Camminava
pensierosa nella buia e ancora deserta Sala Comune Grifondoro. Con gli occhi
cristallini rivolti verso il basso e le mani intrecciate in grembo ,come a
voler rivolgere una preghiera, lei silenziosamente piangeva.
A capo chino
si avvicinò lentamente alla piccola finestra che dava sul Lago Nero e poggiò la
fronte sul vetro freddo, per cercare sollievo dal dolore che l'aveva colta
nella notte. Chiuse per un momento gli occhi e sospirò. Appena li riaprì un
colore ,come sempre negli ultimi mesi, le offuscò la vista e i pensieri.
Era tutto
quel che riusciva a vedere.
Era tutto
quel a cui non smetteva di pensare.
Grigio.
Era il cielo
di quella mattina di Dicembre, che rispecchiava così il suo umore.
Era il
pregiudizio che li avvolgeva da sempre.
Grigio.
Era il
colore dei suoi occhi,limpidi e freddi come ghiaccio.
Era l'amore
per lui che si era resa conto di provare poche ore prima.
Questo
sentimento sbagliato si era insinuato in lei strisciando subdolamente,giorno
dopo giorno,manifestandosi con fitte alla bocca dello stomaco al suo
passaggio,improvvisi batticuore ad un suo sguardo, e notti insonni passate a
rigirarsi tra le coperte rosso-oro pensando e vedendo solo Grigio. Aveva
lottato per guadagnarsi spazio nella sua mente e nel suo cuore e aveva vinto
proprio quella notte, quando improvvisamente Rose era stata riempita dalla
consapevolezza e dall'intensità di quell'amore.
Ma nello
stesso momento in cui era nato, aveva capito che il suo era un amore incompleto,destinato
a morire. E sarebbe morto perchè Scorpius non l'amava e non l'avrebbe amata
mai.
Non l'amava
perchè era una miserabile Weasley.
Non l'amava
perchè era un isopportabile sò tutto io.
Non l'amava
perchè era una perfetta Grifondoro.
Non l'amava
semplicemente perchè lei non era parte del suo mondo.
Con la
fronte ancora poggiata sul vetro e gli occhi ancora persi nel Grigio, Rose
sentì dei passi dietro di sè, svogliatamente distolse lo sguardo e lentamente
si voltò sussurando un "chi c'è?". Non udendo alcuna risposta e
avendo ormai gli occhi abbastanza rossi e gonfi, decise di tornarsene al suo dormitorio.
Quella domenica l'avrebbe trascorsa nel suo letto, a crogiolarsi beatamente
nella sua tristezza. Con passo stanco superò il caminetto acceso e si diresse
verso le scale.
Un momento
prima di iniziare a salirle però, Rose si sentì afferrare per una spalla e un
momento dopo due labbra la stavano baciando teneramente.
La sorpresa che
la colse le paralizzò corpo e cervello, tanto da non permetterle più di
pensare. L'assurdo di tutto quello la stordì, quasi quanto il dolce profumo che
sentiva entrarle dentro. Nell'attimo in cui decise di reagire si accorse che
era nuovamente sola, con il cuore a mille e le gambe molli.
Forse si era
immaginata tutto.
Forse stava
impazzendo.