei. Per
il
momento, però, le uniche persone cui consentiva di leggere i
suoi racconti
erano la mamma e Lisa.
Lisa
era la sua migliore amica, forse l’unica degna di tale
nome. A dire il vero anche lei guardava con un certo sospetto la sua
passione
per la lettura e la sua indifferenza per i video game, ma non per
questo lo
derideva, né lo considerava un tipo strano, forse pensava
solo che non avesse
proprio tutte le rotelle a posto, soprattutto quando si lasciava trasportare un
po’ troppo dall’immaginazione.
Le aveva telefonato nel pomeriggio e si erano dati appuntamento per la
mattina
dopo, di buon’ora. Sarebbe stata domenica e prima di recarsi
a Messa sarebbero
passati al parco a fare un certo lavoretto.
La
danza dei fiocchi s’era fatta più vorticosa. Ora
venivano
giù fitti fitti. Pareva davvero che più
intensamente lo desiderava, più forte
nevicasse. Il pensiero lo fece sorridere.
In
giardino si distinguevano solo gli alberi più alti, con i
rami curvi sotto il peso della neve, tutto il resto giaceva informe
sotto una
spessa coperta bianca. Le luci natalizie e il piccolo lampione
diffondevano un
chiarore soffuso che dava al paesaggio un aspetto irreale. A Gianni
sembrava lo
scenario incantato di Narnia e il desiderio di uscire per immergersi in
quell’atmosfera si fece irresistibile.
-Mamma,
posso scendere in giardino? Ti prego, ti prego… -
Le
saltellava intorno con le mani giunte supplicandola col suo
tono più convincente.
-Ti
rendi conto che sono quasi le dieci? Dovresti essere già a
letto.- Aveva replicato sua madre
mentre
finiva di sistemare la cucina.-
-Solo
cinque minuti, ti prego!- aveva
insistito Gianni.-
-Ma…
sta nevicando e fa freddo… e poi
rischi anche di scivolare e romperti una gamba.-
Aveva
obiettato la mamma. Sapeva che gli stava fornendo delle
argomentazioni più che ragionevoli per non uscire, ma lei
stessa avrebbe avuto
voglia di passeggiare per la strada e godersi quell’atmosfera
magica, e non
aveva escluso di farlo, non appena avesse messo i bambini a letto. Era
una
sognatrice e Gianni le somigliava: nessuno più di lei capiva
il suo desiderio.
L’esitazione
di sua madre gli fece capire che c’era uno
spiraglio di possibilità, e lui ci
s’infilò di slancio.
-Mi
copro
bene e sto attento, prometto!-
Si
affrettò a indossare giacca e scarponi e, prima che sua
madre avesse il tempo di pensarci meglio, lui era già
sgusciato fuori di casa.
Il
peso della neve aveva piegato le canne del piccolo
boschetto di bambù, creando un vero e proprio tunnel sulla
scala che portava in
giardino. Gianni scese con cautela i gradini di legno appena abbozzati
sotto lo
strato di neve, reggendosi alla ringhiera per non scivolare. Fu
costretto a
curvarsi per passarci sotto; era sicuro che bastasse scuotere solo un
po’
quelle canne per liberarle, ma non aveva alcuna intenzione di farlo:
così c’era
più gusto! Nella sua mente quello era un passaggio segreto
che lo avrebbe fatto
sbucare in un mondo fantastico. Quando arrivò ai piedi della
scala, si sentì
come Lucy appena uscita dal magico guardaroba. Si diresse verso il
lampioncino
vicino al cancello. Da lì aveva una visione completa del
giardino innevato. Era
quasi certo di sentire dei campanelli da slitta in lontananza e si
nascose
dietro un cespuglio per non farsi scoprire dalla Strega Bianca. Quando
il
pericolo fu passato, uscì dal suo nascondiglio e gli parve
di scorgere il Fauno
Tumnus che si nascondeva dietro il tronco del vecchio melo.
-Signor
Tumnus!
– lo chiamò - Non aver paura! Sono io, Gianni.
Stavo venendo a bere una
cioccolata calda a casa tua, così potrai mostrarmi i tuoi
libri antichi.-
Gianni
conosceva la storia quasi a memoria, ma gli piaceva
prendersi qualche licenza e faceva degli adattamenti quando giocava a fare finta di… Tanto per
metterci
qualcosa di suo e personalizzarla un po’.
Entrò
con l’immaginario signor Tumnus nel piccolo cottage di
legno che i suoi genitori gli avevano costruito in un angolo del
giardino,
accese il vecchio termosifone a olio, prese dalla panca Le
Cronache di Narnia, uno dei suoi libri preferiti e si
sdraiò sul
comodo letto a leggerne alcuni passi. Ogni tanto sbirciava fuori dalla
piccola
finestra per accertarsi che nevicasse ancora.
Peccato
che Lisa non sia qui! Potrebbe
fingere di essere lei Lucy ed io il signor Tumnus.
Il
tepore si diffuse nel piccolo ambiente in pochi minuti,
l’ora tarda e il letto accogliente fecero il resto. Gianni si
addormentò. Il
libro gli scivolò dalle mani proprio com’era
successo a Lucy con la tazza di
tè.