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Autore: gnrkrystle    05/01/2012    2 recensioni
Durante il VI anno Hermione viene scelta da Silente per una missione della massima importanza. La ragazza dovrà essere il Contatto di Draco Malfoy con l'Ordine della Fenice, dato il suo ruolo di Spia.
TRADUZONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo III
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Minacce e compromessi




«Devo assolutamente trovare un modo per liberarmi di lei» si lamentò per l'ennesima volta Ron, qualche giorno più tardi. Sin da quando era tornato dalle vacanze non aveva fatto altro. Ogni volta che vedeva Harry o Hermione borbottava qualcosa sul dover lasciare Lavanda.

«Credevo ti piacesse» rispose Harry con un sospiro. Prima delle Vacanze tutto quello di cui Ron parlava era Lavanda Brown, e di quanto sapesse baciare bene. Ora invece l'unico aggettivo con cui si riferiva alla ragazza era "pazza". Se solo Ron avesse dato ascolto alle voci che giravano sulla bionda Grifondoro tempo prima, tutto questo non sarebbe mai successo.

«E' terribile!» mormorò lui in risposta «Ho le labbra secche e screpolate per tutto quel baciare. Non mi ha lasciato solo per un momento alla Tana. Persino Ginny la odiava alla fine della prima settimana!» gridò.

Hermione faceva del suo meglio per nascondere il ghigno soddisfatto di fronte alle disavventure dell'amico. Ben gli stava. Era stato così determinato a "sperimentare" con le ragazze che si era buttato a capofitto sulla prima che aveva mostrato un pizzico di interesse nei suoi confronti. Il fatto che la ragazza in questione fosse una sciacquetta superficiale lo sapevano tutti, in realtà, perciò Ron non aveva scuse.

Se doveva essere onesta, quando Ron aveva cominciato a frequentare Lavanda, lei ci era rimasta davvero male. Nonostante non volesse ammetterlo a quei tempi aveva una cotta per lui, ma il rosso non aveva mostrato per lei nessun interesse. Ora che lo guardava lamentarsi e piangersi addosso come un bambino capriccioso non poteva fare a meno di chiedersi cosa avesse visto in lui.

«Ron, perché non le dici semplicemente che non vuoi stare più con lei?» domandò dopo un po' Hermione cominciando a perdere la pazienza. Aveva abbastanza cose per la testa senza doversi anche preoccupare della vita amorosa di Ronald Weasley. I suoi genitori erano morti da nemmeno due settimane, e lui si comportava come se non gli importasse. Certo, quando gli aveva dato la notizia era stato di grande supporto, ma neanche un giorno dopo era tornato a lamentarsi della sua relazione, come se i suoi stupidi problemi con Lavanda fossero la cosa più importante del momento.

«Tu non capisci Hermione» disse Ron «Non sei mai stata in una relazione seria. E' complicato» continuò, in tono accondiscendente. Harry era sul punto di scattare e urlargli contro, ma Hermione lo fermò con un gesto della mano

«No» disse lei, prendendo un respiro «Sto bene» mentì, alzandosi dal suo posto e lasciando la stanza senza dire un'altra parola a nessuno dei due.

«Quale diavolo è il suo problema?» chiese Ron.

«Ron, sei un coglione!» gridò finalmente Harry «I suoi genitori sono stati appena uccisi. Sta lavorando a una stressante missione per l'Ordine. E' la tua migliore amica, e tutto quello di cui tu riesci a parlare è la tua stupida relazione con Lavanda?!» sbottò.

«Ohi, cosa ti prende amico?» domandò Ron, il suo viso rosso dalla rabbia e dalla confusione.

«Solo...Cresci dannazione!» urlò in risposta Harry, prima di lasciare anche lui la Sala comune. Non sapeva dove stava andando, sapeva solo che doveva andarsene da lì.


...


Hermione corse nella sua stanza e si buttò direttamente sul letto dopo aver lasciato i ragazzi. Quanto imbecille poteva essere quel ragazzo? Come poteva essere così insensibile e ... e beota? Lo sapeva che aveva sempre vissuto sotto una cupola di vetro, con Molly che cercava sempre di proteggerlo dagli orrori del mondo, ma andiamo! Non c'erano scuse. Lui avrebbe dovuto essere suo amico.

Come poteva ferirla così? Come poteva essere così indifferente ai suoi sentimenti?

Grugnì dalla frustrazione e dalla disperazione, prima di andarsene. Doveva uscire da quella stanza. Il problema era dove andare. Escluso Harry c'era solo un'altra persona capace di farla sentire meglio, ma si chiedeva quanto saggio fosse contattare proprio lui.

Dopo la piccola conversazione nei corridoi dopo la lezione con Piton, Hermione e Draco non si erano più parlati. Hermione non sapeva esattamente che cosa c'era tra loro, ma sapeva che sentiva la sua mancanza. Per quanto strano sembrasse Draco le mancava davvero.

Dopo un altro minuto di indecisione prese la bacchetta e la puntò al Galeone che teneva al polso. Chiedere non le costava niente.


...


Non ci volle molto perché Draco si pentisse di aver mai desiderato che i suoi compagni Serpeverde tornassero dalle vacanze. Theo non aveva perso un minuto per assillarlo su quanto incredibile fosse stata la Vigilia. Ogni volta che lo incontrava l'unica cosa di cui il bruno riusciva a parlare erano i tremendi eventi di quella dannata serata. Draco doveva contenersi ogni volta, o altrimenti avrebbe rischiato di vomitargli addosso

I suoi ricordi bastavano e avanzavano, non aveva bisogno anche della sua malata visione dei fatti.

La parte peggiore era che non solo doveva mantenere la maschera, e fingere di essere eccitato per gli omicidi e le torture, ma doveva anche discuterne i dettagli con Theo.

«Sai, è stato fantastico veder morire i genitori di quella puttanella sanguesporco» ricordò quello, un ghigno malvagio stampato in faccia «Non mi dispiacerebbe finire il lavoro, se sai cosa intendo» sorrise.

Quello attirò l'attenzione di Draco.

«Cosa intendi?» domandò, tenendo il tono di voce disinteressato, nonostante il suo cuore fosse a mille.

«Non proprio ucciderla» rispose quello, contemplando l'ipotesi «Ma ha proprio un bel corpicino per una sanguesporco. La potrei avere come giocattolo. Mio padre mi ha detto che quando vinceremo la guerra, potremo scegliere quelle che vogliamo, e tenerle come ... schiave» Dai suoi occhi si poteva vedere che la sola idea gli dava un orgasmo di gioia. In quel momento Draco scoprì di avere molto più autocontrollo di quanto non credesse, perché non c'era altra risposta al perché non aveva cruciato quel bastardo fino alla morte.

Cercò di controllare la sua rabbia, ma più guardava i suoi occhi malati e più lo trovava difficile. Il solo pensiero di Theo che provava ad avvicinare Hermione lo mandava in bestia. I suoi pugni erano talmente stretti che le unghie cominciavano a lasciare tagli nel palmo della mano. Tuttavia si sforzò di parlare.

«Granger, sul serio? Potrei pensare a centinaia di sanguesporco più attraenti di lei» buttò lì, cercando di fargli cambiare idea.

Theo ridacchio «Bhe, almeno non mi dovrò preoccupare di dover competere con te allora»

Draco stava quasi per rispondere, quando sentì una sensazione di bruciore alla gamba. Il Galeone. Hermione. «Già» rispose, la sua attenzione altrove «Ora devo andare. Mio padre si aspetta che lo informi sui progressi. Non c'è mai riposo per noi malvagi» lo informò, ghignando.

«Oh, non sarò io a fermarti» lo liquidò Theo. Draco si diresse subito in camera sua per leggere in privato il messaggio.

Hai da fare?

Draco guardò perplesso le parole. Solitamente i suoi messaggi erano ordini, non domande.

No, è successo qualcosa?

Aspettò un po' e la sua risposta comparve sulla moneta.

No, volevo solo qualcuno con cui parlare, ma capisco se hai da fare.

Il cuore di Draco cominciò di nuovo a battere forte. Voleva parlare con qualcuno, e aveva scelto lui. Non Potter, non la Donnola. Non i fastidiosi Grifondoro che le stavano sempre intorno, ma lui. Lei voleva parlare con lui.

Non ho da fare. Ci vediamo alle 10? SdN?

Come prima, la risposta non tardò ad arrivare.

Grazie Draco.

Il ragazzo non riusciva a smettere di sorridere, mentre rimetteva la moneta al sicuro nella tasca dei pantaloni e usciva dalla sua camera. Non aveva nessuna idea di che cosa lei volesse parlargli, ma il solo fatto che si era rivolta a lui era un grosso passo avanti. Voleva che lei si aprisse con lui, che si sentisse a suo agio. E a quanto pareva il suo desiderio stava per realizzarsi.

Non gli ci volle molto per arrivare al settimo piano, visto che i corridoi erano praticamente vuoti. Nonostante ciò aveva fatto attenzione a non essere visto, ma anche se fosse successo sapeva che nessuno avrebbe parlato, e poi non era fuori dal personaggio che lui andasse nella Stanza delle Necessità. Tuttavia era meglio prevenire che curare, perciò Draco non abbassava mai la guardia.

Quando entrò trovò Hermione già lì, seduta sul "loro" divano. A vederla era decisamente sfinita, ma non sull'orlo di una crisi, il che era un bene.

«Grazie di essere venuto» gli disse, timidamente «Mi sento un po' stupida per averti fatto venire fino a qui»

«Non esserlo» la fermò lui, sedendosi accanto a lei sul divano, appoggiandosi comodamente ai morbidi cuscini. La tensione alla schiena e alle spalle sembrava scomparsa grazie alla sua sola vicinanza «Tu mi hai aiutato un'infinità di volte. Perciò dimmi, qual'è il problema?»

«Awwh! E' una cosa davvero stupida. Con tutto quello che sta succedendo, non dovrei davvero soffermarmi su una cosa tanto insignificante» prese tempo lei, giocherellando con il bordo della maglia.

«Bhe forse hai solo bisogno di parlarne, toglierti il peso» suggerì Draco. Hermione era incredibilmente grata che lui non stesse approfittando della situazione per forzare la loro già precaria relazione. Si stava comportando da vero amico, e quello era tutto ciò di cui aveva bisogno al momento.

«Mhh... Immagino che sto cominciando a vedere le cose in maniera diversa» iniziò lei.

«Ti va di elaborare?» sorrise Draco, poggiando il braccio sulla spalliera del divano, tecnicamente intorno a lei, anche se i loro corpi non si toccavano. Vedendo che lei non si ritrasse, lo lasciò lì.

Hermione gli sorrise di rimando. In qualche modo si sentiva già meno frustrata dal comportamento immaturo di Ron. «Ogni cosa è differente. Sono sempre stata più seria e matura dei miei amici, anche se penso che tu lo sappia già»

«No, davvero?» chiese lui sarcasticamente, ed Hermione gli diede un colpetto sul braccio, ridendo prima di continuare.

«Con tutto quello che è successo negli ultimi tempi, ho visto quanto seria sia questa guerra. Anche Harry l'ha visto. E' stato scaraventato nel mondo degli adulti a un età così giovane, e capisce più di tutti noi la severità della situazione in cui ci troviamo» Draco annuì, ed Hermione prese un bel respiro « Ma nessun altro sta crescendo....» affermò, decisa.

«Okay...» rispose lui, un po' confuso.

«E' ovvio, tu l'hai fatto» chiarì subito lei «Tu sei cresciuto più di tutti» gli assicurò, sorridendogli. Lui distolse lo sguardo, arrossendo «Quello che intendevo è che... Ron non è cresciuto»

«Ah» disse lui. Già da tempo si chiedeva quando Hermione avrebbe cominciato a vedere Ron per quello che era: un egocentrica e immatura massa di capelli color carota.

«Quando è rientrato, gli ho detto dei miei...» Hermione scosse la testa, forzando le parola fuori dalla sua bocca «Genitori» Notò subito Draco irrigidirsi accanto a lei e posò una mano sulla sua gamba in segno di conforto «All'inizio è stato un angelo. Mi ha confortata e non ha fatto molte domande»

Draco annuì aspettando che andasse avanti.

«Ma il giorno dopo era tutto come prima. Tu mi conosci» affermò lei, e Draco era fiero di poter dire che si, a questo punto lui la conosceva davvero «e sai che non voglio che le persone si preoccupino per me. Non voglio sguazzare nell'autocommiserazione. Ma non avrei mai pensato che uno dei miei migliori amici si sarebbe dimenticato della morte dei miei genitori nel giro di 24 ore»

«Che imbecille» borbottò arrabbiato Draco. Hermione sorrise. Draco e Harry erano così simili, anche se non l'avrebbero mai ammesso.

«Non è solo quello» sospirò lei. Ora che aveva iniziato a parlare, non voleva fermarsi, non finché non si sarebbe liberata di tutte quelle cose che le appesantivano l'anima. Voleva sentirsi leggera «Oggi si lamentava di Lavanda, per la millesima volta» disse lei.

«Brown?» domandò Draco.

«Si» annuì lei, lasciandosi cadere sullo schienale del divano. Il braccio di Draco ora era intrappolato tra il divano e il collo di Hermione, ma a nessuno dei due sembrava dar fastidio «Ci è uscito soltanto perché voleva fare sesso» chiarì lei.

Draco quasi soffocò dallo shock quando lei parlò. Non aveva mai, mai sentito Hermione dire qualcosa anche solo lontanamente sessuale.

«Cosa?» domandò la ragazza, allontanandosi da lui «Pensi che io sia una qualche zitella illibata? Pensi che spenda le mie notti a stringere le viti della mia cintura di castità?» gli chiese, lo sguardo sfolgorante «Proprio come tutti gli altri...» mormorò tra se e se.

Draco realizzò subito di aver fatto uno sbaglio, e la avvicinò di nuovo a lui «No» le disse «Non è quello che intendevo. Ero solo sorpreso che tu fossi stata così tagliente. Di solito, quando si parla dei tuoi amici, sei sempre uno ....zuccherino» spiegò.

Hermione parve abbastanza soddisfatta dalla risposta, perché si sistemò di nuovo accanto a lui, la testa appoggiata sul suo braccio, proprio come prima.

«Scusa» disse piano «E' solo che è una ferita aperta. Ero stufa di sentire Ron lamentarsi di Lavanda, così gli detto di lasciarla e di farla finita. Così lui ha sentito il bisogno di informarmi che siccome non ho nessuna esperienza nel campo delle relazioni, la mia opinione non era richiesta o desiderata» confessò lei.

Draco sospirò. Che gran coglione. Aveva saputo, come sapeva anche il resto della scuola, che Ron era stato innamorato di Hermione. Era una delle battute più gettonate tra le Serpi. La donnola e la Mezzosangue. Tuttavia Weasley si era dimostrato essere un'idiota per quando riguardava il conquistare la ragazza. Bhe, da come la vedeva Draco, era molto meglio così. Hermione meritava molto meglio.

«Hermione, io non so niente delle tue relazioni passate, ma quello che ha detto lui era completamente fuori luogo» assicurò lui «Anzi, se lui è stato così insensibile da buttarti addosso parole senza senso, nonostante quello che stai passando, bhe, allora non si merita nemmeno la tua rabbia»

Hermione lo sapeva che aveva ragione. Era la cosa più razionale, più logica, ed aveva senso. Tuttavia il suo cuore non le permetteva di abbandonare un'amicizia così importante «Lo so» rispose lei con un sospiro «E' solo che... fa davvero male». Non riusciva a credere di essere riuscita a essere così onesta e aperta con Draco, ma ciò non voleva dire che l'idea non le piacesse. Non si era sentita strana o sotto pressione, anzi lui era un persona con cui era davvero facile e piacevole parlare. Chi l'avrebbe mai detto?

«Hermione, lui è un'egoista insensibile. Puoi accettarlo così com'è, o puoi andare avanti con la tua vita» le rispose lui, sorridendo.

«Già... dillo al mio cuore» disse lei.

Draco si irrigidì per un'istante, ma riuscì presto a recuperare la lucidità di pensiero. Si domandava se Hermione ricambiasse i sentimenti della Donnola... ma non poteva essere, vero? Il solo pensiero lo disturbava e disgustava troppo, ma doveva sapere «Tu...tu provi qualcosa per lui?» chiese, talmente piano che inizialmente pensò che lei non lo avesse sentito.

«No» chiarì subito lei. Alzò gli occhi per incontrare quelli di Draco, e trovarli pieni di sollievo. Non sapeva perché, ma vedere quella reazione in lui le faceva provare un forte emozione. Forse il fatto che lui tenesse a lei non era così negativo. Forse i sentimenti che lei provava per lui erano più forti di quanto lei non volesse ammettere «Voglio dire, a un certo punto, quando ero più giovane, consideravo Ron quel ragazzo speciale » ammise, arrossendo furiosamente «ma non mi sento più così da molto tempo».

«Bene» disse Draco, mostrando un ampia sorriso. Ora si sentiva più rilassato «perché tu sei decisamente troppo sveglia per frequentare un babbeo come lui» continuò, ed Hermione ridacchiò a quelle parole.

«Grazie per avermi ascoltata, Draco» sussurrò dopo un po' Hermione, ruotando la testa per guardarlo. Il suo capo era ormai quasi poggiato sul petto del ragazzo, e il braccio di lui lentamente era sceso a circondarla in un leggero abbraccio.

«Non è un problema» assicurò lui « Anzi, mi hai salvato da una disturbante conversazione con Nott» le rivelò, rabbuiandosi un po' ripensando alle parole di quell'idiota «A proposito di questo...» iniziò

«C'è qualcosa che dobbiamo rivelare a Silente? Stanno pianificando qualcosa?» domandò subito lei, diventando ad un tratto seria.

«No, niente del genere» disse lui «Solo... stai attenta» le consigliò.

«Cosa vuoi dire?» chiese lei, alzandosi a sedere, per poterlo guardare meglio. Draco sentì subito la mancanza del suo calore.

«Voglio dire che devi essere sempre attenta e vigile» ripeté, guardandola con aria seria «Porta Potter con tè ogni volta che lasci la torre Grifondoro, e non stare in biblioteca fino a tardi. E cerca di usare sempre il mantello dell'invisibilità ogni volta che vieni ai nostri incontri di notte» la mise in guardia Draco.

«Perché? Cosa sta succedendo?» insistette lei.

«Nott vuole... Nott mi ha detto che ti vuole» ammise il biondo, cercando di evitare il suo sguardo.

«Ma... ma io sono una mezzosangue» disse Hermione «Non ha alcun senso» gli fece notare, cercando in tutti i modi di non pensare a Theodore Nott che le faceva la corte: non voleva vomitare.

Draco rise senza gusto, attirandola istintivamente a lui «Non capisci proprio come funziona questo fanatismo Purosangue» le disse, avendo trovato il coraggio di guardarla di nuovo negli occhi «Lui vuole possederti. E' un gioco per lui. Anche mio padre la pensa allo stesso modo, e così pure il padre di Nott. Lui non vole che tu sia la sua ragazza, Granger» le spiegò.

Hermione si sentì disturbata dal fatto che Draco l'avesse chiamata Granger, ma cercò di focalizzare la sua attenzione su quello che il ragazzo stava cercando di dirle. La sola idea le dava il ribrezzo «Ma lui non tenterebbe nulla qui, sotto lo sguardo di Silente» cercò di convincersi.

«Tu sopravvaluti l'intelligenza di Nott» la riportò tristemente alla realtà Draco.

«Ma deve esserci qualche...» iniziò a controbattere lei.

«Si c'è. Tu starai lontana da lui. Punto» le intimò, girandosi verso di lei e poggiandole le mani sulle spalle, per darle un po' di conforto. Incatenò il suo sguardo a quello di Hermione, cercando di farle capire quanto seria la situazione fosse.

«Ma tu non sei superiore a Nott?» domandò lei debolmente, sapendo già la riposta

«Si, ma cosa posso fare?» chiese lui frustrato. Lui era superiore a Nott nei ranghi delle Serpi e in quelli dei Mangiamorte, ma se voleva mantenere la sua copertura era impossibile difendere Hermione, non apertamente almeno.

La ragazza però non voleva abbattersi. Si sforzò a pensare a una soluzione. Il problema Nott era serio, altrimenti Draco non l'avrebbe menzionato, facendola preoccupare per niente. Un'idea per risolvere quel casino ce l'aveva, ma non sapeva se valeva la pena dirla a lui. Certo ormai erano amici, e lui aveva ammesso di tenere a lei, ma chissà se il suo bisogno di proteggerla era tale da spingerlo a mettere in pericolo la sua reputazione per salvarla da quel pervertito di Nott.

«Hermione, riesco a vedere le rotelle girare nella tua testa» disse lui «Dai, spara»

«Bhe, ho appena avuto un'idea» iniziò lei, mordicchiandosi il labbro come usava fare quando era nervosa «Tu sei un suo superiore, giusto?» Draco annuì «Allora, cosa succederebbe se tu mi... rivendicassi?» propose, guardandolo negli occhi. Le ci era voluta tutta la sua volontà per buttar fuori le parole senza che la vergogna le facesse distogliere lo sguardo.

L'idea era venuta anche a Draco, ma non aveva osato proporla perché non voleva far sentire Hermione come un oggetto. Non l'avrebbe mai fatto senza il suo consenso. Quando Nott aveva esposto le sue intenzioni riguardo alla Grifondoro, il suo primo istinto era sto quello quello di dire "Lascia perdere, lei è mia", ma la verità era che Hermione non era sua, e forse non lo sarebbe mai stata.

«Ti rendi conto che affinché questo sia credibile dovrei cambiare completamente il mio comportamento verso di te di fronte agli altri" domandò Draco, guardandola intensamente.

«Si, fino a li c'ero arrivata» scherzò lei «ma capisco se tu non vuoi rischiare. Sarebbe un rischio personale immenso, e in condizioni normali non ti chiederei un simile favore. Sono solo... spaventata» ammise, abbassando la testa.

Draco però le sollevò gentilmente il mento, e la costrinse a guardarlo «Fai bene a essere spaventata» disse lui «Nott è serio, ma se posso fare qualcosa, qualsiasi cosa, per tenerlo lontano da te, lo farò. Voglio solo che tu sappia che qualunque cosa io ti dica o faccia fuori da questa stanza, fa parte del mio ruolo» spiegò lui, cercando di farle capire i suoi veri sentimenti.

«Bhe, Malfoy, in caso tu te ne sia dimenticato io sono il tuo braccio destro in questa missione» ghignò divertita «Sono un'esperta nell'arte del mentire»

Draco sorrise di rimando «Ok, Ok, vedi solo di spiegare tutto a Potter, così almeno non tenterà di uccidermi»

«Affare fatto» assicurò Hermione.

«Comunque, evita comunque di trovarti in situazioni in cui puoi essere vulnerabile» si fece promettere il biondo.

«Sissignore» accettò lei, toccata dalla sua continua preoccupazione. I due condivisero un sorriso, prima di accoccolarsi nuovamente sul divano.

«Grazie» gli disse lei dopo un po'.

«Davvero, non c'è problema» rispose Draco «E poi sono sicuro che avrai molte possibilità di salvarmi la vita in futuro, così magari ti sentirai meno in colpa» finì ridendo.

«Vero» ridacchiò lei, poi dopo un attimo di riflessione continuò «Posso farti una domanda?»

«Certo» rispose lui.

«Sei davvero sicuro che ti piaccio?» domandò, ma se ne pentì subito dopo. Sembrava come una di quelle stupide ragazzine che avevano sempre bisogno di conferme. E poi, cosa le prendeva a introdurre un argomento del quale non era nemmeno sicura di volere o poter parlare?

Draco la guardò confuso «Si, sono abbastanza sicuro» rispose con un'espressione perplessa.

«Perché» domandò ancora lei. Si era già scavata la fossa, tanto valeva sprofondarci dentro.

«Cosa vuoi dire perché?» chiese Draco «Mi piaci per molte ragioni» rispose elusivo. Non gli andava di lasciarsi andare a dichiarazioni poetiche quando lei non aveva ancora nemmeno ammesso di provare qualcosa per lui. Certo, la ragazza gli piaceva, forse se ne stava addirittura innamorando, ma gli restava ancora un po' di orgoglio.

«Non avrei dovuto chiedere» si scusò Hermione, scuotendo la testa, e cercando di allontanarsi da lui «Mi dispiace»

«Aspetta Hermione» la fermò lui «Io perché ti piaccio?»

La ragazza si mordicchiò le labbra, e inchiodò lo sguardo al pavimento per un tempo che a Draco sembrò infinito, poi lo guardò «Perché sei diverso da chiunque altro. Perché mi fai sentire normale e perché mi piace passare il tempo con te» ammise, anche se in realtà quella non era nemmeno la punta dell'iceberg per quanto riguardava i suoi sentimenti per Draco.

«Bhe, tutto quello vale anche per me» disse lui, alzandosi un poco per potersi avvicinare di più alla ragazza «Senti, Hermione...abbiamo già tante cose di cui preoccuparci. Perché aggiungere anche questo alla lista? Smetti di combatterlo» le chiese, avvicinandosi ancora di più. Lei restò immobile. Allora lui si avvicinò ancora e ancora, centimetro dopo centimetro, fino a che non sentì il suo fiato faldo solleticargli il volto, e allora Hermione raccolse tutto il suo coraggio e la forza che aveva e annullò lo spazio che ancora li separava. La venne investita da onde di energia allo stato puro non appena le loro labbra si toccarono e lui gemette di piacere quando lei aprì la bocca e lasciò che la sua lingua lo assaggiasse.

La giovane Grifona non aveva mai provato nulla di simile. Il modo erotico in cui la lingua di lui si muoveva contro la sua era del tutto nuovo. Si sentì mancare il fiato quanto le sue mani le circondarono la vita, per attirarla ancora di più a lui. Timidamente spostò le sue mani intorno al collo di Draco e fece lo stesso, approfondendo il bacio. Tutto quello a cui riusciva a pensare era quanto naturale e giusto le sembrasse quel momento e quanto a casa si sentisse tra le sue forti braccia.

Era incredibile, e lo sapeva anche lei. Bastava solo spegnere per un attimo il cervello, e lasciare il comando al cuore per capire quanto lo volesse.

Si separarono a malavoglia bisognosi d'aria ed Hermione guardò Draco, le sue labbra arrossate e il fiato corto e gli sorrise «Wow...» mormorò.

«Visto? Non è stato così terribile, e? Domandò lui, sorridente. Vederla lì, arrossata, le labbra carnose ancora umide di lui e il respiro affannato non faceva altro che aumentare il suo desiderio di lei. Era così bella e non riusciva a smettere di immaginarla sotto di lui, imperlata di sudore, a gemere di piacere e gridare il suo nome.

«No» ammise lei, ancora stretta tra le sue braccia «Immagino che non lo è stato, ma...»

Non ebbe il tempo di finire perché Draco la interruppe con un breve bacio sulle labbra «Non analizzare sempre tutto»

«Ma...» cominciò di nuovo lei.

«Hermione, non ho intenzione di farti del male» le disse, guardandola intensamente «Tu mi piaci. Non ti ferirei mai di proposito. Potresti fare per una volta qualcosa per te? So che lo vuoi quanto me, perciò rilassati» la pregò.

Hermione considerò le sue parole. Era vero che non faceva mai niente per se stessa, ma era anche vero che se qualcosa tra di loro andava storto, la missione poteva essere seriamente compromessa. Lei era ancora distrutta per la morte dei suoi genitori e poi non avrebbe potuto dire a nessuno di lei e Draco, forse solo a Harry, e la lista dei contro non finiva lì.

Tuttavia... per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva bene, si sentiva a casa e non si sarebbe negata la possibilità di essere felice, non più. Avrebbe fatto ciò che sentiva che era giusto per lei.

Gli sorrise caldamente, sicura della sua decisione, e si protese verso di lui, posando un casto bacio sulle sue labbra «Va bene, ma se andiamo avanti con questa storia ho delle regole» gli disse.

«Non saresti Hermione Granger altrimenti» scherzò lui.

La ragazza rise, mettendosi più comoda tra le sue braccia «Primo, la nostra storia non dovrà interferire con la missione e con il tuo lavoro di spia. Secondo, io voglio dirlo a Harry, e forse tu dovresti dirlo a Piton, così che ti possa aiutare a nasconderlo meglio al Signore Oscuro. E terzo, voglio prendere le cose con calma» enumerò, aiutandosi con le dita per puntualizzare meglio.

«Capisco, Hermione, e sono perfettamente d'accordo» disse lui, annuendo, e abbracciandola forte «Non voglio che tu ti senta costretta a fare o dire niente che non ti va»

«Ah certo, lo dici ora, dopo che mi hai costretta ad ammettere i miei sentimenti» gli fece notare lei, sorridendo.

Draco ghignò «Si, ma quello era per il tuo bene»

«Ahahah, certo Malfoy, come vuoi» scherzò lei, dandogli un leggero bacio sulla guancia «Ora però devo andare. Harry si starà chiedendo dove sono andata a finire»

«Va bene, ma ti avverto, ti seguirò come un'ombra fino a che non sarai al sicuro nella tua torre dorata» l'avvertì.

Hermione sorrise, ma annuì. Era davvero dolce da parte sua guardarle le spalle. Oh Merlino, non riusciva a credere di aver appena usato l'aggettivo "dolce" per definire Malfoy.

Le cose stavano proprio cambiando.


...


Hermione era finalmente riuscita a rimanere sola con Harry, dopo che il resto dei Grifoni erano andati nei loro dormitori per la notte. Aveva continuato a ignorare Ron per tutta la sera. Lui dopo un po' aveva smesso di provare a parlarle ed era andato arrabbiato nella sua camera, borbottando qualcosa di poco carino sulle donne.

«Harry, ti devo parlare» disse lei.

«Avevo capito che stavi andando da Malfoy quando sei uscita. E' successo qualcosa con Voldemort?» domandò lui preoccupato.

«No, Voldemort non c'entra, ma quello che ti devo dire è comunque importante, e devi promettermi assoluto silenzio. Lo dirò presto anche a Silente, ma a modo mio» rispose lei, e quando Harry annuì continuò «Theodore Nott, come tu già sai, è un Mangiamorte» Harry annuì ancora «E oggi ha informato Draco di avere dei piani per me»

«Che tipo di piani?» chiese subito Harry, la sua voce pericolosamente bassa.

«Dei piani per... avermi... credo» confessò lei in modo impacciato. Era strano avere qual tipo di conversazione con un ragazzo che era come un fratello per lei.

«Io lo uccido!» urlò Harry, saltando in piedi, accecato dall'ira. Hermione lo tirò per un braccio, intimandogli di sedersi e fare silenzio.

«Harry calmati. Draco ed io abbiamo già un piano. Prima di tutto Draco vuole che tu mi accompagni a lezione e ai pasti e biblioteca e cose del genere. Io non credo che sia così essenziale, visto che Nott non tenterà mai niente in un corridoio pieno di gente, ma lui non vuole rischiare» spiegò lei.

«Consideralo fatto» disse Harry «Ma non credo che basterà a fermarlo. Cos'altro dobbiamo fare?»

«Bhe, Draco è un suo superiore e insieme abbiamo deciso che lui mi rivendicherà come sua "proprietà", così Nott ci penserà due volte prima di fare qualcosa che potrebbe portargli contro Il principe delle serpi» rispose Hermione. La mentalità purosangue, secondo cui le donne erano semplici oggetti, la disgustava sempre di più, e dalla faccia di Harry, anche lui aveva simili pensieri «E poi Draco ha anche l'appoggio di Voldemort, che di sicuro ufficializzerà il suo reclamo sulla mia persona»

«Questa intera faccenda è da pazzi!» borbottò Harry, passandosi un mano tra i capelli, in un vano tentativo di recuperare la calma «Che poi, che genere di verme bastardo e malato vorrebbe mai prendere una donna con la forza?»

«Non lo so Harry» rispose lei piano «Ma il punto è che, affinché tutto questo teatrino sia credibile, Draco dovrà comportarsi in un certo modo con me, di fronte agli altri studenti. Ciò vuol dire che tu potrai incazzarti, ma non fino al punto di ucciderlo» gli disse «E' per la mia sicurezza»

«Come fai a sapere che non è tutto un suo schema, Hermione?» domandò Harry, guardandola serio «E se Malfoy non ti avesse detto la verità? Lo so che tu ti fidi di lui, e che in parte si merita la tua fiducia, ma... non voglio che tu rimanga ferita»

«C'è anche qualcos'altro che ti devo dire» confermò lei, prendendo un bel respiro. A questo punto non aveva senso nasconderlo «Volevo parlartene già da un po', ma non ho mai trovato il momento giusto. Io e Draco...» iniziò, ma Harry la interruppe.

«Provate qualcosa l'uno per l'altro, vero?» domandò stancamente, anche se sapeva già la risposta.

Hermione rimase a bocca aperta e lo guardò scioccata «Come facevi a saperlo?»

«La notte della vigilia, quando lui ci ha chiamati, era tutto abbastanza ovvio» ammise Harry «Sapevo che c'era qualcosa tra di voi e poi il modo in cui ti guardava... Non c'era dubbio che la vostra relazione andava oltre il semplice lavorare insieme» spiegò.

«Li ho combattuti per un po', i miei sentimenti per lui, ma ora non riesco più a fare finta di niente. Sarei una stupida se fingessi che non esistono. Stava cominciando a compromettere il nostro lavoro» cercò di spiegare, di trovare scuse lei.

«Capisco, Hermione, e non ti sto giudicando. Voglio solo che tu mi prometta che farai attenzione» disse lui, abbracciandola.

«Prometto» rispose lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.

«E non ti preoccupare troppo di Nott. Se anche solo prova ad avvicinarsi a te, lo userò per esercitare il mio Avada Kedabra» l'assicurò lui, ed i due scoppiarono a ridere.


...


«Nott, dobbiamo parlare» disse Draco con tono serio, quella stessa notte, nella sala comune delle Serpi.

«Certo» rispose il bruno pigramente, alzandosi dal divano e seguendo Draco fino a un dormitorio vuoto.

«Ho pensato molto alle tue idee a proposito della Granger» iniziò Draco, giocherellando con la bacchetta tra le mani. Aveva da tempo notato che il gesto rendeva molto nervosi quelli intorno a lui, e Nott non faceva eccezione.

«E?» lo spronò il ragazzo.

«E penso che tu abbia ragione» proseguì Draco «L'avevo proprio giudicata male. Sarebbe un'ottima addizione alla scorta di schiavi dei Malfoy, quando il Signore Oscuro vincerà la guerra. Per non contare il fatto che dopo tutti gli anni passati a demolirla mentalmente, ho il pieno diritto di demolirla anche fisicamente» espose lui, sforzandosi a buttar fuori le parole, per quanto disgustose potessero essere.

«Di che cosa stai parlando?» sbottò Nott.

«Ti sto dicendo che ho deciso che sarò IO a occuparmi della piccola sanguesporco» spiegò Draco, lasciando che un ghigno malvagio si dipingesse sul suo viso.

«Ma io l'ho scelta per primo!» gridò Nott.

«E io me ne sbatto, visto che la precedenza è mia» disse calmo il biondo, guardando il suo compagno di casa dall'alto verso il basso «E se dovrò informerò anche il Signore Oscuro della mia decisione, giusto per essere sicuro che non tenterai di prendere ciò che è mio» lo ammonì lui. Non voleva davvero immischiare il Signore Oscuro in quella faccenda, ma se costretto dai fatti, non avrebbe esitato. Aveva già mandato una rivoltante lettera a suo padre in cui parlava delle sue "intenzioni" per la Granger, ed era certo che suo padre aveva già condiviso la bella notizia con quella Regale Testa di Serpente.

«Bene» sputò Nott, gli occhi pieni di rabbia, prima di girarsi e uscire dalla stanza, con passi pesanti e agitati.

Draco non pensò nemmeno per un secondo che i suoi problemi con Nott sarebbero finiti lì, ma sapeva che il ragazzo aveva preso le sue minacce molto seriamente, e quello era già un inizio.

  
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